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Patchwork Immagini del progetto

Nel documento Ri-generazione del canale Burlamacca (pagine 51-61)

Si apre così l’abaco degli interventi che compone gli spazi individuati dal masterplan di progetto, la descrizione che ne segue, espone gli episodi in sequenza, dal porto di Viareggio al lago di Massaciuccoli, percorrendo linearmente la linea d’acqua. Il sistema delle darsene dell’avamporto, è interessato da una risistemazione planimetrica dello specchio d’acqua, prolungando il reticolo urbano in mare con moli che individuano due quadranti destinati a nuove banchine di ormeggio; all’intersezione di essi si genera uno spazio vuoto, raggiungibile con una promenade che si estende dal lembo estremo del lungo canale; il vuoto di progetto, concepito come “piazza nelle piazze d’acqua” è definito dalla composizione planivolumetrica di tre edifici; un auditorium, orientato in posizione strategica con la scena in affaccio verso la panoramica della città e degli alberi delle vele ormeggiate; il secondo edificio, è un semplice spazio espositivo progettato in supporto delle attività fieristiche previste per la nautica, la forma ottenuta sinteticamente da 4 elementi angolari, lascia un ampio spazio destinato allo svolgimento delle manifestazioni; i 4 affacci sui lati sono pensati come grandi finestre aperte a 360 gradi sul bacino portuale. Il terzo edificio è adibito a servizi di ristorazione e locali di svago, funzionanti sia in parallelo agli eventi, sia come spazio ludico aggiunto alla città.

Il nodo di intersezione tra canale e passeggiata costituisce di fatto anche lo sfondo prospettico del viale pedonale, che ad oggi culmina in un anonimo edificio di recente progettazione destinato ad attività direzionali; è prevista una demolizione per far spazio ad una piazza d’affaccio alle aree di lavoro cantieristico, un luogo di interscambio tra opificio e tempo libero; in questo modo saranno gli yacht o le barche a vela nelle loro fasi costruttive a costituire la scena e la congiunzione tra città turistica e porto.

Il ripristino del “moletto Sanità” allungato sulla darsena Toscana e del piccolo parco adiacente, è pensato liberando gli spazi indecisi occupati oggi da parcheggi sin sul bordo d’acqua, a favore dell’inserimento di un chiosco.

Il nodo del “ponte girante” denota un traffico congestionato nelle ore del giorno, causato dal disassamento del ponte con il capiente viale dei Tigli. Allineare un nuovo ponte (al posto dell’attuale) con il viale appunto e andando a realizzare una rotatoria nell’area occupata oggi dai parcheggi permette di liberare tutte le aree lungo canale collegando una sequenza di spazi alberati e pavimentati.

Il nodo del largo Risorgimento, risulta quello maggiormente congestionato dal traffico come già anticipato; il primo intervento riguarda la sistemazione del traffico veicolare, accorpandolo alla linea ferroviaria, in questo modo si ha un solo ostacolo concentrato e superabile mediante un sottopassaggio ciclopedonale. Ridisegnare l’assetto viario di questo importante nodo di distribuzione tra centro e periferia, insieme allo smantellamento dei siti occupati da distributori di carburante (5 nello sviluppo dell’anello) consente di ottenere spazi da destinare a parco urbano in posizione nodale per un migliore accesso cittadino. L’assetto degli spazi ricavati è dettato dal semplice segno di progetto costituito dal sottopassaggio ciclopedonale, che sviluppandosi in parallelo al corso d’acqua, permette di individuare a valle e a monte della linea ferroviaria, due darsene. Quella a valle, “darsena delle maree” allineata con la darsena Lucca, si presenta come una lieve rampa affacciata sul canale, in modo da permettere all’acqua, al variare delle maree, di risalire lungo la rampa e occupare parallelamente porzioni più o meno vaste di quella che davvero potremmo definire piazza d’acqua, variabile nella forma disegnata dall’acqua. Ad essa si attesta un nuovo edificio in sostituzione del mercato ortofrutticolo (sostituzione prevista anche dal piano). La dimensione rispetta le volumetrie degli isolati della griglia urbana, modificando la composizione della facciata definita secondo la sistemazione accentuata delle falde di copertura. L’edificio ospita un’officina-

52 scuola artigianale di biciclette, con l’intento di ovviare alla

mancanza degli standard urbanistici relativi all’istruzione, ma anche con quello di inserire nel progetto un elemento totalizzante, andando verso un’ipotesi di auto-sostenibilità del percorso ciclabile. L’altra darsena invece è destinata al traffico d’acqua dolce, in questo modo ci si auspica di scongiurare il disagio dell’apertura delle cataratte per permettere l’interscambio dei traffici e quindi limitare notevolmente lo scambio di acque dolci e salate. Ciò permette di contribuire a risolvere le problematiche ambientali della salinizzazione del lago. Quest’intervento fa da collegamento tra la macroarea1 e la macroarea2. Proseguendo lungo il percorso del canale, la pista ciclabile si snoda nell’area della Vetraia, la quale si presenta anche notevolmente ridotta rispetto al vuoto urbano di alcuni anni fa. In questa zona, affaccio degradato, confinante con i parcheggi di attività commerciali e (purtroppo) con residenze di nuova costruzione, si prevede una nuova area che integri i quartieri periferici di cui la Burlamacca è cerniera, dotandoli di orti urbani che si ripetono in serie orientati sempre perpendicolarmente al corso d’acqua. Tutti uguali in forma, sarà poi il tipo di vegetazione a generare uno spazio complessivamente eterogeneo con diverse gradazioni dei verdi. Oltre agli orti urbani destinati alla comunità locale, si prevede un orto sperimentale con piante non comuni che insieme ad un ninfeo funga da giardino attrattore e consenta sperimentazioni botaniche. Gli spazi sportivi già oggi esistenti in quest’area, sono connessi con la zona degli orti, nella quale si ricava un’area attrezzata per percorsi fitness . Dalle possibili volumetrie industriali, ricavate mediante perequazione, ho previsto la collocazione di un centro sperimentale, che accolga al tempo stesso bambini e anziani. In questo modo le due opposte fasce di età avranno un confronto da cui poter beneficiare; infondendo un senso di rispetto ai bambini verso gli anziani convivendoci sin da piccoli, mentre gli anziani potranno sentirsi meno isolati accompagnati quotidianamente dalla vivacità dei bambini.

Un intervento questo che nel complesso si estende lungo una consistente fascia della macroarea2 andando ad innestarsi negli spazi vuoti di risulta tra linea d’acqua e fronte urbano.

La connessione tra la macroarea2 e la macroarea3 è segnata da un altro grande nodo costituito dall’invaso della cava di San Rocchino; attorno allo specchio d’acqua gravitano una serie di piccole imprese artigianali, le quali non sono compatibili né con l’ambiente attuale, né tanto meno con l’ambiente a cui aspiriamo. Ovviamente il processo perequativo investe anche quest’area. La gestione delle sponde di san Rocchino si concentra sul miglioramento delle condizioni d’uso dei bacini per i praticanti di sport d’acqua; all’innesto tra il canale e l’ex cava sorgono due strutture ad ospitare il Circolo Velico-Remiero, entrambe di forma archetipa; una offre i locali di rappresentanza e le aree per la palestra, l’altra offre gli spazi per il deposito delle canoe e si affaccia a sbalzo sull’acqua dandone accesso mediante una scesa. E’ da questo punto in poi che proseguendo lungo il canale si hanno una serie di interventi di stampo sperimentale che dialogano con il parco cercando di renderlo fruibile, conservando al tempo stesso l’atmosfera quieta e solitaria delle aree palustri. Il primo intervento si concretizza in una traccia sull’acqua dell’ex bacino di dragaggio andando a recuperare il margine perduto della Burlamacca, un pontile galleggiante collega così le due sponde permettendo il proseguimento della pista ciclabile lungo l’argine. Ad esso sono ancorati una serie di giardini galleggianti anch’essi, di versatile utilizzo: attività ludiche, pesca sportiva, esposizioni temporanee. Questo intervento di non difficile attuazione pratica, permette la continuità della linea traghettandola definitivamente nell’area tra bonifica e palude. L’area palustre, dall’elevato fascino naturalistico è al tempo stesso difficilmente fruibile se non con barche private. La progettazione finalizzata a dotare la collettività di servizi e incentrata sul veicolare persone, si interfaccia adesso con frammenti mobili.

Una considerazione a monte. L’azienda Scintec del polo tecnologico di Navacchio ha brevettato il sistema FTCC “Floating

53 Tracking – Cooling - Concentration _ Impianto fotovoltaico

galleggiante con sistema di raffreddamento ed inseguimento”, un progetto innovativo che consiste nell’istallazione di pannelli fotovoltaici su piattaforme galleggianti, dotate di un tracking che permette loro di muoversi sfruttando l’inerzia dell’acqua, la quale consente anche un continuo refrigeramento delle superfici dei pannelli che non surriscaldandosi rimangono quindi sempre in efficienza.

Da questo progetto sperimentale nasce l’idea progettuale, di coniugare il potenziale del FTCC con le necessità del trasporto di persone e dell’introduzione di attività anche di tipo sperimentale. Partendo dal volume di un semplice cubo, con galleggiante alla base e spostando in copertura il sistema di pannelli fotovoltaici, abbiamo la possibilità di muoverci sulle acque calme dei bacini lacustri. L’uso è versatile, da semplice aula didattica, a possibile tribuna per le regate veliche, ma soprattutto è interessante l’utilizzo come palco mobile di un teatro galleggiante, offrendo di volta in volta una scena diversa. Un richiamo teorico doveroso va al “Teatro del Mondo” di Aldo Rossi, ma anche ai teatri di verzura per quanto riguarda la scena naturale. Altri riferimenti di tipo meccanico vanno ai mezzi di trasporto mobili come i mulini natanti che utilizzavano fonti rinnovabili per muoversi in acqua. Si è creata dunque una parte di “città mobile” che si salda alla concezione del piano di utilizzo dell’area permettendo così anche la veicolazione nelle acque. Quando le chiatte sono invece ferme nel porticciolo che trova naturale collocazione presso l’invaso prospiciente all’impianto idrovoro di Portovecchio, contribuiscono alla fornitura di energia elettrica all’idrovora stessa. Impianti di questo tipo trovano applicazione appunto in ex bacini di cava o in laghetti per l’irrigazione.

La veicolazione di persone nell’area di bonifica trova semplice applicazione grazie ad un territorio ben strutturato e comunque di modeste dimensioni, sempre controllato e misurato all’orizzonte dal passo costante della bretella. Ci sono le basi per attivare programmi interattivi di agricoltura, stage, agriturismo che permettano la rivitalizzazione di un’area oggi depressa,

popolandola con gruppi di fruitori, necessariamente modesti nel numero, ma di costante presenza durante le varie fasi dell’anno.

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Chiatte galleggianti

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Chiatte galleggianti

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Conclusioni

Affrontare un progetto riguardante un’area strettamente legata al contesto in cui si è vissuti, accresce la curiosità di approfondire sempre più ogni singolo argomento, cercando le relazioni che esso può avere con i fenomeni che quotidianamente osserviamo e spesso subiamo. Ci rende partecipi del progetto stesso, affrontandolo con uno spirito di analisi soggettivo che permette una maturazione al contempo di se stessi e dell’ idea progettuale. La tesi che ho strutturato, non ha la pretesa di fornire un imprescindibile strumento guida nella gestione di un territorio eterogeneo e complesso, ma si è posta l’obiettivo di spostare l’attenzione verso quei valori territoriali di cui la Versilia è figlia; di dar voce ad una componente, quella dell’acqua, troppo spesso connessa all’icona dello stabilimento balneare, ma che trova in realtà nella fitta rete dei canali di bonifica, l’elemento strutturante a scala territoriale. Affidare al canale Burlamacca un ruolo cardine in un’ottica di rigenerazione urbana e rivitalizzazione delle aree periferiche e agresti, significa muovere un primo passo verso uno sviluppo sostenibile, ribaltando le concezioni urbane sempre più avide di suolo da occupare. Ho cercato di rispondere a questa prerogativa, ipotizzando semplici contenitori di attività, che organizzando volumi compatti lasciassero al loro intorno spazi vuoti continuamente accessibili. L’elemento a cui non ho mai rinunciato in fase di progetto è la considerazione unitaria dell’intero corso d’acqua che se pur diversificato localmente nelle sue parti, deve costituire un elemento identitario univoco nel territorio.

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Nel documento Ri-generazione del canale Burlamacca (pagine 51-61)

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