• Non ci sono risultati.

Potenzialità e previsioni

Nel documento Ri-generazione del canale Burlamacca (pagine 35-39)

A fronte di un degrado rilevato si ricercano le potenzialità e le attività potenziabili che insistono nel contesto oggetto di studio. Analisi questa a diretto contatto con le strategie progettuali che gettano in questo ambito le radici per un progetto attuabile e sostenibile. E’ stato necessario mettere quindi in evidenza il potenziale dell’area ricavandolo dalle previsioni e dai vincoli posti dall’attività pianificatrice, partendo dalla scala regionale scendendo poi gerarchicamente fino alle previsioni comunali per le singole aree attestate al canale.

L’area di studio rientra nell’ambito definito dal PIT: “La Toscana della costa e dell’arcipelago”.

Il canale nella sua integrità è considerato dal PIT bene paesaggistico storico, insieme al contesto in cui è inserito costituito dalla rete di canali rettificati di bonifica, dal sistema delle aree umide e dallo specchio d’acqua del lago di Massaciuccoli. Queste aree oltre ad essere tutelate dal Parco Regionale San Rossore Migliarino Massaciuccoli, che le identifica come “Padule settentrionale del lago di Massaciuccoli”, sono schedate dalla rete natura della provincia di Lucca come SIR (Siti di Importanza Regionale), ZPS (zona a protezione speciale), IBA.077 (important birds area “lago di Massaciuccoli) e rientrano nelle aree umide protette censite dalla convenzione di Ramsar. La Burlamacca fa parte di questo sistema come margine inglobato nel tratto che va dal lago alla cava di san Rocchino. Queste aree ospitano un’avifauna molto ricca e varia, con specie migratorie e stanziali; la vegetazione prevalente è a falascheto e canneto, con modesti boschi palustri di ontani neri ed eucalipti. Frequenti sono le escursioni di bird-watching organizzate dal centro LIPU di Massaciuccoli. In quest’area si trovano due edifici storici di interesse artistico, la Villa Ginori Lisci che ospita anche un B&B e la “Brilla” ex edificio rurale adibito appunto alla brillatura del riso,

che negli ultimi anni dopo il suo restauro, ospita prevalentemente nel periodo estivo mostre d’arte.

Un elemento identitario delle aree palustri si riscontra nelle “bilance”, manufatti su palafitte che sorgono in mezzo all’acqua, raggiungibili nel più dei casi mediante barchino (tranne alcuni esempi attestati agli argini del canale), sono tipologicamente composte da uno spazio abitabile e da una veranda che ospita l’argano per ritirare il “retone” da pesca.

A livello iconografico rappresentano un elemento di valore paesaggistico anche gli impianti idrovori, non solo per il valore evocativo legato alla storia del territorio, ma anche come elemento scenico; può capitare di percorrere la tratta ferroviaria Viareggio-Lucca e guardando dal finestrino lo scorrere di un paesaggio uguale composto da terra ed acqua, il nostro sguardo si imbatta in un elemento anomalo, un padiglione color rossastro dalle linee classiche. E’ l’impianto idrovoro di Portovecchio a segnare la presenza antropica fondamentale alla sopravvivenza delle colture.

Un’attiva presenza sportiva di rematori e velisti costituisce sicuramente un altro degli aspetti positivi legati alla vita sul canale, potenziabile sia per i fruitori attuali che per ipotetici sviluppi futuri, avendo a disposizione specchi d’acqua rettilinei per tratti superiori a 2 km (limite minimo dei bacini di gare internazionali di canottaggio).

Fonte di potenzialità è costituita dal recupero delle attività produttive dismesse, importanti relitti di archeologia industriale, ad oggi in parte anche operanti, fanno parte del quadro paesaggistico palustre, cosa farne è una sfida aperta.

Tutta l’area della periferia urbana invece, ha come potenzialità gli ampi spazi vuoti di verde non progettato che si ritagliano dai perimetri dei palazzi di edilizia residenziale e sociale, offrendo un’opportunità, benché limitata, di riorganizzazione dello spazio pubblico.

Il tratto urbano del canale si confronta con una realtà dalle elevate potenzialità soffocate tuttavia dall’orientamento degli spazi pubblici verso la mobilità carrabile piuttosto che verso

36 quella ciclo-pedonale. Si ha quindi ad oggi una città car-oriented

che vede nella “semplice” riorganizzazione del traffico le potenzialità per una rigenerazione degli spazi. I valori storico- architettonici si riscontrano nell’impianto urbano nel suo insieme che offre una sequenza di affacci e relazioni con il canale di assoluto interesse; comprende la conformazione delle darsene storiche con le strutture legate ad esse: moletti, pavimentazioni, bitte, piantumazioni. La forma urbana è inoltre interessante per la sequenza di vuoti che si aprono, tra il pieno degli isolati, sistemati a piazza alberata. Infine spazi pubblici di cospicuo interesse sono quelli della passeggiata e del molo che proietta lo spazio pubblico “qualificato” in una promenade tra bacini portuali e mare aperto.

Il valore degli edifici, a seguito dei bombardamenti della seconda guerra mondiale è riassunto in alcuni episodi sottoposti a vincolo monumentale.

Per quanto riguarda l’area portuale in cui la Burlamacca ne è porto-canale, il PIT esegue una schedatura dei porti toscani, promuovendo una rete di collegamento che permetta la cooperazione quindi delle diverse realtà, mirando ad un’espansione collettiva su un mercato sempre più difficile. Il porto di Viareggio è considerato un marchio mondiale per la produzione dei mega-yachts, ma anche per la riparazione e per tutte le attività che gravitano attorno alla sfera della cantieristica di pregio, questo è senza dubbio un aspetto importante, forse il maggiore (dal punto di vista economico), sul quale la pianificazione deve porre attenzione e riflettere soprattutto sul fatto che un settore così avanguardistico sia al tempo stesso carente di un nucleo di servizi per i diportisti.

Il porto dunque, rientra nella categoria dei porti minori, i quali offrono un campo di indagine e di sperimentazione di particolare interesse, in cui il problema della pianificazione portuale può essere ricondotto a logiche più simili a quelle della pianificazione territoriale.

Una considerazione tecnica, prima di procedere alla proposta di progetto, riguarda la verifica degli standard urbanistici. Dal Ps del

comune di Viareggio si evince che la dotazione complessiva degli standard risulta ampiamente sufficiente, in quanto si registrano 32 mq per abitante insediato; nel caso della massima pressione antropica (turismo) la dotazione scende a 19 mq per abitante insediato. L’unica voce che non risulta essere soddisfatta è quella relativa alle attrezzature scolastiche 116.000mq (2.13 < 4.5) I dati sono ottenuti senza considerare le strutture che rappresentano un valore aggiunto, quali l’arenile, le attrezzature commerciali, la cittadella del carnevale, il porto Darsena, gli alberghi, le attrezzature ricettive (camping e stabilimenti balneari) e la Passeggiata. Includendo tali valori nel conteggio degli standard, si consoliderebbe ancor più il margine di sufficienza, restando tuttavia ancora scoperti per quanto riguarda le strutture scolastiche.

38

2.Proposta e Strategia

2.1 La scelta del waterfront

La questione del waterfront si presenta come occasione per un progetto di rigenerazione della città e di un paesaggio che si presenta lineare, investendo una riorganizzazione complessiva delle varie parti che compongono il brano architettonico. Le grandi metropoli industriali americane come Philadelphia, Boston, Chicago rimettono in discussione la griglia urbana sul contorno d’acqua cercando in esso una nuova immagine.

Osservare con spirito propositivo, esaltando le potenzialità del corso d’acqua e dei paesaggi che esso attraversa permette di ripristinarne il ruolo e il suo valore, non solo con gli occhi della tutela, ma soprattutto con quelli della rigenerazione elevando l’infrastruttura ad una vocazione culturale che si adatti ai contesti contemporanei e futuri. In Europa questa fase, trova riscontro, nella quantità di aree residuali di frammenti di città o di fossili di industrie attestati ai canali, la quale offre nuove prospettive nell’ottica del recupero, restituendo anche al corso d’acqua stesso il valore sia sociale che funzionale. Città come Bilbao, Madrid, Lisbona, Bordeaux, Lione per citare solo alcuni esempi ampiamente trattati dalla bibliografia, rappresentano modelli di intervento sul lungofiume creando un potenziale aggiunto per la collettività, mostrano come le amministrazioni locali si muovano in questa direzione per una riorganizzazione del territorio a vasta scala.

Nel contesto italiano, non sembrano attivarsi meccanismi adeguati che pongano al centro dell’attenzione il fattore acqua come elemento strutturale della riqualificazione urbana; non a caso il Consiglio Nazionale delle Ricerche, individua tra le linee di ricerca prioritarie per le scienza di ingegneria e architettura la tematica della città e delle acque come “luogo irrisolto della città” , aspirando a “piani delle acque” come modelli sperimentali di pianificazione strategica.

39 Un paesaggio dunque da tutelare in modo attivo, recuperando gli

elementi di criticità e avvalendosi delle potenzialità che esso offre.

Le linee da perseguire, in un ottica di sviluppo sostenibile sono dettate a livello europeo da due convenzioni che riguardano la scala paesaggistica e quella urbana. La Convenzione europea del paesaggio tenuta a Firenze nel 2000 fornisce una definizione sul paesaggio univoca:

“il Paesaggio designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”

e lo colloca al centro delle strategie di sostenibilità, considerandolo oltre che oggetto degli effetti generati dalle politiche, un elemento fondante dell’identità collettiva europea, testimonianza del passato e risorsa per lo sviluppo del territorio. Un paesaggio che dovrebbe cercare di integrare due concezioni ad oggi discordanti: fungere da eco-mosaico che connetta frammenti paesaggistici e permettere lo sviluppo di un paesaggio anche nella dimensione socio-culturale che chiami in causa ruolo cooperativo e bisogni delle comunità locali.

La carta di Lipsia per le città sostenibili (2007), è un documento maturo che bene esprime il ruolo delle città europee e i compiti loro assegnati nelle strategie di sviluppo sostenibile; idea di sostenibilità da considerare non tanto un fine di progetto quanto una responsabilità collettiva che abbraccia ogni dimensione della qualità. Urbana e paesaggistica.

Nel documento Ri-generazione del canale Burlamacca (pagine 35-39)

Documenti correlati