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Storicamente la violenza sessuale sui bambini è stata per moltissimo tempo nascosta e veniva perlopiù attribuita a persone squilibrate o lontane da ogni forma di civiltà. Oggi sappiamo che la realtà è ben diversa: l’abuso sessuale a danno di minori si consuma in tutti i contesti sociali ed in proporzioni allarmanti.

Attorno alla figura del pedofilo si sono creati molti stereotipi, alcuni dei quali sopravvivono ancora oggi. Sicuramente una delle idee ancora oggi radicate nell’immaginario collettivo, è quella che vede il pedofilo

come una persona anziana, generalmente in pensione o disoccupato che, oltre a molestare qualsiasi bambino ( preferibilmente dello stesso sesso), ha disturbi mentali o della sfera sessuale, come l’esibizionismo, il voyeurismo ecc76.

In realtà le ricerche dimostrano come l’abuso sessuale perpetrato ai danni dei minori, si configuri come un fenomeno essenzialmente domestico, all’interno di famiglie che non risultano connotate né in termini di estrazione sociale, né in termini di collocazione geografica. Pertanto, indipendentemente dal reddito, dal titolo di studio, dalla professione dei genitori, dalla città o regione di residenza, la violenza e l’abuso che si consuma nelle famiglie è un fenomeno in crescita, le cui ragioni vanno ricercate negli equilibri interni di queste e nei sistemi di relazione, spesso incerti e problematici.

Un’altra “deformazione” che si rinviene, soprattutto a livello giornalistico, è quella di far rientrare nella definizione di pedofilia fattispecie in realtà molto diverse tra loro.

A tal proposito, occorre differenziare la pedofilia in senso stretto ( quale parafilia) da tutte le altre forme di abuso sessuale ( dalla violenza, allo sfruttamento sessuale a fini di lucro, che comprende la prostituzione minorile e la tratta di minorenni a scopo sessuale; la

76 A tal proposito occorre rilevare che già nel 1979, Groth affermava che il pedofilo ha in genere

un’età inferiore a trentacinque anni, un’intelligenza normale e nessuna minorazione fisica o psichica. Inoltre nella maggior parte dei casi è un componente della famiglia.

pornografia minorile, cartacea su Internet e il turismo sessuale a danno di minori).

La prima definizione del fenomeno rinvenibile in letteratura, è attribuibile a Kraft - Ebing e definisce la pedofilia come una

perversione in cui una persona si sente eroticamente attratta da bambini di entrambi i sessi77.

Un altro studioso, Mc Dougall, negli anni settanta definiva il comportamento pedofilo come la risposta dell’adulto all’amore che

rivolgeva ad un “oggetto”esclusivo, preferenziale oppure occasionale, come poteva essere considerato l’amore rivolto ai bambini, ai soggetti sessualmente immaturi, giovanissimi, prepuberi o appena puberi78.

Nel DSM la pedofilia è inserita tra i disturbi sessuali e dell’identità di genere ed è definita come un tipo di parafilia caratterizzata da fantasie, impulsi sessuali o comportamenti ricorrenti e intensamente eccitanti sessualmente, che implicano attività sessuale con uno o più bambini

77 VERDE A., Dal pervertito al pedofilo: genealogie della morale sessuale. in CIAPPI S. ,

PALMUCCI V., SCALA P., TOCCAFONDI I., op. cit., p. 141.

78CRAISSANTI J., Gli autori di abusi sessuali sui bambini, Centro Scientifico Editore, 2000, p.

20. Interessante riportare un’altra definizione sulla pedofilia fornita da Hans Giese negli anni cinquanta, secondo cui per capire questo disturbo occorre tenere ben presente che il sesso del partner, per il pedofilo, assume un’importanza solo secondaria, mentre molto importante per la scelta del partner sessuale, è senz’altro, l’età: il bambino non deve aver superato l’infanzia. L’età “appetibile” è quella che si estende dalla prima e primissima infanzia, fino all’inizio o al termine della pubertà, ancor prima dell’adolescenza. Il pedofilo perde desiderio sessuale per il ragazzino a cui comincia a crescere la barba o per la ragazzina il cui seno si sta sviluppando. Giese sostiene, che la “diagnosi di pedofilia si orienta fin verso un limite di età entro il quale un bambino o fanciullino viene considerato sessualmente desiderabile”.

prepuberi. Questi aspetti devono produrre un disagio clinicamente significativo o una compromissione in campo sociale, lavorativo, o in altra aerea importante per il soggetto che deve avere un’età minima di sedici anni ed essere di almeno cinque anni maggiore del bambino oggetto delle fantasie , degli impulsi o degli atti.

Per fornire un quadro di questi soggetti, si ritiene utile riportare in sintesi alcuni tratti che caratterizzano la loro personalità ed il loro agito.

I pedofili generalmente riferiscono attrazione per bambini di una particolare fascia di età, alcuni preferiscono le femmine, altri i maschi, alcuni sono eccitati da entrambi, mentre altri ancora sono talvolta attratti anche da adulti. E’ più frequente il coinvolgimento di vittime di sesso femminile rispetto a quelle di sesso maschile.

Anche il tipo di sopruso cui la vittima viene sottoposta può andare da toccamenti, ad atti masturbatori in presenza del bambino fino all’imposizione di rapporti sessuali o altri tipi di violenza.

Queste attività sono spesso giustificate dai soggetti abusanti con la tesi che esse hanno valore educativo per il bambino, oppure che quest’ultimo ne ricaverebbe piacere, ovvero che trattasi di risposte ad una provocazione sessuale dello stesso.

Gli abusi possono essere limitati ai propri figli o figliastri ad altri parenti, oppure possono coinvolgere anche vittime al di fuori della sfera familiare. Alcuni minacciano il bambino per evitare che parli, altri sviluppano complicate tecniche per aver accesso al medesimo ( dall’ottenimento della fiducia della madre, al matrimonio con una donna che abbia un figlio attraente, allo scambio di bambini con altri pedofili e così via).

Il soggetto può essere attento ai bisogni del bambino per ottenere l’affetto, l’interesse e la fedeltà, onde evitare che il medesimo parli con altri di questa esperienza.

Il disturbo inizia di solito nell’adolescenza, sebbene alcuni pedofili riferiscano di non essere stati eccitati da bambini fino alla mezza età. Il decorso è di solito cronico, specie in coloro che sono attratti da maschi. Generalmente è considerata una parafilia tipica dell’uomo, ma ci sono anche donne affette da tale disturbo, anche se in percentuale minore.

Dal punto di vista clinico emerge che molti pedofili soffrono di una patologia narcisistica del carattere ( ivi comprese delle varianti psicopatiche del disturbo narcisistico di personalità).

In questi casi l’attività sessuale con bambini prepuberi ha come finalità oltre che il soddisfacimento della pulsione sessuale, quella di “puntellare” la fragile stima che il pedofilo ha di sé.

Per questo motivo, tali individui scelgono delle professioni nelle quali possono interagire con bambini. Infatti, queste occupazioni oltre a fornire maggiori occasioni di contatto, offrono ai pedofili la possibilità di ottenere dai bambini risposte idealizzanti che aiutano a mantenere l’immagine positiva di sé stessi.

Quanto sopra dimostra come in realtà non esista una psicologia univoca né un “tipo di pedofilo”, ma un’eterogeneità di comportamenti che sono meglio definibili come “violenza sessuale contro i minori”79.

In letteratura si rinvengono, comunque, diverse classificazioni sia in ordine ai comportamenti abusanti, sia in merito alle tipologie dei pedofili, tra cui si ritiene opportuno riportare quelle maggiormente accreditate.

Quanto alla catalogazione delle condotte abusanti, Francesco

Montecchi, neuropsichiatra infantile, ha elaborato la

79FORNARI U., Il comportamento pedofilo e le sue dimensioni medico-legali, in CALLERI B.,

FRIGHI L., La problematica attuale delle condotte pedofile, Edizioni Universitarie Romane, 1999, p. 151.

classificazione80ritenuta la più completa in materia, secondo la quale i minori possono essere sottoposti ai seguenti abusi:

Abuso sessuale, comprensivo di tutte le pratiche sessuali

manifeste o mascherate che presuppongono un comportamento violento distinto in abuso sessuale intrafamiliare, che può essere attuato da membri della famiglia nucleare ( genitori, compresi quelli adottivi e affidatari, patrigni, conviventi, fratelli) o da membri della famiglia allargata ( nonni, zii, cugini ecc.; amici stretti della famiglia) e in abuso extrafamiliare, attuato di solito da persone conosciute dal minore (conoscenti, vicini di casa ecc.) che approfittano, in genere, della condizione di trascuratezza sofferta dal bambino da parte della famiglia81;

Abuso istituzionale, i cui autori sono maestri, bidelli,

educatori, assistenti di comunità, allenatori, medici, infermieri, religiosi, ecc. ossia tutti coloro ai quali i minori vengono affidati per

80

ARRIVAS M., I pedofili, un’indagine conoscitiva all’interno della Casa Circondariale di Teramo, in Rassegna Penitenziaria , 3/2008 p. 67.

81L’abuso ad opera di persone conosciute, in genere, avviene in maniera graduale; dopo aver

stabilito un rapporto di “fiducia” con il bambino, l’abusante inizia prima con carezze affettuose, poi con avances sempre più intime, fino ad arrivare il più delle volte a un rapporto sessuale vero e proprio. Quando non vi è una vera e propria violenza fisica, ma una subdola forma di plagio psicologico, allora nel bambino si mescolano emozioni e sentimenti in notevole conflitto fra loro, il bambino è sicuramente impaurito, ma può anche iniziare ad apprezzare il fatto che qualcuno si interessi a lui, in special modo se è un bambino abbandonato in termini fisici ed affettivi.

ragioni di cura, custodia, educazione, gestione del tempo libero, all’interno delle diverse istituzioni e organizzazioni;

Abuso di strada, commesso da persone sconosciute82;

Sfruttamento sessuale ai fini di lucro da parte di singoli o

gruppi criminali organizzati (quali le organizzazioni per la produzione di materiale pornografico, per lo sfruttamento della prostituzione, agenzie per il turismo sessuale);

Violenza da parte di gruppi organizzati (sette, gruppi di

pedofili, ecc.).

Circa la tipologia dei pedofili, degna di menzione risulta essere anche la classificazione elaborata da Holmes e Holmes83secondo i quali i pedofili possono essere suddivisi in due tipologie: quelli situazionali e quelli preferenziali. I due gruppi sono poi distinti in ulteriori sottotipologie e precisamente:

Il pedofilo situazionale, il quale non presenta

un’originaria e unica preferenza verso i bambini, ma è portato a rivolgersi al mondo infantile nel momento in cui eventi

82

Secondo Aldo Gombia, psicologo e psicoterapeuta, la personalità dell’abusante non conosciuto dall’abusato è rigida e anaffettiva. Egli vive in un’incapacità di comunicare che si traduce in una chiusura sociale e nella difficoltà di relazionarsi coi propri coetanei, rifiutando il mondo adulto dal quale, a sua volta, si sente non voluto. Le sue esperienze sessuali con i partners adulti sono fallimentari, non riuscendo a vivere l’eros in maniera soddisfacente, probabilmente a causa di abusi sessuali di cui è stato vittima, nell’infanzia. Così GOMBIA A., Bambini da salvare. La violenza sui minori, Red Edizioni, 2002, p.70.

83GIULINI P., XELLA C. M., Buttare la chiave? La sfida del trattamento per gli autori di reati

particolarmente stressanti intervengono nella sua vita. A sua volta lo stesso viene distinto in: pedofilo in fase regressiva (che si rivolge ai bambini come ad oggetti della sua gratificazione sessuale solo in alcuni momenti della vita, in conseguenza di specifici eventi che abbiano modificato la sua immagine, minandone l’autostima); pedofilo sessualmente indiscriminato (l’unica differenza con la categoria precedente è che gli abusi messi in atto sono tutti di natura sessuale, coinvolgendo il lato più bizzarro della personalità); pedofilo inadeguato (si tratta di individuo portatore di disturbi psichici che spesso non sa distinguere tra bene e male).

Il pedofilo preferenziale, il quale prova

attrazione sessuale esclusivamente per i bambini e tende a reiterare compulsivamente la propria condotta. Anche all’interno di questa categoria possono essere isolati i seguenti sottotipi: pedofilo sadico ( nel quale si riscontra una connessione inscindibile fra violenza e gratificazione sessuale); pedofilo seduttivo (che interagisce con i bambini “corteggiandoli” con doni, attenzioni e affetto); pedofilo fissato ( si caratterizza per il fatto di desiderare attenzione e affetto da

parte dei bambini, ai quali si lega affettivamente cercando di instaurare una sorta di relazione stabile)84.

Un approfondimento a parte merita il fenomeno dell’incesto, che è ritenuto particolarmente insidioso posto che generalmente si protrae nel tempo, viene denunciato raramente ed è causa nel bambino di danni enormi, molto più gravi rispetto a quelli derivanti dall’abuso subìto da un estraneo.

L’incesto si pone sia come sintomo che come causa di una disfunzione personale e familiare.

Risulta da un utilizzo narcisistico, egocentrico e non empatico dei bambini da parte di entrambi i genitori. Infatti, il più delle volte, accanto ad un padre incestuoso vi è anche una madre “passiva”, che quando sa tollera e non protegge il minore ponendosi tale condotta come una “conseguenza” del suo sentirsi inferiore rispetto al marito.

Merzegora85suddivide i padri incestuosi nelle seguenti categorie:

1) il padre psicopatico, che presenta dei tratti di personalità abnormi dove gli aspetti culturali e del carattere interagiscono dando origine ad un comportamento fortemente inadeguato, pur in assenza di qualsivoglia infermità psichica;

84 HOLMES R.M., HOLMES S.T., Profiling violent crime: an investigation tool, Sage, Tousand

Oaks in www.onap-profiling.org.

85MERZEGORA I., Trattabilità del padre incestuoso, in MALACREA M., VASSALLI A.,

2) il padre padrone (descritto come rude, dispotico e autoritario), che commette l’incesto perché convinto del suo dominio assoluto su tutti i componenti del nucleo familiare, trattati come cose di sua proprietà; 3) il padre endogamico, che tende a limitare i contatti sociali e sessuali alla famiglia e che spesso si rivolge alla figlia in alternativa alla moglie;

4) il padre razionalizzante, che adduce scuse per giustificare il proprio comportamento, quali favorire un normale orientamento sessuale nella figlia, dichiararsi innamorato della medesima e così via.

Anche per quel che concerne l’eziologia del fenomeno pedofilico, si rinvengono diverse teorie, tra cui vanno menzionate quelle multifattoriali, psicodinamiche e cognitivo - comportamentali.

Tra le teorie multifattoriali, il modello più conosciuto è quello elaborato da Finkelhor, che propone una struttura basata su quattro fattori per spiegare la condotta abusante e precisamente :

il fattore 1, che è costituito dai motivi per cui l’abusante ritiene

i bambini sessualmente soddisfacenti (l’abuso soddisfa rilevanti esigenze emozionali del pedofilo, il bambino è una fonte di

attivazione sessuale e di gratificazione, fonti alternative di gratificazione sessuale sono bloccate o inibite per varie ragioni)86.

Il fattore 2 viene rappresentato dagli elementi in grado di

superare le inibizioni interne contro l’abuso sessuale su minori, i quali possono essere disinibitori interni (come abuso di sostanze, psicosi ecc.) oppure relativi all’ambiente socio – culturale (come una tolleranza sociale per interessi sessuali verso i bambini).

Il fattore 3 riguarda gli elementi capaci di abbattere le

inibizioni esterne contro l’abuso sessuale, come nel caso di una madre assente o malata.

Il fattore 4 attiene, infine, agli elementi che permettono

all’abusante di superare le resistenze della vittima, come la coercizione , il fare regali ecc.

Per le teorie psicodinamiche, invece, le cause delle condotte dei pedofili vanno ricercate nelle teorie generali sulle perversioni mentre per le teorie cognitivo – comportamentali la genesi del comportamento deviante va ricercata negli schemi e negli assunti di base e nei pensieri automatici.

86 A tal proposito è interessante riportare anche il pensiero del noto psichiatra Vittorino Andreoli,

il quale sostiene che alla base del rapporto pedofilo c’è una questione di dominio e di potere: il bambino si affida completamente all’adulto e lo gratifica con il suo abbandono, con la sua sottomissione fiduciosa . L’adulto recupera un contatto tenero, morbido che forse poteva temere di aver perduto e ne ricava una gratificazione intensa, fisica e psicologica. Finalmente qualcuno si affida completamente a lui. In un rapporto con un essere più debole, indifeso, torna a sentirsi importante e ritrova la propria autorevolezza. Questa esperienza può capitare ai genitori, ma anche ad altri parenti, o anche a estranei, come ad esempio, gli educatori o gli amici di famiglia.

Per chiarire, gli schemi sono modelli cognitivi stabili che si strutturano nei primi anni di vita come parte del normale sviluppo cognitivo e sono determinati dagli eventi e dalle relazioni interpersonali, gli assunti di base sono convincimenti inerenti la propria condizione e basati sugli schemi ed i pensieri automatici sono elementi cognitivi che scorrono nella mente di una persona in modo automatico e temporaneo e spesso rispecchiano ostinate distorsioni cognitive87.

Da ultimo, dopo aver parlato della pedofilia in senso stretto, si ritiene opportuno accennare brevemente anche del c.d. turismo sessuale, al fine di avere un quadro completo del fenomeno degli abusi su minori. La destrutturazione delle famiglie, l’emergere di nuovi modelli di consumismo, il dilagare della pornografia infantile ha contribuito ad aumentare la domanda di sesso con bambini da parte dei turisti, costume questo che risponde anche alla necessità di alcuni Governi di riequilibrare la bilancia dei pagamenti, attirando i turisti occidentali nei c.d. “paradisi del sesso”. Esistono da tempo vere e proprie organizzazioni che tra i loro viaggi pubblicizzano, chiaramente in modo velato, tappe verso “paradisi sessuali infantili”: un vero e proprio sfruttamento, messo in atto da individui di nazioni con

87

economia ricca a discapito di fanciulli obbligati alla prostituzione in paesi del Terzo mondo (Thailandia, Birmania, Bangladesh, Nepal). Nel suo studio condotto sul fenomeno del turismo sessuale, Ron O’ Grady, ha osservato che dalle inchieste giudiziarie e giornalistiche emerge un profilo del pedofilo completamente nuovo rispetto alle consuete raffigurazioni.

Il pedofilo risulta essere, infatti, un uomo di mezza età, professionista (magistrato, medico, avvocato, docente universitario, uomo politico), appartenente a ceti sociali medio – alti, con un buon livello di istruzione, stimato e ben inserito nella comunità nella quale vive. Generalmente non è coniugato e se lo è conduce un vita matrimoniale insoddisfacente. Sostiene O’ Grady: tutto ciò ci induce a riflettere su

un ulteriore profilo dell’essere pedofilo, quello che noi potremo definire “intermittente” o “viaggiatore”, il quale è persona stimata e rispettata nel proprio paese mentre, recandosi in paesi dove si pratica lo sfruttamento sessuale dei minori, perde qualunque inibizione convinto di legittimare il proprio comportamento sessuale, perverso, perché non è ritenuto tale dalla cultura del Paese di cui è ospite88.

88CIAPPI S., PELLICCIARI L., VASELLI B., Lo sfruttamento sessuale dei minori. Breve analisi

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