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CAPITOLO I Il Cammino di Santiago: storia e cultura giacobea

1.3 La cultura giacobea

1.3.1 Il pellegrino e le sue motivazioni

La figura che anima il Cammino di Santiago è, sicuramente, il pellegrino. La parola “pellegrino” deriva dal latino peregrinus, ovvero “che non appartiene”, e la non ap- partenenza è proprio il fattore che determina non tanto la nascita del pellegrinaggio in quanto tale, ma la comparsa dell’insieme di quei valori di fratellanza, accoglienza e carità che fungono da linfa vitale per la sopravvivenza del fenomeno, a prescindere dal fattore religioso. Infatti, quei valori si vanno a posizionare esattamente nell’intercapedine che si viene a creare tra la necessità del pellegrino di doversi reca- re nel luogo-meta del pellegrinaggio, riconosciuta da chi vive e opera stabilmente lungo il tragitto, e la mancanza di legami stabili con il territorio da lui attraversato, andando a creare una successione continua di relazioni tanto brevi quanto forti.

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Per i pellegrini del Medioevo, mettersi in viaggio significava molto spesso dare il via a un processo che si frapponeva tra una prima fase della propria vita e quella successiva; il pellegrinaggio, infatti, segnava un punto di demarcazione che avrebbe comportato l’impossibilità di tornare indietro. Basti pensare che il pellegrinaggio precedeva molto spesso il passaggio alla vita monastica.

Oggi il pellegrinaggio ha assunto un valore più simile a quello di una pausa, dove chi parte lo fa per trovare un momento di pace e di riflessione per poi tornare a una vita piuttosto simile a quella precedente ma arricchita da un’esperienza che può in- segnare davvero tanto e, secondo molti ex-pellegrini, aiutare a capire la propria per- sonalità e rivalutare il modo di rapportarsi con le persone.

Nella Vita Nova (XL), Dante Alighieri dà la una definizione della figura del pelle- grino, alludendo nello specifico a quello che si reca a Santiago:

Peregrini si possono intendere in due modi, in uno largo e in uno stretto; in largo in quanto è peregrino chiunque è fuori della sua patria; in modo stretto non s’intende peregrino se non chi va verso la casa di sa’ Iacopo o riede. E però è da sa- pere che in tre modi si chiamano propriamente le genti che vanno al servigio de l’Altissimo; chiamansi palmieri in quan- to vanno oltremare, là onde molte volte recano la palma; chiamansi peregrini in quanto vanno a la casa di Galizia, pe- rò che la sepultura di sa’ Iacopo fue più lontana de la sua pa- tria che d’alcuno altro apostolo; chiamansi romei in quanto vanno a Roma.

Naturalmente, questa definizione è soltanto rappresentativa della figura “ideale” di pellegrino. In realtà i Cammini erano popolati anche da figure ben diverse: si pote- vano trovare vagabondi, giullari, avventurieri, delinquenti e altre figure di bassa lega che trovavano nel Cammino di Santiago la giusta dose di protezione e di risorse ne- cessarie alla sopravvivenza.

Secondo la definizione enciclopedica di pellegrinaggio, la prima caratteristica che lo contraddistingue da altri concetti simili come quelli di viaggio o escursione è quella di essere una pratica religiosa. E la religione o, più precisamente, il culto di San Gia- como, con tutte le sue implicazioni politiche e sociali, è stata la ragione della nascita

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del pellegrinaggio verso Santiago di Compostela, ragione così descritta da Caucci von Saucken:

Il motivo principale che spinge i pellegrini verso Composte- la, a nostro avviso, è infatti la devozione e la ricerca di un rapporto personale con San Giacomo. […] È un rapporto molto stretto che assume addirittura toni di reciprocità: San Giacomo è l’unico santo che nell’iconografia si identifica coi propri fedeli fino ad essere rappresentato con i loro attributi: con il bordone, con la conchiglia, con la “pellegrina”, con la zucca secca riempita d’acqua che dà sollievo durante la mar- cia, con il petaso, cappello a larghe tese, che ripara dal sole. Un rapporto che con la solita lucidità viene sottolineato nel sermone Veneranda Dies: “Oh pellegrino di Santiago! Se vuoi avere un patrono potente, protettore e difensore tuo, sii amante di San Giacomo” (1989:33).

Il significato del pellegrinaggio devotionis causa descritto in precedenza può essere ampliato. Una delle “estensioni” è rappresentata dalla relazione quasi feudale che si andava a instaurare tra San Giacomo e il pellegrino, nella quale in cambio di prote- zione divina si offriva fedeltà recandosi a casa del proprio “Signore”. Un’altra è la peregrinatio pro voto, con la quale, in caso di difficoltà come malattie, prigionie o altri pericoli, si chiede aiuto a San Giacomo dietro promessa di compiere il sacrificio del lungo cammino. Un’altra ancora è il pellegrinaggio ex poenitentia, per ripulirsi da qualche peccato per scelta propria o per scontare una pena sia canonica che civile. È difficile pensare che durante il Medioevo potessero esistere motivazioni non atti- nenti, o attinenti soltanto in parte, alla sfera religiosa, se si considerano le difficoltà e i pericoli che potevano presentarsi a chi percorreva il Cammino dopo aver lasciato il proprio lavoro e la propria famiglia, e che probabilmente soltanto chi era accompa- gnato da una forte fede poteva pensare di trovare la forza di superare. Ma le testimo- nianze che sono giunte fino a noi, hanno evidenziato anche altre ragioni che hanno permesso ai pellegrini di affrontare queste condizioni. Per esempio, non era raro im- battersi in pellegrini che si recavano a Santiago per denaro, partendo per dei veri e propri pellegrinaggi su commissione o lucrando sulle indulgenze. Un’ulteriore moti- vazione era quella dettata dalla “curiosità e piacere di conoscere il mondo, che rien- trano nelle naturali e logiche aspirazioni di chi compie un viaggio così lungo ed im-

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pegnativo, ma che possono essere anche motivo di distrazione e di vanificazione dei benefici spirituali che si vogliono ottenere” (ibid.).

Se in passato, nonostante le alternative precedentemente riportate, quasi la totalità dei pellegrinaggi era comunque mossa da motivi di tipo devozionale, oggi la conno- tazione religiosa sta cambiando sempre più, spostandosi verso un omnicomprensivo panorama spirituale (non più strettamente legato alla religione cattolica) nel quale trova spazio la necessità dell’uomo moderno di trovare un luogo e un momento nel quale lasciare in sospeso la propria vita.

La motivazione culturale, nella quale si riassumono la curiosità e il piacere di cono- scere il mondo già menzionati, sta prendendo sempre più piede. Tra i pellegrini che si spostano per questo tipo di ricerca, molti negano ogni tipo di interesse per l’aspetto spirituale del Cammino e si definiscono attratti esclusivamente dal suo pa- norama culturale e paesaggistico in quanto tali, talvolta rifiutando la stessa defini- zione di “pellegrini”, carica di connotazione religiosa, e preferendo la più neutra di “camminatori”6.

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