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per la comunità di Gesù Liberatore a Canosa

CRONACA DI VITA DIOCESANA

La sera del 9 Aprile, presso la Parrocchia “Gesù Liberatore” di Ca-nosa di Puglia, è stato reso pubblico il mosaico del “GESÙ RISORTO E LIBERATORE”, a cui è dedicata la Chiesa Parrocchiale e che fa ri-ferimento alla 15ª stazione della Via Crucis e mistero centrale e vivo dell’anno liturgico: la morte e risurrezione di Gesù.

È un’opera maestosa, e monumentale che impreziosisce la nostra chiesa, e che al tempo stesso rende la nostra città testimone di un’ar-te religiosa moderna.

Osservando questa splendida opera, tutta la comunità parrocchia-le non può fare a meno di ripercorrere tutto il camino fatto: da quel lontano Giugno 1991 quando veniva posta la Prima Pietra della fu-tura chiesa (su quel terreno che era un uliveto) fino ad oggi.

La gioia, la soddisfazione, lo stupore e la meraviglia che si leggo-no sui volti dei membri della comunità nel vedere tutti i progetti pian piano realizzarsi, bastano a ripagare tutti i sacrifici, gli sforzi e l’im-pegno che giorno dopo giorno i sacerdoti, sostenuti da catechisti, ani-matori, mettono a disposizione della Parrocchia per renderla sempre più una meravigliosa realtà nell’intero quartiere e non solo.

Paola Cecca, Redazione “Insieme”

Impegno, sacrificio e fiducia sono le chiavi di lettura per contem-plare la bellezza del nuovo mosaico che domina la parete presbiteria-le della nostra chiesa. Impegno e sacrificio da parte dei realizzatori del mosaico, Sabino Detto e sua moglie Lucia, e della parrocchia che in mille modi ha trovato e si sforza ancora di trovare tutti i fondi ne-cessari per la realizzazione di questo progetto. Fiducia da parte di

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chiunque ha creduto nel completamento dei lavori, nonostante perio-di perio-di perio-difficoltà che a volte hanno generato anche dei ritarperio-di. Un’ope-ra attesa da anni, parla chiaUn’ope-ramente di ogni singolo componente del-la comunità che ora, guardandodel-la, rivive i momenti in cui l’audel-la li-turgica era solo un grande cantiere. Parlano chiaramente le lacrime di chi, tornando in parrocchia dopo diverso tempo, si sente chiamato da Gesù Risorto ad entrare nel cenacolo. Sono undici gli apostoli riu-niti che contemplano la realtà della resurrezione, ne manca uno, Giu-da, che non è stato in grado di accogliere la propria fragilità e la mi-sericordia di Dio. Ciascuno di noi, nella preghiera e nella contempla-zione, può prendere quel posto vuoto, perché Gesù, nel suo atteggia-mento benedicente sembra invitarci ad entrare in quel luogo santo, perché anche noi possiamo contemplare quelle piaghe che la resurre-zione ha trasformato e vivificato.

È l’insieme dei colori, delle forme, dei contorni, delle sfumature che rende la bellezza di quest’opera i cui tratti parlano fedelmente il linguaggio del famoso salesiano Guerrino Pera, co-ideatore dell’opera.

Gli occhi della fede ci aiutano a scoprirne tutti i significati impliciti:

la grandezza della sola figura di Gesù - siamo intorno ai sei metri di altezza- ci dice quanto siamo piccoli al suo cospetto, ma allo stesso tempo la sua voglia di “imporsi” nella nostra comunità con il Suo mo-do di agire, con il Suo momo-do di amare, con il Suo Vangelo, tenuto stretto nella sua mano sinistra. È come se ancora di più, ora, con questa raffigurazione, tutto sia posto sotto i suoi occhi, che, per la lo-ro forma, sembrano fissare da qualsiasi punto della chiesa.

Tutta la scena, concentrata sull’immagine del Cristo che emerge chiaramente per lo spessore del suo contorno, è racchiusa in un se-micerchio le cui estremità sono occupate da due capisaldi della nostra fede: san Pietro e san Giovanni Apostolo, entrambi raffigurati con le stesse tonalità di colore rosso, il primo al lato destro di Gesù, il se-condo sulla sinistra. Si intravedono le braccia alzate di un apostolo:

è Tommaso, che, dopo essersi realmente reso conto di stare alla pre-senza del Maestro, non può contenere la sua gioia e la manifesta pie-namente. Da notare il particolare della porta chiusa: è la porta della paura, la porta della fuga dal giudizio de Giudei, la porta della no-stra paura nei confronti di un Dio che vuole parlarci e trasformarci.

La forza di Gesù, però, è più grande, perché vuole “imporsi” anche nella nostra vita, vuole impossessarsi di ciò che siamo per trasfor-marci, e donarci quella luce di cui egli stesso è avvolto. La stessa lu-ce che si può notare sui volti di tutti gli apostoli e diffusa nello stes-so cenacolo. Contempliamo allora la scena del Ristes-sorto, la scena della gioia oltre alla scena della paura: luce, gioia e stupore sono tutti do-ni che derivano da colui che entrando ha esclamato: “Pace a voi!”.

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La nostra comunità non poteva non prepararsi con diverse inizia-tive all’accoglienza di questa opera: un oratorio sacro di meditazione realizzato da alcuni membri della comunità; la presentazione artisti-ca del mosaico tenuta dallo stesso progettista e realizzatore, Sabino Detto; la riflessione biblico-teologica guidata dal nostro concittadino mons. Michele Lenoci.

Siamo contenti di poter godere ogni giorno della visione di questa grandezza, che vale la pena gustare di persona: sarà l’occasione an-che da una parte di fermarsi a riflettere sul mistero del Risorto, dall’altro di contemplare la realizzazione di un alto esempio di arte moderna.

don Vincenzo Chieppa Redazione Insieme

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La Giornata della Concordia e del bene comune