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RANCIONI

Obiettivi. Il concetto di specializzazione a livello locale e la concentrazione geografica di imprese appartenenti a

una medesimo settore sono stati analizzati da diversi approcci teorici che hanno evidenziato il vantaggio derivante dalla presenza in un’area geografica circoscritta di imprese appartenenti allo stesso settore, con competenze simili o complementari. Questo è stato ampiamente riconosciuto e analizzato in letteratura, a partire dai contributi di Alfred Marshall (1890, 1919), e successivamente Porter (1998, 2000), Beccatini (1990), Maillat, (1991); Saxenian (1994); Staber (1994); Feldman (1994), Gottardi (1996), Bellandi (1996), Becattini e Rullani (1996), Rosenfeld (1997), Corò e Grandinetti (1999), Kirat e Lung (1999), Phelps e Ozawa (2003). I vantaggi fondamentali per le imprese appartenenti a un sistema economico locale sono in termini di flessibilità, economie di scala (come risultato della specializzazione e divisione del lavoro), efficienza (come conseguenza della vicinanza fisica) e innovazione (principalmente incrementale e basata sull’esperienza).

Concetti come distretto industriale (Becattini, 1990; 2004; Markusen, 1996; Corò and Grandinetti, 1999; Boix e Trullen, 2010; Belussi et. al., 2003; Majocchi, 2000), cluster (Porter, 1998; Scott, 1998; Zucchella, 2006; Maskell, 2001; Andersson et al., 2004; Becattini, 1991; Humphrey and Schmitz, 2002; Tallman et. al., 2004), innovative milieu (Camagni, 1991), local/regional system (Asheim Coenen, 2005; Asheim, e Isaksen, 2002; Cooke at al. 2004; Chiarvesio et. al. , 2004; Becattini e Rullani, 1996; Crouch et al., 2001), local network (Grandori e Soda, 1995; Cioccarelli et al., 2004; Perrow, 1992; Uzzi, 1997) e altri, sono stati utilizzati per descrivere e spiegare il fenomeno della concentrazione settoriale a livello locale.

Tuttavia, la diffusione dei processi di globalizzazione negli ultimi tre decenni ha ridotto significativamente l’importanza dei sistemi locali come modello in cui concentrazione e specializzazione possono generare vantaggi esclusivi per le imprese che vi appartengono. È stato anche ipotizzato, a questo proposito, un progressivo declino e una dissoluzione di tali sistemi locali (Whitford, 2001). In effetti, l’emergere di supply chain globali e filiere estese a livello internazionale (Musso, 2006) sta mettendo in discussione il ruolo dei sistemi locali anche come collettori di conoscenza, poiché questa viene trasmessa e scambiata con sempre maggiore facilità rispetto al passato.

Ciononostante, anche negli anni più recenti i sistemi locali stanno ancora fornendo prova di competitività, con alcune evidenze che emergono, in particolare, dal caso dell’Italia. Nell’ultimo decennio, le imprese dei distretti industriali hanno mostrato un migliore andamento in tutti i settori della loro specializzazione rispetto alle imprese non distrettuali (Intesa San Paolo, 2016) e anche i trend dell’export dei 99 maggiori distretti industriali italiani mostrano performance sensibilmente migliori rispetto all’intero settore manifatturiero (Fondazione Edison, 2016). Questi elementi forniscono supporto all’ipotesi che i sistemi locali stiano ancora apportando un contributo fondamentale alla competitività delle piccole e medie imprese, sebbene esse siano strutturalmente svantaggiate rispetto alle grandi, soprattutto per quanto riguarda la capacità di sfruttare economie di scala, produrre innovazione basata su investimenti in ricerca e sviluppo e anche per organizzare in modo efficiente le attività di marketing nei mercati internazionali.

Al momento, quindi, non vi è piena chiarezza in merito a quali siano le determinanti del persistente vantaggio competitivo di cui le imprese appartenenti ai distretti industriali continuano a beneficiare, anche tenendo conto del fatto che le evoluzioni tecnologiche e nei sistemi di comunicazione stanno rendendo sempre più agevoli i meccanismi di trasmissione della conoscenza, compresa quella tacita e non codificata che aveva sempre rappresentato un elemento di vantaggio per le imprese distrettuali, data la difficoltà nel diffonderla che si riscontrava in passato.

L’obiettivo di questa ricerca è quello di identificare quali sono i fattori di vantaggio competitivo per le imprese che appartengono ai distretti industriali considerando che la letteratura finora sviluppata non sembra in grado di fornire un’interpretazione esauriente, poiché molti dei fattori di competitività descritti nei modelli teorici sono stati notevolmente indeboliti negli ultimi anni. Di conseguenza, si è reso necessario adottare una prospettiva di analisi più appropriata per interpretare i cambiamenti degli ultimi decenni. Questa prospettiva è stata identificata nell’approccio Business Ecosystem (Moore, 1996; 2006; Lewin et. al., 1999, Singh e Lumsden, 1990; Hannan e Freeman, 1977; 1989; Staber, 2001; Basole, 2009; Iansiti e Levien, 2004; Tee e Gawer, 2009; Jacobides et al., 2006; Peltoniemi e Vuori, 2004; Koenig, 2012; Adner, 2006; Gueguen e Torres, 2004; Peltoniemi, 2004; 2006; Rosenbloom e Christensen, 1994;

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Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese - Università degli Studi di Urbino Carlo Bo e-mail: fabio.musso@uniurb.it

Assegnista di ricerca di Economia e Gestione delle Imprese, Università degli Studi di Urbino Carlo Bo e-mail: barbara.francioni@uniurb.it

Teece, 2007; Daidj, 2011; Caraganciu et al., 2018), che enfatizza due aspetti che le teorie precedenti tendevano a sottovalutare. Il primo riguarda i meccanismi di adattamento, coevoluzione e selezione fra le imprese di un sistema locale, i quali determinano un dinamismo rispondente ai cambiamenti nel contesto / ambiente di riferimento, sia locale che legato a reti esterne. Il secondo aspetto è il superamento della specializzazione settoriale a favore di un carattere di maggiore intersettorialità dei sistemi locali, grazie all’aumento dei processi di contaminazione, spesso favoriti dalle tecnologie trasversali (rispetto ai settori). Secondo questa prospettiva, sono stati maggiormente evidenziati i caratteri dinamici dei sistemi locali i cui componenti interagiscono, si adattano ed evolvono, anche attraverso processi selettivi (Van der Borgh et al., 2012; Moore, 1996; 2006; Pierce, 2009).

La prospettiva dei Business Ecosystem è stata considerata in combinazione con la Resource Based View (Grant, 1996; Sun and Tse, 2009; Wernerfelt, 1984; Barney, Wright and Ketchen, 2001; Chan, Shaffer e Snape, 2004), che consente di focalizzare le analisi sulle risorse, non solo della singola impresa, ma anche del contesto naturale / strutturale di un sistema locale, nonché del sistema di relazioni sviluppato dalle imprese.

Sulla base della letteratura sui distretti industriali e i sistemi economici locali sono stati identificate alcune tematiche chiave rappresentative di tendenze emergenti, rispetto alle quali dover comprendere quali relazioni esistono con i fattori rilevanti per la competitività delle imprese, anch’essi tratti dalla letteratura esistente (Figura 1). Le tematiche chiave sono: il tipo di innovazione (basata sulla R&S o sull’esperienza), il tipo di trasmissione della conoscenza (formale vs. tacita e non codificata), il tipo di relazioni (formali, associate a sfiducia, contro informali, associate a fiducia), la riproducibilità del modello e, collegato a quest’ultimo, i sistemi locali spontanei rispetto ai sistemi locali pianificati (parchi industriali). I fattori di competitività individuati sono: il grado di specializzazione delle imprese, il livello di interdipendenza fra le imprese all’interno di un sistema locale, la flessibilità che il sistema locale consente di rafforzare, la vicinanza geografica, il radicamento nel contesto locale in termini di cultura, tradizioni e valori comuni), la fiducia e lo sviluppo delle ICT.

È utile sottolineare che i fattori identificati nello schema di analisi e le loro relazioni con le tematiche emergenti individuate non possono ancora essere considerate ipotesi di ricerca, ma solo un punto di partenza per definire un quadro il più possibile completo di fattori e relazioni, alla luce del quale costruire ipotesi di ricerca per studi futuri.

Fig. 1: Tematiche chiave e fattori di influenza per la competitività delle imprese distrettuali

Fonte: nostra elaborazione

Metodologia. Per raggiungere gli obiettivi di questa ricerca, è stata condotta un’indagine che ha coinvolto

imprese di piccole e medie dimensioni appartenenti al settore della meccanica. Il settore è stato scelto perché le sue dinamiche competitive dipendono strettamente dall’innovazione e l’obiettivo della ricerca era quello di analizzare fattori e relazioni in larga misura legati ai meccanismi di generazione / trasmissione di conoscenza. La scelta di un settore specifico è dovuta alla necessità di ridurre il più possibile le eterogeneità causate da strutture e processi che caratterizzano settori differenti (Francioni et al., 2013).

L’indagine è stata condotta nella provincia di Pesaro-Urbino, dove esiste un importante sistema locale specializzato nel settore della meccanica. Il campione è stato ottenuto da un elenco fornito dalla Camera di Commercio comprendente tutte le imprese del settore della provincia. Sulla base di 1.006 imprese di cui erano disponibili informazioni di contatto (indirizzo e-mail e numero di telefono), è stata inviata una comunicazione con richiesta di rispondere a un questionario, di cui veniva riportato un link per la compilazione on-line, con un promemoria a una distanza di due settimane. Per aumentare il tasso di risposta, dopo altre due settimane è stato fatto un sollecito telefonico alle imprese che non avevano risposto. Durante queste telefonate, laddove l’intervistato era disponibile,

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l’intervista è stata condotta direttamente utilizzando il metodo CATI (Computer Assisted Telephone Interview) (Malhotra e Birks, 2007). Contattando le aziende via telefono, è stato possibile controllare la rappresentatività del campione per dimensione d’impresa chiedendo, prima di sollecitare la risposta al questionario, di indicare il numero di dipendenti.

Il questionario era rivolto all’imprenditore (se attivo nell’azienda) o al direttore generale e conteneva domande chiuse, valutazioni in scala Likert a cinque punti e domande aperte. Le risposte alle domande aperte sono state successivamente categorizzate.

L’indagine è stata condotta fra luglio e ottobre 2016. Sono state raccolte 104 risposte valide (10,34% della popolazione totale).

Il questionario era incentrato sulle seguenti sezioni:

struttura della proprietà, organizzazione (dipendenti, dimensioni del fatturato, ubicazione) e specializzazione

della produzione;

strategie, segmentazione del mercato e posizionamento competitivo;

punti di forza e di debolezza dell’azienda e dei suoi concorrenti;

rapporti con i fornitori (interni ed esterni al sistema locale), criteri di selezione, internazionalizzazione della

supply chain;

tipo di clienti (interni ed esterni al sistema locale) e relazioni di potere/ dipendenza, livelli di servizio;

livello di innovazione, ricerca e sviluppo;

cooperazione con altre imprese, alleanze, consorzi, reti;

rapporti con il sistema locale (compresi gli stakeholder locali, banche e enti pubblici).

L’analisi delle risposte è stata effettuata attraverso statistiche descrittive e una cluster analysis. Infine, i risultati sono stati discussi all’interno di un focus group composto da rappresentanti di associazioni di categoria, Camera di commercio, sistema bancario e imprenditori.

Risultati. I risultati mostrano un dualismo fra aziende di medie dimensioni e piccole / micro-imprese, con le

prime che svolgono un ruolo di guida per l’intero sistema locale, ma che devono fare affidamento sulle piccole imprese per garantire che l’intera catena del valore sia in grado di competere efficacemente nei mercati. Il servizio è emerso come elemento di differenziazione rispetto ai concorrenti internazionali, che sono molto competitivi sulla qualità o sull’innovazione (paesi avanzati) o sul prezzo (paesi emergenti). Tuttavia, questi concorrenti raramente trovano soluzioni personalizzate per i clienti o sono in grado di rispondere a richieste che esulano dalla normale programmazione della produzione. Questo fattore di successo è reso possibile grazie alla forte integrazione collaborativa che è stata sviluppata nel sistema locale.

Al fine di delineare diverse tipologie di imprese, è stata eseguita una cluster analysis, che permette di aggregare i soggetti analizzati in gruppi (cluster) maggiormente omogenei al loro interno e il più possibile diversi dagli altri gruppi (Malhotra e Birks, 2007). L’analisi effettuata è stata di tipo non gerarchico con metodologia K-Means. I dati sono stati trattati con SPSS. I cluster sono stati identificati sulla base delle principali caratteristiche delle imprese considerate come variabili categoriche. Sono stati individuati 4 cluster dopo una serie di test che hanno dimostrato che tale valore è quello che restituisce le differenze più nette. I quattro cluster che sono emersi sono stati nominati: Gregari, Leader di innovazione, Indipendenti e Specialisti su qualità / servizio (Tabella 1)

Tab. 1: Profili di impresa

Cluster (n. di imprese) 1 - Gregari (27) 2 - Leader di innovazione (28) 3 - Indipendenti (5) 4 - Specialisti su qualità / servizio (44) Principale produzione Componenti Macchinari e impianti Attrezzature industriali Tornitori, Terzisti Gestione Imprenditore e membri della

famiglia

General manager (principalmente con carrier interna all’azienda)

Imprenditore e membri della famiglia

Imprenditore e membri della famiglia

Clientela

locale/nazionale/internazionale Locale /nazionale Internazionale / nazionale

Principalmente nazionale e internazionale

Locale /nazionale

Numero totale di addetti 11-20 51-250 11-20 11-20 Percentuale di export sul

fatturato Less than 20% 41% to 60% 41% to 60% Less than 20% Tipo di R&D Nessuna Rilevante e strutturata Esistente e informale Nessuna Principali competitori

Locali, nazionali e internazionali (dai Paesi

emergenti) Internazionali (Paesi sviluppati) Nazionali e internazionali (Paesi sviluppati) Locali Tipo di pianificazione

strategica Quasi non esistente

Chiara al management e comunicata all’interno dell’impresa Chiara al management e ai responsabili di area/funzione

Quasi non esistente

Numero di clienti Basso Alto Medio-alto Medio-basso

Specializzazione (verticale e orizzontale) Coevoluzione Prossimità geografica Flessibilità Interdipendenza (inter / intra-settoriale) Riproducibilità del modello distrettuale Distretti industriali vs. parchi industriali Innovazione Fiducia ICT Trasmissione della conoscenza Formal / Informal relationships Radicamento Performance

Il profilo più significativo è stato quello dei “Leader di innovazione”, che hanno sviluppato relazioni non formalizzate con i loro partner locali della supply chain basate sul potere (Beier e Stern, 1969; El Ansary e Stern, 1972). Grazie a questo, le aziende leader sono state in grado di coinvolgere i loro fornitori nei processi di R&S, incoraggiando la condivisione di informazioni e conoscenze e rivolgendosi ai fornitori per aumentare il livello di qualità della produzione e l’affidabilità nei rapporti con la clientela. Le piccole imprese, al loro fianco, hanno risposto in modo efficace, contribuendo a rafforzare l’intero sistema locale.

L’interdipendenza e la complementarità, sia di specializzazione che di ruoli, hanno quindi contribuito a rendere particolarmente solida la rete locale. Inoltre, è emersa una forte capacità di risposta ai cambiamenti nei mercati, anche durante le difficoltà economiche iniziate nel 2009, in direzione di un miglioramento della qualità dei prodotti, di produzioni maggiormente personalizzate e di una maggiore affidabilità nei rapporti con i clienti.

La conoscenza è emersa come il principale motore per la competitività del sistema locale, insieme alla capacità di attivare scambi di informazioni fra imprese e altri attori, comprese le università, se pure con queste ultime le opportunità sono apparse solo in parte sfruttate. In relazione allo scambio di conoscenza e all’innovazione è emerso il ruolo delle ICT, ampiamente adottate dalle imprese più grandi e più avanzate, ma ancora poco comuni fra le più piccole. Pertanto, è prevedibile che una crescente diffusione delle tecnologie di comunicazione porti a una sostituzione dei rapporti informali, predominanti in passato, con relazioni più avanzate e formali, basate sulle ICT, in maniera non più vincolata al livello di fiducia esistente. Quest’ultima è risultata comunque importante per rafforzare i rapporti e consentire processi più veloci e più flessibili, ed è emersa come particolarmente rilevante per lo sviluppo congiunto dell’innovazione tra i produttori finali e i fornitori locali.

La cultura comune, invece, non sembra più essere un fattore chiave, essendo l’impegno nel soddisfare i mercati, concentrandosi sulla qualità e sui servizi ai clienti, l’elemento che accomuna tutte le imprese e che prescinde e supera le consuetudini e i linguaggi locali.

Alla luce dei risultati dell’indagine empirica è stato possibile rivedere lo schema di analisi emerso dalla rassegna della letteratura (Figura 2), proponendo un modello sulle relazioni tra fattori e temi chiave, tale da rappresentare la base per sviluppare ipotesi da verificare con successive ricerche (Figura 6). Considerando che l’obiettivo di questo lavoro era quello di identificare i fattori e le relazioni che più influenzano il vantaggio competitivo delle imprese all’interno dei sistemi locali, il modello proposto collega i fattori analizzati e le tematiche emergenti con il grado di competitività delle imprese. Quest’ultima, a scopo di misurazione, può essere espressa in termini di performance (Mei e Nie, 2008; Hitchens et al., 2003; Richard et al., 2009; Venkatraman e Ramanujam, 1986) Pertanto, la performance delle imprese diventa il punto di riferimento per affrontare la valutazione e le misurazioni delle variabili considerate.

Fig. 2: Modello di relazioni fra fattori di competitività, tematiche chiave e performance per le imprese distrettuali

FATTORI DI COMPETITIVITÀ PER LE IMPRESE DISTRETTUALI NELL’ECONOMIA GLOBALIZZATA

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Limiti della ricerca. Questo studio ha alcune limitazioni che forniscono indicazioni per le successive ricerche. In

primo luogo, l’indagine empirica si è focalizzata su imprese situate in un’unica provincia italiana. Studi futuri potrebbero testare questi risultati in altre regioni e altri paesi. La seconda limitazione riguarda la selezione del settore analizzato. Uno studio simile potrebbe essere fatto in altri contesti industriali per estendere la generalizzabilità dei risultati. La terza limitazione è che lo studio non ha fornito un modello finale, essendo il modello proposto solo un’ipotesi da verificare ulteriormente con future ricerche. Tuttavia, il modello rappresenta un punto di riferimento per l’analisi e la misurazione di come i fattori identificati si relazionano con le tematiche emergenti indicate. Pertanto, ogni connessione evidenziata può essere analizzata come un’ipotesi di ricerca. Inoltre, è stata ipotizzata un’influenza sulla performance delle imprese, che non è stata presa in considerazione in questo studio, ma che dovrebbe costituire un’ulteriore base per successive ricerche.

Implicazioni pratiche. Le indicazioni per il management fanno soprattutto riferimento alle competenze e alle

risorse necessarie a seconda delle caratteristiche dell’impresa, del suo ruolo nel sistema locale e delle corrispondenti relazioni con gli altri attori. Sapere quali sono i fattori di influenza per ottenere un vantaggio competitivo e conoscerne l’importanza, in base alle caratteristiche dell’azienda, significa individuare le aree su cui l’azienda deve rafforzarsi, favorendo un processo di qualificazione che deve essere, prima di tutto, organizzativo, sia internamente che nelle reti esterne.

Originalità del lavoro. Tenendo conto del fatto che da quando è stata sviluppata la letteratura sui distretti e i

sistemi locali lo scenario economico mondiale è profondamente cambiato, e che detta letteratura non è più in grado di dare piena e corretta interpretazione dei fenomeni in corso, lo studio realizzato contribuisce a fornire le basi per nuove chiavi di lettura, capaci di interpretare soggetti, ruoli e relazioni per come attualmente si stanno delineando e per come si prospettano in futuro. Il modello proposto

Parole chiave: Distretti industriali; Business ecosystems; sistemi locali; competitività

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