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PERCHE’ FALLì IL GUILD SOCIALISM?

Nonostante la parabola ascendente del Guild Socialism nel primo ventennio del Novecento, molte furono le ragioni che contribuirono a rendere irrealizzabili le teorie di Penty, tanto che a distanza di anni l’idea di far rivivere il mito delle gilde medievali fu completamente spazzata via dalla grave crisi economica post- bellica235, portando il popolo inglese ad indirizzarsi maggiormente verso i programmi pratici e immediati dei fabiani collettivisti. Sembrava così realizzarsi un ulteriore passo verso la trasformazione dell’essere umano in quella creatura chiamata homo economicus che non doveva avere altri istinti che quelli della costruzione e dell’acquisizione, altre abitudini se non il lavoro e il risparmio, e nessun altro fine se non quello di divenire un capitano d’industria.

Tra le cause che portarono al fallimento del progetto gildista, ricordiamo in primis l’inconciliabilità delle corporazioni medievali con i sindacati. A differenza di quanto auspicava Penty, non fu possibile modellare sull’esempio delle vecchie gilde i moderni sindacati, dovendosi occupare quest’ultimi degli interessi di tutti i lavoratori, in veste di associazioni volontarie, laddove invece le corporazioni

100 erano formate solo da artigiani esperti con obbligo di iscrizione; un’altra ragione riguardava il fatto che l’appartenenza alle corporazioni era limitata a coloro che vivevano nei centri urbani e non toccava il territorio delle campagne, a differenza dei sindacati che erano ben radicati a livello nazionale; le gilde, inoltre, attraverso molteplici compiti, avevano responsabilità nei confronti dell’intera comunità, mentre le responsabilità dei sindacati erano limitate alla sola classe lavoratrice. In definitiva, era difficile scorgere punti di intersezione tra le due organizzazioni236.

Bisogna considerare, inoltre, che Penty non sedeva tra le fila dei sostenitori del libero scambio, ma era a favore del protezionismo. Secondo la sua visione, infatti, il libero scambio era frutto del riprovevole laissez-faire, e si caratterizzava in una forte specializzazione produttiva (e relativa esportazione) di un numero definito di beni, penalizzando i paesi più deboli industrialmente.

Neppure il Movimento delle Arti e Mestieri di William Morris riuscì a supportare con forza il Guild Socialism. L’impegno politico del Movimento non esaurì l’insaziabilità della borghesia di possedere oggetti di lusso realizzati dagli artigiani membri dell’Arts&Crafts237: anche qui l’arte non si sposava alla comunità, secondo l’ideale del lavoro artigiano come mezzo atto a conquistare un futuro che assicurasse una restituito

ad integrum della società, nella quale «un uomo che lavora, che fabbrica qualcosa, sente

esisterà proprio perché vi sta lavorando e vi esercita le energie della mente e dell’anima, oltre a quelle del corpo.»238

La ricostruzione del pensiero di Penty e della debolezza del Guild Socialism porta a sottolineare anche la critica che l’intellettuale sferrò nei confronti dei macchinari e della

236 Sokolov, The PoliticalTheory of Arthur J. Penty, cit., pp.75-76 237 Penty, Post-Industrialism, cit., p. 148

101 relativa divisione del lavoro, considerati come mali assoluti e causa della distruzione dell’istinto creativo dell’uomo, ignorando le vere istanze dei lavoratori, interessati, semmai, a un salario accettabile per condurre una vita dignitosa, alla riduzione degli orari di lavoro e della fatica fisica, per le quali l’ausilio dei macchinari era fondamentale239.

A partire dal gennaio del 1920, pochi anni dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, arrivò l’inesorabile declino del Guild Socialism, che ricevette il colpo di grazia a conclusione di un’avventura “imprenditoriale” avviata con l’approvazione del governo inglese di un programma nazionale nel quale era previsto il finanziamento, da parte del Ministero del Tesoro, di un piano per la costruzione di case da destinare alla popolazione britannica. Mentre i costi finirono per salire alle stelle e gravare sull’erario nazionale240, i gildisti approfittarono della situazione iniziando ad occuparsi dell’industria edilizia tramite l’istituzione, su tutto il territorio inglese grazie al coinvolgimento dei sindacati, di numerosi Building Guilds, aiutando così il diffondersi del sistema delle gilde in ulteriori settori, come ad esempio quello agricolo241. Le

Building Guilds si offrirono quindi di eseguire i lavori edili per conto del governo,

rispettando i diritti del lavoratori regolarmente contrattualizzati e formando una cooperativa dei produttori nel settore edilizio242, così da riuscire a ridurre i prezzi e suscitare l’ostilità degli altri appaltatori243

. Per tutto il 1920, il Ministero della Salute

239

Ivi, 94-95

240

G. Ostergaard, The tradition of workers’ control, Freedom Press, London, 1997, p.73-74.

241 A.Hewes, GuildSocialism: A twoyears test, in: «the American economic review», vol.12, no:2, 1922,

p.210

242 G. Ostergaard, The tradition of workers’ control, cit., p. 75

243 G. V. Cox, The English Guilds: an experiment in industrial self-government, in «Journal of political

102 approvò numerosi contratti con le corporazioni edili di Londra e Manchester, provvedendo alla costruzione di oltre mille alloggi.

Un altro importante risultato venne conseguito nel dicembre del 1921 con la creazione di un’unica gilda nazionale, sorta come società a responsabilità limitata con sede centrale a Manchester e il cui leader fu S. G. Hobson.

Nel 1922 arrivò un’impetuosa battuta d’arresto per il Guild Socialism a causa della grave crisi economica che colpì anche le banche inglesi, non più in condizione di fornire anticipi di capitale. Senza ulteriori finanziamenti e in balia di forti tensioni interne determinate dal drastico abbassamento dei salari che furono costrette ad attuare, le corporazioni caddero nel baratro del fallimento, fagocitate dalle reazioni dei sindacati, a difesa degli interessi di tutti coloro che avevano investito i loro risparmi nelle attività edili d’impronta gildista. A partire dal 1924 non esisteva più alcuna traccia del progetto di restaurazione delle corporazioni medievali244.

Per Penty il declino del sistema corporativo si tradusse in un nuovo impegno politico d’impronta distributista, reduce dalla sconfitta intellettuale che aveva insegnato quanto l’assenza di un piano politico-economico concordato tra le varie componenti sociali, senza un’idea di grande respiro, poteva produrre solo disaccordo fra le menti degli uomini e diventava preludio, alla fine, ad una rapida rovina di qualunque cosa potevano aver tentato di costruire.

Terminò così il sogno di un ritorno al passato, il progetto di una società libera in cui si sarebbe realizzato l'essere umano, indipendente e cittadino, discussa dai classici e contemperata da studiosi come Penty con la loro limpida e romantica fede in un futuro di giustizia sociale, e che vide come interpreti, seppure con consistenti ingenuità ed

103 errori, gli esponenti di quel Guild Socialism che tentò di scompaginare la Gran Bretagna con i suoi ideali ma che non fu capace, per dirla con Aldous Huxley, di dar vita a un “nuovo mondo”.

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BIBLIOGRAFIA

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