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Il 16 luglio del 1943 Norah Lange e Oliverio Girondo si sposano. I due vivono nella casa di Suipacha e quel luogo diventa per loro e per i loro amici un ritrovo importante. I due organizzano un banchetto ogni quindici giorni e una delle loro attività preferite è il gioco delle bocce.

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Immagine 17: Norah mentre gioca a bocce.

Nel 1948 Oliverio e Norah intraprendono un viaggio in Europa e il poeta decide di comprare una macchina per visitare la Francia insieme alla moglie. A Parigi Norah ha la possibilità di conoscere alcuni grandi nomi dell’ambiente intellettuale francese: Supervielle206

, Felisberto Hernández207, Jean Cassou208 e persino il fondatore del movimento

206

Jules Supervielle nasce a Montevideo nel 1884 e muore a Parigi nel 1960. Vive tra la Francia e l’America Latina cimentandosi in tutti i generi letterari ma affermandosi soprattutto come poeta surrealista. Tra le sue opere ricordiamo :Debarcadères (1922); Gravitations (1925); La fable du

monde (1938); Oblieuse mémoire (1949); L’homme de la pampa (1923).

207

Felisberto Hernández nasce a Montevideo il 20 ottobre 1902. A nove anni comincia a studiare pianoforte e a dodici anni già lavora nei cinema per accompagnare con la musica le pellicole mute. Appassionato di letteratura lascia il pianoforte dedicandosi ad un impiego amministrativo. Tra il 1946 e il 1948 vive a Parigi grazie ad una borsa concessagli dal governo francese. Muore a Montevideo il 13 gennaio 1964. Tra le sue opere ricordiamo: Por los tiempos de Clemente Colling (1942); El caballo

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dadaista Tristan Tzara. Nello stesso viaggio Norah coglie l’occasione per incontrare anche l’amata istitutrice Miss Whiteside, da tempo trasferitasi in Inghilterra.

“En Mendoza teníamos una institutriz, Miss Whiteside. [...] En 1948 la volví a ver en Europa. Yo estaba en París y le escribí para que me visitara (yo tenía miedo de cruzar el Canal de la Mancha). Vino a verme. Tenía más de ochenta años, pero seguía siendo la misma Miss Whiteside de mi infancia.”209

È proprio durante questa permanenza in Europa che Norah comincia a scrivere Personas en la sala. Per quanto riguarda quelle

Personas a cui allude nel titolo, l’autrice trova ispirazione nell’osservare

un ritratto delle tre sorelle Brontë la cui stampa compare in un articolo di Luisita Sofovich su La Nación. La scrittrice rimane affascinata da come il fratello delle Brontë, Branwell, aveva rappresentato le sorelle (Emily, Charlotte, Anne). Per quanto riguarda invece la sala Norah Lange trae ispirazione da un dipinto della gran duchessa Maria d’Austria, la quale espone in una galleria di calle Florida alcuni quadri che rappresentano degli interni.

“Personas en la sala tuvo un origen curioso. Una vez apareció un artículo de Luisita Sofovich en La Nación sobre las hermanas Brontë. La nota se ilustraba con un retrato de las tres hermanas Brontë. La nota se ilustraba con un retrato de las tres hermanas, Emilia, Carlota, Ana, hecho por el hermano de las escritoras inglesas. Me impresionó la forma cómo estaban retratadas. Después les puse la sala. La oportunidad llegó durante la visita de la gran duquesa María de Austria en 1947, que expuso en una galería de la calle Florida sus maquetas representando interiores. El vizconde de Lascano Tegui, un gran escritor que nadie conoce mucho, vino a casa a comer. Yo estaba empezando mi

perdido (1943); Nadie encendía las lámparas (1947); Las Hortensias (1949); La casa inundada

(1960).

208

Jean Cassou nasce il 9 luglio del 1897 a Bilbao e muore il 16 gennaio del 1986 a Parigi. È scrittore, critico d’arte e traduttore. È il fondatore del Musée National d’art moderne di Parigi. Tra le su opere:

Éloge de la folie (1925); La querelle du réalisme (1936); Cervantes (1936); Le centre du monde

(1945); La rose et le vin (1952).

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novela y le hablé de ella. Señaló que me vendrían muy bien esos cuartos de la duquesa. Visité la muestra y me quedé con una sala para mis personajes y además con un nombre para mi novela.”210

Come possiamo constatare nel frammento riportato, durante l’intervista con Beatriz de Nobile l’autrice non rivela quale sia il ritratto di Branwell Brontë a cui fa riferimento. Analizzando l’opera ritroviamo però alcuni elementi grazie ai quali possiamo dedurre che l’autrice si stia riferendo a The Pillar Portrait, il ritratto più noto delle tre sorelle, dipinto nel 1843.

Immagine 18: The Pillar Portrait. Ritratto delle sorelle Brontë di Branwell Brontë.

Nel titolo si allude ad una caratteristica strutturale del libro, ossia che esso sia, in alcuni frammenti, un vero e proprio esempio di ècfrasi.

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Norah Lange infatti le descrive vestite in abiti scuri, sedute ad un tavolo, una delle tre leggermente distante dalle altre due:

“Estaban sentadas en la sala, una de ellas apenas separada de las otras dos. Este detalle prevaleció siempre. Cada vez que las vi, dos de ellas se encontraban juntas, la tercera un poco distanciada. Solo pudo divisar los contornos oscuros de sus vestidos, las manchas claras de los rostros y de las manos.”211

Durante tutta la narrazione l’autrice descrive le tre donne come figure statiche, sempre identiche e sempre nella stessa posizione, proprio come se stesse descrivendo il quadro:

“Los relámpagos no alcanzaban a iluminar los sitios pálidos de sus caras, o, por lo menos, yo no tenía tiempo de recogerlos porque los relámpagos me atraían más. Pero no bien terminaba uno yo retornaba a ellas, y las descubría idénticas, dispuestas en el mismo orden.”212

“Al abrir las persianas las divisé en el mismo sitio, reconocibles en las manchas claras que apenas le concedían vida a la sala oscura.”213

“Sabía que, de ser paciente, obtendría sus retratos completos, de la manera que a mí me gustaban los retratos completos.”214

È inoltre probabile che l’autrice sia stata influenzata anche da un film di Fritz Lang del 1944: La donna del ritratto, il cui titolo in lingua originale è The Woman in the Window. Il protagonista, il professore Richard Wanley, rimane affascinato da un dipinto di una donna esposto nella vetrina di un negozio. L’uomo, seduto sulla poltrona di un bar, chiede ad un cameriere di avvertirlo alle 10.30. Da questo momento l’universo del reale e quello dell’onirico si fondono. Proprio come nel romanzo di Norah Lange, anche nel film di Fritz Lang il confine tra reale e immaginazione viene definito solo alla fine.

211

Norah Lange, Personas en la sala, Centro Editor de America Latina, Buenos Aires, 1966, p. 9.

212 Ibidem. p. 10. 213 Ibidem, p. 11. 214 Ibidem, p. 12.

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Il libro è scritto in prima persona e la protagonista, una giovane ragazza di diciassette anni, rimane anonima proprio come la bambina di

Cuadernos de Infancia. Anche le donne che la ragazzina spia dalla

finestra della sua sala non hanno un nome e l’unico dato che l’autrice ci concede è la loro età: trent’anni.

“Una tarde – les diría, mientras ellas guardarían silencio acostumbrado – comencé a mirarlas porque siempre me gustaron las mujeres de treinta años.”215

L’autrice non inserisce date, nomi e informazioni che riguardano l’aspetto estetico perché ciò che le interessa davvero è la psicologia dei suoi personaggi.

“La única realidad que me interesa de la gente y de mis personajes es la psicología, la parte interior. Por eso es que en mis novelas casi no hay nombres, ni fechas, ni datos que sirvan para configurar los aspectos externos.”216

Alla domanda di Beatriz de Nobile: “Norah ¿qué es para usted

Personas en la sala?”217 Lei risponde che è puro spionaggio e confessa che scrutare i sentimenti delle persone le causa piacere. Questa sua propensione è ben rappresentata in Personas en la sala e, in modo forse più discreto, è presente anche in Cuadernos de Infancia dove la bambina osserva la propria famiglia attraverso porte socchiuse e finestre. In

Personas en la sala è la finestra che permette alla protagonista di vedere

la casa di fronte e di scoprire, durante un temporale, la presenza di tre donne dal volto triste in una casa che fino a poco prima sembrava inabitata.

Durante un temporale la ragazza intravede dalla finestra di casa le tre sagome femminili sedute ad un tavolo e da subito ha desiderio di

215

Ibidem, p. 13.

216

Beatriz de Nobile, op. cit., p. 23.

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conoscerle. Osservando con maggiore attenzione si accorge che i tre volti sono seri e tristi e comincia a pensare che nascondano una tragica storia. Spiare le donne della casa di fronte diventa un’ossessione per lei: rinuncia a leggere, ad uscire, alla propria libertà, solo per osservarle dalla sua finestra.

“No sé por qué me entristecí al saberme allí, en la penumbra, atada a aquella casa aunque recién comenzase a vigilarla, en vez de salir, de leer en mi cuarto, de ser libre como antes.”218

Passano le settimane e la ragazza continua ad osservarle dalla finestra della sua sala, comincia a conoscere le loro abitudini e si affeziona a loro. Dalla prima fino all’ultima pagina rimane il dubbio nel lettore che la protagonista, grazie all’immaginazione, abbia creato nella sua mente una via d’uscita alla routine quotidiana. Questa ipotesi potrebbe essere però smentita analizzando alcuni frammenti. La ragazza racconta di un pomeriggio in cui uno dei suoi familiari aveva domandato chi fossero le persone che vivevano nella casa di fronte. Questo ci fa intendere che la protagonista non è l’unica a sapere della presenza di qualcuno nella casa apparentemente disabitata e soprattutto siamo tentati a credere che ciò che vede è reale.

“Todos nos hallábamos reunidos en torno de la mesa cuando se produjo un silencio agradable, como si fuésemos felices. Luego, mientras doblaba su servilleta, pero sin mirarme – y por eso mismo fue terrible, porque fue innecesario, porque debí guardar silencio por más que todas las miradas llegaran a mi frente, a mi boca, obligándome a inclinar la cabeza- , alguien preguntó:

-Qiénes vivirán en la casa de enfrente? Parecen tres solteronas...[...]

Y ya sin apurarme, sabiendo que sería imposible apurarme o detenerme, con una voz que me pareció estúpida – como cuando se dice: “¡qué espléndido!” – estúpida para siempre, respondí:

218

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-Son tre criminales – y levantándome dejé sus rostros allí tirados, entre sonrisas comprensivas, entre servilletas que se doblan, entre sillas que se retiran con la conversación concluida, con toda la idiotez concluida, con todo el misterio sin revelar, sin intentar revelarlo.”219

Anche se questo frammento riportato potrebbe essere la testimonianza dell’esistenza delle tre donne, il dubbio che la ragazza abbia creato un mondo parallelo rimane nel lettore fino alle ultime pagine del romanzo.

Dopo quasi un mese trascorso in casa per scrutare da una finestra tre sconosciute, la ragazza esce per andare alle posta e si sente, dopo tanto tempo, di nuovo libera. Ma il senso di libertà scompare poco dopo e si trasforma in senso di colpa.

“Me pareció extraño caminar sola, libremente, como si saliera por primera vez después de una larga enfermedad. Sus rostros no me estorbaban; hasta sentía deseos de correr con sus rostros adentro, y en ningún momento, lo recuerdo muy bien, suspiré aliviada. Sabía que estaba lejos de su ventana, que cualquiere cosa podía sucederles mientras tanto, pero sus rostros no me pesaban. Casi me entristecí al sentirme tan libre mientras las tres caras, como en sucesivas y perseverantes penitencias, no se movían de la sala.”220

Nell’ufficio postale sente una voce uguale alla sua che domanda all’impiegata un formulario per telegramma. Quella voce la sconvolge e tenta di convincersi che è solo frutto della sua immaginazione e che è impossibile riconoscere la propria voce.

“Al llegar al correo me aproximé a una ventanilla, y ya iba a alejarme cuando una voz –mi voz,¿otra voz podía ser la mía?- pidió lentamente, como si ya hubiese redactado sus condolencias y solo necesitara copiarlas, como si viviera enclaustrada y solo le faltara la voz:

-Un formulario de telegramas, por favor...

“No me daré vuelta –pensé-, no debo darme vuelta, no puedo darme vuelta para averiguar quién usa mi voz, o si

219

Ibidem, pp. 18-19.

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yo soy otra persona, o si yo no soy yo y estoy equivocada y quiero enviar un telegrama en vez de esperar.” [...]

Recuerdo haber pensado que nadie puede reconocer su voz ni oír cómo es su propia voz para los demás, pero eso debí pensarlo a la ligera, porque debía darme vuelta o irme.”221

Spaventata decide di tornare velocemente a casa ma proprio quando sta per lasciare l’ufficio postale si accorge della presenza di tre donne impegnate a compilare un telegramma. Capisce che la voce appartiene a una di loro e intimorita rimane ferma davanti ad una vetrina in attesa che le donne escano dall’ufficio. Seguendole con lo sguardo si accorge che le tre si stanno dirigendo verso calle Juramento, la strada dove vive sia lei sia le tre sconosciute della casa di fronte.

“Me preparé lentamente para afrontar sola el peligro - me di vuelta otra vez -, aguardé un momento antes de mirar hacia el otro lado y vi tres figuras inclinadas sobre el pupitre; una de espaldas en medio de las otras que miraban lo que escribía. [...]Parecía que mi voz, la que usaba mi voz, solo se había atrevido a pedir el formulario y redactar el telegrama. [...] Salí del correo y me detuve ante una vidriera.[...] Al verlas así, alejándose, serenas, a idéntica distancia una de otra, lo irreparable ya realizado, sin intermediarios conocidos entre su mensaje y la respuesta, pensé, por primera vez, que así de empañadas e intensas o resignadas podían ser las tres personas de la casa de enfrente.”222

La ragazza ha bisogno di verificare che quelle tre donne siano davvero le persone che quotidianamente, da quasi un mese, osserva dalla finestra di casa e comincia a correre per arrivare prima di loro. Arrivata a casa si posiziona davanti alla solita postazione e la sua ipotesi trova conferma nel vedere che tre ombre sottili entrano nel portone dell’ edificio abbandonato.

“Para que no me viesen correr tomé por la calle Echeverría hasta llegar a la altura de mi casa.[...]Me instalé junto a la ventana y esperé unos minutos. Al rato vi tres sombras delgadas como álamos, increíblemente estiradas por el foco

221

Ibidem, p. 20.

222

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de la esquina, y en seguida ellas ocuparon el sitio de sus sombras.”223

Felice di avere finalmente visto da vicino le donne, esce di casa, attraversa la strada e quando ormai si trova davanti alla loro porta un messaggero postale arriva per consegnare alle tre donne un telegramma. Istintivamente la ragazza afferma che è per lei e l’uomo le consegna la busta. Non resiste alla tentazione e ne legge il contenuto.

“Permanecí un rato con el telegrama en la mano , casi al borde de sus rostros, en su propia puerta. Me era imposible no lleerlo. [...] Me aproximé al foco de la luz. No había nadie en la calle. Entonces lo abrí, pero ni en ese momento me fijé en el nombre del destinatario. Ninguna firma seguía a las palabras insulsas: “Iré jueves tarde.”224

Emozionata torna a casa, si prepara e torna davanti alla loro casa per consegnare la busta. Una delle tre le apre la porta, ringrazia e aggiunge:

“Siempre estamos en casa.”225

Questa frase rappresenta per lei il raggiungimento di un desiderio: conoscere personalmente quelle persone che per quasi un mese aveva spiato dalla finestra della sua sala e che secondo le sue sensazioni nascondevano un triste segreto.

L’affetto provato nei confronti di quelle sconosciute induce la ragazza a proteggerle e a non rivelare l’accaduto alla propria famiglia.

Nonostante avesse conquistato ciò che desiderava, ossia conoscerle, continua a spiarle dalla finestra, a creare loro un passato. A volte pensa che siano delle assassine capaci di commettere crimini perfetti, altre volte che il loro comportamento tanto algido sia la 223 Ibidem, p. 23. 224 Ibidem, p. 24. 225 Ibidem, p. 26.

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conseguenza di una delusione d’amore. L’uomo che aveva mandato loro il telegramma probabilmente era un vecchio amore delle tre del quale però non abbiamo reali informazioni ma solo supposizioni che la giovane espone mentre osserva dalla finestra della sua sala l’incontro tra le tre donne e l’uomo. Pur non conoscendo nulla di lui, la ragazza crede che rappresenti una minaccia per le tre donne e da subito prova per lui un forte sentimento di odio.

Il giorno seguente alla visita dell’uomo, la ragazza decide di fare visita per la prima volta alle vicine e da quel momento comincia a frequentare quasi quotidianamente la casa di fronte. Lei porta loro alcuni libri da leggere, loro le offrono del vino e mentre le donne parlano tra loro in modo ermetico, lei ascolta. Le tre parlano poco con la ragazza e il loro modo di fare così misterioso a volte la infastidisce ma sente nei loro confronti un sentimento di rabbia e di affetto al contempo. La ragazza però non vuole arrendersi e continua a sperare che prima o poi avrebbe scoperto qual'era il loro triste segreto.

“También pensé que una tarde en que se quedaran muy quietas, descubriría los primeros hilos de una telaraña, que se extenderían desde los ojos al pecho, o a las manos, sin que ellas lo advirtiesen, persuadidas de que era una manera distinta de tener sueño, porque las pestañas se volvían pesadas por los pequeños tirones elásticos de la araña.”226

Numerose sono le volte in cui la protagonista augura la morte alle nuove amiche. A volte sembra che la loro morte sia l’unico modo per liberarsi della sua ossessione nei loro confronti, a volte invece è la rabbia che la porta a maledire le tre donne.

Da ciò che la ragazza ci racconta capiamo che sono sempre tristi e che discutono continuamente di morte, come se solo loro avessero il diritto di parlarne.

Un giorno la protagonista viene a sapere che delle persone sono morte a causa di un incendio nella calle Juramento. La ragazza sconvolta

226

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esce di casa gridando disperatamente, pensando che le defunte siano le tre donne. La ragazza si calma solo quando le viene detto che le vittime dell’incendio sono tre bambini.

“-¡No! ¡No! ¡No es posible que hayan muerto! ¡No es posible que hayan muerto! ¡No es posible que estén muertas! –mientras alguien acudía corriendo y me estrechaba entre sus brazos.

-¿Quiénes crees que son los muertos? Son las tres criaturas que murieron en el incendio – y quiso llevarme hacia su cuarto.

“¡Gracias a Dios que no se dio cuenta! –fue lo primero que pensé- .¡Gracias a Dios que no han muerto! ¡Gracias a Dios que no han muerto! ¡Gracias porque podré verlas otra vez! ¡Gracias! ¡Gracias!”, mientras me vestía, asegurando que me encontraba bien, que había soñado y necesitaba caminar un poco para olvidar los tres coches.”227

Nonostante lei cerchi in tutti i modi di nascondere l’amicizia con le donne della casa di fronte, la famiglia si accorge che qualcosa nella ragazza è cambiato.

“Está cambiada. Ya casi no nos habla…”228

Preoccupati dal suo comportamento, i familiari le suggeriscono di passare qualche giorno da alcuni parenti ad Adrogué.

“- Creo que te haría bien un cambio; pasar dos o tres días en Adrogué. Vamos a pensarlo... Siempre me preguntan cuándo irás. Antes te gustaba ir a Adrogué...”229

A malincuore accetta il consiglio e decide di partire anche se teme che non vedrà mai più le sue vicine. Nei giorni antecedenti alla partenza la ragazza fa visita alle amiche informandole della sua prossima partenza

227 Ibidem, p. 62. 228 Ibidem, p. 87. 229 Ibidem, p. 88.

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