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Il primo esperimento in prosa: Voz de la vida e il viaggio verso la Norvegia: 45 días y 30 marineros

Come già analizzato nel secondo capitolo, le prime produzioni artistiche di Norah Lange sono influenzate dalla vicinanza del grande Borges. In un secondo momento è Oliverio Girondo che vigila la sua produzione. Il poeta impone all’autrice di lavorare otto ore al giorno, esprime giudizi severi su ciò che scrive e le consiglia se pubblicare o meno un libro. Lange ritiene che la presenza di Jorge Luis Borges e di Oliverio Girondo nella sua vita sia stata indispensabile per la creazione delle sue opere, le quali senza di loro al suo fianco probabilmente non sarebbero state le stesse.

“Oliverio era un hombre de una autocrítica implacable. He tenido suerte en mi oficio de escritor. Independientemente de la calidad humana de quienes me acompañaron en la vida, debo a dos personas cuanto de valor haya en mis obras: a Jorge Luis Borges los años de mi iniciación en la literatura; a Oliverio durante el resto de mi vida. Si no los hubiera conocido estoy segura de que mis obras serían muy distintas de lo que son. Oliverio me obligaba a trabajar ocho horas diarias y leía con mucha severidad lo que había escrito.”102

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Norah conosce Oliverio nel novembre del 1926 in occasione di un banchetto pomeridiano organizzato in onore della pubblicazione del libro

Don Segundo Sombra di Ricardo Güiraldes. Data l’educazione severa dei

genitori, Norah e le sorelle non possono uscire la sera ma, grazie a questa celebrazione che si svolge di pomeriggio, essa conosce Oliverio, del quale si innamora immediatamente.

“El célebre almuerzo en honor del querido y admirado Ricardo Güraldes me alcanzó una felicidad que jamás esperé y que todavía perdura. No sólo conocí allí a Ricardo Güirales y a todos los martinfierristas, sino que avizoré, por primera y emocionada vez, los ojos miradores de Oliverio Girondo.”103

Girondo però, nel dicembre del 1926, un mese dopo aver conosciuto Norah, parte per Parigi e tornerà in Argentina solo nel 1932.

Durante questo lungo periodo di lontananza Norah scrive ogni giorno lettere al suo amato, le piace farlo e le considera un buon lavoro. Decide quindi di seguire il consiglio di Oliverio Girondo e di scrivere un libro epistolare, Voz de la vida, pubblicato nel 1927 grazie all’aiuto dell’amico Evar Méndez.

L’autrice non apprezza questo libro e lo ritira dalla produzione poco tempo dopo averlo pubblicato. Si tratta del suo primo esperimento narrativo. Quest’opera epistolare racconta la storia di Mila, una donna emancipata che scrive lettere al suo Sergio. I due si frequentano per un breve periodo ma poi l’uomo parte, lasciando la donna nella disperazione. Tenendo in considerazione che Oliverio Girondo parte poco dopo aver conosciuto Norah Lange, possiamo ipotizzare che il romanzo sia in parte un’opera autobiografica.

La prima lettera è datata 6 novembre e dalle parole della donna capiamo che Sergio è già partito. Mila trova sollievo nei ricordi dei

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momenti felici trascorsi con lui ma l’idea che l’amato possa non tornare più la sconforta.

“En el correo, agobiada por súbita soledad, inicio esta primera carta, antes de que tu ausencia recién nacida y ya tan angustiosa, consiga agotarme en llanto, o serenarme en honda y resignada espera.

Cada recuerdo de dicha contigo, eleva a mis mejillas un rubor de beso, y entonces la intensidad de tu voz se me viene al corazón que ya sabe otro miedo.

¿Si Dios me negara tu regreso?”104

Mila decide di andarsene di casa e di vivere da sola, si trasferisce al centro di Buenos Aires, teatro di momenti felici vissuti con Sergio. In questo luogo può sentirlo più vicino, i ricordi felici le permettono di affrontare la dolorosa lontananza. Per il tempo in cui vive la protagonista la scelta di vivere da sola, lontana dalla famiglia, oltre ad essere un elemento innovativo, è soprattutto causa di critica nei confronti della scrittrice. Norah Lange rompe i canoni dell’epoca, la sua eroina esce dal nucleo familiare per vivere liberamente i suoi sentimenti, rimane quindi sola, senza una figura maschile al suo fianco e ciò trova riscontro nella sua opera Personas en la sala in cui l’autrice oscura l’immagine del padre. In Voz de la vida la protagonista a volte parla della madre ma mai della figura paterna; sembra ci sia un vero rifiuto della famiglia patriarcale compensato da un’affermazione dell’individualità femminile.

“Me he trasladado al centro, a un pequeño parlamento para hallarme más cerca del bullicio, y acaso con el secreto anhelo de mitigar mi intensa soledad.

Podré en mi hogar una ausencia trimestral. La madre sin mí, puede vivir feliz.”105

Dalla lettera del 17 novembre capiamo che Sergio si trova a Londra e che in questa città è in compagnia di una persona cara:

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Voz de la vida, OC I, cit., p. 123.

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“Ignoraba que tuvieses en Londres algún cariño. La causa que me adelantaste en una hora mala era una cuestión financiera ineludible.”106

Con il passare dei giorni la città, che inizialmente era luogo di sollievo per la protagonista, diventa motivo di dolore. I ricordi non bastano più a trasformare la tristezza della lontananza nella speranza di riavere l’amato al suo fianco.

“Ahora no; más tarde. Tu madre me aguarda. Iré hacia ella por estas calles de Buenos Aires que tú has dejado y que siempre me parecieron leguas de sosiego y dicha. Hoy, cada calle es una prohibición indefinida y dolorosa, porque ninguna de ellas puede llevarme hacia ti, de golpe.”107

Mila ricorda del suo primo incontro con Sergio e capiamo che la donna è assolutamente fuori dai canoni della società. Racconta di un ballo che aveva luogo nel Prince George’s Hall, al quale si era recata con la madre e con l’amico Iván. Proprio l’amico aveva presentato Sergio a Mila. La protagonista racconta che la madre aveva lasciato la festa alla una di notte accompagnata da Iván. Mila invece era rimasta sola con Sergio fino alle tre. Rimanere sola con un uomo, soprattutto di notte, non era sicuramente un comportamento accettabile per una donna di quell’epoca. Inoltre la donna, con le sue parole, ci fa intuire l’esistenza di una forte confidenza con l’uomo conosciuto poco prima.

“La madre retiróse a la una de la mañana. Y quedé tranquila, a tu lado, por la doble seguridad de saberme compañera tuya hasta el final de la fiesta, y anticipándome el regreso contigo, a solas. Regreso que significaba tres cuartos de hora, con peligros de confidencia y tinieblas en un automóvil silencioso y hondo. [...] Nada sabía de ti, salvo tu nombre, y en tu hogar, la presencia de una madre, de quien me hablaste, con bondad de cariño. Prometiste llevarme a ella, alguna tarde, para que mi juventud pusiera en tu casa, una inusitada alegria.[…] Iba apretada a tu lado, en menuda felicidad, la cabeza reclinada en honda señal de

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Ibidem, p. 126

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suprema y espontánea confianza, sobre tu hombro. […] Pero incoscientemente mi mano prefería tu mano a la tibieza del guante, y mis hombros la fuerte seguridad de tu brazo al inmóvil y frío respaldo del coche.”108

Norah Lange dà voce ad una donna emancipata e disinibita che descrive con assoluta naturalezza la passionalità del primo bacio con Sergio, bacio concesso la stessa sera del loro primo incontro:

“Y fuiste brutal en ese primer beso, que me vino de golpe a la boca, y en el abrazo con que largo rato me estrujaste. Brutalidad que nunca dejó de ser tierna. Y tu voz aún casi desconocida, sólo atinaba a dar una palabra: ¡Mila!entrecortada y tan en mis labios que parecía mi propia voz quien la pronunciaba.”109

Mila, addolorata dalla mancanza dell’amato, trova conforto nelle parole dell’amico Iván che le racconta aneddoti della vita di Sergio. Mila e Iván entrano sempre di più in confidenza tanto che Iván, innamorato da tempo della donna, le confessa che l’uomo per il quale lei soffre è in realtà impegnato con un’altra. Questa notizia getta nella disperazione Mila che si rivolge a Sergio con rabbia e paura attraverso una serie di imperativi.

“Habló durante mucho tiempo de cosas inútiles. Pidió luego dos “cocktails” y lentamente, mientras el alcohol vigorizaba mi cuerpo, la voz de Iván me habló de la mentira que tú fuiste y que aún me eres.

Sentí un golpe en el corazón. Quise poner un sollozo sobre tanto derrumbamiento. Sólo la garganta contestó con un ahogo seco, en negación de lágrima, y mis ojos permanecieron abiertos durante largo rato, sin expresión alguna. [...]

¡Sergio! Pensarte en otro abrazo que no sea el mío. ¡Pensarme arrojada de ese cerco cariñoso hasta el selvajismo, que tantas veces lastimó mis brazos con su expresión de ansia y fuerza![...] ¡Dime si vives con ella! ¡Dime si la quieres! ¡Si piensas regresar. No me alcances tú, una negación total. 110”

108 Ibidem, p. 130. 109 Ibidem, p. 132. 110 Ibidem, pp. 140 – 141.

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La paura di non poter riavere l’amato al suo fianco crea in Mila un insanabile senso di angoscia e di rabbia. Con il passare dei giorni la disperazione di Mila cresce e trova sollievo solo nell’affetto dell’amico Iván. La donna decide di lasciare la città, diventata ormai per lei solo motivo di dolore.

“Mañana, si es que la vida lo merece, (al decir vida trato de no mencionarte a ti) pensaré en mi partida. ¡En mi alejamiento de este Buenos Aires tan lleno de perdón y pena!”111

Iván chiede a Mila di sposarlo e la donna, seppur ancora innamorata di Sergio, accetta. Malgrado la promessa di matrimonio Mila non vuole rinunciare al vero amore e aspetta con ansia notizie da Sergio. La lettera che arriva, però, annuncia la prossima paternità dell’uomo. L’ennesimo dolore travolge Mila. La protagonista scrive all’amato parole di rabbia e di invidia nei confronti di quella donna con la quale l’uomo ha creato ormai una famiglia.

“¡Pero está también ella! Y me anuncias que pronto, sus brazos serán más dichosos por el peso de un pequeño triunfo. ¡Doble triunfo de saberse tuya y de saberse madre! Tener de ti un hijo! ¿Es que alguna mujer ignora esa esperanza? ¿Es que alguna mujer ignora esa esperanza? ¿Es que alguna no piensa en ese diminutivo aguardado en toda ternura? [...] La palabra hijo me ha puesto de rodillas, súbitamente, ante la cercana posibilidad de poseer uno mio.”112

Poco dopo la rabbia si trasforma in rassegnazione e Mila raccomanda a Sergio di essere un bravo padre e un bravo marito.

“Decirlo en voz bien alta, aunque no tenga nombre. ¡Que sea ternura de abrazo! Llamarlo sin rubores, sin penitencias, y pasarlo de un brazo al otro en dulcísimo cansancio. La fidelidad en mi es tan clara y natural como el cariño que te tengo. [...] Cuidala a ella. Y no dejes en pensar en la noble retirada que esas cuatro letras han arrojado a mi camino…”

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Ibidem, p. 149.

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Il 15 luglio, la vigilia del matrimonio con Iván, Mila scrive una lettera a Sergio nella quale racconta le sue paure. La donna teme di non poter offrire amore a quell’amico che con lei è stato così premuroso, teme che Dio possa scoprire l’inganno, ma soprattutto teme la prima notte di nozze. Mila spera ancora di ricevere una lettera da Sergio, il desiderio di poter essere sua vive ancora nella speranza della donna. La lettera di Sergio arriva un mese dopo e da ciò che scrive Mila capiamo che l’uomo le ha chiesto di lasciare Iván e di scappare con lui. Inizialmente la protagonista sceglie di rimanere fedele al marito e al suo ruolo di moglie e chiede all’amato di non scriverle più. La paura di vivere una vita senza amore però la spinge a partire e raggiungere Sergio. Dalle parole di Mila comprendiamo che Iván ha accettato con dolore la scelta della moglie.

L’autrice riduce ancora una volta il ruolo di potere dell’uomo. Iván non si ribella, accetta la decisione di Mila con dolore e senza imporsi sulla donna, non la obbliga a rispettare i doveri coniugali. La figura del marito, come quella del padre, viene sminuita. Mila invece è l’immagine della forza, dell’emancipazione e dell’audacia. Non teme la reazione del marito, la sua scelta è irrevocabile a prescindere dalla reazione di Iván.

“Esta noche serenamente, le diré a Iván que parto. Ninguna amenaza podría inducirme a no hacerlo. Y si su voz se eleva en ruego, el sollozo que siempre anuda mi garganta, se realizará en consuelo pero no en debilidad. Anegada en llanto me arrojaré de mi cruz. [...] Mi madre ignora el motivo de mi viaje. Pero la tristeza de Iván le dirá todo, y acaso entonces, murmure mi nombre y el tuyo con un algo de rubor.”113

“Su respuesta fue una lagrima. No un asombro. Luego, desde esa noche el silencio interpuesto entre los dos. [...] En arriesgada actitud de miedo solicité mi libertad. Hasta hoy, no ha respondido nada. Sé que hallará ausente por varios

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días. Y yo parto mañana, para detenerme junto a ti en perezosa y enaltecida dicha.”114

L’opera gioca con le convenzioni dei melodrammatici romanzi settimanali pubblicati nelle riviste degli anni venti.115

Alcuni critici dell’epoca elogiarono il coraggio dell’autrice che aveva dato voce ad una donna audace, capace di ribellarsi alle rigide norme imposte dal sistema, altri criticarono l’eccessiva mascolinità della protagonista Mila, troppo disinibita nell’affrontare il tema dell’amore.

“¡Si pudiese ordenar una renuncia al corazón, y si el cuerpo no respondiese al corazón!”116

“Y fuiste brutal en ese primer beso, que me vino de golpe a la boca, y en el abrazo con que largo rato me estrujaste.”117 “Yo soy libre. Puedo ir a tu abrazo, hoy mismo, invocando mi único sentimiento de lógica, y es que algo me urge hacia ti, y que hace por lo tanto insufrible cualquier restricción. Te amo y te necesito. ¡Exijo de ti, por eso, todo lo que me dijeron un día tus labios y tus ojos!”118

“Quizá cuando me halle en alguna soledad secreta, sin sospechas, diré tu nombre, y tal vez entonces, cubra mis mejillas un rubor de vergüenza al no haberte alcanzado nunca una totalidad de amor.”119

“Cuando la noche nos deje solos en las tinieblas, que para él serán pregustación de fuego, cuando en su visión comience a arder el deseo de posesión, deseo legítimo y merecido, ¿qué haré con mis brazos, con mis labios?”120 “Y aquella noche lo conocí por primera y última vez, en desconcertante y ciega crueldad de amor. [...] ¡He sollozado sobre su regazo, pero no he amado!”121

Le critiche rivolte a Norah Lange sono il risultato dei pregiudizi del periodo in cui viveva l’autrice; un’affermazione sfrontata della

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Ibidem, p. 172.

115

Vicky Unruh, cit., p. 279.

116

Voz de la vida, OC I, cit., p. 137.

117 Ibidem, p. 132. 118 Ibidem, p. 147. 119 Ibidem, p. 160. 120 Ibidem, p. 165. 121 Ibidem, p. 170.

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propria sessualità manda all’aria le convenzioni che l’avevano resa “la musa dell’ultraismo”. I ruoli si invertono e l’autrice costruisce una musa al maschile come fonte d’ispirazione.

“Mi verso requiere tu nombre para ser fuerte.”122

È l’assenza di Sergio che favorisce la capacità creativa di Mila:

“leo, escribo, y pienso, y así finaliza un día más, ausente de ti, doloroso de ti”123

Norah ribalta le regole dell’epoca e la differenza sostanziale la ritroviamo nell’atteggiamento della protagonista che, anziché ricercare la fisicità dell’amato, trova la salvezza nella sua voce.

“Más que cualquier felicidad compartida con otro que no seas tú, elijo mis soledades, y medito en alguna noche, unida a otro que no pide cariño, y lentamente, llego a la única conclusión de que ninguna voz que no fuese la tuya podría inducirme a ello.”124

“Y si tu voz no procura mi salvación, dentro del plazo de dos meses, iré a un abrazo que me dejará fría e incomprensiva hacia la felicidad ajena.”125

Mila è una donna emancipata e decide di trasferirsi per sentire più vicini i ricordi, parla dell’amore con un tono decisamente disinibito ma soprattutto ha il coraggio di andare via, di cercare la propria felicità e di fuggire con il suo Sergio.

Durante l’intervista con Beatriz De Nobile, riferendosi a Voz de la

vida, Norah Lange ricorda:

“Oliverio me aconsejó que escribiera este libro. Yo lo hice, pero después me pareció muy malo. Evar Méndez, que era tan bueno y generoso, no bien leyó lo que había escrito lo publicó. Tuvo algunas críticas favorables, con no pocas 122 Ibidem, p. 137. 123 Ibidem, p. 136. 124 Ibidem, p. 155. 125 Ibidem, p. 158.

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alabanzas. Eso es una garantía de que era malo. Realmente lo era. Por eso hoy no está en ningún fichero. Después me fui a Noruega. Allí estaba mi hermana Ruti, que había casado con un noruego.”126

Nel 1927, poco dopo aver pubblicato Voz de la vida, Norah decide di andare in Norvegia per fare visita alla sorella Ruti. Questo viaggio dà vita al secondo romanzo della scrittrice: 45 días y 30

marineros.

Scritto in terza persona, il libro racconta il viaggio di Ingrid, una giovane donna di venti anni che come Norah parte dal porto di Buenos Aires per raggiungere la sorella a Oslo. Il mezzo utilizzato per attraversare l’Oceano Atlantico è una nave mercantile della marina norvegese e la protagonista è l’unica donna a bordo, circondata da 30 marinai che tentano costantemente di sedurla.

L’opera presenta una duplice lettura, da un lato possiamo considerare 45 días y 30 marineros una testimonianza biografica del viaggio che Norah Lange intraprende nel 1927 verso la Norvegia. Dall’altro lato, come afferma anche Sylvia Molloy nel prologo di Obras

Completas I, il libro può essere letto come la personale esperienza

dell’autrice in quanto unica donna all’interno del gruppo martinfierrista. Vicky Unruh in Las ágiles musas de la modernidad: Patrícia Galvão y

Norah Lange, concorda con la visione di Sylvia Molloy e afferma:

“Tomando en cuenta que se publicó en 1933, sin embargo, época en que Lange participaba plenamente en las tertulias y banquetes de los innovadores literarios bonaerenses, creo que la novela alegoriza sus propias maniobras como una mujer, a veces solitaria, en un ámbito cultural de hombres.”127

A confermare questa lettura sono alcuni passi del libro. Ad esempio quando il capitano della nave, parlando con Ingrid, sostiene che la vita a bordo è ripetitiva e noiosa:

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Beatriz De Nobile, Op. Cit., p. 18.

127

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“- ¿La vida es larga, a bordo?¡Embrutecedora! En el sentido de soledad: 45 días ida, 45 días vuelta. Dos o tres pasajeros, rara vez entretenidos. ¡La soledad! Las noches largas,

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