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L A PI ANI FICAZI ONE DEL DISCORSO E GLI “ IDEOLOGE MY ”

ANALISI LINGUISTICA DEL NOVOJAZ NEL DISCORSO POLITICO SOVIETICO

NOVOJA Z SOVIETICO

3.5. L A PI ANI FICAZI ONE DEL DISCORSO E GLI “ IDEOLOGE MY ”

Dalla panoramica precedente è possibile notare come un tratto fondamentale del discorso politico sovietico, ereditato dalla lezione leniniana, fosse la pianificazione del testo, sia orale che scritto. Nel momento in cui Gorbačëv ruppe questa pianificazione e iniziò spesso a intervenire “без бумажки” (“senza foglietto”), si avvertì, infatti, una frattura sostanziale con la lingua ufficiale in uso fino a quel momento.

Golovko e Vachtin sottolineano come nella sfera pubblica fosse possibile utilizzare solo il церимониaльный новояз (novojaz cerimoniale) e, di conseguenza, i testi dovevano essere scritti da esperti, i cosiddetti референты (assistenti/consiglieri)79, che dovevano seguire tutte le norme di questa lingua, la cui grammatica e il cui dizionario non erano stati scritti80, ma che, comunque, esistevano

in virtù di un nuovo “contratto tra i membri della comunità”, usando la definizione di lingua di De Saussure81, ovvero un contratto astratto e parzialmente inconscio che sancisce un comune accordo tra i parlanti di una lingua di nominare un oggetto in un tale modo, o in termini linguistici, sancisce il legame di un significato ad un significante.

In un’intervista, citata già in precedenza, Leonid Zamjatin testimonia, per esempio, che per la stesura del rapporto di un congresso potevano essere necessari fino

78 “Tra l’altro, quando Michail Segeevič Gorbačëv era presidente, il suo modo di parlare del sud della

Russia entrò molto attivamente in uso nella vita quotidiana. Lui diceva ‘náčat’’ (iniziare), e mezzo paese da noi ‘náčalo’ (iniziò) a dire ‘náčat’’. Tutti ridevano di ciò, al suo tempo vi fu anche un aneddoto su come un traduttore inglese chiese ad uno russo come traducesse in inglese la parola ‘náčat’. Quello disse ‘to bégin’. I linguisti scherzavano, ma comunque. La moda è una cosa spaventosa. Essa può storpiare tutto ciò che vuole. Ogni norma retrocederà davanti alla moda. Questa è una cosa sorprendente”.

79 E.V. Golovko, N.B. Vachtin, op. cit., p. 222. 80 M.A. Krongauz, op. cit., p. 81.

83 a cinque o sei mesi di lavoro82, poiché era indispensabile evitare sbagli e usare le parole

giuste, dato che in caso di errori qualcuno avrebbe dovuto pagare83. Questa attenzione nella preparazione dei documenti e dei discorsi, come anche ai dettagli dell’immagine del leader politico, rimane come retaggio ancora oggi, come fa notare, per esempio, Tat’jana Tolstaja in un articolo pubblicato nel maggio 2000 su The New York Review

of Books con il titolo “The Making of Mr. Putin”, in cui descrive come anche

l’immagine dell’attuale presidente Vladimir Vladimirovič Putin sia pianificata, a partire dai suoi discorsi, che sarebbero scritti da abili speechwriters (scrittori di discorsi)84.

Il discorso politico sovietico, altamente ritualizzato e pianificato, si basa, quindi, su quella che Habermas ha definito una “sistematically distorted

communication” (“comunicazione sistematicamente distorta”), che a livello

linguistico diventa evidente, poiché utilizza delle norme che deviano dal sistema linguistico di regole riconosciuto85 . In altre parole, il novojaz ha norme di funzionamento diverse rispetto alle regole del sistema linguistico russo.

Queste regole linguistiche sono definite, nell’articolo di Habermas, “noticeable”86, ovvero “visibili” o “evidenti”, ciò implica che è necessario utilizzare

l’approccio di Sériot e “lire les lignes” (“leggere le righe”) piuttosto che “entre les

lignes” (“tra le righe”)87 e fare attenzione a ogni scelta linguistica dello scrittore o

82 “Kak eto delalos’ v SSSR: Genseki ne ljubili čitat’ i pisat’”, in: Kommersant.ru, 24/02/1998, ultimo

accesso: 15/01/2017, URL: http://www.kommersant.ru/doc/14123

83 E.V. Golovko, N.B. Vachtin, op. cit., p. 222.

84 T. Tolstaja, The Making of Mr. Putin, in: “The New York Review of Books”, vol. 47, n. 9, 2000.

Disponibile anche online all’URL: http://www.nybooks.com/articles/2000/05/25/the-making-of-mr- putin/

85 J. Habermas, On Systematically Distorted Communication, in: P. Kivisto, Social Theory: Roots and

Branches, Los Angeles 2000, p. 369.

86 Ibid.

87 A. Bourmeyster, CESC et analyse du discours soviétique, “ILCEA Revue de l’Institut des langues et

cultures d'Europe, Amérique, Afrique, Asie et Australie”, n. 21, 2015, p. 2. Disponibile anche online all’URL: http://ilcea.revues.org/3017

84 parlante, che non è guidata, quindi, da canoni estetici, ma usa mezzi funzionali alla veicolazione di un messaggio ideologico preciso, ovvero ogni elemento linguistico, dalla scelta del lessico all’ordine delle parole, è tale perché così deve essere.

Questo approccio al novojaz ha portato Gusejnov a definire il concetto di

идеологема (ideologema) per analizzare il discorso sovietico:

[…] уточним понятие идеологемы: минимальный отрезок письменного текста или потока речи, предмет или символ, который воспринимается автором, слушателем, читателем как отсылка — прямая или косвенная — к метаязыку, или к воображаемому своду мировоззренческих норм и фундаментальных идейных установок, которыми должно руководствоваться общество. Сводя определение к метафоре, можно назвать идеологему простейшим переключателем с естественно-частного на казённо-публичный режим речевого поведения и наоборот88.

Nell'analisi linguistica del novojaz è possibile, quindi, definire ideologema qualsiasi elemento che assuma una qualche connotazione ideologica. Per esempio, nel momento in cui un lessema viene eliminato e ne viene utilizzato un altro, ecco che quei vocaboli diventano ideologemy, poiché l’uno e l’altro sono stati scelti o scartati per veicolare un messaggio ideologico piuttosto che un altro.

L’analisi degli ideologemy di Gusejnov è particolarmente interessante, perché porta a notare anche le minime peculiarità del novojaz, legate, per esempio, all’uso delle lettere dell’alfabeto, caratteristica che in molti studi viene ritenuta di secondo piano e, a volte, persino ignorata. Mi limito a citare il caso della lettera jer dura, chiamata anche твёрдый знак (segno duro), o meglio il caso dell’ideologema jer

88 G.Č. Gusejnov, Sovetskie ideologemy v russkom diskurse 1990-ch, Moskva 2003, p. 27. “[…]

precisiamo il concetto di ideologema: la minima parte del testo scritto o del flusso del discorso, oggetto o simbolo, che viene accolto dall’autore, dall’ascoltatore, dal lettore come un rimando, diretto o indiretto, alla metalingua, o alla raccolta immaginaria di norme relative alla concezione del mondo e delle direttive ideologiche fondamentali che devono guidare la società. Accompagnando la definizione ad una metafora, è possibile definire l’ideologema come il più semplice commutatore dal regime naturale-privato del comportamento linguistico a quello burocratico-pubblico e viceversa.”

85 (идеологема-буква ъ). Questa lettera divenne un’ideologema nel momento in cui fu abolita in fine di parola dal nuovo governo bolscevico nel 1918. L’assenza di tale lettera in fine di parola, indicava che lo scrittore del testo aveva seguito le regole dell’alfabeto post-rivoluzionario e si inseriva nel contesto del discorso sovietico ufficiale. Gusejnov fa notare come la jer in fine di parola tornò successivamente, durante la perestrojka, per esempio nelle parole банкъ (banca) e коммерсантъ (commerciante/imprenditore), ovvero riapparve proprio nelle parole chiave della nuova epoca di mercato. È interessante il fatto che la parola коммерсантъ con segno duro sia diventata, proprio in quel periodo, il nome del primo giornale indipendente per gli imprenditori. L’utilizzo dell’ideologema jer è stato scelto, in questo caso, proprio per sottolineare il distacco dal passato sovietico, in cui la stampa non era assolutamente libera e indipendente89. Come mostra l’immagine90 che segue, ancora oggi il segno duro è il simbolo del giornale e della casa editrice Kommersant’’, nonostante anche oggi in lingua russa questa grafia sia sbagliata:

3.6. ANAL ISI SPERIME NTALE DELLE CARAT TERISTICH E LI NGUI ST ICHE