ANALISI LINGUISTICA DEL NOVOJAZ NEL DISCORSO POLITICO SOVIETICO
NOVOJA Z SOVIETICO
3.7. P ROSPETTIVE DI APPROF ONDIME NT O : COME CURARE LA SI ND ROME DI “ AFASIA PUBBLI CA ”
Il novojaz si dissolve, ufficialmente, assieme all’URSS, nell’agosto 1991, ma sono in molti a sostenere che abbia lasciato un segno profondo sulla lingua russa. Come già accennato in precedenza224, nel corso della storia il russo ha subito un’estrema bipolarizzazione in due registri: un registro ufficiale, quindi formale, e uno informale.
221 G. Orwell, Politics and the English Language, in: I. Angus, S. Orwell, The collected essays,
journalism and letters of George Orwell, vol. 4, New York 1968, p. 136. “Nel nostro tempo, il discorso
politico orale e scritto consistono principalmente nella difesa dell’indifendibile. Cose come la continuità del governo britannico in India, le purghe russe e le deportazioni, il lancio delle bombe atomiche in Giappone, possono in realtà essere difese, ma solo con argomentazioni che sarebbero per la maggior parte delle persone troppo brutali per essere affrontate, e che non quadrano tra gli obiettivi professati dai partiti politici. Il linguaggio politico, quindi, deve basarsi ampiamente sull’eufemismo, argomentazioni fallaci [question-begging: petitio principii, ovvero dare per scontata una conclusione già nelle premesse] e un’assoluta fumosa vaghezza”.
222 M.A. Krongauz, op. cit., p. 82. 223 L.V. Pavlova, op. cit., p. 157. 224 Vedi capitolo 2, paragrafo 2.8.
125 Il primo avrebbe preso forma già negli anni del regime assolutistico degli Tsar225, per
poi realizzarsi nel novojaz in epoca sovietica. Il secondo, nonostante l’esperienza del totalitarismo, è sopravvissuto e si è sviluppato anche in epoca sovietica, per esempio, nei famosi dibattiti intellettuali nelle cucine226.
L’apertura al mondo e poi il crollo dell’URSS hanno portato all’introduzione in Russia di un elemento nuovo, ovvero il dialogo e il dibattito pubblico. Per secoli, infatti, non solo la società, ma anche il linguaggio, in quanto fattore umano, hanno subito il governo di un regime monarchico assoluto e poi di un totalitarismo, per cui l’attitudine della società e della lingua al dialogo non va assolutamente data per scontata.
Secondo Vachtin, l’approccio relativamente nuovo al dialogo avrebbe rivelato l’impotenza della lingua stessa ad esprimersi nel modo comunicativo спор (discussione), definito spesso con il termine inglese argument, ma a volte anche
убеждение (persuasione) o аргументирование (argomentazione), necessario al fine
“di persuadere l'ascoltatore a concordare con quello che viene detto, fornendo delle prove che sia giusto e convincendo l'interlocutore usando la logica, i fatti, degli esempi, delle opinioni esperte e le emozioni”227.
A sostegno della propria tesi, Vachtin analizza due occasioni di dibattito, una nell’ambito del registro ufficiale, ovvero il famoso “dibattito in cucina” tra Nixon e Chruščëv in occasione dell’apertura dell’Esposizione Nazionale Americana a Mosca
225 D. Kalugin, “A Society that Speaks Concordantly”, or Mechanisms of Communication of
Government and Society in Old and New Russia, in: B. Firsov, N. Vachtin, Public Debate in Russia. Matters of (dis)order, Edinburgh 2016, p. 52.
226 G. Piretto, “Unione Sovietica. Coda e Cucina”, in: Doppiozero.com, ultimo accesso: 20/01/2017,
URL: http://www.doppiozero.com/materiali/anteprime/coda-e-cucina
227 N. Vachtin, The Discourse of Argumentation in Totalitarian Language and Post-Soviet
Communication Failures, in: B. Firsov, N. Vachtin, Public Debate in Russia. Matters of (dis)order,
Edinburgh 2016, p. 11. In lingua originale: “make the hearer agree with what is being said by providing
evidence that is right and by convincing the interlocutor using logic, facts, illustrations, expert opinion and emotions”.
126 nel 1959228, e una nell’ambito del registro informale, quindi un dibattito privato, o
meglio, la ricostruzione di un dibattito “in cucina” dal titolo “Русский ночной
разговор” (“Conversazione notturna russa”), tratta dalla pièce "Московские кухни"
(“Le cucine moscovite”) di Julij Kim229. Nel primo caso, si nota come Chruščëv non
reagisca alle parole di Nixon, ma semplicemente segua il proprio copione rituale, senza riuscire, di conseguenza, a costruire un dialogo con l’interlocutore e a sostenere una propria tesi con delle argomentazioni. Il secondo caso non è molto diverso, i personaggi della conversazione sembrano solo imitare un discorso di tipo “Argument”, ma in realtà non convincono l’un l’altro di nulla e la funzione di questo dibattito è, probabilmente, fine a se stessa, ma non legata alla persuasione dell’interlocutore.
L’inevitabile conclusione è che sia il registro formale che quello informale non siano adatti al dialogo e al dibattito pubblico. Per questo motivo, si parla di una “sindrome di afasia”, poiché, di fatto, nella sfera pubblica, la lingua non è ancora in grado di esprimersi. L’inevitabile domanda, di conseguenza, è se e come sia possibile ridare alla lingua il proprio potere persuasivo, ovvero, quello che in ambito diplomatico viene definito spesso “soft power”.
La ricerca della risposta a questa domanda è ora al centro dell’interesse di molti studiosi del novojaz e delle sue conseguenze in epoca post-sovietica e non ha trovato ancora una soluzione certa. Una risposta positiva è stata data in passato da Orwell, l’inventore del “newspeak”, in riferimento alla lingua della politica inglese, ma la sua teoria può essere facilmente adattata alla realtà del novojaz sovietico, o meglio post- sovietico. Orwell sosteneva che il processo di deterioramento della lingua fosse reversibile tramite l’inizio di una terapia per migliorare la prosa, liberandola dalle
228 “Chrushchev-Nixon debate 24 July, 1959”, ultimo accesso: 25/01/2017, disponibile solo in lingua
inglese all’URL http://www3.sympatico.ca/robsab/debate.html
229 Ju. Kim, “Russkij nočnoj razgovor”, in: Bards.ru, ultimo accesso 21/01/2017. Disponibile all’URL:
127 formule, dalle vecchie metafore e da toni presuntuosi, rendendola più chiara e semplice, rendendo i parlanti padroni del significato delle parole e liberi, così, di sceglierle con cura. Questa “terapia” della semplicità porterebbe la lingua, secondo Orwell, a nuova vita. La chiarezza linguistica, inoltre, implicherebbe inevitabilmente la chiarezza di pensiero, primo passo verso la rigenerazione politica230.
In conclusione, l’analisi della lingua su se stessa è, quindi, probabilmente un buon punto di partenza per rendere i parlanti, non solo della lingua russa, ma di qualsiasi lingua, più consapevoli del potere di cui dispongono e per iniziare a invertire il processo il deterioramento del discorso politico messo in atto nel passato, ma ancora attivo nel presente e proiettato verso il futuro.
APPENDICE
L’
ANNIVERSARIO DELLA RIVOLUZIONE DIO
TTOBRE:
ANALISI DI DUE DISCORSI DI