Bachtin vede la piazza cittadina come il nucleo e il centro di tutti gli eventi che si svolgono in città «come la parte organica di tutto il sistema delle immagini del romanzo» e che non appartengono alla cultura alta e borghese, ma alla cultura così detta “non uffi ciale”. La piazza rappresenta il luogo della “gloria” popolare e dell’allegria scatenata della folla non controllata dal potere, dai padroni e dai capi.
La piazza di Rabelais è uno spazio compatto e omogeneo, nonostante la presenza di una molteplicità di personaggi tipici della stessa. È un mondo a sé che vive con le sue leggi dove gli stessi rappresentanti della vita borghese e della cultura uffi ciale, quando vi s’infi ltrano, seguono le regole dei piazzaioli. La piazza include in sé moltissimi elementi che convivono e a volte sono “bifronti”, come le parole appartenenti al linguaggio di piazza
e al linguaggio familiare, oppure i protagonisti della piazza possono avere doppi ruoli come venditori di erbe o ciarlatani, attori e girovaghi.
In piazza si univano moltissimi fenomeni della vita e della cultura “non uffi ciale”, libera e familiare. Il “familiare” è il fenomeno chiave nell’analisi di Bachtin perché in questo caso è tutto quello che appartiene allo spirito libero della piazza e alla “famiglia” della piazza, alla quale può accedere chiunque. I giorni più intensi erano quelli di fi era. Nei giorni normali si assisteva al mercato, alle vendite di erbe, agli spettacoli sia studenteschi che dei teatri “ambulanti”, alle feste e ai semplici incontri degli abitanti della città. La folla esiste e si esprime in piazza, dove c’è vita, ed è invece assente nei ricchi palazzi e nei castelli. In piazza ci si incontra, si fa conoscenza, si litiga, si ama. La piazza è la fonte di emozioni e di energie vitali. Gli attori della piazza formano la folla. La folla è l’entità caratteristica della piazza ma in diverse occasioni è formata da diversi gruppi. Nei giorni di fi era, così frequenti, alla folla cittadina si aggiungevano gli stranieri venuti per questa occasione.
La piazza del tardo Medioevo era lo spazio che univa tutto quello che era libero, indipendente, ribelle e familiare. Questo si riferisce alle città occidentali con le loro caratteristiche tipiche per tutta l’Europa.
Nell’Europa Occidentale il rapporto tra i cittadini e la loro città è caratterizzato […] nell’abitare in un determinato luogo: il risiedere in una casa, in una strada, in una città di qualsiasi scala […] è ciò che distingue ogni europeo, facendone prima di tutto il cittadino consapevole di un centro abitato. […] In secondo luogo, poi, al gruppo cui egli prima di tutto appartiene gli abitanti della sua città viene riconosciuta una personalità propria, una fi gura olistica distinta e superiore a quella dei singoli individui che la compongono, facendone un vero e proprio soggetto collettivo in grado di prendere, attraverso appropriate procedure, decisioni concernenti l’insieme dei cittadini2.
2 M R, L’estetica della città europea. Forme e immagini, Torino, Einaudi, 1993, p. 9.
IL “LINGUAGGIO DI PIAZZA” NEL RABELAIS DI BACHTIN
Il sentimento della comunità e dell’appartenenza alla comunità cittadina è molto importante per la comprensione del ruolo della piazza nella cultura popolare. Avendo bisogno di riunirsi e di sentirsi comunità, gli abitanti uscivano nelle strade e occupavano gli spazi più adatti e ampi, che certamente erano le piazze. La scelta della piazza era legata alla struttura della città europea nel Medioevo. Prima la grande piazza della città era rappresentata da un allargamento della strada principale, oppure dal chiostro dei monasteri ecc. La piazza nella città europea «non è per niente un tema scontato – nulla la rende necessaria – è anzi il risultato di uno sforzo, di una tensione creativa di parecchie generazioni»3 vista la
concentrazione dell’edilizia urbana e le fi tte costruzioni che non lasciavano neanche un metro libero occupando tutto con le abitazioni.
E per riprendere le parole di Bachtin:
Nel tardo Medioevo e nel Rinascimento la piazza costituiva un mondo unico e compatto, dove tutti i “discorsi” avevano qualcosa in comune, erano permeati dalla stessa atmosfera di libertà, di schiettezza, di famigliarità. Proprio questi elementi del linguaggio popolare come le ingiurie, le bestemmie e gli spergiuri erano del tutto legittimi in piazza. La piazza si serviva in qualche modo dei diritti di “extraterritorialità” nel mondo dell’ordine e dell’ideologia uffi ciale, ed era sempre dalla parte del popolo4.
Così riprese da Romano:
Che la piazza era il cuore politico della città si sapeva benissimo – per quello si svolgono per esempio i palii tra i quartieri – ma lo si sa benissimo anche oggi, e quando un sentimento collettivo prende la città, […] è lì che ci incontriamo5. 3 Ivi, p. 80.
4 M. M. B, L’opera di Rabelais e la cultura popolare, cit., p. 167. 5 M. R, L’estetica della città europea, cit., p. 81.
Le città europee hanno sempre come tratto distintivo elementi collettivi, cioè le costruzioni che esistono per servire alla comunità cittadina: le chiese, i parchi, i teatri, le piazze e gli stadi. Nel Medioevo certamente come temi collettivi possiamo elencare le piazze e le chiese.
Il concetto della piazza, presente nelle città europee dall’inizio dell’XI secolo, si sviluppa accumulando diversi temi collettivi. Nel ’400 la piazza, oltre ad avere la cattedrale, ha già anche tutti gli edifi ci pubblici e uno spazio comune davanti a loro all’interno del suo perimetro. Nei periodi successivi spesso nelle piazze vediamo anche i teatri.
Nel periodo descritto da Rabelais e analizzato da Bachtin la piazza è ancora il luogo della riunione della comunità cittadina e dello svolgimento delle fi ere, degli spettacoli e dei mercati. I palazzi rappresentano i luoghi di contrapposizione alla cultura della piazza e non sono studiati da Bachtin.
Possiamo classifi care tutti gli eventi della piazza nel modo seguente: le fi ere, i mercati, gli spettacoli, il carnevale, la pubblicità popolare, la compra-vendita. Gli attori per ogni tipo di evento sono gli stessi; la folla di piazza però per ogni occasione svolge una funzione diversa.
Perché la piazza nel Medioevo era così importante e aveva questa funzione centrale nella vita della città?
Le città medioevali, come si è detto, erano densamente popolate e gli spazi vuoti normalmente erano solo gli spazi delle piazze. Il resto delle città era costituito da vie strette e strettissime, che si snodavano in mezzo ai palazzi abitati. Le piazze quindi erano vere e proprie isole libere in mezzo alle costruzioni dove la gente poteva trovarsi e formare gruppi abbastanza grandi. Le stradine medioevali erano talmente strette che non davano la possibilità alla gente di riunirsi e quindi le riunioni si tenevano soprattutto in due luoghi principali: i palazzi per la cultura alta, uffi ciale, e le piazze per la cultura popolare.
Rabelais nel romanzo descrive la piazza cittadina, la piazza di fi era e quella del carnevale del tardo Medioevo e del Rinascimento. La piazza è descritta e vista nel momento dell’allegria collettiva. Bachtin, parlando