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Il masterplan prevede una riorganizzazione del nodo di interscambio che, partendo dal progetto della Stazione a Ponte progettata da Renzo Piano per Milano Sesto si estende fino al Nuovo Centro Sportivo. Si è progettato uno spazio urbano che risalti la continuità progettuale dell’intervento che altrimenti risulterebbe frammentata come nello stato attuale.

Lo spazio urbano pensato per l’area si configura come spazio non gerarchico, in grado di istituire connessioni tra tutti gli elementi in gioco senza definizioni a priori ma lasciando ai fruitori la possibilità di vivere lo spazio in modo libero stabilendo le relazioni ed i percorsi che preferiscono:

divenendo i protagonisti nella definizione dello spazio. Ogni edificio diviene un nodo con un proprio spazio di influenza, regolato e dimensionato secondo le proprie esigenze specifiche; non si tratta dunque di una sola piazza ma di un insieme di luoghi legati in grado di innescare relazioni su livelli differenti. Si è definito un principio base, che detta le regole, successivamente le possibili configurazioni sono infinite, i limiti vengono dati dall’ambiente circostante e dalle condizioni al contorno, fondamentali poiché rendono ogni spazio diverso da tutti gli altri.

Il risultato è unitario e mostra una struttura aperta che contagia la totalità dell’area di progetto, seppur in modo diverso influisce sul parco, sulla piazza di pertinenza dell’impianto sportivo e sul parco al di là di Viale Gramsci.

Su questo principio di base si inseriscono anche le sedute, punti di sosta per chi decide di fermarsi, fondamentale per rendere lo spazio non solo luogo di passaggio ma anche luogo sociale. La pavimentazione segna l’andamento di questo sistema, realizzata con lastre di cemento di dimensioni variabili per sottolineare la molteplice evoluzione del principio di base. La trama diversa rispetto al manto stradale evidenzia anche la differenza tra lo spazio destinato al flusso delle auto e quello dedicato al passeggio, alla sosta e allo scorrimento più lento. Questo sistema basato sull’espansione e intersezione di cellule concentriche inoltre, si pone in antitesi con la chiarezza geometrica dell’impianto del Nuovo Centro Sportivo.

L’asse Stazione – Palaghiaccio è un asse principale, luogo ampio, che permette di inquadrare l’edificio, di percepirne, fin da lontano, le dimensioni e di metterlo a fuoco in

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fase di avvicinamento; inoltre è fondamentale al fine di consentire l’ingresso e il deflusso in caso di grandi eventi. La pavimentazione si integra sia con il sistema di illuminazione verticale che con lampade ad incasso che ne risaltano la trama e sottolineano i percorsi.

Le alberature sono state studiate in funzione del loro posizionamento e del loro ruolo, essendo il verde fondamentale per la riduzione dell’inquinamento atmosferico, per la produzione di ossigeno e per gli effetti benefici che hanno sulle persone; le aree verdi e le alberature si integrano armoniosamente nel sistema, scandiscono lo spazio e dispongono di sedute e spazi ombreggiati, ideali per la sosta. Il margine della piazza a Est presenta un’aiuola con un filare continuo di tigli che continua fino a Parco Gramsci, linea ideale di continuità che connette la totalità dell’area di progetto dal principio alla fine. Inoltre, In questa posizione, fungono da isolante naturale, riducendo l’inquinamento acustico causato dalla presenza della stazione. Con lo stesso scopo, si è progettato l’inserimento di nuove piante di Tiglio e Platano lungo il confine Ovest di Parco Gramsci, in prossimità della strada. All’interno del parco inoltre si è progettato l’inserimento di Aceri e Ginkgo Biloba come piante ornamentali, viste le loro colorazioni particolari in autunno ed essendo anche resistenti agli agenti inquinanti.

La promenade tra Stazione e il Nuovo Centro Sportivo, il Parco Gramsci e Il Giardino di via Ariosto angolo via Petrarca sono governati dallo stesso principio regolatore, quello che cambia è il sistema dominante. Nella piazza prevale la pavimentazione, perché è prioritario connettere gli spazi e gestire i flussi; nel parco, invece, le cellule determinano l’andamento dei percorsi ma domina il verde e lo spazio è pensato per chi fa sport o semplicemente si muove e sosta, in una dimensione più lenta, qui si trovano anche aree adibite al gioco per bambini, essendo in prossimità di scuole ed asili.

il sistemaDel verDe

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Vista la dimensione dell’impianto si è reso necessario progettare due parcheggi collegati tra di loro, di capienza sufficiente per gestire i flussi previsti. Al parcheggio per i grandi eventi, di pertinenza del palazzetto, si accede mediante rampe di salita/discesa da viale Gramsci, si sviluppa su due livelli ed ha una capienza di 350 Posti auto al piano -1 e 350 posti al piano -2, più 10 posti riservati ai portatori di disabilità per piano, per un totale di venti posti, in aggiunta 4 posti pullman e 2 tir per i casi in cui sia necessario trasportare merci o allestire concerti e conferenze. I pullman degli atleti hanno la possibilità di raggiungere un’area dedicata in caso di eventi agonistici e da lì dirigersi ai relativi spogliatoi con un percorso privilegiato.

Inoltre, in prossimità dell’impianto è situato un parcheggio per soste brevi (entro i 15/30 minuti), regolamentate dal parchimetro, dotato di trenta posti auto. La piscina e la palestra dispongono di un parcheggio interrato dedicato, a cui si accede da viale A. Gramsci in prossimità del parco, il parcheggio è su un solo livello e dispone di 150 posti auto. In caso di grandi eventi in cui si verifichi la necessità di più parcheggi, i due possono essere collegati mediante un passaggio. In superficie, sono situati ulteriori parcheggi lungo il lato Nord - Ovest di Parco Gramsci, e con accesso diretto al parco, sempre regolamentati per quanto riguarda i tempi di sosta.

i parCHeggi

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4. ARCHITET TURA

“Il progetto è stato interpretato in primo luogo come la rappresentazione della gestione di flussi delle persone e di comunicazioni, quindi tutte le diverse parti dell’edificio devono contribuire a mettere in scena questo movimento. Per questo motivo la facciata e la copertura perdono la propria matericità e si trasformano in un involucro trasparente che consente di evidenziare il contenuto dell’edificio. L’involucro tradizionale, concepito tradizionalmente per proteggere dagli eventi atmosferici gli spazi interni, è in quest’opera sostituito da una facciata simbolica, uno spazio di mediazione funzionale e di controllo delle condizioni ambientali che delimita un vuoto interno da un vuoto esterno.”

Francis Soler

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4.1_CONCEPT

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