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Perché Pietro si innamora di Ghisola?

IL DIBATTITO CRITICO OGG

IV.3 Perché Pietro si innamora di Ghisola?

Perché un vanitoso desideri un oggetto, basta convincerlo che tale oggetto è già desiderato da un terzo al quale s'annetta un certo prestigio. Il mediatore è in tal caso un rivale. […] Questa rivalità tra mediatore e soggetto che desidera differisce essenzialmente dal desiderio di Don Chisciotte o di Emma Bovary. […] Nella maggior parte dei desideri stendhaliani, anche il mediatore desidera l'oggetto, o potrebbe desiderarlo: è appunto questo desiderio che rende l'oggetto immensamente desiderabile agli occhi del soggetto; la mediazione fa nascere un secondo desiderio perfettamente identico a quello del mediatore. Si tratta sempre di due desideri concorrenti. Il mediatore non può fare la parte di modello senza contemporaneamente fare la parte di ostacolo.225

L’antichissimo tema letterario della gelosia viene riscoperto dai romanzieri europei (Proust,

La fine della gelosia) parallelamente al tramonto e al disfacimento del grande mito dell'amore

romantico.226

Come regola generale, il possesso tranquillo affievolisce il desiderio. Dando al mio modello un rivale, io gli restituisco, per cosi dire, il desiderio che egli mi presta: do un modello al mio proprio modello, e lo spettacolo del mio desiderio rafforza il desiderio dell’altro nel momento esatto in cui questo, opponendosi a me, rafforza il mio. L’uomo di cui io desidero la moglie, ad esempio, forse aveva cessato col tempo di desiderarla. Il suo desiderio era morto e, adesso, a contatto con il mio, ritorna alla vita.227

Girard fa notare come nei romanzi di Stendhal il rivale si configuri come colui che sprona il desiderio: il desiderante appare infatti un vanitoso che inizia a desiderare l'oggetto, di cui prima non si curava, solamente quando è mira dell'altro. Se in Cervantes e Flaubert il mediatore è un modello, in Stendhal diventa un rivale.

La gelosia e l'invidia presuppongono una triplice presenza: presenza dell'oggetto, presenza del soggetto, presenza di colui del quale si è gelosi o di colui che si invidia.228

È quanto accade in Con gli occhi chiusi se analizziamo le figure di Agostino o di Antonio. Se ci chiedessimo infatti perché Pietro si innamora di Ghisola, socialmente inferiore al giovane perché lei è una semplice contadina mentre lui è il figlio del padrone, e che natura ha 225 R. GIRARD, Menzogna romantica e verità romanzesca, cit., p. 11.

226 FRANCO MORETTI, Il romanzo, vol. I, Torino, Einaudi, 2001, p. 471.

227 R. GIRARD, Je vois Satan tomber comme l'éclair, trad. it. Vedo Satana cadere come la folgore, a cura di

Giuseppe Fornari, Milano, Adelphi, 2001 (Paris 1999), p. 29. 228 ID., Menzogna romantica e verità romanzesca, cit., p. 15.

questo sentimento, a una lettura attenta del quinto capitoletto ci accorgeremmo che è lo stesso Agostino, coetaneo di Pietro, a indirizzarlo verso Ghisola: è solo nel momento in cui fa la sua comparsa in scena il ragazzo che il giovane Rosi si accorge della «contadina troppo semplice e quasi stupida […] dal volto insignificante e sciatto»,229 che diverrà d'ora innanzi l'oggetto del suo

desiderio.

Agostino è l'opposto di Pietro: è bello, è forte e virile, è sicuro di sé, si trova a proprio agio in ogni situazione e per queste caratteristiche è invidiato da Pietro, che pur di avere la sua amicizia accetta una posizione subalterna.

Agostino, inoltre, ostenta con Ghisola una confidenza che allo stesso tempo affascina ed esclude Pietro. Con Agostino la fanciulla ha un sorriso piacevole, ride, tanto che Pietro soffre di non poter godere della relazione privilegiata che la ragazzina ha con l'altro, e le fa i dispetti, si vendica con piccole crudeltà.

Osservando il loro rapporto prova «sentimenti inaspettati ai quali da solo non avrebbe mai sognato»:230 da solo perché è incapace di desiderare secondo sé e può farlo solo secondo l'altro. È

necessario che a desiderare per suo conto sia qualcuno che ammira.

La natura del desiderio di Pietro per Ghisola è evidentemente triangolare: nasce solo quando la ragazza diventa desiderabile agli occhi di qualcuno che egli invidia; senza la mediazione di Agostino, la giovane sarebbe rimasta per sempre nel limbo dell'insignificanza. E la conferma di quest'ipotesi si ha quando il rivale viene sostituito da Antonio, che possiede qualcosa che Pietro cerca disperatamente ma che non avrà mai: la stima e l'affetto di Domenico. Antonio è il figlio che Domenico avrebbe voluto.

Il nuovo mediatore del desiderio non è bello come Agostino, il ritratto proposto da Tozzi ha addirittura tratti espressionistici («Anche quando non parlava gli si vedevano tutti i denti di sopra, sani ma storti: sembrava che li avesse piantati nel labbro. E aveva il naso piegato da una 229 F. TOZZI, Con gli occhi chiusi, cit., p. 18.

parte»),231 ma è forte tanto che viene affidato a Rosi proprio perché impari il mestiere di

muratore. Con l'uomo vanta un rapporto di rispetto e ammirazione: «Io sono amico di tuo padre, e verrò quando mi pare. Anzi, tuo padre, qui al podere, mi ci porta più volentieri che te».232

Quello che accade a Pietro è però inaspettato: per la prima volta sembra infatti essere in una posizione di vantaggio sul rivale: Ghisola dichiara in modo del tutto sorprendente di preferire il padroncino ad Antonio.

Antonio si vantò di aver parlato di nascosto a Ghisola. Ed era vero; ma Pietro, da prima suppose che mentisse, con una delusione violenta, con un dispiacere che pigliava tutto il suo amor proprio.233

Antonio, per fare il più bravo, le mosse incontro in fretta. Ma Ghisola rise di più a Pietro; e dette a capire che si fermava lì per lui.

Allora Antonio si mosse per cogliersi una piccia di ciliegie, lasciandoli discosti; e Pietro le domandò: «È vero che vuoi bene soltanto a me? Dimmelo. Se non fosse vero...». Gli rispose con dolcezza: «soltanto a lei... Però Antonio non vorrebbe».234

Ma il ruolo dominante, del rivale vincente non gli si addice ed ecco che Pietro piomba nuovamente in svantaggio; Antonio è ancora il più forte e il ragazzo, inetto, continua a temerne la superiorità fisica.

Spinto dal rivale, Pietro tenta di non soccombere davanti a Ghisola – per non ripetere la stessa umiliazione ricevuta dal padre nella capanna – e, una volta trovatosi pericolosamente vicino alla ragazza ne sente l'odore tanto da esserne eccitato: la scena è violentemente e crudelmente realistica, di quel realismo che fa di Tozzi un grande scrittore. Non c'è più alcuna ombra dell'idealizzazione romantica dei romanzi del passato: ciò che conta in questa scena è da un lato la presenza del rivale con cui si contende lo stesso oggetto del desiderio, e dall'altro la pulsione sessuale che si configura come sensazione olfattiva, una sorta di istinto ferino.235

231 Ivi, p. 50. 232 Ibidem. 233 Ivi, pp. 48-49. 234 Ivi, pp. 50-51.

235 La componente olfattiva caratterizza, in un caso, anche il ribrezzo di Pietro per il padre: «cercava di non sentire quell'odore particolare, che avevano gli abiti del padre» (ivi, p. 37).

Antonio, vedendo Pietro assorto, lo urtò. Quegli per non cadere fece un passo innanzi, presso Ghisola; ma non fiatò perché Antonio non volesse picchiarlo proprio lì: gli parve che ella odorasse molto, di un odore strano; che lo eccitò.236

È a questo punto che l'inettitudine di Pietro si rivela e ha il sopravvento. Il ragazzo potrebbe rimanere con Ghisola, godere dell'insperata intimità che da tanto tempo desidera, e invece – per la paura adolescenziale con l'altro sesso, ma soprattutto per il bisogno di ritrovare solidarietà con l'altro maschio – accampa una scusa per andarsene con Antonio. Quest'ultimo, infatti, dichiara di essere stanco del gioco ed esprime la volontà di tornare a Siena: è ora che da sconfitto torna a essere vincitore. Sembra quasi che l'equilibrio della loro amicizia sia fondato sulla dialettica servo/padrone.