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AH, GIÀ, TOZZI

II.1 Tozzi moderno

Dall'Ottocento al Novecento la tipologia del romanzo si arricchisce notevolmente con la crisi di valori che investe la civiltà europea, connessa al venir meno delle certezze del positivismo: si perde la fiducia nella possibilità di dominare il reale o di rappresentarlo artisticamente, e il mondo appare sempre sempre più multiforme e inesplicabile. Sul piano letterario il distacco dal naturalismo avviene per mezzo di una varietà di forme che vanno dal simbolismo di Baudelaire al misticismo di Tolstoj, dallo psicologismo all'estetismo, il cui capolavoro indiscusso è À Rebours di Joris Karl Huysmans, bibbia del romanzo decadente europeo.49

Ma per comprendere davvero il salto che divide la narrativa naturalistica da quella decadente si può ricorrere a due esempi contrapposti. Mi riferisco a un possibile confronto tra una pagina di Fëdor Dostoevskij con Ricordi dal sottosuolo e una dall'Educazione sentimentale del francese Flaubert. Se la scrittura di quest'ultimo è caratterizzata dall'oggettività e dal distacco dell'autore, che usa la terza persona e distingue i fatti della vicenda narrata restando completamente al di fuori dell'azione, in quella di Dostoevskij la narrazione si svolge in prima 48 MARIA ANTONIETTA GRIGNANI, Ah, già, Tozzi..., in «Moderna: semestrale di teoria e critica della letteratura»,

vol. IV, 2, 2002.

persona e l'occhio dello scrittore coincide con quello del personaggio, che appare immerso nel mondo che lo circonda, quasi bloccato e incapace di emergere. È il prototipo dell'antieroe – o inetto – che ritornerà in moltissimi protagonisti della narrativa moderna, basti pensare proprio ai personaggi di Tozzi o di Svevo e Pirandello.

Dostoevskij dimostra dunque una sorta di sfiducia e incredulità nella realtà obiettiva, in accordo con i romanzieri moderni, che si pongono il problema della relatività del reale: il narratore del Novecento, esemplificato da Joyce, «si sente colpito da fatti per sé insignificanti, che non servono, e perciò si epifanizzano, arrivano a un potere manifestante».50 Con l'epifania,

una visione o apparizione dell'anima profonda delle cose, gli oggetti diventano simboli, emblemi di momenti ed eventi interiori.

In Italia le prime esperienze antinaturalistiche si manifestano verso gli anni Ottanta dell'Ottocento: nello stesso anno dei Malavoglia di Verga vengono dati alle stampe due importanti romanzi che segnano il distacco definitivo dal naturalismo e sono esempi di un mutato clima culturale e letterario: Malombra di Antonio Fogazzaro e Il Piacere di d'Annunzio. Fogazzaro, infatti, non impersona più il narratore onnisciente, che domina con sicurezza la realtà, ma egli stesso ne è coinvolto, realizzando una sorta di identità tra poesia e vita.

Solamente la narrativa moderna però «sottomette gli oggetti, personaggi e fatti, del romanzo naturalistico a quell'atto esplosivo che li porta ad aprirsi come una scorza»:51 venuta

meno l'unità dell'io, il nuovo romanzo si prefigge di riflettere la vita interiore priva di gerarchie o convenzioni, mutevole e non più stereotipata e ovvia.

In Italia questa crisi della personalità si manifesta soprattutto nell'opera di Svevo, Pirandello e Tozzi, il romanzo dei quali si sviluppa parallelamente alle tendenze della moderna narrativa europea.

Debenedetti è stato il maggiore teorico del modernismo italiano, anche se non usa ancora 50 G. DEBENEDETTI, Il romanzo del Novecento, cit., p. 293.

questo termine nell'accezione odierna, offrendoci le categorie critiche per descrivere questa tendenza, che condivide una stessa cultura, ma non la stessa poetica: l'opera da farsi, la fine del personaggio-uomo, il trionfo dei brutti, l'impossibilità di dare una spiegazione razionale della realtà, il romanzo come susseguirsi di epifanie.

Gli scritti di Federigo Tozzi segnano proprio la crisi dell'uomo di fronte all'impossibilità di spiegare razionalmente il mondo nei modi della narrativa naturalistica. Tozzi è rimasto per lungo tempo quasi sconosciuto, sempre ai margini dei grandi romanzieri di inizio secolo, ma oggi suscita un notevole interesse soprattutto per il fatto che, nella sua opera di autore di provincia, si sono ritrovate alcune delle caratteristiche della narrativa europea del Novecento e soprattutto perché ha proposto un modo nuovo di guardare l'uomo, attraverso una forza di introspezione in cui si esprime «quello che più tardi troverà il proprio nome e si chiamerà lo sgomento esistenziale».52 Per questa sua natura complicata, torbida, timida e violenta, Tozzi non riesce ad

avere una visione limpida e chiara della realtà.

Sul rilievo da attribuire all'opera di Federigo Tozzi nel quadro dell'esperienza letteraria del ventesimo secolo oggi non esistono più dubbi. A partire dalle interpretazioni illuminanti degli anni Sessanta di Debenedetti e dalle attente osservazioni di Ferruccio Ulivi, la critica si è occupata in modo attivo delle opere tozziane riconoscendone l'indiscussa modernità e considerandole come un punto fondamentale nell'evoluzione narrativa del Novecento italiano. Del resto già gli scrittori solariani indicavano Tozzi e Svevo come due esempi significativi della nuova via da percorrere, di una nuova scala di valori da seguire nella letteratura contemporanea.53

52 Ivi, p. 255.

53 La rivista «Solaria» – nata a Firenze nel 1926 per volere di Alberto Carocci – riprende il dibattito sul romanzo che «La Ronda» aveva accantonato, proponendosi come una Repubblica delle Lettere. Fu un'attenta sostenitrice del romanzo aperto e in evoluzione, avendo un carattere europeo e cosmopolita che si contrapponeva ai dettami nazionalistici. In alcuni dei suoi novanta numeri (prima di essere censurata dal partito fascista) fecero la loro comparsa Tozzi e Svevo, ma anche Kafka, Eliot e Proust. «Una pacata disponibilità a sperimentare il nuovo, su un fondo di sicurezza in se stessa che le viene dalla profondità con cui affonda le radici nella tradizione, in una difesa strenua dell'autonomia della propria attività, in una rigorosa risoluzione della politica nella morale: sembra che si possa definire così, fin dall'inizio, l'orizzonte in cui Solaria si situa

Tuttavia l'arte di Tozzi non ha mai riscosso da parte del grande pubblico e dell'editoria scolastica quella fortuna che il rilievo attribuitole dalla critica sembrava sanzionare; probabilmente questa sfasatura è da ricondurre alla difficoltà e scontrosità della scrittura tozziana, che non era sfuggita, fin dagli inizi, a Domenico Giuliotti, uno dei primi sostenitori della sua opera, il quale nei Pensieri di un malpensante affermava che «Tozzi non è uno scrittore divertente, ameno, come si diceva una volta. Per questo ha avuto pochi lettori. È di quelli che scavano nella tristezza della vita, a grande profondità. Che sono perciò trascurati dai contemporanei e vengono scoperti dopo».54

Oggi, fortunatamente, la situazione pare essersi modificata, in primo luogo per l'attenzione che anche da parte del lettore non di mestiere è riservata all'arte contemporanea, e in secondo luogo per l'apporto della critica che ha intensificato e ampliato la sua attività di ricerca, con risultati che hanno, con non poche difficoltà, raggiunto le università e talvolta la scuola media superiore.

Nonostante questo Federigo Tozzi appare ancora un autore non canonico, la sua presenza è spesso subordinata ai grandi del Novecento, rimanendo compresso tra Svevo e Pirandello. Soprattutto nel mondo scolastico rientra tra quegli autori dimenticati, ai quali le antologie dedicano giusto qualche pagina, magari nei percorsi tematici, ma mai come scrittore principale, alla stregua dei nomi appena citati.

Eppure Tozzi è moderno e innovativo.