• Non ci sono risultati.

A completare il quadro principale delle fonti pre-scolastiche, troviamo Pietro Lombardo, il quale affronta il problema del peccato angelico nel secondo libro delle sue

Sentenze78 costituendosi come un’autorità fondamentale alla quale gli scolastici faranno riferimento nell’intessere le proprie discussioni sul problema.

La sua dottrina si inserisce perfettamente nel solco tracciato dalle posizioni di Agostino e Anselmo, rappresentando, oltre che una sintesi delle tesi dei suoi illustri predecessori, una posizione definibile, per così dire, standard sulla questione. Infatti, anche Pietro Lombardo sottolinea la condizione di assoluta libertà d’arbitrio della volontà angelica nella quale Lucifero ha compiuto la sua scelta per il male. E, quanto alla causa e alla natura del primo peccato angelico, anche Pietro Lombardo ribadisce come sia stata la volontà a peccare, di un peccato di superbia che spinse Lucifero e la schiera angelica che liberamente decise di seguirlo a voler eguagliare l’onnipotenza divina. A causa di tale scelta, gli angeli perdettero la grazia e si allontanarono per sempre da Dio.

76 Cfr. ANSELMUS CANTUARIENSIS, De casu diaboli, cap. 22-23, ed. Schmitt. 77 Cfr. ANSELMUS CANTUARIENSIS, De casu diaboli, cap. 27, ed. Schmitt.

78 La posizione di Pietro Lombardo è standard, ci limitiamo pertanto a riproporla a grandi linee sulla

base del testo delle Sentenze: PETRUS LOMBARDUS, Sententiae in IV libris distinctae, Editiones Collegii S. Bonaventurae Ad Claras Acquas, Grottaferrata-Roma 1971; si veda inoltre COLISH, Early Scholastic Angelology cit., pp. 80-109.

Innanzitutto, egli sembra ammettere la possibilità che l’uomo sia stato creato, tra gli altri motivi, anche per riparare alla rovina angelica, tematica abbastanza discussa anche dagli scolastici79, ma sulla quale non ci soffermeremo.

Partendo da Isaia 14, 13-14, Pietro Lombardo sostiene che il peccato di Lucifero è consistito nel volersi eguagliare a Dio, nella misura in cui le espressioni «salirò al cielo» e «sarò simile all’altissimo» sembrano voler significare che Lucifero avesse intenzione di ascendere fino a raggiungere l’eguaglianza con Dio80.

Egli afferma con certezza che tutti gli angeli vennero creati dotati del libero arbitrio, vale a dire della libera volontà di scegliere il bene o il male, e in questa scelta furono appunto totalmente liberi. La volontà degli angeli è libera di scegliere, ossia è libera di dirigersi verso Dio o di allontanarsi da Lui attraverso la capacità della volontà razionale81. Contrariamente all’opinione di coloro che sostengono che gli angeli furono creati malvagi da Dio e peccarono nell’istante della loro creazione, le parole di Agostino, a cui Pietro Lombardo si rifà nella sua esposizione, devono essere intese diversamente. Egli spiega che tutti gli angeli, senza distinzione alcuna, vennero creati buoni da Dio, che in alcun modo può essere ritenuto responsabile del male e dunque suo creatore, e che non peccarono e caddero nell’istante della loro creazione, ma solo dopo un breve intervallo di tempo, quello che il Lombardo definisce morula. La morula va applicata anche al caso degli angeli buoni, i quali dopo la creazione, e anch’essi dopo un brevissimo intervallo di tempo, non avendo commesso peccato, vennero confermati da Dio nella grazia. La questione del momento della caduta affrontata dal Lombardo è di estrema importanta nell’orizzonte della discussione scolastica del problema. Essa infatti rappresenta una posizione a cui gli scolastici dovranno necessariamente fare riferimento e a partire dalla quale elaboreranno le proprie soluzioni.

Per il Lombardo, la natura angelica venne creata buona da Dio. Inoltre, come si evince apertamente dal testo, gli angeli «insuperbirono con il libero arbitrio» e il loro fu dunque un peccato di superbia che li spinse a voler essere uguali a Dio, il che è di fatto impossibile.

Gli angeli avrebbero potuto anche non peccare, ma non poterono godere della beatitudine senza la grazia, la quale venne concessa da Dio solo a coloro che furono confermati, vale a dire a coloro che non commisero peccato.

79 Tematica sulla quale non ci soffermeremo, cfr. PETRUS LOMBARDUS, Sent., II, dist. 1. 80 Cfr. PETRUS LOMBARDUS, Sent., II, dist. 2.

Seguendo ancora una volta Agostino, Pietro Lombardo spiega che Dio ha dotato gli angeli, fin dall’origine della creazione, di una natura buona. Pertanto, non può essere possibile che Dio condanni ciò che egli stesso ha creato, vale a dire la natura angelica: è dunque la volontà a essere punita da Dio. E nonostante Dio preconoscesse la caduta angelica, tuttavia creò l’angelo cosciente del fatto che avrebbe fatto grandi cose per via della sua bontà82.

Il peccato dell’angelo consistette anche in un allontanamento da Dio, nel quale l’angelo scelse liberamente di abbandonare la grazia che gli sarebbe stata concessa se non avesse peccato. Rivolgersi a Dio, come fecero gli angeli buoni, consiste nell’aderire a Dio mediante la carità. Al contrario, allontanarsi da Dio provoca invece l’insorgere dell’odio e dell’invidia, sentimento conseguente alla superbia a causa della quale Lucifero peccò. Anche a questo proposito, Pietro Lombardo si rifà ad Agostino, là dove afferma che «la madre dell’invidia è la superbia»83. Egli distingue inoltre, e in maniera particolareggiata,

tra la grazia giustificante e la grazia cooperante, le quali entrarono in gioco nelle sorti future delle schiere angeliche.

Al contrario, è interessante notare come anche Pietro Lombardo si schieri a favore della tesi dell’impossibilità del pentimento angelico e della ferrea ostinazione in cui si mantengono gli angeli caduti, impossibilitati a rivolgere nuovamente la propria volontà verso il bene che è Dio. A questo proposito, la sfumatura teoretica più interessante della questione consiste nel fatto che tale impossibilità di pentimento, e di peccato per gli angeli buoni, non elimina affatto il libero arbitrio di tali creature, che rimane al contrario del tutto intatto ed efficace. Tuttavia, gli angeli buoni, dopo la confermazione della grazia divina, non possono in alcun modo peccare e gli angeli malvagi non possono, dopo la caduta, tornare al bene dal quale provengono. Stando così le cose, parrebbe compromessa la stessa condizione fondante sulla quale il libero arbitrio si poggia: la possibilità della scelta tra il bene e il male. Nonostante la razionalità paia trovarsi in difficoltà di fronte a questa impasse, Pietro Lombardo spiega che la condizione attuale degli angeli buoni e quella degli angeli malvagi non compromette affatto lo statuto del libero arbitrio di cui sono dotati fin dal momento della loro creazione. Infatti, sia gli angeli buoni sia gli angeli malvagi continuano a possedere il libero arbitrio, nella misura in cui i primi scelgono liberamente di mantenersi nel bene, con il supporto ulteriore della grazia, e di respingere

82 Cfr. PETRUS LOMBARDUS, Sent., II, dist. 3. 83 Cfr. PETRUS LOMBARDUS, Sent., II, dist. 5.

il male senza alcuna necessità estrinseca che li costringa a tale scelta, ma solo attraverso la propria libera volontà; allo stesso modo, gli angeli malvagi per libera volontà, avendo perso la grazia, scelgono continuamente il male e avversano il bene continuando a esercitare il loro libero arbitrio, che è tuttavia corrotto a causa della caduta ed è impossibilitato a elevarsi nuovamente verso il bene84.

Infine, è interessante richiamare la teoria che vede Lucifero come il più eccelso tra tutti gli angeli, la creatura più splendente tra le schiere angeliche, il primo a cadere. Questa tesi sarebbe stata condivisa successivamente da molti scolastici, tra i quali Tommaso d’Aquino. A tal proposito, Pietro Lombardo chiama a testimonianza numerose fonti bibliche, attraverso le quali ribadisce con forza lo statuto superiore e l’eminenza di Lucifero rispetto agli altri angeli. Lucifero, colui che volle, attraverso la sua superbia, essere uguale a Dio non per imitazione, ma per l’uguaglianza della potenza85.