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MONETARIA NELL’AREA DELL’EURO

7. LA POLITICA MONETARIA COMUNE

Nel 2010 il Consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE) ha mantenuto condizioni monetarie molto accomodanti, in un contesto di attività economica in ri-presa ma ancora ben inferiore al livello potenziale, di bassa inflazione effettiva e attesa e di forti tensioni sui mercati del debito sovrano.

Il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali (ORP) è rima-sto invariato all’1 per cento (fig. 7.1). I tassi del mercato monetario sulle scadenze più brevi si sono collocati per gran parte dell’anno ben al di sotto di questo livello, per effetto dell’abbondante liquidità generata dalle modalità con cui sono state effettuate le operazioni di rifinanziamento; i tassi di interesse reali a breve termine sono stati negativi. L’elevata credibilità acquisita dall’Eurosistema ha consentito di mantenere le aspettative di inflazione di medio termine saldamente ancorate all’obiettivo di stabilità dei prezzi.

Figura 7.1 Tassi di interesse ufficiali e del mercato monetario nell’area dell’euro

(dati giornalieri; valori percentuali)

2010 2011

0,0 2009 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5

0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5

depositi presso l’Eurosistema operazioni di rifinanziamento marginale operazioni di rifinanziamento principali: tasso fisso overnight Eonia

Fonte: BCE e Thomson Reuters Datastream.

Nei primi mesi del 2010 il progressivo miglioramento delle condizioni dei mer-cati monetari, finanziari e del credito aveva permesso una graduale rimozione di alcune delle misure non convenzionali di politica monetaria introdotte negli anni preceden-ti. In maggio forti tensioni hanno colpito i mercati del debito sovrano di alcuni paesi dell’area. Contestualmente all’istituzione da parte dei paesi membri di un fondo di salvaguardia della stabilità finanziaria, lo European Financial Stability Facility (EFSF;

cfr. il capitolo 6: Le politiche di bilancio), il Consiglio direttivo della BCE ha ri-attivato alcune misure straordinarie di rifinanziamento e avviato un programma

BANCA D’ITALIA Relazione Annuale 2010 69 di acquisti di titoli obbligazionari emessi nell’area (Securities Markets Programme, SMP). Il programma ha carattere temporaneo ed è di ammontare limitato; i suoi effetti sulla base monetaria sono annullati attraverso operazioni di riassorbimento della liquidità. Esso mira a ristabilire condizioni ordinate sui segmenti di mercato colpiti dalla crisi, preservando il funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria.

Le tensioni sul debito sovrano si sono acuite nei primi mesi del 2011. In marzo il Consiglio europeo ha ampliato la capacità effettiva di prestito dell’EFSF e delineato le caratteristiche del meccanismo permanente di gestione delle crisi (European Stability Mechanism, ESM), che entrerà in vigore nel 2013.

Dalla fine del 2010 i forti rincari delle materie prime si sono riflessi in un aumento dell’inflazione (cfr. il capitolo 5: Gli andamenti macroeconomici). Il Consiglio direttivo della BCE ha ribadito la determinazione di evitare che l’andamento dei prezzi interna-zionali si traducesse in un deterioramento delle aspettative di inflazione, al di là degli inevitabili effetti di breve periodo. Nella riunione di inizio aprile il Consiglio direttivo ha deciso un aumento dei tassi ufficiali di 25 punti base, portando quello sulle ORP all’1,25 per cento.

I tassi di interesse e il cambio dell’euro

I tassi di interesse a breve termine. – Nella prima metà del 2010 i tassi di interesse del mercato monetario si sono mantenuti sui livelli eccezionalmente bassi raggiunti alla fine del 2009, al di sotto del tasso sulle ORP (rimasto sul minimo storico dell’1 per cen-to); vi ha contribuito l’abbondante liquidità offerta dall’Eurosistema (cfr. il paragrafo:

Le operazioni di politica monetaria).

Figura 7.2 Tassi di interesse Euribor e differenziali con i corrispondenti tassi di interesse Eurepo

(dati giornalieri; valori percentuali)

A partire dall’estate il graduale assorbimento della liquidità in eccesso ha determi-nato la progressiva risalita dei tassi di interesse del mercato monetario; l’aumento si è accentuato dopo il rialzo di 25 punti base dei tassi ufficiali deciso dal Consiglio diretti-vo nella riunione di inizio aprile del 2011. Il tasso di interesse a tre mesi, pari allo 0,7

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70 2010

per cento nella prima metà del 2010, si è portato all’1,0 per cento alla fine dell’anno e all’1,4 per cento a metà maggio del 2011. I differenziali tra i tassi sui prestiti non ga-rantiti (Euribor) e quelli gaga-rantiti (Eurepo) – che possono essere interpretati come una misura dei premi per il rischio nel mercato interbancario – si sono mantenuti sui livelli della fine del 2009, pur con sensibili oscillazioni (fig. 7.2). A metà maggio il differen-ziale sulla scadenza a tre mesi era pari a 30 punti base.

Nel 2010 la BCE e le altre principali banche centrali hanno continuato a fare ricorso a politiche mo-netarie non convenzionali. Nel confronto internazionale le misure adottate dalle singole banche centrali hanno riflesso le specifiche difficoltà nel funzionamento dei mercati finanziari e il peso relativo delle ban-che nelle rispettive economie. In più casi le misure si sono basate sull’offerta di abbondanti finanziamenti al sistema bancario; in altri casi gli interventi sono stati volti a ristabilire il corretto funzionamento di par-ticolari segmenti di mercato; alcune misure messe in atto dalla Riserva federale e dalla Banca d’Inghilterra hanno avuto l’obiettivo di ridurre i tassi di interesse a lungo termine mediante l’acquisto di titoli privati e pubblici. Gli interventi condotti dall’Eurosistema sono riconducibili alle prime due categorie; si sono con-centrati sugli intermediari bancari in considerazione del ruolo centrale delle banche nell’area dell’euro.

Le analisi empiriche suggeriscono che la maggior parte delle misure sono state efficaci nel soste-nere l’economia o nel ripristinare condizioni ordinate sui mercati. Stime econometriche condotte dalla BCE indicano che gli interventi sulla liquidità, riducendo gli spread sul mercato monetario, hanno contrastato il rallentamento dei prestiti al settore privato e alleviato gli effetti negativi della crisi finan-ziaria sull’economia reale. In Italia, secondo analisi condotte dalla Banca d’Italia, l’effetto cumulato delle misure nel periodo 2008-2010 è quantificabile in almeno un punto percentuale di minore calo del PIL. Tali analisi presumibilmente sottostimano l’effetto complessivo: le indagini econometriche non sono, infatti, in grado di valutare gli effetti che avrebbero potuto verificarsi se le politiche non convenzionali non fossero state adottate e se ciò si fosse tradotto nel collasso del sistema finanziario.

Il tasso di interesse reale a breve termine si è mantenuto negativo, raggiungendo un minimo alla fine del 2010 (-1,3 per cento) per effetto dell’aumento delle attese di inflazione a breve termine (fig. 7.3); alla fine di aprile del 2011 era pari a -1,0 per cento, due punti percentuali al di sotto della media del periodo compreso tra l’avvio della terza fase della UEM e l’inizio della crisi finanziaria.

Figura 7.3 Tassi di interesse nominale e reale a 3 mesi

(dati trimestrali; valori percentuali)

2008

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2009 '11

1999 2010 tasso di interesse nominale (1)

tasso di interesse reale (2)

Fonte: elaborazioni su dati Thomson Reuters Datastream e Consensus Economics.

(1) Tasso Euribor a 3 mesi (media dei dati giornalieri nell’ultimo mese del trimestre). – (2) Differenza tra il tasso di interesse nominale e le aspettative di inflazione per il trimestre successivo rilevate presso gli operatori professionali dal sondaggio trimestrale Consensus Forecasts.

I rendimenti a lungo termine. – I tassi di interesse a lungo termine, misurati sulla base dei contratti swap a dieci anni in euro, sono diminuiti nella prima parte del 2010,

BANCA D’ITALIA Relazione Annuale 2010 71 raggiungendo alla fine dell’estate il minimo dall’adozione della moneta comune (2,3 per cento; fig. 7.4); sono successivamente aumentati, riflettendo il miglioramento delle prospettive economiche dell’area e l’aumento delle aspettative di inflazione.

Figura 7.4 Rendimenti nominali a lungo termine

e aspettative di inflazione a breve, medio e lungo termine (dati giornalieri; valori percentuali) swap di interesse a 10 anni (1)

swap sull'inflazione a 5 anni (2)

swap sull'inflazione a 2 anni (2) swap sull'inflazione tra 5 e 10 anni (3)

Fonte: elaborazioni su dati Bloomberg e Thomson Reuters Datastream.

(1) Rendimento fisso dei contratti swap di interesse a 10 anni. – (2) Rendimento fisso dei contratti swap sull’inflazione dell’area dell’euro a 2 e a 5 anni. – (3) Rendimento fisso a 5 anni implicito nei contratti swap sull’inflazione dell’area dell’euro a 5 e 10 anni.

Le attese di inflazione a medio termine, ricavate dai contratti swap sul tasso di inflazione dell’area, sono rimaste contenute; sono diminuite nella prima metà del 2010, per poi aumentare a fronte dei forti rincari delle materie prime e del progres-sivo miglioramento delle prospettive economiche dell’area (fig. 7.4). A metà maggio del 2011 le attese si collocavano al 2,2 per cento sia sull’orizzonte a due anni sia su quello a cinque anni; tale livello (che include un premio per il rischio) si colloca ben al di sotto dei valori toccati nell’estate del 2008, in coincidenza con il picco del prezzo del petrolio. Le aspettative di inflazione tra i cinque e i dieci anni in avanti, meno influenzate dall’andamento corrente dei prezzi al consumo, sono rimaste sta-bili. Tenendo conto dei premi per il rischio, il livello delle aspettative di inflazione è coerente con l’obiettivo di stabilità dei prezzi.

Indicazioni analoghe emergono dalle risposte ai sondaggi effettuati da Consensus Economics e dalla Survey of Professional Forecasters condotta dalla BCE. Secondo quest’ultima rilevazione, condotta a metà aprile del 2011, la probabilità media che l’inflazione si collocasse su valori superiori al 2 per cento su un orizzonte di cinque anni era pari a circa il 50 per cento, un livello inferiore di circa sette punti percentuali a quello del luglio del 2008.

I differenziali di rendimento tra i titoli di Stato di alcuni paesi dell’area e i tito-li tedeschi sono bruscamente aumentati dalla primavera del 2010, risentendo delle tensioni che a più riprese hanno investito i mercati del debito sovrano della Grecia, dell’Irlanda e del Portogallo, interessando, sia pure in misura minore, anche i mercati dei titoli spagnoli, italiani e belgi (cfr. il capitolo 2: I mercati finanziari e valutari). Le misure adottate dai paesi dell’area dell’euro, con la Commissione europea e il Fondo monetario internazionale, e dalla BCE hanno mitigato le tensioni (cfr. il capitolo 6:

Le politiche di bilancio). Nella prima metà di maggio del 2011 i differenziali sui titoli

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greci, irlandesi e portoghesi hanno raggiunto nuovi massimi dall’avvio della terza fase della UEM, rispettivamente a 1260, 760 e 660 punti base. In questa fase i differenziali sui titoli spagnoli, italiani e belgi sono rimasti stabili, collocandosi, rispettivamente, sui 220, 150 e 110 punti base.

Il cambio dell’euro. – Nella prima metà del 2010 l’euro si è deprezzato sia in ter-mini effettivi nominali sia rispetto al dollaro, riflettendo principalmente il progressivo emergere di preoccupazioni sul debito sovrano della Grecia (fig. 7.5). La tendenza si è invertita nell’estate, nonostante l’acuirsi delle tensioni finanziarie; la valuta dell’area si è apprezzata, sebbene con notevoli oscillazioni, a seguito della diffusione di notizie sul quadro macroeconomico migliori delle attese e del graduale aumento del differenziale tra i tassi di interesse a breve termine in euro e in dollari. Nella primavera del 2011 l’eu-ro si è ulteriormente apprezzato rispetto al dollal’eu-ro a fl’eu-ronte di attese di un diverso orien-tamento delle politiche monetarie della BCE e della Riserva federale (cfr. il capitolo 1:

Le economie e le politiche economiche dei principali paesi e aree). A metà maggio il cambio nei confronti del dollaro si collocava sui livelli dell’inizio del 2010; quello in termini effettivi nominali risultava deprezzato di circa il 5 per cento.

Figura 7.5 Tasso di cambio dollaro/euro e cambio nominale effettivo dell’euro

(dati giornalieri)

2008 2009 2010 2011

1,10 1,20 1,30 1,40 1,50 1,60

96 100 104 108 112 116

dollaro/euro (scala di sinistra) nominale effettivo (scala di destra) (1)

Fonte: BCE.

(1) Indice: 1° trim. 1999=100. Un aumento dell’indice corrisponde a un apprezzamento.

La moneta e il credito

La moneta. – La crescita della moneta M3 è tornata positiva dalla metà del 2010 ed è gradualmente aumentata nella seconda parte dell’anno e nei primi mesi del 2011, restando però su valori estremamente bassi (fig. 7.6). La crescita tuttora contenuta della moneta riflette la ancora debole attività economica e, in alcuni paesi, il forte deflusso di fondi dal sistema bancario. La graduale ripresa è in parte dovuta all’appiattimento della curva dei rendimenti, che ha favorito ricomposizioni di portafoglio da attività non comprese in M3 alle attività più liquide incluse nell’aggregato; l’ampliamento del differenziale negativo tra i tassi di interesse sui depositi in conto corrente e quelli sugli altri depositi inclusi in M3 ha incoraggiato riallocazioni a favore di questi ultimi.

BANCA D’ITALIA Relazione Annuale 2010 73

Figura 7.6 Aggregati monetari e creditizi nell’area dell’euro

(dati di fine mese; variazioni percentuali sui 12 mesi) (1)

2006 2007 2008 2009 2010 2011

-2 0 2 4 6 8 10 12 14

-2 0 2 4 6 8 10 12 14

M1 M2 M3 prestiti al settore privato (2)

Fonte: BCE.

(1) Variazioni calcolate sulla base di dati destagionalizzati e corretti per tener conto degli effetti di calendario. – (2) Prestiti in euro e nelle altre valute concessi dalle istituzioni finanziarie monetarie (IFM). Il settore privato è costituito da famiglie, imprese non finanziarie, imprese di assicurazione, istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie, fondi comuni non monetari e altre istituzioni finanziarie. I dati sono corretti per l’effetto contabile delle cartolarizzazioni.

Il credito. – La crescita sui dodici mesi dei prestiti bancari al settore privato, negati-va all’inizio del 2010, è gradualmente aumentata nel corso dell’anno fino a raggiungere il 2,8 per cento nel marzo del 2011 (fig. 7.6).

Nell’area dell’euro il credito bancario rappresenta circa l’80 per cento dei finanziamenti al set-tore privato. Durante la crisi finanziaria, la contrazione dei flussi di credito ha verosimilmente avuto ripercussioni significative sulla capacità delle imprese di finanziare la propria attività produttiva e sulle scelte di consumo delle famiglie. Secondo analisi econometriche della Banca d’Italia, basate sulla stima di un modello di equilibrio economico generale per l’area dell’euro, le restrizioni creditizie che hanno interessato l’economia dell’area a partire dal 2008 hanno contribuito significativamente alla caduta del prodotto interno lordo e, in particolare, degli investimenti fissi delle imprese. Il contributo di tali shock alla crescita su base annua del PIL sarebbe stato negativo durante tutto il 2009 e avrebbe raggiunto un massimo nel primo trimestre del 2010, per poi annullarsi successivamente.

L’andamento del credito al settore privato differisce notevolmente tra le economie dell’area. Nei paesi direttamente interessati dalle tensioni sui mercati del debito sovra-no, il tasso di variazione sui dodici mesi dei prestiti al settore privato indicava nel marzo del 2011 un sostanziale ristagno; nel caso dell’Irlanda, una forte contrazione. I tassi di crescita più vivaci si registravano in Francia, in Italia e nei Paesi Bassi. In Germania, l’espansione dei prestiti era invece contenuta.

All’interno del settore privato è ripresa la crescita dei prestiti alle società non fi-nanziarie (1,9 per cento sui dodici mesi a marzo del 2011) che avevano registrato una contrazione durante la recessione (-2,5 per cento sui dodici mesi all’inizio del 2010);

l’andamento del credito alle imprese è stato alimentato, nella fase di ripresa ciclica, da una crescente domanda connessa con il finanziamento degli investimenti fissi, delle scorte e del capitale circolante. Il ritmo di espansione dei prestiti alle famiglie è lieve-mente aumentato (2,9 per cento sui dodici mesi a marzo del 2011), riflettendo princi-palmente l’andamento dei mutui per l’acquisto di abitazioni.

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Il processo di riduzione della leva finanziaria da parte degli intermediari dell’area dell’euro, già avviato nel 2009, è proseguito nel 2010 e nei primi mesi del 2011, pur mostrando segni di attenuazione;

alla fine di marzo del 2011 il rapporto fra il totale dell’attivo (non ponderato per il rischio) e il capitale (incluse le riserve) era sceso a 15,3, da 16,2 alla fine del 2009 (18,0 alla fine del 2008). Ciò ha riflesso principalmente l’aumento del capitale e delle riserve (6,9 per cento sui dodici mesi nel marzo del 2011).

Si è attenuata la contrazione dei bilanci (-1,6 da -3,0 alla fine del 2009), riflettendo in particolare la graduale ripresa del credito alle società non finanziarie. I titoli pubblici nei portafogli delle banche dell’area, che si espandevano a un ritmo pari a circa il 18 per cento alla fine del 2009, hanno iniziato a contrarsi (-0,8 nel marzo del 2011).

Le risposte delle banche intervistate nell’ambito dell’indagine trimestrale sul cre-dito bancario nell’area dell’euro (Bank Lending Survey ) hanno segnalato nel corso del 2010 e nel primo trimestre del 2011 l’assenza di rilevanti tensioni nell’offerta dei pre-stiti per il complesso dell’area. Le condizioni di offerta di credito sono tuttavia forte-mente eterogenee tra i paesi dell’area; in particolare, si sono registrate indicazioni di una accentuata restrizione in alcuni paesi direttamente coinvolti nella crisi del debito sovrano, le cui banche incontrano crescenti difficoltà di accesso al finanziamento sui mercati all’ingrosso.

Indicazioni di un miglioramento delle condizioni di accesso al credito per l’area nel suo insieme emergono anche dai risultati dell’indagine presso un campione di imprese condotta semestralmente dalla BCE in collaborazione con la Commissione europea.

Il costo dei finanziamenti è rimasto stabile per la gran parte del 2010. Nello scor-cio dell’anno e nei primi mesi del 2011, i tassi sui prestiti bancari alle imprese sono lievemente aumentati: in marzo il costo dei finanziamenti a breve termine si attestava al 3,7 per cento, da 3,5 per cento nel dicembre 2009. Sono rimasti invece sostanzialmente stabili, al 3,7 per cento, i tassi sui nuovi prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni.

Le operazioni di politica monetaria

Negli ultimi anni sono state introdotte nuove operazioni di rifinanziamento su varie scadenze; è stato inoltre adottato un regime di aste a tasso fisso e pieno soddisfa-cimento della domanda (cfr. il capitolo 7: La politica monetaria comune nella Relazione sull’anno 2008 e sull’anno 2009). Nei primi mesi del 2010, in un contesto di miglio-ramento delle condizioni sui mercati monetari e finanziari, erano state rimosse alcune misure non convenzionali ritenute non più necessarie. In quella fase non sono state effettuate operazioni di rifinanziamento con durata pari a sei e dodici mesi e in valuta.

In marzo il Consiglio ha reintrodotto le aste a tasso variabile nelle operazioni a tre mesi.

Il programma di acquisto di obbligazioni bancarie garantite (Covered Bond Purchase Programme, CBPP), avviato nel luglio del 2009, è giunto a completamento nel luglio del 2010 con l’acquisto di un totale di 60 miliardi di euro di titoli.

Nel maggio del 2010, tuttavia, l’emergere di tensioni sui mercati del debito sovra-no di alcuni paesi dell’area e il rischio che queste si trasmettessero ad altri paesi e altri segmenti di mercato e si ripercuotessero sulle condizioni di liquidità del sistema ban-cario hanno indotto il Consiglio direttivo a tornare a utilizzare aste a tasso fisso e con pieno soddisfacimento della domanda nelle operazioni di rifinanziamento a tre mesi, a effettuare una nuova operazione a sei mesi e a erogare liquidità in dollari. Al fine di sal-vaguardare il funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria, il Consiglio direttivo ha avviato un programma di acquisti di titoli pubblici e privati

BANCA D’ITALIA Relazione Annuale 2010 75 emessi nell’area dell’euro (SMP), stabilendo di sterilizzarne gli effetti sulla liquidità (cfr. il capitolo 7: La politica monetaria comune nella Relazione sull’anno 2009). Alla fine di aprile del 2011 le consistenze di titoli acquistati nell’ambito del programma ammontavano a 76 miliardi di euro.

Gli acquisti di titoli nell’ambito dell’SMP si sono concentrati nelle fasi di maggiore tensione sui mercati del debito sovrano (tra maggio e luglio del 2010 e nell’autunno dello stesso anno). Tra l’avvio del programma e l’inizio di maggio del 2011 sono state effettuate – mediante la raccolta di depositi a tempo determinato della durata di sette giorni – 51 operazioni di drenaggio della liquidità immessa nel mercato con tali acquisti. Le operazioni sono state condotte mediante aste a tasso variabile con tasso massimo di offerta pari a quello sulle operazioni di rifinanziamento principali. Nell’insieme le opera-zioni hanno avuto buon esito: la domanda degli operatori è stata elevata; solamente in cinque aste l’importo offerto non è stato pienamente assegnato.

Figura 7.7 Operazioni di mercato aperto, deposit facility

e differenziale tra tasso sulle ORP e tasso Eonia (dati giornalieri; miliardi di euro)

2008 2009 2010 2011

0 200 400 600 800 1.000

0 200 400 600 800 1.000

op. rifin. princ. op. rifin. lungo term. 1 mese (1) op. rifin. lungo term. 3 mesi op. rifin. lungo term. 6 mesi op. rifin. lungo term. 12 mesi

(dati giornalieri; miliardi di euro; punti base)

2010 2011

2008 2009

0 200 400 600 800 1.000

-60 -30 0 30 60 90

ricorso alla deposit facility

(scala di sinistra) operazioni di mercato aperto

(scala di sinistra) (2) differenziale tassi ORP-Eonia (scala di destra)

Fonte: BCE.

(1) Operazioni con scadenza speciale pari alla durata del periodo di mantenimento. – (2) Sono esclusi gli acquisti di titoli nell’ambito del Securities Markets Programme.

La conduzione delle operazioni di finanziamento con il soddisfacimento in-tegrale degli importi domandati ha determinato condizioni di liquidità espansive.

L’ammontare di rifinanziamento in essere ha raggiunto 900 miliardi di euro il 1°

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luglio, alla vigilia della scadenza della prima operazione a dodici mesi (con la quale erano stati immessi 440 miliardi di euro; fig. 7.7); in quella stessa data la dimensione del bilancio dell’Eurosistema ha raggiunto il suo livello massimo (2.150 miliardi di euro) dall’avvio della terza fase della UEM.

Tavola 7.1 Operazioni di politica monetaria e tassi di interesse del mercato monetario

(dati medi per il periodo indicato)

VOCI 2009

Area dell’euro 236,3 75,1 85,8 177,7 135,9

Italia 8,4 4,2 2,0 7,3 9,7

Quota Italia (2) 3,6 5,6 2,4 4,1 7,1

Numero di partecipanti per asta

Area dell’euro 558 257 85 145 209

Italia 14 9 6 19 28

Operazioni di rifinanziamento a più lungo termine

Volumi (3)

Area dell’euro 458,8 643,2 671,0 381,3 321,2

Italia 24,2 23,9 25,3 25,2 30,5

Quota Italia (2) 5,3 3,7 3,8 6,6 9,5

Numero di partecipanti per asta

Area dell’euro 82 98 24 100 118

Italia 4 4 3 15 23

Operazioni su iniziativa delle controparti (4) Rifinanziamento marginale

Area dell’euro 1,6 0,5 0,5 0,7 1,8

Italia 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0

Deposit facility

Area dell’euro 110,5 119,8 201,7 93,3 37,7

Italia 3,1 2,1 3,0 0,6 0,5

Riserve in eccesso (5)

Area dell’euro 0,49 0,48 0,56 0,58 0,66

Italia 0,19 0,21 0,22 0,19 0,17

Tassi di interesse del mercato monetario

Eonia 1,10 0,36 0,35 0,52 0,77

Differenziale ORP-Eonia (6) 48,1 64,1 65,3 47,7 28,4

Volatilità del differenziale (7) 26,0 5,3 7,0 15,4 25,2

(1) Consistenza media giornaliera dei finanziamenti erogati alle istituzioni finanziarie monetarie (IFM) mediante operazioni di

(1) Consistenza media giornaliera dei finanziamenti erogati alle istituzioni finanziarie monetarie (IFM) mediante operazioni di