Capitolo 4 : Europa e shale gas, differenze rispetto agli USA e fattibilità di un
4.2 Le politiche della Comunità Europea in merito all’energia e allo shale gas 90
Vediamo ora più nello specifico le normative, le linee guida e le regolamentazioni della comunità europea in materia di energia.
Analizzeremo le normative varate dall’UE, cercando di evidenziare i punti relativi al mercato del gas.
Parlando delle linee guida future che la comunità europea ha deciso di seguire per quanto riguarda l’energia, bisogna sicuramente fare riferimento alla già citata Energy Roadmap
2050, un documento redatto dalla Comunità Europea il 15 dicembre 2011.
In esso sono contenute le modalità attraverso le quali raggiungere gli obiettivi energetici precedentemente prefissati.
Esso va infatti ad integrare un precedente documento della Comunità Europea del novembre 2010, denominato “Energia 2020 Una strategia per un’energia competitiva, sostenibile e
sicura”, nel quale sono stati stilate le priorità necessarie a conseguire gli obiettivi in materia
di energia e cambiamenti climatici da raggiungere entro il 2020, già decisi dal Consiglio nel 2007:
-‐ ridurre le emissioni del gas serra del 20%
-‐ migliorare del 20% l’efficienza energetica europea
Dal punto di vista operativo, le priorità che la Comunità Europea si è prefissata sono 5: -‐ ridurre il consumo energetico in Europa
-‐ creare un mercato integrato dell’energia realmente paneuropeo
-‐ responsabilizzare i consumatori e raggiungere il massimo livello di sicurezza
-‐ estendere la leadership europea nella tecnologia e nelle innovazioni legate all’energia -‐ rafforzare la dimensione esterna del mercato energetico dell’UE
Per quanto riguarda il risparmio energetico, i due settori individuati come driver potenziali di questo trend sono quello degli immobili e quello dei trasporti.
Perché ciò avvenga, la Comunità Europea auspica un’accelerazione nelle ristrutturazioni, la definizione di criteri energetici comuni da utilizzare nelle gare d’appalto, lo sviluppo di programmi finanziari incentrati sui progetti che mirano al risparmio energetico, il miglioramento della sostenibilità dei trasporti e la riduzione dalla dipendenza dal petrolio.29
Per quanto riguarda la libera circolazione interna dell’energia, l’intenzione è quella di realizzare uno schema delle infrastrutture europee per il 2020-‐2030 relativo allo sviluppo delle reti degli operatori dei sistemi di trasmissione del gas e dell’energia elettrica.
Per quanto riguarda il mercato del gas, nello specifico, si costituisce così la REGST (rete degli operatori dei sistemi di trasmissione del gas), la quale ha il compito di regolamentare i termini di entrata nel mercato, lo stoccaggio, l’utilizzazione della rete ecc., e di sviluppare un libero mercato al suo interno, assicurando disponibilità della massima capacità di utilizzo della rete a tutti gli operatori; questo organo deve quindi rendere conto annualmente alla Comunità Europea.
La CE auspica poi un maggiore coinvolgimento dei consumatori all’interno del mercato, attraverso una maggiore conoscenza dello stesso e delle sue possibilità (cambio operatore, fatturazione, gestione reclami ecc.)
Intende inoltre perseguire l’indipendenza dal carbone attraverso il lancio e il sostegno a progetti e a nuove tecnologie a basse emissioni di carbonio e alte prestazioni.
Infine è obiettivo della Comunità quello di rafforzare il mercato interno attraverso una consolidazione delle normative sull’energia, in modo poi da favorire la partecipazione dei paesi vicini al mercato europeo, un mercato unico e ben definito.
Tornando dunque alle strategie operative per il 2050, va detto che la Comunità Europea si è impegnata a ridurre entro il 2050 le emissioni di gas serra dell’80-‐95% rispetto ai livelli del 1990.
Il Consiglio, attraverso appunto la Energy Roadmap 2050, ha dunque cercato di effettuare un’analisi degli scenari che potrebbero portare alla decarbonizzazione dell’Europa nel il 2050, e le loro implicazioni, in modo da dare una direttiva sugli investimenti che i singoli Stati membri potrebbero sostenere per raggiungere l’obiettivo finale.
Per quanto riguarda il ruolo del gas nel futuro della strategia energetica Europea, il documento sostiene che la sostituzione del carbone (e del petrolio) con il gas a breve o medio termine potrebbe aiutare a ridurre le emissioni utilizzando le tecnologie esistenti fino ad almeno il 2030 o 2035.
Nel settore dell’elettricità, affinché il gas possa mantenere i propri vantaggi come combustibile utilizzato nella generazione di elettricità, il suo mercato necessita di una maggiore integrazione, più liquidità, un aumento della diversificazione delle fonti di approvvigionamento e una maggiore capacità di stoccaggio.
Per quanto riguarda i prezzi, l’Unione Europea vede come necessaria una maggiore flessibilità nella formulazione degli stessi, e un distacco di questi dall’indicizzazione del prezzo del petrolio.
Nel documento si parla poi del mutamento che il mercato mondiale del gas ha subito negli ultimi anni, grazie soprattutto all’introduzione dello shale gas americano.
Una volta liquefatto infatti (GNL), il gas di scisto proveniente dagli Stati Uniti diventa una nuova fonte di approvvigionamento anche per l’Europa, sempre secondo il principio del libero mercato che la Commissione Europea si auspica per il gas nel vecchio continente. Dato il calo della produzione di gas convenzionale, l’Europa dovrà fare affidamento su importazioni di gas consistenti oltre che sulla propria produzione di gas naturale e sull’eventuale sfruttamento del gas di scisto.
Gli scenari sono piuttosto conservatori rispetto al ruolo del gas. Attualmente, i vantaggi economici offerti dal gas forniscono agli investitori una ragionevole certezza di utili, oltre a rischi minori e, di conseguenza, incentivi a investire in centrali elettriche a gas. Le centrali elettriche a gas hanno costi iniziali di investimento più bassi, vengono costruite in tempi piuttosto rapidi e il loro utilizzo è relativamente flessibile.
Gli investitori possono inoltre proteggersi contro i rischi di evoluzione dei prezzi, in quanto il prezzo di mercato all’ingrosso per l’elettricità è spesso fissato sulla base della produzione di energia elettrica a gas.
Tuttavia, in futuro i costi operativi potrebbero essere più elevati rispetto alle opzioni di produzione di energia da fonti prive di carbonio e le centrali elettriche a gas potrebbero dover funzionare per meno ore.
L’utilizzo futuro del gas, secondo la Comunità Europea, è però subordinato alla cattura e allo stoccaggio del carbonio (CCS: Carbon Capture and Storage), ossia alla capacità degli impianti di catturare e imprigionare le emissioni di CO2 sviluppate nella produzione del gas, come già
avviene in certi impianti di gas convenzionale.
Per tutti i combustibili fossili, la tecnologia di cattura e stoccaggio del carbonio dovrà essere attuata a partire dal 2030, e in sua assenza il gas è relegato a diventare una fonte di energia secondaria, al meno per quanto riguarda l’Europa.
Per quanto riguarda gli investimenti sullo shale gas in Europa infatti, il documento non fa previsioni particolari, ma si limita a definire tale mercato come un mercato in via di esplorazione, e il cui sviluppo è legato alla possibilità appunto di applicare i sistemi di CCS agli impianti di produzione, alle scelte future riguardanti l’energia nucleare, e alle decisioni che gli Stati Membri prenderanno a riguardo.30
Da questi documenti si nota che l’attenzione della comunità Europea in materia di energia verte principalmente attorno al tema del rispetto ambientale.
Grandi sforzi, infatti, si stanno facendo affinché il mercato energetico europeo diventi sì un mercato libero ed integrato, ma anche un mercato che ponga l’accento sul rispetto dell’ambiente, sul controllo delle emissioni di gas effetto serra e sull’indipendenza dalle fonti energetiche provenienti dal carbone.
In questo orientamento al futuro, il gas si inserisce come valida alternativa al carbone, anche se perché possa diventarlo del tutto gli impianti dovranno essere sviluppati e migliorati secondo le normative che obbligheranno la costruzione di sistemi di cattura e stoccaggio delle emissioni di CO2.
30 per approfondimenti è possibile consultare il documento alla pagina web
http://ec.europa.eu/energy/publications/doc/2012_energy_roadmap_2050_en.pdf , pagg.12-‐13
Nonostante questo, comunque, la posizione dell’Europa in quanto Unione Europea, nei riguardi dello shale gas non è ancora ben definita.
La Commissione, come abbiamo visto, lo definisce una possibile fonte futura, degna di nota e di ulteriore investigazione, ma non si sbilancia ancora a favore o meno del suo effettivo sfruttamento.
Come sappiamo infatti, la Comunità Europea deve cercare di bilanciare e mettere d’accordo i pareri degli Stati Membri, i cui pareri sulla questione sono discordanti.
In Francia, ad esempio, lo sfruttamento dello shale gas è stato vietato da una legge varata nel luglio 2011.
Questa legge, formalmente, vieta l’utilizzo della tecnica della fratturazione idraulica, e non dello sfruttamento dello shale gas in sé, ma essendo questa l’unica tecnica tutt’ora conosciuta ed utilizzata per l’esplorazione di tali bacini, di fatto ne blocca lo sfruttamento.
Questo argomento è molto sentito dal governo francese, da un lato perché l’investimento fatto sull’energia nucleare negli anni passati è stato consistente e quindi va preservato, dall’altro perché il governo attuale è composto anche dall’ala ecologista, la quale ha posto il non utilizzo della tecnica della fratturazione idraulica come base necessaria per il loro appoggio al governo.
Il presidente francese, ha comunque lasciato aperta una porta allo studio di tecniche alternative e meno rischiose per l’ambiente della fratturazione idraulica, e il 1 febbraio 2013 il governo francese ha annunciato il lancio di uno studio appunto su queste tecniche alternative.
Resta da valutare, comunque, la fattibilità di queste tecniche, tutt’ora non conosciute e non utilizzate, e le tempistiche per la loro applicazione.
In Spagna, recentemente una legge varata dal parlamento regionale della Cantabria ha vietato l’utilizzo delle tecniche di hydrofracking all’interno del proprio territorio.
Bisogna specificare che questa è una decisione presa a livello regionale, e potrebbe essere ribaltata a livello nazionale, ma questo è un esempio che rende l’idea di quanto sia divisa l’opinione pubblica su questo argomento.
Nel 2011, infatti, la compagnia Cuadrilla Resources Ltd, uno dei principali esploratori di shale gas in Gran Bretagna, ha ottenuto il permesso di scavare dei pozzi d’esplorazione nel nordovest del territorio britannico.
A seguito di alcune scosse sismiche rinvenute nell’area esplorativa, successivamente, sempre nel 2011, fu varato un divieto temporaneo sulla fratturazione idraulica.
Nel dicembre 2012 tale divieto è stato nuovamente rimosso, consentendo dunque a Cuadrilla di proseguire nelle esplorazioni.
Il governo britannico ha in previsione di introdurre un nuovo sistema fiscale volto a incentivare gli investimenti nell’industria dello shale gas, attraverso agevolazioni per lo sfruttamento dei giacimenti e una semplificazione dei processi di ottenimento dei permessi necessari alla costruzione delle piattaforme di esplorazione.
In Gran Bretagna, qualunque operazione di perforazione di shale gas dev’essere sottoposta alle procedure di applicazione della pianificazione locale (zonizzazione) e, prima che qualsiasi perforazione avvenga, la proposta dev’essere approvata dall’Agenzia Ambientale britannica (UK Environment Agency) la quale certifica che non sussistano rischi per l’ambiente, dal comitato Esecutivo per la Salute e la Sicurezza (Health and Safety Executive) che ne certifichi la sicurezza e dal Dipartimento dell’Energia e del Cambiamento Climatico (Department of Energy and Climate Change) che assicuri venga fatto il miglior uso possibile delle risorse.
Il Governo britannico elaborerà entro luglio 2013 una guida sulla pianificazione tecnica relativa allo shale gas e volta a chiarire le circostanze in cui il permesso di pianificazione dev’essere concesso durante le fasi di esplorazione e assicurare che il sistema di pianificazione sia propriamente in linea con i regimi di salute, sicurezza e protezione ambientale.
Le regole della VIA riguardo al fracking sono infatti attualmente poco chiare e beneficeranno delle chiarificazioni contenute in questa guida alla pianificazione.
Ulteriori proposte verranno inoltre sviluppate nel 2013 al fine di assicurare che le comunità locali traggano benefici dai progetti di shale gas presenti nella loro area.
Questi sono alcuni esempi di come in Europa lo shale gas venga trattato in modo completamente diverso dai vari governi; abbiamo visto che alcuni, come la Francia, sono completamente contrari alla fratturazione idraulica, altri, come la Gran Bretagna, dopo alcuni
cambiamenti d’opinione stanno investendo in questo mercato, mentre altri non si sono sbilanciati particolarmente a favore o contro.
Uno stato che fin dall’inizio si è proclamato favorevole allo shale gas e al suo sfruttamento tramite la tecnica della fratturazione idraulica è sicuramente la Polonia.
Vedremo ora nello specifico la situazione polacca.