Corso di Laurea magistrale
in Economia e Gestione delle Aziende,
curriculum Management delle Imprese
Internazionali
Tesi di Laurea
La sfida dello shale gas negli
Stati Uniti e in Europa
Relatore
Ch. Prof. Stefano Micelli
Laureando
Francesco Cuccarolo
Matricola 811193
Anno Accademico
2012 / 2013
Introduzione: ... 4
Capitolo 1 : Il mercato mondiale del gas ... 6
1.1 La produzione ... 7
1.1.1 Proiezioni future riguardanti la produzione di gas ... 9
1.2 Il consumo ... 11
1.3 Il Commercio mondiale del gas ... 14
1.3.1 Paesi importatori ... 15
1.3.2 Paesi esportatori ... 16
1.4 I Prezzi ... 16
1.4.1 I prezzi del gas in Europa ... 16
1.4.2 I prezzi del gas negli Stati Uniti ... 19
1.4.3 Differenze nei prezzi tra Stati Uniti ed Europa ... 22
Capitolo 2 : : Shale gas ... 24
2.1 Cos’è lo shale gas? ... 25
2.1.1 Gas convenzionale e gas non convenzionale ... 25
2.1.2 Gas da argille o shale gas ... 27
2.2 Storia dello shale gas ... 29
2.3 Tecniche per l’estrazione di gas naturale convenzionale ... 31
2.3.1 Tecniche per l’estrazione di gas non convenzionale: tecnica dell’hydrofracking .... 33
2.3.2 Tecniche per l’estrazione di gas non convenzionale: perforazione orizzontale ... 35
2.4 Ripercussioni ambientali possibili ... 37
2.4.1 L’inquinamento delle falde acquifere ... 38
2.4.2 Rischio sismico ... 39
2.4.3 Altri rischi correlati allo shale gas ... 40
2.5 Bacini mondiali di shale gas ... 42
2.5.1 Stati Uniti ... 42
2.5.2 Resto del Mondo ... 46
2.5.3 Cina ... 49
2.5.4 Un focus sulla situazione europea ... 50
Capitolo 3 Analisi di profittabilità per un pozzo nel bacino Marcellus Shale ... 53
3.1 Background riguardante il deposito Marcellus Shale ... 54
3.2 Fattori di incertezza economica legati alla produzione di shale gas ... 56
3.2.1 Tassi decrescenti di produzione ... 57
3.2.2 Discesa dei prezzi ... 58
3.2.4 Aumento dei costi di produzione ... 59
3.2.5 Situazione nel Marcellus Shale ... 59
3.3 Analisi dei costi ... 60
3.3.1 Osservazioni generali introduttive ... 60
3.3.2 Contratti di locazione e royalties ... 60
3.3.3 Permessi ... 61
3.3.4 Costi di preparazione del sito ... 62
3.3.5 Valori di produzione ... 62
3.3.6 Costi di perforazione e completamento ... 63
3.3.7 Costi operativi d’affitto ... 64
3.3.8 Prezzi del gas naturale ... 64
3.3.9 Deduzioni fiscali ... 64
3.3.10 Depletion Allowance ... 65
3.3.11 Tasse statali e federali ... 66
3.3.12 Analisi degli scenari ... 67
3.4 Risultati dell’analisi di profittabilità ... 68
3.4.1 Curve decrescenti di produzione ... 68
3.4.2 Scenario 1 ... 72
3.4.3 Scenario 2 ... 75
3.4.4 Scenario 3 ... 76
3.4.5 Scenario 4 ... 77
3.4.6 Breakeven prices ... 77
3.5 Analisi dei risultati e conclusioni ... 78
Capitolo 4 : Europa e shale gas, differenze rispetto agli USA e fattibilità di un
investimento ... 81
4.1 Differenze strutturali tra USA e Europa ... 82
4.1.1 Mineral rights ... 82
4.1.2 Geologia ... 84
4.1.3 Tecnologia ... 85
4.1.4 Regulation ... 86
4.1.5 Tassazione ... 88
4.1.6 Logistica ... 89
4.2 Le politiche della Comunità Europea in merito all’energia e allo shale gas ... 90
4.3 Polonia e Shale gas ... 96
4.3.1 Risorse di shale gas in Polonia e investitori ... 96
4.3.3 Tassazione ... 103
4.4 Analisi di profittabilità ... 104
4.4.1 Caratteristiche del pozzo e dell’investitore ... 104
4.4.2 La curva di produzione ... 105
4.4.3 Caratteristiche del pozzo ... 106
4.4.4 Analisi dei costi ... 106
4.4.5 Definizione degli scenari analizzati ... 108
4.5 Risultati dell’analisi ... 108
4.5.1 Scenario 1 ... 109
4.5.2 Scenario 2 ... 109
4.5.3 Scenario 3 ... 110
4.5.4 Conclusioni ... 111
Conclusione ... 113
Ringraziamenti: ... 115
Bibliografia: ... 116
Sitografia: ... 118
Introduzione:
Il presente lavoro ha avuto origine grazie ad un tirocinio di ricerca svolto presso Duke
University in North Carolina, USA, conseguente alla partecipazione a Venice International University durante il semestre autunnale dell'a.a. 2012/2013.
Ho avuto così la fortuna di frequentare la Nicholas School of The Environment, rinomato centro di ricerca sull’ambiente presente all’interno dell’università, dove, sotto la supervisione del prof. Lincoln Pratson ho avuto la possibilità di raccogliere materiale informativo e bibliografico inerente tutto ciò che concerne il campo dello shale gas.
Ho potuto così, inoltre, entrare in contatto con esperti e ricercatori del settore, grazie ai quali ho potuto scoprire ed approfondire varie tematiche legate a questo gas.
Si spiegherà nel corso di questa tesi più nello specifico in cosa consiste lo shale gas, ma in questa introduzione voglio evidenziare i motivi per cui ho scelto questo tema.
Lo shale gas è un gas non convenzionale la cui scoperta e la cui commercializzazione è avvenuta negli ultimi 10-‐15 anni.
Il paese che più di tutti ha investito in questa nuova energia sono gli Stati Uniti, e ciò è dovuto a molteplici fattori, come l’abbondanza di questa risorsa nel sottosuolo, ma soprattutto al perfezionamento della tecnica d’estrazione.
Le caratteristiche delle rocce all’interno delle quali si trova intrappolato questo gas, infatti, non permettevano, fino a qualche anno fa, la sua estrazione in maniera economicamente vantaggiosa; non era possibile, infatti, estrarlo utilizzando le tecnologie applicate all’estrazione del gas convenzionale, e questo ne rendeva impossibile lo sfruttamento.
L’evoluzione della tecnologia ha portato però alla messa a punto di una nuova tecnica, chiamata hydrofracking o fratturazione idraulica, la quale, attraverso l’inserimento nel sottosuolo di un liquido di estrazione, favorisce la fratturazione delle rocce facilitando così la risalita del gas attraverso i pozzi.
L’utilizzo di questa tecnica e gli investimenti fatti negli Stati Uniti a favore di questa nuova energia, hanno permesso agli USA di passare nel corso di poco più di un decennio dall’essere importatori netti di gas all’esserne esportatori.
Questo dato (che verrà ovviamente analizzato più nello specifico nel corso della tesi) da solo basta a far comprendere la portata economica di questa energia.
Ai fattori economici, i quali sono ovviamente il punto centrale di questa ricerca, non si possono però non affiancare i fattori ambientali coinvolti.
La tecnica della fratturazione idraulica, infatti, oltre ad aver permesso la commercializzazione dello shale gas, porta con sé molti dubbi e molte critiche a riguardo del suo impatto ambientale; questa tecnica infatti è accusata di creare inquinamento nelle falde acquifere e di aumentare il rischio sismico nei luoghi d’estrazione. A conferma di questi timori ci sono numerosi dati e numerosi rilevamenti di attività sismiche, anche importanti, nelle vicinanze dei pozzi di estrazione.
Lo scopo di questa tesi, dunque, è quello di analizzare in primis il mercato mondiale del gas, per evidenziare poi la situazione americana e la sua evoluzione negli anni.
In seguito si analizzeranno i costi relativi ad un pozzo di estrazione negli Stati Uniti, in modo poi da poter utilizzare tali dati al fine di ipotizzare la messa in opera di un pozzo di estrazione in suolo europeo.
La domanda fondamentale che sottostà a questo elaborato è infatti la seguente:
è possibile riprodurre l’esperienza americana in suolo Europeo?
Si cercherà di rispondere a tale domanda attraverso un’analisi di fattibilità e profittabilità di un ipotetico pozzo in Europa, cercando però di evidenziare le differenze tra i due continenti e le caratteristiche che permettono o meno all’Europa di riprodurre il modello americano.
Capitolo 1 :
Il mercato mondiale del gas
In questo capitolo si intende analizzare il mercato globale del gas naturale, senza distinzioni tra gas convenzionale e non convenzionale, in modo da quantificare la domanda e l’offerta che tale mercato presenta.
Vedremo prima quali sono i produttori principali, poi analizzeremo i consumi, concentrandoci soprattutto su Stati Uniti ed Europa, per poi spostare la nostra analisi sull’evoluzione riguardante i prezzi e i possibili futuri scenari che possono svilupparsi nel medio e lungo termine.
Questo capitolo intende dunque fare una panoramica sull’importanza e la grandezza del mercato mondiale del gas, fondamentale per poter poi analizzare nello specifico (nei capitoli successivi) il mercato dello shale gas.
1.1 La produzione
Nell’analizzare il mercato del gas naturale, relativamente alla produzione e ai consumi mondiali, comprenderemo tutte le tipologie di gas naturale commercializzate, indipendentemente dalla loro fonte, sia essa convenzionale o non.
Nel sito della Central Intelligence Agency troviamo un documento chiamato World Factbook, il quale contiene delle stime sulla produzione mondiale di gas; nello specifico racconta che nel 2010 si sono prodotti 3401 miliardi di metri cubi di gas naturale.
Sempre secondo i dati forniti dal CIA World Factbook, aggiornati al 2010, il più grande produttore mondiale di gas naturale sono gli Stati Uniti, con una produzione annuale pari a circa 611 miliardi di metri cubi, seguita dalla Russia, la quale produce annualmente circa 588,9 miliardi di metri cubi di gas.
Se analizziamo le produzioni di questi due paesi nel corso della storia però, ci accorgiamo che la produzione statunitense ha superato quella russa solo nel 2009, e questo grazie alla commercializzazione dello shale gas.
Figura 1.1: Confronto produzione di gas naturale tra USA e Russia
Il sito stesso della CIA, infatti, a riguardo della produzione mondiale e regionale di gas, fornisce anche degli altri dati, ma non tutti aggiornati allo stesso anno.
Elenchiamo quindi i dati riferiti ai 10 più grandi produttori mondiali, evidenziandone l’anno in cui sono state effettuate le stime (il numero si riferisce a miliardi di metri cubi)1:
Posizione Stato Produzione
(miliardi di metri cubi)
Anno della stima
1 Russia 653 2010 2 USA 651,3 2012 3 Unione Europea 167,1 2011 4 Canada 160,1 2011 5 Iran 146,1 2011 6 Quatar 116,7 2010 7 Cina 107,7 2010 8 Norvegia 103,1 2011 9 Arabia Saudita 99,23 2011 10 Algeria 84,61 2011
Tabella 1: produzione di gas per Stato
In questa classifica l’Italia si trova alla posizione numero 47, con una produzione stimata nel 2011 pari a 8, 364 miliardi di metri cubi.
In ogni caso, il dato più importante che possiamo ricavare da questa tabella ai fini del nostro interesse in questo paragrafo è la produzione mondiale stimata all’anno 2010, pari a 3401 miliardi di metri cubi di gas.
Un altro dato importante, più che la posizione in sé dei vari Stati nella classifica, è che il primato come produttori se lo contendono Russia e USA, con un ammontare prodotto sostanzialmente simile.
Un'altra regione importante quando si parla di produzione di gas è sicuramente il Medio Oriente, ossia la zona che comprende Stati come l’Arabia Saudita, Pakistan, Emirati Arabi, Qatar ecc.
Queste si possono definire le tre maggiori potenze mondiali nel mercato del gas, seguite poi da Unione europea, Canada, Cina e Norvegia, tutti stati la cui produzione non è assolutamente trascurabile, anche se di molto inferiore a quella delle tre potenze sopraelencate.
In ogni caso, come abbiamo visto, gli Stati Uniti hanno visto impennarsi la loro produzione interna in concomitanza con la commercializzazione dello shale gas; vedremo più avanti nello specifico i consumi, ma per ora basti sapere che grazie all’entrata nel mercato di tale fonte di energia, negli USA è stato raggiunto il soddisfacimento del fabbisogno interno. Facile pensare, poi, a come potrebbero cambiare gli assetti politico economici mondiali se effettivamente la Cina, già tra i primi 10 stati al mondo per produzione di gas naturale, riuscisse ad estrarre in maniera economica lo shale gas, data l’enorme quantità di riserve presenti nel suo sottosuolo.
1.1.1 Proiezioni future riguardanti la produzione di gas
Nel 2001 l’agenzia EIA ha rilasciato un documento chiamato Interntional Energy Outlook
20112 che mira a delineare una prospettiva futura nel mercato del gas, nello specifico dal 2008 al 2035.
In esso lo shale gas gioca un ruolo principale, in quanto viene accolto come il cardine per il futuro ampliamento e incremento delle riserve mondiali e quindi dell’offerta.
Le proiezioni per i maggiori incrementi di produzione riguardano il Medio Oriente (1421 miliardi di metri cubi) e i paesi asiatici non appartenenti all’OCSE (1097 miliardi di metri cubi).
In Iran e in Qatar la prospettiva dell’incremento della produzione di gas naturale è pari a 994 miliardi di metri cubi, ovvero quasi un quinto dell'incremento totale della produzione mondiale di gas prevista; una quota significativa di questo aumento dovrebbe provenire da un unico bacino offshore, chiamato North Field nel lato del Qatar e South Pars in quello iraniano.
Sebbene l'entità della base di risorse di gas naturale non convenzionale nel mondo (sono stati considerati tali nel IEO2011 lo gas shale gas, il tight gas e il coalbed methane), non sia stata ancora valutata appieno, l’IEO2011 prevede un sostanziale aumento di tali forniture, soprattutto negli Stati Uniti, in Canada e in Cina.
Negli Stati Uniti, come vedremo, la chiave dell’aumento nella produzione di gas naturale sono stati i progressi effettuati nell'applicazione delle tecnologie di perforazione orizzontale e di fratturazione idraulica, che hanno reso possibile lo sviluppo di vaste risorse di shale gas nel paese e han contribuito a quasi raddoppiare il totale delle risorse stimate degli Stati Uniti negli ultimi dieci anni.
2 da qui in poi lo chiameremo IEO2011
Nel documento lo shale gas rappresenta il 47% della produzione di gas naturale degli Stati Uniti nel 2035.
Sempre secondo le proiezioni future, le risorse non convenzionali sono ancora più importanti per il futuro delle forniture domestiche di gas naturale in Canada e in Cina, dove rappresenteranno rispettivamente il 51% e il 72% della produzione totale nazionale nel 2035.
Per quanto riguarda l’Europa, la crescita della produzione di gas naturale per la produzione di energia elettrica è seconda come proiezioni solamente a quella riguardante le fonti rinnovabili (fotovoltaico, eolico ecc..), poiché la sua quota di produzione di energia sul totale dell’energia prodotta crescerà dal 20% al 22%.
Figura 1.2: Evoluzione nella produzione di gas naturale in Russia e in USA
Figura 1.3: Produzione di gas naturale in Cina, Canada e Stati uniti nell’anno 2008 e proiezioni per il 2035 (trillion cubic feet)
1.2 Il consumo
Dopo aver visto i principali produttori mondiali di gas, e quindi l’offerta, analizziamo la domanda, ossia il consumo.
Secondo i dati forniti sempre dal World Factbook pubblicato nel sito della Central
Information Agency (CIA), nel 2010 il consumo mondiale si gas è stato pari a 3294 miliardi di
metri cubi.
Elenchiamo i paesi maggiori consumatori di gas naturale:
Posizione Stato Consumo
(miliardi di metri cubi)
Anno della stima
1 USA 689,9 2011 2 Russia 460 2012 3 Unione Europea 459,8 2011 4 Cina 147,1 2011 5 Iran 144,6 2010 6 Giappone 112,6 2011 7 Canada 103,3 2011 8 Arabia Saudita 99,23 2011 9 UK 82,21 2011
Ciò che si evince da questa tabella è che il primo consumatore mondiale sono gli Stati Uniti, mentre in seconda posizione ci sono i paesi dell’Unione Europea e la Russia, con consumi molto simili.
Importanti consumi si riscontrano anche nella zona del Medio Oriente, in paesi asiatici come Cina e Giappone, e in Canada.
Vediamo innanzitutto quali sono gli utilizzi principali del gas naturale. Esso viene infatti impiegato in molteplici attività, quali:
-‐ uso resideziale: è utilizzato in molte abitazioni private come principale fonte di riscaldamento domestico, nella preparazione di cibo con cucine e forni a gas e nella produzione di acqua calda tramite caldaie;
-‐ produzione di energia: numerosi paesi hanno scelto il gas come combustibile fossile per la produzione di energia elettrica. Il gas infatti alimenta le centrali a turbogas, a ciclo combinato e impianti di cogenerazione;
-‐ combustibile per autoveicoli: molto diffuso nella sua forma liquida (gasolio), ma la crescente domanda di combustibili sempre più “verdi”, meno costosi e a minore impatto ambientale sta indirizzando l’interesse del mercato verso l’utilizzo del metano come combistibile;
-‐ impieghi nel settore industriale: i settori industriali nei quali il gas viene utilizzato in processi produttivi (coem la saldatura, la combustione ecc..) sono molteplici e vanno dall’industria metallurgica a quella alimentare, dalla tessitura fino alla lavorazione del vetro, ad esempio;
-‐ chimica: viene utilizzato come materia prima per la produzione di coloranti, medicine, materie plastiche.
I clienti serviti da questo mercato sono quindi sia pubblici che privati.
Partiamo con un grafico tratto dal IEO2011, che indica la crescita mondiale nei consumi di gas naturale.
Il grafico divide i consumi nei paesi appartenenti all’OCSE da quelli non appartenenti a tale organizzazione, ma per ora concentriamoci solo sul totale.
Figura 1.4: Crescita stimata dei consumi mondiali di gas naturale dal 2008 al 2035 in trillion cubic feet
Nel 2009, la domanda mondiale di gas ha visto un calo del 4%, causato dalla recessione a livello globale; nel 2010 però, quando la recessione ha cominciato a ridursi, e la crescita economica ha visto un inizio di ripresa, la domanda si è assestata a livelli addirittura superiori ai livelli di consumo precedenti la recessione.
Il gas naturale, infatti, continua ad essere preferito agli altri combustibili fossili, grazie al suo minore impatto sull’ambiente, e la stima riguardo al suo consumo vede una crescita che parte dai 3135 miliardi di metri cubi del 2008 e arriva ai 4777 miliardi di metri cubi nel 2035.
Inoltre, la minore intensità di carbonio presente nel gas naturale lo rende una fonte di combustibile attraente per tutti i paesi i cui governi stanno attuando politiche per ridurre le emissioni di gas effetto serra, e il suo prezzo, inferiore a quello del petrolio in molte zone del mondo, contribuiscono a mantenerne alta la domanda.
I soli settori industriale e della produzione di energia elettrica (che come abbiamo visto sono due degli utilizzi del gas naturale) rappresentano l’87% dell’aumento previsto totale del consumo.
Le stime, infatti, prevedono che dal 2008 al 2035 il consumo di gas naturale per uso industriale crescerà con un tasso pari all’1,7% annuo, mentre i consumi nel settore dell’energia elettrica cresceranno del 2% annuo.
Per quanto riguarda i paesi europei appartenenti all’OCSE, la crescita media stimata dei consumi aumenterà con un tasso pari allo 0,7%, passando dai 552 miliardi di metri cubi del 2008 ai 657 miliardi di metri cubi del 2035, e vede il settore dell’energia elettrica come principale protagonista di questa crescita.3
1.3 Il Commercio mondiale del gas
Come abbiamo visto, non c’è una naturale corrispondenza tra i paesi produttori di gas naturale e i paesi consumatori; se a questo si aggiunge l’aumento atteso della domanda, il quadro che si delinea è caratterizzato da un’espansione del commercio internazionale per quanto riguarda questa risorsa energetica.
Gran parte di questa espansione è dovuta ai consumi dell’Unione Europea; in Europa infatti, la produzione interna non soddisfa assolutamente la domanda, e per questo nel vecchio continente la quantità di gas naturale importato è significante.
Secondo lo IEO2011 infatti, le importazioni da parte dell’Europa di gas naturale nel 2035 saranno quasi doppie rispetto al livello attuale, a fronte invece di un declino nelle importazioni da parte degli Stati Uniti (i quali addirittura passeranno dallo status di paese importatore e quello di paese esportatore) e l’Asia.
Una piccola parentesi va aperta per quanto riguarda il trasporto del gas.
Abbiamo parlato in precedenza dell’estrazione del gas, con varie tecniche (come quella della fratturazione idraulica e della perforazione orizzontale per quanto riguarda lo shale gas); una volta estratto, il gas viene trasportato dal pozzo al posto dove verrà poi consumato sostanzialmente in due modi:
-‐ attraverso le pipeline (i gasodotti) sotterranee, costituite da tubature d’acciaio rivestite da bitumi, catrami e resine sintetiche per evitarne la corrosione; ogni 100-‐ 200 kilometri, la pressione necessaria a far muovere il gas ad una velocità di 20-‐30 km/h viene ristabilita da delle specifiche stazioni di compressione; all’interno di queste reti poi, ci sono anche delle stazioni di stoccaggio, dove il gas viene tenuto a disposizione per situazioni di emergenza;
3 la discordanza tra i dati forniti dal CIA World Factbook e quelli forniti dal EIO2011 sono probabilmente dovuti ad una
differenza nel calcolo delle variabili dei consumi (i vari settori nei quali il gas naturale viene utilizzato); abbiamo comunque deciso di trattarli entrambi in quanto forniscono in ogni modo un quadro generale per quanto riguarda la domanda in questo mercato.
-‐ se le distanze da affrontare sono troppo lunghe o il trasporto necessita il passaggio attraverso una tratta di mare eccessiva, il gas viene liquefatto (diventando così LNG ossia liquid natural gas) e trasportato attraverso navi metaniere.
Attualmente, la percentuale di gas che viene trasportato sotto forma di gas liquefatto è attorno al 25%.
La liquefazione permette infatti di ridurne il volume di circa 600 volte, e il trasporto medio che una nave metaniera può affrontare è pari a 130000 metri cubi di gas liquefatto, corrispondenti a 78 milioni di metri cubi allo stato gassoso.
Il trasporto e l’utilizzo del GNL, però, implicano costi sensibilmente maggiori rispetto al trasporto tramite gasdotto; la cosiddetta catena del GNL infatti si snoda attraverso vari passaggi: in primis il gas viene trasportato dal pozzo dove è stato ricavato alla costa tramite il gasdotto, dove viene poi liquefatto e caricato sulla metaniera; una volta giunto a destinazione viene scaricato, riscaldato, riportato allo stato gassoso e immesso nel gasdotto del paese di destinazione. Tutti questi passaggi dunque, aumentano i costi per la compagnia, e potrebbero rivalersi sui prezzi finali, ma questo lo vedremo meglio in seguito.
1.3.1 Paesi importatori
Dopo aver visto la produzione e il consumo mondiale di gas, cerchiamo di analizzare quali sono gli stati il cui fabbisogno di gas viene soddisfatto attraverso le importazioni.
I dati relativi al 2010 e al 20114 affermano che nel mondo le importazioni di gas naturale
sono pari a 1448 miliardi di metri cubi.
L’unione Europea è il maggior importatore, con 420 miliardi di metri cubi di importazioni, seguita dal Giappone con 110 miliardi e gli Stati Uniti con circa 100 miliardi.
Nello specifico in Europa, il paese che importa più gas è la Germania (87,57 miliardi di metri cubi) seguita dall’Italia (70,37 miliardi di metri cubi), ma le importazioni sono significative anche nel Regno Unito (53,43 miliardi di metri cubi) e in Francia (47,04 miliardi di metri cubi).
Il maggior partner commerciale europeo è indubbiamente la Russia, infatti nel 2009 il 36% del gas importato in Europa proveniva proprio dal paese russo.
Oltre a quello russo, il gas importato in Europa proviene principalmente dalla Norvegia (31% delle importazioni europee) e dall’Algeria (15% delle importazioni).
4 Dati relativi al CIA World Factbook
Questi tre paesi insieme dunque contribuiscono all’82% delle importazioni. Il restante proviene per il 6% dal Qatar, il 6% da Nigeria e Libia il 2% dall’Egitto e il rimanente 4% da altri paesi.
1.3.2 Paesi esportatori
Per quanto riguarda le esportazioni mondiali invece, i dati vedono la Russia come primo paese esportatore (dati relativi al 2012) con 200,1 miliardi di metri cubi di gas esportato. Seguono il Qatar (113,4 miliardi di metri cubi) e la Norvegia con 98,3 miliardi di metri cubi. Dato interessante è quello relativo agli Stati Uniti, i quali si trovano in nona posizione con “solo” 42, 67 miliardi di metri cubi di esportazioni; il dato assume ancora più valore se si pensa al fatto che fino a qualche anno fa il fabbisogno USA non veniva soddisfatto internamente, ma si faceva ricorso alle importazioni. Ora, grazie soprattutto allo sviluppo dello shale gas, il paese è passato dall’essere un importatore all’essere un esportatore, e la prospettiva riguardante le esportazioni è in continua crescita.
Sempre per quanto riguarda la questione europea, un dato da evidenziare è quello che riguarda l’incidenza delle esportazioni verso l’Europa sul totale delle esportazioni per la Russia, la Norvegia (che abbiamo visto essere i principali fornitori di gas europei):
-‐ per la Russia, le esportazioni di gas verso l’Unione Europea corrispondono al 70% del gas esportato
-‐ quasi tutto il gas esportato dalla Norvegia finisce nell’Unione Europea e nel Regno Unito
Inoltre, un ultimo dato riguardante le esportazioni che ci sembrava interessante puntualizzare racconta che il 93% del gas esportato dalla Libia è diretto verso l’Italia.
1.4 I Prezzi
1.4.1 I prezzi del gas in Europa
Il fattore che principalmente influenza il prezzo del gas è il costo d’importazione stabilito con i fornitori.
Per l’Italia, come abbiamo visto, i fornitori principali sono Russia, Libia e Algeria.
La modalità principale con la quale il gas metano viene acquistato in Italia, ma anche nel resto d’Europa, sono i contratti cosiddetti Take or pay.
Questi contratti sono solitamente contratti a lungo termine (nell’ordine di 20 o 30 anni) e sono il contratto tipico (per quanto riguarda l’Europa) negli scambi di gas di grandi dimensioni.
Essi vincolano l’acquirente all’obbligo di pagare in ogni caso una quantità minima di gas, indipendentemente dal fatto che esso venga effettivamente ritirato o no.
Inoltre, è molto importante evidenziare il fatto che in questa tipologia di contratti la determinazione del prezzo del gas è indicizzata ai prezzi del petrolio.
Ciò significa che se il prezzo del petrolio sale, inevitabilmente è seguito da una crescita del prezzo del gas.
Questi contratti hanno dei vantaggi ma anche degli svantaggi. I vantaggi sono, ad esempio che:
-‐ riducono i rischi per i fornitori, e per questo le aziende clienti possono chiedere un prezzo ridotto
-‐ scoraggia i concorrenti ad inseguire i clienti delle aziende che comprano il gas, aumentando il rischio di ritorsioni
Esempi di svantaggi invece possono essere:
-‐ la creazione di una feroce battaglia dei prezzi se i deterrenti alla concorrenza vengono meno
-‐ la creazione di forti barriere all’entrata per nuovi operatori, e ciò può portare ad un aumento dei costi per i consumatori, e quindi ad una perdita pesante per i clienti finali
A giovare da questo tipo di contratti sono quindi indubbiamente i paesi produttori; per fare un esempio veloce, che poi cercheremo di analizzare più in profondità, si stima che in Russia il costo di estrazione del gas sia di circa 2 centesimi di euro al metro cubo, ossia un ammontare ben distante dai 30-‐35 centesimi al metro cubo pagati alla frontiera italiana, anche se si considerano i prezzi di trasporto.
Bisogna puntualizzare, però, che i prezzi dei contratti Take or Pay sono coperti da segreto commerciale e quindi non sono disponibili al pubblico.
I contratti Take or Pay, essendo a lungo termine, portano con sé lo svantaggio di diventare troppo onerosi nel momento in cui la situazione del mercato cambia, ad esempio con
l’introduzione di nuove tecnologie di estrazione più economiche, o l’entrata nel mercato di nuove tipologie di gas (come lo shale gas).
Il mercato del gas è infatti caratterizzato da alta volatilità, soprattutto in questi ultimi anni, e questo tipo di contratti tutelano il produttore dalle oscillazioni dei prezzi, a scapito del consumatore.
Stime deduttive effettuate da esperti del settore come quelli di Nomisma Energia ci dicono che il costo del gas in Italia non è superiore al resto d’Europa, essendo i fornitori gli stessi. I costi di stoccaggio, trasporto e distribuzione, che in Italia sono regolati dall’AEEG (Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas)5 appaiono come voci fisse nella tariffa finale, e quindi vanno
aggiunti al costo della materia prima.
Nel caso italiano vanno poi ulteriormente aggiunti circa 30 centesimi di tasse (IVA e altre imposte statali e regionali).
La tariffa finale per le utenze domestiche italiane, dunque, finisce per essere pari ad 85-‐90 centesimi di euro al metro cubo, a fronte dei 30-‐35 centesimi di euro di materia prima pagati alla frontiera ai paesi fornitori.
Quello dei contratti take or pay però non è l’unico mercato del gas presente in Europa; ne esiste infatti anche un altro, non legato al prezzo del petrolio: il mercato spot.
In questo tipo di mercato il prezzo del gas lo stabilisce direttamente l’incontro tra la domanda e l’offerta.
In certi periodi, come è successo nei mesi scorsi a causa della contrazione nei consumi creata dalla crisi e dell’immissione nel mercato di grandi quantità di gas, il mercato spot può essere più conveniente per il consumatore del mercato tradizionale caratterizzato dai contratti take
or pay; nell’esempio appena citato infatti, il prezzo del gas nel mercato spot era arrivato
attorno ai 20 centesimi di euro al metro cubo, inferiore ai 30-‐35 centesimi di euro del mercato tradizionale di cui abbiamo parlato prima.
Questo non significa che il mercato spot offra sempre prezzi più favorevoli, prova ne è il fatto che le fluttuazioni di mercato hanno recentemente fatto portato il prezzo del gas in questo mercato a 40 centesimi, ossia un prezzo superiore a quello negoziato a lungo termine.
5 L'Autorità per l'energia elettrica e il gas (AEEG) è un'autorità formalmente indipendente che, come l'Autorità per le garanzie
nelle comunicazioni, ha la funzione di favorire lo sviluppo di mercati concorrenziali nelle filiere elettriche e del gas naturale, principalmente tramite la regolazione tariffaria, dell'accesso alle reti, del funzionamento dei mercati e la tutela degli utenti finali.
Comunque sia, per quanto concerne l’Italia, ci si sta muovendo verso una logica più di mercato per quanto riguarda il prezzo del gas: il recente governo Monti, tramite il suo decreto sulle liberalizzazioni, aveva infatti deciso che il prezzo del gas dovesse essere calcolato tenendo conto di entrambi i mercati spot e Take or Pay, essendo stati questi ultimi solitamente più onerosi dei primi.
Lo stesso governo, inoltre, ha cercato di agire incoraggiando la concorrenza rispetto a situazioni quasi monopolistiche in questo mercato, ad esempio attraverso lo scorporo forzato di Snam6 da ENI7.
In ogni caso, perché si crei un libero mercato in cui il prezzo sia la risultante dell’incrocio tra la domanda e l’offerta, c’è la necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento.
Quasi tutta l’Europa, infatti, è fornita dal gas tramite le pipeline che abbiamo descritto in precedenza.
La scarsa presenza di rigassificatori infatti limita la possibilità concreta di un’entrata significativa nel mercato da parte del GNL (gas naturale liquido, che come abbiamo visto, per poter tornare allo stato gassoso ha bisogno di essere lavorato all’interno dei rigassificatori presenti nel paese di utilizzo finale).
La creazione di nuovi rigassificatori in Italia sta incontrando molti freni da parte di vari enti, soprattutto ambientalisti, non convinti dell’effettiva non dannosità di questi progetti.
La creazione di gassificatori permetterebbe un’effettiva entrata nel mercato di gas liquido proveniente da Paesi che lo esportano a prezzi minori, come ad esempio potrebbe essere l’America con il gas derivante dalle rocce d’argilla.
Il costo della materia prima incide sulla bolletta finale quasi per il 50%, e quindi l’entrata di materie prime più a basso costo permetterebbe una sensibile riduzione dell’onere da pagare. Per contro, lo svantaggio sarebbe quello di un aumento della volatilità dei prezzi, non essendo questi più determinati a lungo termine.
1.4.2 I prezzi del gas negli Stati Uniti
Negli Stati Uniti, invece il mercato è completamente liberalizzato, e il prezzo del gas non è condizionato dal prezzo del petrolio, non più almeno.
La determinazione del prezzo è determinata dall’incontro tra la domanda e l’offerta.
6 SNAM è un’azienda che opera nel sistema delle infrastrutture del gas 7 Ente Nazionale Idrocarburi
Negli USA il mercato del gas è caratterizzato principalmente da due tipologie: il mercato fisico, ossia il prezzo pagato per le consegne effettive del gas naturale in un qualsiasi punto degli States, e il mercato finanziario, basato sui contratti future scambiati al NYMEX (New York Mercantile Exchange).
Il contratto future NYMEX standard riguarda la consegna di 10 miliardi di Btu (280.000 metri cubici) di gas in un dato mese e in un dato punto dell’America, ossia l’Henry Hub. Una piccola precisazione va fatta sul perché si sia scelto proprio l’Henry Hub come punto di consegna.
Henry Hub è un importante punto d’incontro di molteplici pipeline americane, di cui 4 interne agli Usa e 9 esterne, situato nella città di Erath, in Louisiana.
Si è deciso di utilizzare i prezzi ai quali il gas viene venduto in quel posto come punto di riferimento per i prezzi del gas per tutta l’America.
Figura 1.5: Pipelines americane e Henry Hub
I contratti scadono dai tre ai cinque giorni prima del primo giorno del mese di consegna, in modo che i commercianti possano risolvere le loro posizioni finanziarie con gli altri operatori del mercato (se non l'hanno già fatto) oppure scegliere di andare nel mercato "reale" e di accettare la consegna fisica di gas naturale.
Si deve notare che la maggior parte delle operazioni finanziarie per il gas naturale si svolgono effettivamente fuori borsa in mercati over-‐the-‐counter ("OTC"), ossia mercati che utilizzano contratti somiglianti a quelli future NYMEX e che soddisfano le condizioni e le caratteristiche generali di questi ultimi, ma che non sono soggetti alle norme e regolamentazioni necessarie nei mercati di scambio; sono contrattazioni personali, tra compratore e venditore.
Nel mercato fisico, invece, il prezzo viene stabilito dal valore finanziario del gas in quel dato momento che abbiamo definito prima, più una costante base che cambia in base al punto di consegna.
Una volta che i contratti scadono lo scambio viene eseguito attraverso mercati day-‐ahead dove i prezzi vengono stabiliti dagli operatori il giorno precedente allo scambio attraverso lo studio delle condizioni particolari di domanda e offerta di ogni località dove il gas verrà consegnato (principalmente in base alle previsioni del tempo).
Vediamo dunque quali sono i driver di domanda e offerta per un mercato come quello del gas.
I driver della domanda sono:
-‐ il tempo (inteso proprio come condizioni metereologiche): la domanda di energia infatti aumenta nei periodi di grande freddo, nei quali ilgas viene utilizzato come combstibile per il riscaldamento, e nei periodi di grande caldo, dove l’utilizzo dei climatizzatori aumenta la domanda di energia elettrica, e dunque quella di gas; -‐ La demografia: i movimenti demografici infatti influenzano la domanda, in quanto il
numero di persone che vivono in posti molto freddi o molto caldi risulta significativo ai fini del consumo di gas;
-‐ La crescita economica: questo vale soprattutto per quanto riguarda i consumi industriali, in quanto nei periodi di crescita economica le industrie lavorano di più e dunque necessitano di maggiore energia;
-‐ I livelli di stoccaggio: alti livelli di stoccaggio infatti mantengono bassi i prezzi e quindi alta la domanda;
-‐ Il livello di esportazioni I driver dell’offerta invece sono:
-‐ la capacità delle pipeline: la capacità di trasportare il gas dai pozzi di estrazioni ai luoghi di consumo influisce sull’offerta, anche perché le pipeline hanno una portata
massima, e quindi pongono un limite all’ammontare massimo di gas che può raggiungere il mercato;
-‐ lo stoccaggio: come per la domanda, la possibilità di usufruire dei centri di stoccaggio risulta essere una fonte aggiuntiva per l’offerta in caso di necessità;
-‐ il tasso di trivellazione di gas: quando l’offerta è più bassa della domanda, il prezzo sale, e per questo il numero di trivellazioni aumenta in modo che l’offerta possa aumentare e far scendere i prezzi;
-‐ fenomeni naturali: i tornado, molto frequenti negli Stati Uniti, possono compromettere la capacità di estrazione del gas, abbassando quindi l’offerta per un dato periodo;
-‐ problemi tecnici: ad esempio nelle pipeline possono fermare il flusso di gas abbassando quindi la domanda;
-‐ importazioni: le importazioni sono una forma di offerta, e quindi influiscono sul suo totale.
1.4.3 Differenze nei prezzi tra Stati Uniti ed Europa
La differenza sostanziale tra il mercato del gas negli Stati Uniti e l’Europa è dunque legata alla differente conformazione del mercato e della definizione dei prezzi; nel vecchio continente infatti, i Paesi importatori sono legati ai Paesi esportatori (Russia su tutti) dai contratti “take or pay” che abbiamo visto, e questo impedisce lo sviluppo di un libero mercato.
Libero mercato che comunque per potersi sviluppare avrebbe bisogno di infrastrutture molto costose, quali i rigassificatori.
Il legame con Paesi come Russia e Algeria infatti non è dovuto solo ad un fattore culturale o storico, ma soprattutto al fatto che il gas proveniente a questi stati può essere trasportato attraverso gasdotti, mentre il gas proveniente da paesi più distanti deve essere trasportato via navi sotto forma di gas liquido, per poi venire riportato allo stato gassoso una volta raggiunta l’Europa.
Per importare gas da paesi oltreoceano è quindi necessario costruire una rete di infrastrutture in grado di immettere tale gas nel mercato.
Questa rete di rigassificatori in Europa è ancora poco sviluppata (in Itala i gassificatori funzionanti sono 2, uno a Panigaglia, comune nella provincia di La Spezia e uno off-‐shore a Rovigo, i quali insieme soddisfano il 12% della domanda nazionale), anche se numerosi
progetti sono in via di sviluppo in tutta Europa, spesso però rallentati o bloccati dalle proteste dei gruppi locali, intimoriti da una possibile minaccia di inquinamento eccessivo del territorio.
In ogni caso queste differenze hanno portato i due mercati, quello Americano e quello Europeo, ad avere differenze sostanziali per quanto riguarda i prezzi della materia prima. Il gas in Europa, infatti, costa 5-‐6 volte di più che negli Stati Uniti.
C’è da dire però, che i prezzi così bassi presenti nel mercato americano, sono il risultato dell’improvvisa abbondanza nell’offerta che gli Stati Uniti hanno riscontrato negli ultimi anni grazie allo shale gas.
L’evolversi delle esportazioni provenienti dagli Stati Uniti potrebbe portare con sé un aumento dei prezzi interni, in ogni caso ben distanti dai prezzi europei.
Cercheremo comunque più avanti di fare una stima di quel che potrebbe succedere al mercato del gas nei prossimi anni.
Capitolo 2 :
Shale gas
Questo capitolo mira a focalizzare l’attenzione su un particolare tipo di energia, lo shale gas, o gas da argilla.
Negli ultimi anni lo shale gas è stato il protagonista degli scenari energetici mondiali, principalmente negli Stati Uniti, dove centinaia di pozzi sono stati trivellati alla ricerca di questa nuova fonte di ricchezza e di energia.
In questo capitolo spiegheremo in cosa consiste lo shale gas, ne racconteremo la sua storia, le tecniche e le tecnologie di estrazione e i risvolti ambientali che porta con sé.
In ultima analizzeremo la presenza di tale gas nel mondo, e come potrebbero cambiare gli assetti geopolitici mondiali nel caso si investa in tal senso.