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Il populismo laclausiano in sintesi.

Secondo capitolo Ernesto Laclau e La ragione populista.

2.9. Il populismo laclausiano in sintesi.

Tentando di riassumere in poche righe un pensiero denso e complesso come quello con cui Laclau costruisce la sua “ragione populista” potremmo dire che il populismo coincide con il politico, nella misura in cui il politico corrisponde alla costruzione di frontiere antagoniste che spezzano il campo sociale e che, tramite la riaggregazione di domande sociali, creano un popolo. Il populismo laclausiano corrisponde quindi alla costruzione di frontiere antagoniste che spezzano lo spazio sociale, che riescono a dividerlo dicotomicamente tra il popolo e il non popolo, e che, attraverso l’articolazione di domande popolari, costruiscono una nuova identità collettiva, un nuovo populus. Questo processo è possibile grazie al ruolo svolto dai significanti vuoti, ovverosia quelle particolarità che, senza rinunciare alla propria identità, riescono a rappresentare una pienezza impossibile. Il popolo del populismo, quindi, non è preesistente al suo agire politico, ma viene creato in maniera contingente tramite l’articolazione dellla logica equivalenziale, prevalente nella costruzione populista, e di quella differenziale; per questo il popolo è l’instabile risultato dell’articolazione di queste due logiche.

Il popolo del populismo si presenta come un Giano bifronte, nasce allo stesso tempo in contrapposizione alle istituzioni politiche, e come loro principio fondatore. È il principio di un nuovo ordine. Il popolo del populismo è l’instabile risultato dell’articolazione egemonica che si costruisce tra significante vuoto/nome, significanti fluttuanti e catena equivalenziale di domande popolari. Non è mai un tutto omogeneo, bensì il risultato di una riaggregazione di istanze diverse ed eterogenee. Non è mai un populus, un tutto, ma sempre una plebs che aspira a essere percepita e a parlare come il tutto; una parte che occupa il posto di una totalità assente, impossibile, in ultima istanza una totalità fallita ed in costante ridefinizione dei propri limiti.

2.10. Brevi postille critiche.

In questi anni Ernesto Laclau si è affermato come uno dei pensatori del Latino America più tradotti al mondo, un bel paradosso per un pensatore argentino che scrive prevalentemente in inglese. Intorno al filosofo argentino si è sviluppato un intenso dibattito che coinvolge le due sponde dell’Atlantico. In breve le sue teorie sul populismo, che come abbiamo visto sono dense, complesse e piene di richiami a campi di studio eterogenei, si sono rivelate essere un punto di riferimento fondamentale per parlare del fenomeno in esame. Sia che si critichi sia che se ne segua pedissequamente la linea, Laclau si è trasformato in un referente intellettuale. In queste ultime pagine del capitolo mi soffermo su alcune critiche emerse nel corso di questi ultimi anni. In particolar modo particolare attenzione è posta su quelli che condividono un orizzonte teorico-politico di riferimento più o meno definito, ovvero l’orizzonte della “democrazia radicale”, e, più in generale, tra coloro che con il filosofo argentino intrattengono, o hanno intrattenuto, un “dialogo critico y cercano”501.

Un primo filone di critiche riguarda la sovrapposizione, l’assimilazione tra populismo, egemonia e politica. Ad esempio Aboy Carles sotiene che

“es precisamente aquí, en esta asimilación, donde nuestros propios reparos comienzan. Porque si coincidimos en llamar política a ese proceso de universalización de un particular frente a un exterior que lo antagoniza, dudamos en cambio de que el thelos de toda expansión de solidaridades sea la constitución de un pueblo como espacio comunitario. Más aún, nos atrevemos a adelantar que el populismo es una, y sólo una, forma de procesar esa tensión

entre lo particular y lo universal, entre la diferencia y la equivalencia, dentro de otras varieda- des posibles”502. Nello stesso testo Carles si domanda se “el antagonismo de esa parte, que pretende ser el legítimo todo de la comunidad y que nunca lo logra, da cuenta de todas las fronteras antagónicas […]que pueden producirse en una comunidad”503,

dando, evidentemente, una risposta negativa. Carlés fornisce tre esempi: l’indipendentismo regionalista all’interno degli stati nazione, par pro toto, l’indipendentismo basco o catalano; il caso in cui “una minoría desarrolla un fuerte antagonismo respec- to del Estado en que se encuentra ubicada para acceder a derechos específicos y diferenciales que le son negados en el marco de ese Estado”504, pars pro toto le Black Panther; infine il caso in cui la parte che rivendica di essere il tutto non cerca di occupare questo spazio “por la absorción diferencial […] sino por la eliminación del adversario”505.

Un altro filone di critiche, principalmente proveniente dal pensiero post operaista e legato dell’autonomia intesa come “strictly linked to a specific interpretation of concepts such as labor, labor power, and the working class”506.

Questi autori, pars pro toto Negri, Gago e Mezzadra, si concentrano sulle problematiche relative al pensare “la sociedad como un campo discursivo totalmente abierto, y a partir de allì fijar la hegemonia politica en un horizonte nacional-popular”507. La Gago e Mezzadra, in particolare, tendono a sottolineare come 502 G. A. Carlés, Populismo, regeneracionismo y democracia, POSTData, Vol. 15, n°1/2010, pp.11-30, p. 15. 503 Ivi, pp. 24-25. 504 Ivi, p. 25. 505 Ibidem. 506 S. Mezzadra V. Gago, In the wake of the plebaian revolt: Socialmovements, “progressive governments, and the politics of autonomy in Latin America, in Anthropological Theory, vol. 17, n°4/2017, pp. 473-496. 507 A. Negri (2015), op. cit. p.81.

“Laclau’s theory of ‘popular reason’ and his reformulation of the concept of hegemony can be considered a sophisticated theoretical expression of the reduction of social movements to a ‘governmental category”508. In particolare Mezzzadra e Gago evidenziano come nella teoria di Laclau i

“movements are valued for the ‘social demands’ that they express, but the properly political moment of ‘articulation’ of these heterogeneous demands, through the production of ‘chains of equivalence,’ is frozen in its autonomy and is monopolistically assigned to subjects such as the party and the state […] Consequently, the reference to Laclau’s theory is often associated with an emphasis on the ‘autonomy of the political’ that ends up re-proposing the centrality of completely traditional images of the state, the people, and even the ‘mother country”509. Altra critica posta all’autore argentino è quella di aver creato una categoria teorica, il populismo, eccessivamente estesa. Al caracterizar al populismo por la presentación de las interpelaciones popular democráticas como conjunto sintético antagónico respecto de la ideología dominante, la categoría delineada por el teórico argentino incluía movimientos tan disímiles510.

Seguendo questa linea critica alcuni autori, in particolar modo sud americani, pars pro toto Javier Balsa e Sebastian Barros, tendono ad identificare nel populismo un fenomeno politico necessariamente di sinistra, o comunque emancipatore. In particolar modo Barros lega le teorie laclausiane, recuperando specialmente il Laclau del 1977, con Ranciere. Tramite questa ibridazione teorica 508 S. Mezzadra V. Gago (2017), op. cit. p. 489. 509 Ivi, p. 490. 510 G. A. Charles, Repensando el populismo, Ponencia preparada para el XXIII Congreso Internacional Latin American Studies Association Washington D.C. 6 al 8 de Septiembre de 2001.

Barros concettualizza, intende, il populismo come la posta in gioco “ con del común de la comunidad a partir de la emergencia de una parte que no tiene parte”511.

Secondo Barros saremmo davanti ad un populismo

sólo si presenta una forma específica de ruptura de la institucionalidad vigente a través del planteamiento de un conflicto por la inclusión de una parte irrepresentable dentro de esa institucionalidad […]El populismo no se- ría entonces solamente la articulación equivalencial de reivin- dicaciones, sino que sería una consecuencia de la irrupción de ciertas partes no contadas con pretensión de serlo. Populista sería el discurso que logra funcionar como el nombre para esa inclusión de lo no representado512.

Appare evidente come nel lavoro di Laclau il populismo esprime una logica politica che può essere utilizzata da diversi attori politici, tanto di destra quanto di sinistra. L’autore latinoamericano, infatti, in un articolo del 2005, quindi contemporaneo alla pubblicazione del libro, sottolinea come

we could say that a movement is not populist because in its politics or ideology it presents actual contents identifiable as populistic, but because it shows a particular logic of articulation of those contents - whatever those contents are513.

Inoltre egli evidenzia come “there is no a priori reason why a demand should enter into some particular equivalential chains and differential articulations rather than into others”514. Nelle pagine successive del medesimo

articolo compare una definizione minima del populismo: 511 Ibidem. 512 S. Barros La especificidad inclusiva del populismo, Ponencia presentada al VI Congreso Nacional de Ciencia Política, SAAP, Rosario, Universidad Nacional de Rosario, 5 al 8 de noviembre de 2003. 513 E. Laclau, Populism: What’s in a Name, in (F. Panizza) Populism and the mirrow of democracy, Verso, Londra- New York, 2005, p. 33. 514 Ivi, p. 41.

we only have populism if there is a series of politico-discursive practices constructing a popular subject, and the precondition of the emergence of such a subject is, as we have seen, the building up of an internal frontier dividing the social space into two camps. […] As can be seen, the concept of populism that I am proposing is a strictly formal one, for all its defining features are exclusively related to a specific mode of articulation - the prevalence of the equivalential over the differential logic independently of the actual contents that are articulate515.

Ancora più preciso nella sua identificazione del populismo con una logica utilizzabile da diversi autori, addirittura come sinonimo stesso della politica, come una presenza costante per la politica che può differire solo nell’intensità ma che risulta soggiacente ad ogni tentativo di costruzione di identità collettive, è nella pagine di La Ragione populista, dove sottolinea come “il populismo non possieda nessuna unità referenziale proprio perché non designa un fenomeno circoscrivibile ma una logica sociale, i cui effetti coprono una varietà di fenomeni”516.

Pertanto è insensato tentare di identificare i contenuti universali del populismo; il popolo non avrà la natura di un’espressione ideologica, ma sarà una relazione concreta per la costruzione dell’unità del gruppo:

Nessun contenuto particolare porta scritto, nella sua specificità ontica, l’effettivo significato che esso assume dentro una formazione discorsiva- tutto dipenderà dal sistema di articolazioni differenziali ed equivalenziali in cui risulterà situate […] tra un populismo di sinistra ed un populismo di destra esiste sempre una zona grigia che può essere attraversata, ed è stata attraversata, in entrambe le direzioni517. 515 Ivi, pp. 43-44. 516 E. Laclau(2008), op. cit. p. XXXIII. 517 Ivi, pp. 82-83.

Con il concetto di populismo non ci riferiamo quindi a un tipo di movimento, identificabile con una determinata base sociale o un certo particolare orientamento ideologico, ma ci riferiamo a una logica politica.

Se, come dovrebbe risultare evidente da queste citazioni, Laclau è attento a specificare che il populismo può abbracciare l’intero spettro ideologico esistente, non si può dire che sia altrettanto attento nel designare una sorta di cartina tornasole utile ad identificare un ipotetico populismo di sinistra. L’indicazione più importante che ci dà nelle pagine de La Ragione populista riguarda quelli che potrebbero essere i soggetti egemonici di un eventuale scontro anticapitalista, ma non si estende molto nella sua analisi. Secondo lui, infatti, un capitalismo globalizzato crea miriadi di punti rottura e antagonismo […] e solo una sovradeterminazione di questa pluralità può dare vita a soggetti anticapitalistici globali, […] È impossibile determinare a priori chi saranno gli attori egemonici di questo scontro. Tutto ciò che sappiamo e che saranno gli esterni al sistema, gli emarginati, I derelitti, quelli che abbiamo definite gli eterogenei: saranno costoro a risultare decisive nella costruzione di una frontiera antagonista518.

In un seminario tenutosi ad Urbino ad ottobre 2017 intitolato La nuova

sinistra europea. Tra populismo e democrazia radicale, nel corso del dibattito finale

è emerso che una buona cartina tornasole per capire il “posizionamento” ideologico, la collocazione lungo il continuum destra/sinistra per i populismi europei, possa essere la permeabilità del demos all’elemento migrante, identificato come l’Altro per eccellenza nella contemporaneità europea. Questa nuova specificazione ci tornerà utile quando, nel corso dei prossimi capitoli, verranno analizzati il MoVimento 5 stelle e Podemos. 518 Ivi, p. 142.

Capitolo terzo

Il populismo europeo in due casi studio : il MoVimento 5 stelle e

Podemos

3.1. Breve introduzione. Storia e documenti

Questo terzo capitolo inizia con una breve ricostruzione di quelli che potremmo definire i populismi europei realmente esistiti. In particolar modo, verranno analizzata quelle che sono considerate dalla letteratura scientifica le cause e le condizioni in cui è più probabile che sorgano i suddetti fenomeni. In questo senso, come già detto nel corso dell’introduzione generale, ne verranno studiate quelle che potremmo definire le costanti del populismo europeo, in parte già presenti nei populismi delle origini oggetto d’analisi del primo capitolo. Inoltre verranno brevemente studiati due tra i più importanti ed iconici movimenti populisti europei: il Fronte dell’uomo qualunque, fondato in Italia dal commediografo e giornalista Guglielmo Giannini nel 1944, ed l’Union de defense des

commercants et artisans, fondato in Francia dal cartolaio e libraio Pierre Poujade

nel 1953. Verrà quindi brevemente proposta quella che potremmo definire una periodizzazione minima del populismo dell’Europa contemporanea; evidenziando il carattere tutt’altro che episodico, mostrandone la natura carsica del fenomeno in studio. La restante parte del capitolo sarà dedicata allo studio dei due casi studio: il MoVimento 5 Stelle e Podemos. Per lo studio di due soggetti politici presi in esame, si sono rilevati molto utili lo studio della letteratura pubblica prodotta da parte di esponenti dei due partiti politici studiati, in particolar modo Podemos offre molto sotto questo punto di vista anche a causa della provenienza accademica di molti degli esponenti del gruppo dirigente del partito politico spagnolo.

Nel caso del partito spagnolo è risultato tal volta difficile, in particolar modo per quanto riguarda i testi sul movimento del 15M, riuscire a distinguere i testi più

teorici da quelli più legati ala militanza politica e partitica, due dimensioni che spesso in Podemos si manifestano contemporaneamente. In ogni caso tanto i

Comunicati Politici di Beppe Grillo ed i documenti organizzativi, e politici del MVS

quanto i documenti programmatici, politici del partito spagnolo si sono rivelati essere fonti molto utili per questa ricerca. L’analisi è stata in parte integrata da dati di tipo quantitavo sull’elettorato (effettivo e potenziale) dei due partiti per meglio determinarne la struttura, dati invero fondamentali per lo studio di due partiti di recente formazione.

Si è rivelato inoltre di particolare utilità, per comprendere il contesto nazionale nel quale si sono sviluppati i due partiti oggetto di studio, la lettura quotidiana di alcuni dei principali giornali tanto italiani quanto spagnoli. In questo senso sono stati seguiti giornalmente sia giornali più vicini alle formazioni politiche prese in esame, come ad esempio il Fatto quotidiano in Italia o Publico in Spagna, sia quotidiani su posizioni lontane o molto lontane tanto da Podemos, come ad esempio El Pais o El Mundo, quanto dal MoVimento 5 Stelle, pars pro toto

La Repubblica o Il Giornale.

A causa della natura di “nativi digitali” dei due partiti, sono stati seguiti con attenzione anche blog o siti internet, sia direttamente riconducibili ai due partiti politici, sia legati a persone considerate vicine alle due esperienze politiche (come ad esempio il blog di Aldo Gianulli519, storico a lungo vicino al partito pentastellato,

o quello di Juan Carlos Monedero520). Sono altresì state seguite con attenzioni,

anche a causa della natura dei due movimenti politici legati a doppio filo, come vedremo nelle prossime pagine, ai mezzi di comunicazione, tanto on-line quanto off-line, alcune emittenti televisive, come ad esempio TeleK, per quanto riguarda Podemos, o alcune web tv par pro toto La Cosa, per quanto concerne il MoVimento 5 stelle. Nel caso di Podemos, infine, sono stati seguiti con interesse i due programmi televisivi, Fort Apache e La Tuerka, prodotti e condotti dal leader del partito,, Pablo Iglesias. Il reperimento di tutti questi contributi audiovisuali è stato facilitato dall’esistenza di numerosi canali nei vari sistemi di riproduzione video

519 http://www.aldogiannuli.it

presenti in rete, come ad esempio YouTube, dedicati ai due partiti politici qui analizzati.

Infine anche la letteratura grigia, ovverosia quella vasta area di «documenti non convenzionali» che solitamente sono di difficile individuazione e consultazione in quanto non diffusi tramite i normali canali di pubblicazione scientifica e commerciale e per tanto non accessibili, prodotta dai due partiti politici studiati si è rilevata molto utile.

Probabilmente il documento più utile da me reperito all’interno di questa categoria è stato un sondaggio, mai pubblicato, di cui sono venuto in possesso durante l’intervista fatta a Carolina Bescansa, una delle fondatrici di Podemos. In particolare tramite lo studio di questo sondaggio, che mi è stato chiesto di non rendere pubblico, si può capire come su quali assi si sia costruito il partito politico spagnolo, perché prediliga alcune linee di frattura, ad esempio alto/basso, piuttosto che altre, come capitale/lavoro, che sarebbero più “vicine” alle sensibilità del gruppo dirigente del partito morado (viola, il colore di Podemos. Colore preso in “prestito” dal movimento femminista, simbolo della trasversalità ricercata dal partito spagnolo). Sempre l’analisi di questo sondaggio conoscitivo, commissionato dal gruppo dirigente podemista alcuni mesi prima della loro “discesa in campo”, può aiutare a comprendere come mai alcune tematiche da sempre sostenute da coloro che avrebbero fondato e diretto Podemos, come ad esempio la richiesta di un referendum finalizzato all’istaurazione di una Repubblica, non siano state poste all’ordine del giorno.

La conoscenza ed il contatto diretto con esponenti dei due partiti si è rivelato molto utile per accedere a questo tipo di letteratura. Parte di questa letteratura, anche se non inserita direttamente nel lavoro di tesi, si è rivelata fondamentale per meglio capire alcune dinamiche interne ed alcune decisioni dei due soggetti politici.

Altro fondamentale oggetto di studio sono stati i discorsi dei principali esponenti politici dei suddetti partiti, in particolar modo quelli pronunciati durante le campagne elettorali, al netto della difficoltà di individuare quali periodi siano o non siano da considerare tali in una fase storico-politica di campagna elettorale permanente.

Lo studio, il reperimento e l’analisi tanto dei testi bibliografici quanto dei testi documentali ha incluso anche documenti politico-teorici e di propaganda. L’accesso a questi ultimi è stato possibile tramite non solo la partecipazione, a manifestazioni di partito e riunioni di militanti o simpatizzanti, al secondo congresso di Podemos a Vistalegre II o a manifestazioni/convention come l’Italia a cinque Stelle, ma anche e soprattutto grazie agli stessi intervistati e i loro collaboratori che, nella maggior parte dei casi, ne hanno facilitato il recupero.

La partecipazione a diverse manifestazioni di partito, congressi ed incontri pubblici ha inoltre consentito il reperimento di materiali di studio e analisi difficilmente rinvenibili in altro modo, spesso questi dati sono trattati con poca attenzione negli studi scientifici ma elementi come le bandiere, gli slogan, gli inni e le musiche di partito hanno permesso di entrare ancora più in profondità nel fenomeno e allargare il quadro di studio di riferimento521.

3.2. Il populismo europeo: chi è costui?

Se, come abbiamo già visto, le prime esperienze storiche, i primi populismi realmente esistiti, sono sorti o alla periferia dell’Europa continentale, è il caso ad esempio del populismo russo di metà Ottocento, o in territorio americano, sia in Nord America dove nacque il People’s Party nella seconda metà del XIX secolo, sia in Sud America dove sorsero numerosi movimenti, partiti e governi populisti, l’Europa non può considerarsi esente da questo fenomeno. Ancora una volta occorre sottolineare come le teorie che vedono nel populismo qualcosa di patologico, legato al sottosviluppo politico-economico o figlio di una qualsiasi forma di arretratezza, siano da rigettare. Infatti, il populismo è diventato un elemento endemico della realtà politica europea, diffusosi, come vedremo