Nell'impostazione accusatoria, venute meno la utilizzabilità a fini di prova del fatto delle dichiarazione rese da Maurizio Tramonte in sede di indagini, la responsabilità dell'imputato è basata sul suo collegamento con Giovanni Maifredi e, principalmente, sulle dichiarazioni accusatorie rese dalla compagna di questi, Clara Tonoli.
Segue, poi, la prospettazione di altri elementi che identificano l'imputato come soggetto legato con ambienti estremisti di destra da lui favoriti a scopo di eversione.
In particolare, l'accusa utilizza alcune anomalie emerse nel processo relativo al cd. M.AR. per desumere che il rapporto con il Maifredi non era di semplice collaboratore di Delfino ma un rapporto paritario fra membri di una organizzazione che poi avrebbe deciso l'attentato di Piazza Loggia.
Orbene, conosciamo dalla sentenza sul M.AR. che il Maifredi consentì all'allora capitano Delfino di trarre in arresto i principali componenti della organizzazione denominata M.AR. registrando le conversazione intercorse tra i partecipi e prestandosi a organizzare un finto scambio di armi contro esplosivo che condusse in data 9.3.1974 all'arresto in flagranza di Giorgio Spedini e Kim Borromeo che furono condotti con il loro carico di esplosivo dal Maifredi, che fingeva di controllare la strada, in agro di Edolo.
Successivamente, a seguito degli sviluppi investigativi, furono tratti in arresto, nella prima quindicina del maggio del 1974, gli altri componenti del gruppo.
La versione che risulta dagli atti di quel processo, nonché dalle stese dichiarazioni del Maifredi225, parla di un Maifredi che si presenta al cap. Delfino verso la fine del 1973 informandolo dell'attività del gruppo e che si mette d'accordo con questi per seguire l'attività del gruppo relazionando all'ufficiale.
Peraltro, il Maifredi mostrerà dubbi in ordine alla circostanza di essere stato sentito dal Delfino in data 21.12.1973 (data del verbale che riporta la sua prima escussione) affermando di ricordarsi di essere stato sentito a verbale solo dall'autorità giudiziaria mentre con il Delfino i colloqui erano solo verbali non ricordandosi di verbalizzazioni ed introdurrà la circostanza di non essersi presentato direttamente al Cap. Delfino ma di essersi rivolto ad un ex carabiniere che lavorava all'IDRA, Bonardi Giovanni, che lo aveva messo in contatto con l'Arma. Va rilevato, peraltro, che tali dichiarazioni il Maifredi renderà solo in data 8.4.2002 e, pur essendogli stato mostrato il verbale, non negherà la paternità della firma apposta sul medesimo.
Il teste Bonardi Giovanni, poi, a dibattiment0226 ha confermato di essere stato richiesto dal Maifredi di aiutarlo avendo appreso di amici che stavano preparando un attentato èd ha dichiarato di aver procurato un incontro tra Maifredi e Delfino, all'Idra, intorno alla prima quindicina di gennaio del 1974;
aveva poi saputo, poco tempo dopo, dell'arresto di Spedini e Borromeo ed aveva constatato l'assenza di Maifredi dai luoghi di lavoro; anzi ha precisato che dopo aver combinato l'incontro non aveva più rivisto il Maifredi. Ha aggiunto che il Pasotti, titolare dell'IDRA, gli aveva riferito di un ammanco di cassa dovuto al Maifredi e dopo, successivamente, verso l'anno 1980gli aveva riferito che il Cap. Delfino gli aveva imposto di non denunciare la cosa minacciandolo.
Peraltro, la pubblica accusa ha contestato che le dichiarazioni di Maifredi in ordine al momento della conoscenza con il Delfino fossero veritiere sulla base di quanto affermato principalmente dalla sua compagna Tonoli Clara.
Gioverà quindi, prendere le mosse dalle primitive dichiarazioni della Tonoli che era sentita il 29.9.1977 nel procedimento contro Carlo Fumagalli + 57 (M.A.R.) e rendeva le seguenti dichiarazioni:
225acquisite ex art. 512 c.p.p. essendo questi, nel corso dell'attuale procedimento deceduto
226Ud. 21.4.2009
/7 _.
~
\AD Preso Lei ha vissuto per un certo periodo con G. MAIFREDI?
R. Si, dal 1968 al 1974, fino ad ottobre.
AD Preso Come ha conosciuto G. MAIFREDI?
R. Qui a Brescia.
Preso Cosa ci può dire sulla sua occupazione.
R. Quando l'ho conosciuto lavorava all'IDRA.
Preso Abitavate insieme?
R. I primi sei mesi siamo stati insieme a Brescia in albergo, poi siamo stati a Mompiano e poi in un appartamento qui a Brescia.
Preso Come era formato l'appartamento?
R. Era costituito da un salone, camera, cucina.
Preso Ed il vostro nucleo famigliare?
R. Il nucleo famigliare era costituito da me, MAIFREDI e i miei due bambini. Poi nacque con MAIFREDI un terzo bambino. Dopo il periodo vissuto con MAIFREDI me ne sono andata perchè erano mesi e mesi che vivevo nella paura. In casa venivano sempre ragazzi amici di MAIFREDI, lui mi parlava di questa gente, io capivo che non era un qualcosa di buono, per cui trattavo male questi ragazzi.
ADR. Sapevo che MAIFREDIlavorava per il cap. DELFINO.
Pres Lei ha parlato di gente che frequentava la sua casa chi erano?
R. Erano Pippo GLiSENTI, TARTAGLIA, BORROMEO, SPEDINI. Quest 'ultimo non veniva mai in casa, parlava sempre sotto casa. Kim BORROMEO l'ho conosciuto nel 1972, ma della data non ne sono sicura.
Questa gente spesso veniva a casa a prendere il caffè ed a me dava fastidio.
ADR. Mi davano fastidio perchè io ho tre bambini e non mi sono mai interessata di politica, loro parlavano di armi, MAIFREDI faceva vedere quest'arma o quell'altra e dava loro spiegazioni sul loro funzionamento.
AD Preso Quandoè stato che MAIFREDlle ha parlato del cap. DELFINO?
R. MAIFREDI una sera è venuto a casa e mi ha dato un numero di telefono, dicendomi: Vai a telefonare a questo numero e fatti passare il sig.
DELFINO, digli che io non posso andare e che venisse lui a casa. Andai a telefonare perchè a casa non avevamo il telefono, e al numero che
MAIFREDI mi diede mi rispose la caserma dei carabinieri. Chiesi del sig.
DELFINO e mi risposero, vuole parlare con il cap. DELFINO, avvisai il capitano di ciò che mi aveva detto MAIFREDI, e mezz'ora dopo il capitano venne a casa.
ADR. Non ricordo quanto tempo prima, ma molti mesi prima dell'arresto dei ragazzi.
ADR. Questa fu la prima volta che vidi il capitano DELFINO, il giorno dopo, poichè a casa avevo visto dei bigliettini, andai dal cap. DELFINO per chiedere delle spiegazioni, volevo sapere mio marito cosa avesse fatto.
ADR Sui bigliettini erano scritte parole come: Carro armato, tritolo o plastico ora non ricordo, ragazzo che va in giro senza camicia. Quel giorno che mi recai dal cap. DELFINO lui non mi disse niente, il giorno dopo chiesi al capitano cosa stava succedendo a mio marito ed il capitano mi rispose: Signora, qui suo marito ha dovuto scegliere, o andare in prigione o fare quello che sta facendo. Vedevo i giovani continuare a venire a casa mia, ed avevo paura che scoprissero ciò che MAIFREDI stava facendo. Mi spaventai anche perchè in quel periodo si sposò Pippo GLISENTI e MAIFREDI gli fece da testimone, ciò avvenne sempre parecchio tempo prima che fossero arrestati i ragazzi del tritolo.
ADR. MAIFREDI mi disse che lavorava con i carabinieri perchè con quelli della questura non si fidava, perchè c'era del marcio e che la questura vendeva armi e munizioni. Mi dissse che registrava delle conversazioni e a questo riguardo devo dire che un giorno aveva preso una scatoletta di tiermark e dentro vi aveva deposto un microfono, mi dissse che così registrava con la radio che aveva in macchina.
ADR. Le confidenze sui suoi colleghi e sulle registrazioni me le ha fatte pochi giorni dopo il colloquio con il cap. DELFINO.
AD Preso Perchè lei temeva peri figli?
R. MAIFREDI aveva in casa sacchi di pallottole, pistole dappertutto, telescriventi, radio trasmittente, poi si era sempre professato fascista, e una volta vennero i dipendenti dell'IDRA a fare una manifestazione, gridando proprio sotto le finestre di casa. All'inizio la mia paura era
relativa al suo lavoro perchè mi diceva che faceva la guardia ai soldi dell'IDRA, poi invece la mia paura fu per tutte queste circostanze.
ADR. La telescrivente l'aveva in soggiorno su di una scrivania.
ADR. A casa mia tutti vedevano queste cose.
ADR. Non so a chi era collegata questa telescrivente. Per quel che concerne la radio, so solo che una volta è venuto un signore con 5 carabinieri che sequestrarono una radio, in seguito le venne restituita.
ADR. Questa telescrivente era in funzione anche quando venivano i suoi amici, tanto non c'erano segreti per nessuno.
ADR Non so molto bene quante registrazioni furono fatte, perché avvenivano fuori di casa. lo ne ascoltai due e ricordo che una cassetta la buttammo via.
ADR Non so quanto MAIFREDI guadagnasse, ho sempre visto tantissimo denaro. MAIFREDI era il classico uomo che non usciva di casa se non aveva mezzo milione in tasca. Conduceva una vita assai dispendiosa.
Quando fu licenziato dall'IDRA si incominciò a sussurrare all'IDRA che mancavano dei soldi. lo telefonavo al PASOTTI per chiedere cosa stava succedendo, ma lui non mi ha mai risposto. Il giorno del processo che mio marito aveva contro PASOTTI, chiesi a mio marito come era andata, e lui mi rispose, bene, ma mi disse che il dotto TEMPRA aveva trovato un ammanco di sette-ottomila lire, telefonai al dottor TEMPRA chiedendo la verità. Il dotto TEMPRA venne a casa e mi disse che fino a quel momento mancavano 17 milioni, ma che però non ancora avevano finito di controllare i libri. In quel momento mi sentii anch'io una ladra. Quando scoprii la storia dei soldi MAIFREDI mi disse: Devo scappare e starò via un paio di giorni, così vedremo se PASOTTI mi denuncerà. Mi chiese di telefonare al cap. DELFINO e dirgli che MAIFREDI era scappato. Due ore dopo la mia telefonata il cap. DELFINO mi venne a prendere a casa ed io raccontati tutto. Ricordo che a questa discussione era presente il dotto TROVATO ed il giudice ARCAI.
ADR Avvocatura dello Stato. MAIFREDI non mi ha mai detto di aver ricevuto soldi dal SID o da organi dello stato.
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ADR avv. QUAGLIA. Sapevo che MAIFREDI era sposato e dal matrimonio aveva avuto anche dei figli, della seconda donna ho saputo dopo.
AS aw. SAVI. Sa nulla la teste di certe indicazioni fatte da MAIFREDI a BORROMEO e SPEDINI circa dove reperire l'esplosivo?
R. Ho sentito spesso MAIFREDI parlare a BORROMEO di esplosivo, ciò nei primi tempi. MAIFREDI aveva un grande ascendente su Kim BORROMEO tanto che il padre di BORROMEO aveva chiesto a MAIFREDI di cercare di portarlo su una buona strada. Pochi giorni prima dell'arresto, parlarono di esplosivo, BORROMEO venne a casa e si sedettero nel soggiorno chiudendosi dentro, io origliai dalla porta perchè volevo capire e sentii parlare MAIFREDI senza capire il senso di cave e tritolo.
AD aw. SAVI. " colloquio che la teste ebbe con TROVATO e ARCAI fu verbalizzato?
R Sono andato da TROVATO e ARCAI dopo che MAIFREDI scappò, ed andai per dire che MAIFREDI era scappato via spiegandone le ragioni. Il giudice ARCAI esclamò che un teste ladro era poco credibile, ma la discussione per mia volontà non fu verbalizzata.
AD aw. SAVI. Parlò con il dottor TROVATO?
R. Parlai di più con il dottor ARCAI.
AD avv. SAVI. Disse loro che c'era stato questo accertamento d'ammanco di 17 milioni?
R. Dissi quello che sentii dirmi dal dotto TEMPRA.
AD aw. SAVI. La teste sa di MAIFREDI e di certi rapporti con l'On.TAVIANI?
R. E'stato sempre un suo orgoglio, diceva sempre a tutti di aver ammazzato un uomo per l'on. TAVIANI, quando faceva il paracadutista a Viterbo, mi disse di averlo ucciso vicino???
AD aw. SAVI Sa la teste che barca era quella di MAIFREDI?
R. Era un cabinato, quattro posti letto ed un cucinino. Il suo porto naturale era West Garden vicino Desenzano, pagava 75 mila lire al mese per l'ormeggio, fu venduta a Febo CONTI.
AD aw. SAVI. Accudiva da sola la casa?
R. Avevo la domestica, anzi a volte anche due.
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ADPM R Alla domestica fissa pagavamo duecentomila lire al mese, e quella che restava fino all'una 150 mila al mese, poi veniva quella per stirare: la domestica fissa si chiamava Peroni Severina, l'abbiamo tenuta per quattro anni e se non sbaglio risiedeva a Gussago.
ADR avv. SAVI. Non so dell'affitto di casa perchè ha sempre provveduto mio marito. La padrone di casa era una società immobiliare mi sembra i folli PATERLINI di Brescia.
ADR avv. SAVI. La trans oceanic non so da quanto tempo l'aveva in macchina, si può dire che ne cambiava una al giorno.
ADR avv. SAVI. era MAIFREDI che parlava e che spiegava, ragazzi stavano sempre ad ascoltare. Il discorso che origliai tra BORROMEO e MAIFREDI avvenne qualche giorno prima dell'arresto di BORROMEO. Mi parlò della trappola e mi disse che d'accordo con il cap. DELFINO, sarebbe andato prima a Milano a prendere i due, poi sarebbe andato all'albergo Palafitte ove avrebbe fatto una telefonata a Genova, all'uscita dall'albergo avrebbe preso l'ultima sigaretta dal pacchetto e lo avrebbe buttato via come convenuto. Gli avevano detto di andare avanti, perchè poco dopo avrebbero arrestato i ragazzi. Dopo l'arresto MAIFREDI non doveva ritornare a casa perché il capitano gli aveva detto di rientrare l'indomani, ma invece rientrò la sera stessa.
ADR avv. JOVENE. Attualmente penso che non abbia nessuna occupazione, era sulle navi e non so come abbia fatto a trovare quel posto.
AD avv. DI MAlO. AI tempo del matrimonio di GLiSENTI era già a conoscenza di tutto?
R. Non ricordo, ma ricordo che MAIFREDI mi disse, non ti preoccupare, non ti far capire.
ADR avv. BIANCHI. Sono stata molto amica di SARSOLl, di GLiSENTI, TARTAGLIA l'ho conosciuto una sola volta.
ADPM R. Non ho mai visto una busta paga di mio marito, mio marito mi diceva che lui era l'unico ad avere la possibilità di ritirare i soldi dalla cassa. Una sera ricordo che portò circa due milioni e alla mia richiesta non mi rispose. Non so se fossero soldi rubati o dati in affidamento.
AOPM R. Mi meravigliai del fatto che dopo il processo, nessuno denunziò il furto di 17 milioni, non lo so capire, è tutto un gioco loro, prima si rubano e poi si salutano.
In questa escussione, awenuta a distanza di poco più di tre anni dall'arresto dei componenti del MAR, la Tonoli colloca la conoscenza che lei ha del rapporto tra Maifredi e Delfino a molti mesi prima dell'arresto dei ragazzi227• Nel racconto, poi, la Tonoli parla di possesso da parte del Maifredi di armi e di ricetrasmittenti nonché di una telescrivente, del primo incontro con Delfino a casa del Maifredi, delle disponibilità economiche di Maifredi e dell'ammanco verificatosi all'IDRA ed imputato al Maifredi, della fuga del Maifredi collegata, però, all'ammanco verificatosi all'IDRA, della manifestazione effettuata dai dipendenti dell'IDRA sotto la casa di Maifredi ritenuto un fascista, dei discorsi svoltisi tra Maifredi e Borromeo in tema di esplosivo, della organizzazione della trappola ai danni dei ragazzi e della circostanza che, nonostante fosse stato concordato che il Maifredi dovesse allontanarsi da casa in conseguenza dell'arresto dei ragazzi, questi rientrò nella propria abitazione la sera stessa, della circostanza che una sera il Maifredi aveva portato a casa 2 milioni di lire non rispondendo alle domande sulla loro provenienza.
Nella escussione non si parla di possesso di esplosivo né vi è alcun accenno alla strage di Brescia anche se, nel prosieguo, la Tonoli sosterrà che allorchè ne aveva cominciato a parlare era stata bloccata. Vedremo, poi, dalle dichiarazioni rese dalla stessa Tonoli alla Procura di Brescia, che ella venne introdotta nel processo per cercare di screditare il Maifredi e che all'epoca delle dichiarazioni nutriva un forte risentimento nei confronti del Delfino tanto da scagliarglisi contro appena lo vedrà (come dichiarerà poi sempre alla Procura di Brescia).
Peraltro, in relazione a questa escussione, in dibattimento è stato sentito Carlo Fumagalli, che riferiva che nel 1976/1977 la Tonoli era scappata di casa e si era rifugiata da suo padre dal quale era stata aiutata fornendogli persino la biancheria intima. AI padre aveva riferito che, nei giorni in cui era esplosa la bomba, Maifredi aveva dell'esplosivo sotto il letto e che dopo la bomba,i1 giorno
227Si fa evidentemente riferimento all'arresto di Kim Borromeo e Giorgio Spedini avvenuto il
9.3.1974 ..-'
stesso, due aiutanti di Delfino avevano prelevato i bambini e li avevano portati in barca. Inoltre, il Maifredi aveva portato due milioni in casa ed aveva detto alla Tonoli "questi te li manda Delfino". Il Fumagalli ha riferito di aver appreso queste cose dopo che era stato condannato228• Nel prosieguo Fumagalli riferiva che la Tonoli aveva confermato quanto detto davanti all'aw. Tassi e che era disposta a testimoniarlo. Peraltro, la Tonoli non rese quelle dichiarazioni in dibattimento. L'aw. Tassi aveva cercato di incalzarla ma era stato interrotto dal Presidente che gli aveva fatto presente che l'imputato non era Maifredi.229
Un mese dopo dell'audizione, la Tonoli si metteva in contatto con il dottor Areai, già giudice istruttore nel procedimento relativo al MAR che aveva, però, visto il proprio figlio coinvolto ed arrestato nel primo procedimento per la strage di Piazza Loggia. La Tonoli chiederà un incontro che si svolgerà nello studio dell'avv. Pinna nel corso del quale il dottor Areai prenderà appunti di quanto detto.
A seguito dell'attività svolta dall'allora Capitano Giraudo questi, dopo aver avuto colloqui informali con il Fumagalli venne indirizzato alla Tonoli23o con la quale ebbe una serie di colloqui investigativi non riversati in atti.
Nel corso di questi colloqui la Tonoli fece presente di aver parlato con Areai ed il Giraudo si rivolse a quest'ultimo che, nella primavera del 1994231, gli consegnò gli appunti asseritamente presi.
Il testo dell'elaborato è il seguente:
APPUNTI PRO MEMORIA
Verso le 11,30 di oggi 291X177 sabato la signora che si qualifica al telefono come C. T. moglie di G. M. e che chiede di conferire con A., il quale acconsente purchè in presenza dell'Avv. P.
Nell'attesa l'Aw. P. telefona al Presidente del Consiglio dell'Ordine, il quale esprime il parere che essendo la T. già stata escussa nel MAR e non essendo teste della strage, possa essere sentita con cautela.
228Cfr. Ud 17.9.2009 p. 164 e seg
229Cfr. Ud 17.9.2009 p. 192 e seg
230Cfr. udienza del 16.3.2010 pago 7 e segg.
231Cfr dichiarazioni rese da Arcai Giovanni alla Procura di Bresciail 19.5.1997 acquisite agli atti essendo il teste deceduto.
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L'aw. P. telefona anche all'Aw. S. a Roma, il quale pure esprime il parere dell'Avv. L.
La T. viene ricevuta dalle 11,40 alle 14,20 e dalle 18,40 alle 22.
Riferisce che nessuno vuole sapere la verità, neppure in C. A. le hanno consentito di dire tutta la verità.
Precisa che non vuole danaro ma giustizia; Appare animata di rancore non tanto contro G. M. ma contro D., che accusa di avere rovinato G. M. e distrutto la famiglia.
Del lungo racconto-monologo si apprezzano i seguenti punti.
1 - D. è venuto a Brescia per prendere contatto con M. erano in relazione sicuramente da un anno e mezzo prima del dicembre 1973, contrariamente a quanto da D. e M. affermato, e cioè che M. nel 1973 prese l'iniziativa di contattare D.
2 - M. faceva da istruttore di armi e di tiro a molti altri ragazzi e adulti, oltre quelli arrestati. Oltre che in valle del Garza, lo facevano anche sopra Tignale:
indicherebbe il luogo preciso.
3 - M. conosceva Fumagalli dall'epoca dell'attentato al P.S.; epoca in cui conobbe anche G. O.
4 - La CZ sequestrata a F. era di M.
5 - M. regalava armi a un capo di P.S. (fra cui un SIG) il quale gli forniva migliaia di proiettili da guerra, traccianti comprese, dalla caserma di Via Vitto Veneto, e glieli portava a casa in grossi sacchetti. Da costui M. ha ricevuto anche armi.
6 - M. aveva conosciuto il gen. N in casa F., prima che M. scappasse da S.
6 - M. aveva conosciuto il gen. N in casa F., prima che M. scappasse da S.