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1. Le pratiche invernali di comfort termico

1.3 Il monitoraggio delle pratiche invernali di comfort termico

1.3.2 Pratica di comfort

“Ti trovi bene dal punto di vista termico?”. Non credo che la domanda mi sia mai stata posta in questi termini. “Ti trovi bene con questa temperatura?”. Questa potrebbe essere sufficientemente elegante, però pur sforzandomi non credo mi sia stata posta. “La temperatura è di suo gradimento?” Questa domanda potrebbe suonare bene in un ristorante, magari il ristorante di un hotel, anche se in quelli che ho frequentato finora non mi è mai stata posta. “Fa troppo caldo?”, “Fa freddo?”, “Hai caldo?”, “Hai freddo?”, l'ho chiesto io ai miei ospiti o i miei ospiti l'hanno chiesto a me. “No. Anzi...”. Numerosi esperti vengono a confermarci, che i freddolosi o i calorosi, intesi come le persone che sentono solitamente più freddo o più caldo delle altre persone, lo siano in ragione di caratteristiche del loro metabolismo, mentre all'interno di una coppia “freddoloso” o “caloroso” può esprimere una attribuzione in termini di personalità. Un freddoloso dovrebbe padroneggiare egregiamente la pratica del vestirsi in modo caldo, eppure non c'è niente da fare. Chiudo qui questa digressione che è viziata dal fatto di non essere io (o di non volermi definire?) freddoloso. Rimane aperta la possibilità che qualora l'essere freddoloso non dipenda da caratteristiche del metabolismo individuale, allora potrebbe indicare la mancata (efficace) messa in atto di una pratica. Non so se riuscirò a trovare conferme a questa ipotesi. Non sempre è opportuno manifestare l'eventuale disagio termico. Riprendendo il caso delle escursioni in montagna è nelle escursioni in cui tutti i partecipanti sono esperti che è possibile lamentarsi per il freddo, per la stanchezza,

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eccetera. Quanto più gli allievi di un corso di escursionismo sono alle prime armi tanto meno l’accompagnatore potrà far notare di soffrire il freddo o altro. Ne verrebbe meno la sua autorità o immagine di esperto escursionista che serve, più che altro, a rassicurare gli allievi del fatto che la situazione che si sta incontrando è normale, o che può diventare normale con l’esperienza. Ad ogni modo, le domande che ho inserito poco sopra sono tutte domande che qualcuno pone a qualcun altro. Le percezioni corporali rappresentano il primo strumento a disposizione per valutare il comfort termico. Per quanto il loro funzionamento possa essere impreciso si ha continuamente modo di regolarlo: “Sono solo io ad avere caldo qui?!”. Un appiglio esterno è dato dagli strumenti di misurazione della temperatura. Il primo, il più semplice, antico e diffuso, è il termometro. Ad essi aggiungeremo strumenti più recenti come i termostati e, ancora più recenti, le valvole termostatiche. Non credo ci sia bisogno di spiegare come funziona un termometro, né ci interessa sapere quando e da chi è stato inventato. È interessante però notare che è stato inventato parecchi secoli fa, un periodo lontano dal quale proviene anche un altro strumento di misurazione: l'orologio. Questo ha avuto una diffusione ancora maggiore del termometro nonostante fosse uno strumento meno semplice dal punto di vista tecnologico (o forse proprio per questo motivo). Noi sappiamo che l'orologio si è rivelato essenziale all'organizzazione della vita sociale così come la conosciamo. Ignoro come potesse essere indicata la temperatura prima dell'avvento del termometro e delle scale di misurazione, come quella centigrada di Celsius, però qualche modo doveva esserci, così come c'era qualche modo per identificare momenti passati e futuri di un giorno. Se mi si permette di continuare nella ricerca di similitudini e differenze tra il termometro e l'orologio dirò che queste sono ben rappresentate dalla seguente metafora: il modo in cui il termometro (e in generale gli strumenti di misurazione della temperatura) viene utilizzato porta a situazioni di incertezza del livello di quelle che si verificavano prima dell'introduzione dell'ora unica nazionale o del sistema mondiale di calcolo del tempo. Gli orologi erano tutti perfettamente funzionanti (per semplicità diremo che era così), ma misuravano il tempo a partire da momenti diversi (Levine, 2006). Quanti saprebbero rispondere alla domanda: “quale è solitamente la temperatura nel tuo alloggio”? Chi abbia poi provato a chiedere alle persone presenti in una stanza quale fosse secondo loro la temperatura dell’ambiente ne avrebbe ricavato un ampio spettro di risposte. Chiedendo quale sia la temperatura ideale ci potremmo trovare di fronte a situazioni in cui la risposta “20°C” potrebbe essere scelta semplicemente perché è una cifra tonda e in cui la risposta “21°C” o “19°C” siano pronunciate da chi si ritiene rispettivamente freddoloso o caloroso. Non necessariamente poi queste risposte avranno molto a che vedere con la temperatura con la quale si sentono effettivamente a proprio agio.

In che momento si deve accendere il riscaldamento? In che momento bisogna iniziare a scaldare un ambiente? A queste domande è possibile rispondere in tre modi: a) “quando si sente freddo”; b) “alle 6 del pomeriggio”; c) “quando la temperatura scende sotto i 18°C”. I riferimenti sono quindi rispettivamente a percezioni corporali, a momenti specifici del giorno, a temperature così come rilevate tramite appositi strumenti di misurazione. Nei tempi antichi, e fino a tempi relativamente recenti, il momento giusto per scaldarsi era definito dall'unione delle risposte a e b: quando solitamente si ha freddo,

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il che solitamente avviene prima del tramonto, il quale è solitamente il momento in cui si rincasa dal lavoro e in cui solitamente si inizia a cucinare in attesa dell'arrivo di tutti i membri della famiglia. Questa scenetta, forse idealizzata, è un esempio di perfetta coordinazione di diverse attività di diversi membri della famiglia. Ci si ricarica di calore (e di calorie) stando tutti insieme, quindi con un basso consumo di energia termica pro- capite. Il calore viene inoltre utilizzato per ottenere due diversi fini: cuocere il cibo e scaldare l'ambiente. Con le braci sarà poi possibile scaldare anche il letto. Tutto capita al momento giusto, al punto che in realtà sarebbe stato probabilmente difficile ottenere risposte diverse da: “Il momento giusto per scaldarsi è il momento in cui il fuoco è acceso”. Finita la fase di cottura del cibo si aprivano alcune possibilità per riscaldarsi: aggiungere legna, recarsi nella stalla, andare a letto, andare a casa (o nelle stalle) di/con altri. Con la diffusione dei termometri, anziché scaldare quando si ha freddo, o quando solitamente si ha freddo, ora si può scaldare quando la temperatura è inferiore a un certo livello. Se nei tempi passati il ritrovarsi attorno al focolare condiviso aveva luogo nel momento giusto, ora la pratica dello scaldare può essere maggiormente astratta da un determinato momento della giornata. Il termometro permette perciò la stessa disgregazione portata dagli altri strumenti di misurazione, primo fra tutti l’orologio. Ma questa opportunità sarebbe stata aperta di fatto solo con il termostato. La temperatura del termostato (così come quella del termometro) non è necessariamente una temperatura affidabile. O meglio, lo è, ma è la temperatura che si ha là dove il termostato è posizionato. Non necessariamente questa equivale alla temperatura che si ha in altri punti della casa. Una casa con termostato regolato su 19°C può quindi essere più calda di una casa con termostato regolato su 21°C. Esistono metodi per la scelta ottimale della posizione del termostato ed esiste anche la possibilità di posizionare un sensore di temperatura distante dal meccanismo di regolazione, ma non sempre questi metodi vengono seguiti o non sempre è possibile seguirli. Le valvole termostatiche hanno sostanzialmente limiti equiparabili a quelli del termostato. Il costruttore può informare che, ad esempio, la posizione “3” equivale a 18°C e la posizione “4” a 20°C, ma per le stesse ragioni di cui sopra le temperature effettive potrebbero essere diverse, mentre si può essere più sicuri (anche se mai completamente) del fatto che uno spostamento di un livello in basso o in alto nella scala segnata sulla valvola equivale a una differenza di temperatura di meno e più 2°C rispettivamente, o altro in base alle caratteristiche tecniche della specifica valvola presa in esame.