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5.4 Analisi delle interviste

5.4.6 Pratiche di utilizzo e gestione del materiale fotografico

I dati ricavati dalla visualizzazione delle fotografie portate al momento dell’intervista ed emersi da quanto dichiarato in quella sede devono essere necessariamente ponderati con le modalità di utilizzo e gestione del materiale fotografico poste in essere dagli utenti in Facebook.

Innanzitutto è scaturito come i soggetti, nella quasi totalità dei casi, non operino operazioni di filtraggio o categorizzazione in riferimento alla possibilità per gli altri utenti di visionare il proprio portfolio fotografico: una volta accordata l’accettazione dell’amicizia, si possono vedere tutte le foto postate dall’utente; questa scelta si correla alla selezione fatta a monte su cosa pubblicare e cosa no, alla stringente correlazione online/offline (gli amici di Facebook sono persone che si conoscono realmente nella vita quotidiana), ma anche a una conoscenza parziale delle impostazioni di privacy o differenziazione d’uso offerte da Facebook, senza differenziazioni peculiari legate al genere o all’età.

Se tu hai la mia amicizia su Facebook vedi tutte le foto che pubblico (C., maschio, 21 anni).

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Per la visualizzazione delle foto faccio una scelta a priori nel chi accettare come amico… le persone che ho accettato come amici su Facebook sono tutte persone che conosco nella vita reale, che frequento o che ho frequentato, con cui comunque ho dei contatti (N., femmina, 43 anni).

Restrizioni non ne ho create ma proprio perché non ci sono foto private, quindi tutto quello che c’è è pubblico, la selezione l’ho già fatta a monte (R., maschio, 49 anni).

Le foto che pubblico sono visibili a tutti una volta che do l’amicizia, non ho cerchie interne, anche perché non sono neanche capace di farlo quel lavoro lì (T., femmina, 54 anni).

In seconda battuta, in virtù di quella tendenza alla positività più volte menzionata, ma anche per l’omogeneità di comportamento che si tende ad assumere in Facebook (Giaccardi 2010), si è portati a escludere la pubblicazione di certe categorie di foto, riconducibili a esperienze o elementi negativi, e a postare fotografie tecnicamente valide, cosicché esse possano trovare un piacevole riscontro nell’occhio del fruitore, sempre nell’ottica di perpetrare un clima di serenità.

Il destinatario presunto al momento della pubblicazione delle foto è costituito, il più delle volte, da un gruppo ristretto di soggetti154 all’interno della categoria

degli amici di Facebook, sebbene, come riscontrato dalla relativa importanza attribuita post-pubblicazione ai Like e ai commenti, l’autoreferenzialità associata alle foto postate assume un ruolo centrale.

Non penso a qualcuno di particolare quando metto le foto… ad esempio questa l’ho messa perché piaceva a me (E., femmina, 20 anni).

Se ci sono più Like può far piacere, però se nessuno mette il Like non mi interessa più di tanto sinceramente… se mi fa piacere metterle le metto, perché comunque vuol dire che mi ricorda un momento, una situazione piacevole (F., femmina, 22 anni).

154 Normalmente si fa riferimento alle persone vicine nella vita offline, quelle con cui si

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Quando pubblico il più delle volte non ho in testa referenti particolari. In alcuni casi, invece, sì… per esempio, quando pubblico magari foto in cui sono coi miei amici storici che sono legati a un certo cerchio di persone, implicitamente nella mia testa e nella testa dei nostri amici ci sta, può esserci la cosa di dire: “ci frequentiamo ancora, siamo ancora uniti” (L., maschio, 31 anni).

Io metto quello che posso mettere, quello che reputo piacevole per me… poi che gli altri non lo giudichino bene non me ne frega niente… io lo faccio per me, non penso assolutamente a nessun altro (U., femmina, 63 anni).

Infine occorre ribadire, come già evidenziato in precedenza, che il concetto di cosa è bene pubblicare e cosa no è avvertito in maniera differente da parte dei soggetti e, di conseguenza, il racconto di sé che viene fatto mediante l’uso di foto ritraenti corpi diventa più o meno ampio in base al valore che viene attribuito al contenuto e alla tipologia di foto155.

In sintesi, dunque, la self-presentation ricavabile dalla pubblicazione del materiale fotografico ritraente corpi dei venti soggetti intervistati deve essere letta anche alla luce delle modalità d’uso con cui il materiale fotografico stesso viene gestito in Facebook: la differente percezione di cosa può essere pubblicato e cosa no, l’importanza attribuita ai Like o ai commenti, la consapevolezza più o meno elevata di un destinatario osservante modifica, infatti, le scelte relative alla pubblicazione delle fotografie sul proprio profilo e, di conseguenza, incide sul racconto che di sé viene fatto.

In sede di intervista si è manifestata, in effetti, una tendenza generale all’autoreferenzialità: la foto deve essere innanzitutto piacevole e importante per sé e solo in seconda battuta per gli altri, e deve essere improntata alla comunicazione di aspetti o situazioni positive, nella finalità di ridestare nel soggetto medesimo il clima di gioia e serenità avvertito al momento dello scatto della foto; in virtù di ciò, il valore attribuito ai Like e ai commenti assume una valenza ludica, valutata dagli utenti in toni divertiti e scherzosi più che come giudizio in grado di modificare o influenzare significativamente le personali

155 Il concetto era già stato messo in luce e supportato da stralci di intervista nella parte

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scelte di pubblicazione fotografica. Inoltre, la cernita tra cosa pubblicare e cosa no viene fatta dal soggetto sulla base di proprie inclinazioni caratteriali e valoriali, che lo portano a connotare diversamente il confine sfera pubblica/sfera privata, e in riferimento a consuetudini d’uso non scritte ma operanti in Facebook156.

La consapevolezza di essere guardati, pur presente nei soggetti intervistati e manifesta nella scelta di pubblicare foto qualitativamente buone dal punto di vista tecnico e non ritraenti situazioni di disagio fisico o morale, non finisce mai con l’assumere, però, un ruolo imperante nelle decisioni relative alla gestione del materiale fotografico in Facebook: la self-presentation si configura, quindi, come un racconto si sé orientato al sé.