di-verso creando un effetto arcobaleno lampeggiante. Allo stesso tempo una scintilla penetrò al mio interno proprio all’altezza del cuore, provai un’emozione di felicità mai sperimentata prima. Riuscii a distinguere il rilievo sulla porta davanti a me, sull’insegna era scritto:
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2. L’essere umano e la natura
Mi sentivo rallegrato e riconoscente di poter vivere questa esperienza ac-compagnato dal mio fedele cane e dal saggio maggiordomo di quella miste-riosa casa vivente, il quale, indican-domi l’immagine sulla porta, iniziò a parlare:
«la natura ha dato in dono agli esseri viventi una macchina che nel suo complessivo funzionamento risulta essere perfetta, il corpo. Ogni sua parte svolge un compito specifico ed agisce in sincronia con le altre. Per indirizzarlo al meglio, in modo da raggiungere più facilmente i nostri obiettivi, è necessario imparare a cono-scerlo secondo una prospettiva olistica. Il termine olismo deriva dal greco ὅλος e si-gnifica “tutto, intero, totale”. Si tratta di una visione globale, intendendo le parti che compongono il tutto interdipendenti fra loro. Questo significa che il nostro benessere dipende dal funzionamento armonico del complesso degli aspetti fisici, intellettuali e psichici che ci caratterizzano in quanto esseri viventi.Ogni componente influisce sul-la nostra salute globale e il malfunzionamento di una di esse condiziona, essendo il tutto collegato, il nostro stato generale. Dalla nostra condizione fisica dipende quella emotiva o mentale e viceversa in maniera reciproca.
Grazie all’intelligenza e alla volontà, con una visione oggettiva di noi stessi, abbiamo la possibilità di governare la nostra vita, di scolpire la nostra “lastra marmorea” nel modo in cui vogliamo.Con questo fine proveremo a capire come funziona il cervello, la stazione di controllo del corpo umano, non nei minimi dettagli, ma quanto basti per raggiungere l'obiettivo di “imparare ad imparare”.Tieni questa chiave d’oro, rappre-senta l’arte che consentirà di aprire la porta dell’intelletto rendendoti consapevole del processo di memorizzazione e indipendente nello studio».
Entrammo nella prima stanza, si trattava di una biblioteca. Il disordine era solo appa-rente perché tutto sembrava stare al proprio posto: lungo la parete ovale si sussegui-vano scaffali riempiti da migliaia di libri, al centro pendeva un mappamondo che girava quasi impercettibilmente su se stesso.
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curiosità e, anche senza che avessi par-lato, sembrò cogliere il mio atteggia-mento.
Mi portò davanti ad una grande scultu-ra, ancora era lontana dall’essere com-piuta, ma già si poteva distinguere una madre con in braccio un figlio che strillava piangente. Lei era nell’atto di porgere al bambino qualche oggetto che sapeva o sperava lo potesse tran-quillizzare. Il giovane si rivolse ancora a me guardandomi con occhi pieni di passione per quello che realizzava:
«Bello il fiore che hai disegnato sulla fronte, significa che ti senti ancora un
po’ bambino anche tu! Ti sarà facile ripensare alla tua infanzia, alla tua crescita che inizialmente è avvenuta in totale armonia. Il bambino è il miglior esempio che la na-tura ci offre per comprendere le diverse fasi di acquisizione. Per rapportarsi alla realtà esterna utilizza inconsciamente e spontaneamente le funzioni basilari del corpo: il pianto per comunicare le esigenze più fondamentali, come autodifesa derivata dall’istinto di sopravvivenza, e il sorriso per esprimere gioia e approvazione.
Prima di sviluppare il linguaggio si relaziona con l’ambiente esterno principalmente attraverso gesti o semplici vocalizzi. Tra gli undici e i quindici mesi inizia ad indicare e a porgere degli oggetti con intenzione, sviluppa così il linguaggio non verbale aiu-tandosi con la voce attraverso monosillabi. Tra i diciotto e i ventiquattro mesi comu-nica verbalmente attraverso frasi semplici dimostrando di capire ciò che gli dicono gli altri, risponde principalmente servendosi dei gesti. Solo verso i due anni e mezzo co-mincia a raccontare storielle manifestando così la conoscenza di qualche regola grammaticale. Via via che passa il tempo sviluppa l’inventiva tramite i giochi di im-maginazione e riesce pian piano a distinguere tra fantasia e realtà. Dopo i quattro anni utilizza il futuro, prima di questa età vive essenzialmente nel presente, non ha una cognizione chiara del tempo.
La vita fa il suo corso e ci insegna tramite la realtà materiale esterna, ma anche attra-verso noi stessi, quello che dobbiamo imparare per star bene su questo pianeta.
I bambini essendo più sensibili perché fortemente legati alla natura, come gli animali capiscono il linguaggio primordiale perché non ancora corrotti dall’impostazione ec-cessivamente razionale e dai limiti imposti dalla società occidentale. Non capiscono o non prestano attenzione ai discorsi degli adulti, ma percepiscono intensamente le loro emozioni, non partecipano ai problemi di carattere sociale, ma alle sensazioni che procurano felicità e tristezza, piacere o dolore.
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Durante la fanciullezza si impara giocando, e si è liberi di farlo, con l'immaginazione, trasportati da una forte creatività e fantasia, partecipando a questo processo con i cin-que sensi e utilizzando il proprio essere in maniera globale.
Dopo il primo settennio di vita purtroppo si verifica un cambiamento e, a mano a ma-no che si frequenta la scuola dell'obbligo, si ha una perdita di questo processo natura-le di acquisizione, come se fossimo "costretti" a crescere e quindi anche ad imparare in modo forzato. Con l'avanzare dell'età aumenta progressivamente la distanza tra noi e la nostra natura poiché, invece di riconoscerla e assecondarla, ci mettiamo contro le sue leggi, ostacolandola. E con il tempo la voce del fanciullino presente al nostro in-terno si indebolisce sempre di più fino a che non è più possibile recepirla».
Attività 1. Facciamo una piccola pausa, hai ora il tempo di completare il puzzle del castello. Se hai un corso che vorresti creare o un sapere che vorresti memo-rizzare, stila un indice degli argomenti e inventa un’immagine corrispondente al titolo che potrebbe rappresentarlo.
Poi, dopo una breve pausa continuò con un tono solenne da dotta citazione:
«è dentro noi un fanciullino che non solo ha brividi, come credeva Cebes Tebano che primo in sé lo scoperse, ma lagrime ancora e tripudi suoi. Quando la nostra età è tut-tavia tenera, egli confonde la sua voce con la nostra, e dei due fanciulli che ruzzano e contendono tra loro, e, insieme sempre, temono sperano godono piangono, si sente un palpito solo, uno strillare e un guaire solo. Ma quindi noi cresciamo, ed egli resta pic-colo».
L’abitante di quella stanza era felice nel suo essere indaffarato in più cose contempo-raneamente, sembrava fosse alla scoperta di un segreto importante che si sarebbe ma-nifestato dalla riunione sinergica di tanti aspetti diversi, così diceva. Mi confidò però che quando frequentava la scuola dell'obbligo, non gli piaceva molto lo studio proprio perché era considerato un dovere visto come fine a se stesso, rappresentava per lui una costrizione che era vissuta con rifiuto, stress e a volte addirittura paura.
«Questo avviene perché, al livello generale, non essendo messi in condizione di avere uno scopo da perseguire, non percepiamo il bisogno di imparare una disciplina e di conseguenza neanche proviamo piacere nel suo studio».
Vidi allora tra le due pareti un dipinto raccapricciante, raffigurava un’aula scolastica:
alla lavagna un povero bambino torturato psicologicamente da una maestra orribile dal cui copricapo spuntavano due orecchie d’asino, aveva in mano una bacchetta che assomigliava ad un fiammifero. Il motivo dell’umiliazione erano le difficoltà del pic-colo a svolgere un semplice compito di matematica, dietro di lui le risa dei suoi com-pagni di classe.
A quel punto pensai di chiedere spiegazioni sul quadro, ma il mio interlocutore mi precedette:
«La nostra mente naturalmente sceglie quello che vuole ricordare in base a quanto lo reputa attraente. La valutazione di ciò che può essere memorizzato avviene inoltre se è recepito come novità, se funzionale al raggiungimento di un obiettivo che viene
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putato realizzabile, quindi non eccessivamente complicato da ottenere in quel mo-mento. Risulta fondamentale una situazione di tranquillità, cioè senza mettere in peri-colo la propria autostima e l'immagine sociale. Il bambino simbolizza il trauma e quel mancato piacere della scoperta del mondo che ci circonda in un modo sano e naturale.
Le lezioni frontali, il materiale e il metodo di studio attraverso cui impariamo a scuo-la normalmente seguono una determinata impostazione didattica, ci si serve princi-palmente del ragionamento logico e per ripetizione, come suggerisce l’operazione matematica sulla lavagna.
Insomma, si apprende in modo cosciente principalmente attraverso l'emisfero sinistro.
L’asina, con tutto il rispetto per questo intelligente animale, risulta essere la maestra che non conosce le leggi di natura.Infatti con un approccio sbilanciato verso un unico emisfero è avvantaggiato chi ha determinate caratteristiche cerebrali, i bambini in prima fila che seguono ordinati e seri l’interrogazione che si svolge davanti ai loro occhi. Essi rappresentano il piacere dei ragionamenti logici e dell’analisi dei partico-lari. In questo contesto il gioco e la fantasia, insieme alla visione globale e alla capa-cità di sintesi, perdono progressivamente la loro importanza e di riflesso si perde la
naturalità e il piacere deter-minanti il cosiddetto abbandono scolastico, ha portato all'esclusione, nel processo di formazione della nostra persona, dell’altra componente fondamentale del nostro cer-vello, l'emisfero destro.I bambini in fondo alla classe che giocano spensierati rappre-sentano l'emarginazione di quegli studenti che, anche se maggiormente in difficoltà nei compiti analitici, hanno maggiormente sviluppato le sue funzionalità: la creativi-tà, la percezione della realtà nel suo complesso, la capacità di fare collegamenti che rendono chiara e sintetica una qualsiasi materia.
A questo punto se vuoi che continui c’è bisogno della tua partecipazione, ti faccio un regalo. Si tratta della tavoletta della sintesi, è divisa in due parti, collega le definizioni e i simboli ai termini, ti aiuterà a ricordare.
Si tratta di concetti che troverai all’interno della stanza, l’attività stimolerà la tua ca-pacità intuitiva e favorirà la comprensione globale. Non preoccuparti se non conosci tutte le parole, alla fine potrai verificare autonomamente e inserire la versione defini-tiva, le immagini ti aiuteranno:
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Attività 2.
Mappamondo – chiave – freccia – candela infinita – fiammifero – operazione matematica – madre – orologio meccanico – bambini che giocano insieme
1) Olismo a) Modo di imparare profondo e stabile che genera
comprensione e produzione linguistica con proces-si automatici.
2) Competenza matetica b) Tesi secondo cui il tutto è più della somma delle parti di cui è composto (…) in filosofia del linguag-gio si parla di quelle teorie secondo le quali non è possibile determinare il significato di un enunciato isolatamente considerato, dipendendo esso dalle connessioni che intrattiene con il resto del linguag-gio.
3) Acquisizione c) è un modo di imparare in modo razionale e
vo-lontario, ma di durata relativamente breve: ha il difetto di restare impresso per poco tempo.
4) Apprendimento d) Si tratta di un compito svolto dall’emisfero
sini-stro, si concentra sulla causa e sull’effetto, sul pri-ma e dopo. È sequenziale.
5) Ragionamento logico e) Termine che indica concetti quali “autonomia dell’apprendimento” e “imparare ad imparare”.
6) Direzionalità f) Concetto basilare delle teorie neurolinguistiche, riguarda il percorso delle informazioni accolte dal cervello: dapprima attraverso l’emisfero destro passano poi a quello sinistro in un gioco di rimandi.
7) Collaborazione g) È il termine con cui Chomsky ha denominato il processo innato di acquisizione linguistica.
8) LASS, Language Acquisition Support System (si-stema di supporto all’acquisizione linguistica)
h) Partecipare insieme ad un lavoro, ad una produ-zione.
9) LAD, Language Acquisition Device (meccanismo di acquisizione delle lingue)
i) È l’aiuto che il bambino riceve dalla madre in primo luogo, ma in generale da parte degli adulti e dai bambini più grandi e a scuola dall’insegnante.
Audio 8. La tavoletta dell’intuizione prese un nuovo colore non appena la completai