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La tavoletta dell’intuizione prese un nuovo colore non appena la completai inserendo l’ultima immagine

«Bene, ora possiamo proseguire il giro della stanza. Dopo la statua e il quadro ecco a te».

Mi mise fra le mani due mezze palle dallo strano incastro. Sembrava un cervello divi-so in due parti. Erano molto simili in apparenza, ma più le guardavo più notavo delle

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differenze. All’interno avevano un meccanismo, apparentemente delle ro-telle di un orologio.

Mentre mi ero perso nell’osservare i due oggetti vidi che il ragazzo giocava con il cane. Lo guardai più attenta-mente, aveva cambiato sembianze! I suoi capelli erano bianchi così come la sua folta barba. Con mio stupore mi resi conto che si trattava del maggior-domo, l’avevo perso di vista dall’ingresso della stanza, chissà dove era sparito quel ragazzo. Con gli occhi luminosi di una saggia felicità iniziò a parlare con voce profonda:

«Il solo fatto di possedere un cervello non ne determina automaticamente un suo cor-retto utilizzo proprio perché la maggior parte delle persone non conosce i suoi mec-canismi più elementari che possano facilitarne l'uso. Per prenderne consapevolezza seguiremo il metodo induttivo: per arrivare al generale partiremo dal particolare. Il mio lavoro riguarda una materia pratica ed interdisciplinare il cui obiettivo è quello di far acquisire le conoscenze, di renderle parte di se stessi in pianta stabile interioriz-zandole e depositandole nella memoria a lungo termine.Dopo che si impara ad anda-re in bici, a nuotaanda-re, o a parlaanda-re una lingua non lo si dimentica più, anche dopo diver-so tempo di inattività si agirà naturalmente. Le prime volte che guidiamo un'automo-bile abbiamo scarsa confidenza con il mezzo, dobbiamo pensare consciamente ogni volta che dobbiamo compiere un’ azione, come cambiare le marce, un movimento che con il tempo, facendo, provando e sbagliando quante volte vogliamo, diverrà spontaneo, inconscio, per questo motivo “acquisito”.

Allo stesso modo funziona la memorizzazione delle informazioni da parte del cervel-lo, il quale provvede in principio alla valutazione delle informazioni che si ricevono dall’esterno (o dall’interno), in seguito alla loro categorizzazione e memorizzazione ed infine, eventualmente, alla produzione delle idee che verranno concretizzate attra-verso azioni o discorsi».

Mi invitò allora a incastrare quelle semisfere dicendo che solo così avrebbero deter-minato un risultato più alto della loro somma.

«Entrambi gli emisferi collaborano al processo naturale di acquisizione secondo uno schema preciso spiegato dalla teoria della direzionalità. Le informazioni, recepite dapprima attraverso l'emisfero destro, piacevolmente entrano nel cervello quando in-consciamente ci sentiamo attratti da una qualsiasi conoscenza. L’input passa all’emisfero sinistro, il quale riconosce il bisogno concreto, l’utilità di un certo sape-re, per ritornare al destro in un gioco di alternanze. Per imparare bisogna fasape-re, quindi provare e sbagliare, utilizzando queste magiche semi-sfere insieme. Per essere dei

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bravi studenti è necessario prendere coscienza di sé, diventare consapevoli e respon-sabili del proprio percorso di acquisizione cercando di adottare il metodo adeguato, riconoscibile in quanto in totale accordo con le nostre specifiche caratteristiche e fun-zionalità cerebrali, alla natura e quindi alla nostra spontaneità.

Seguendo questi principi, che rappresentano il meccanismo di funzionamento natura-le del cervello umano, validi in generanatura-le per tutti anche se applicabili in modo diver-sificato in base alle caratteristiche di ognuno, ogni problema sarà risolto con più faci-lità e ogni sapere acquisito più velocemente.Se si vuole essere autonomi, sarebbe uti-le dapprima essere consapevoli in prima persona dei motivi per cui si è scelto di stu-diare e quindi degli obiettivi e dei bisogni che si intendono soddisfare. Chi vuole im-parare sarà pertanto portato ad essere indipendente, attraverso l'acquisizione del me-todo di studio, e partecipe nella scelta del suo percorso di apprendimento scegliendo le tecniche che considera più congeniali a se stesso. È necessario inoltre fare un breve accenno alla situazione con la quale ci si deve confrontare generalmente per impara-re: un corso frequentato da altre persone. Il gruppo classe dovrebbe considerarsi alla stregua di una piccola comunità, dove gli studenti, come cellule di un corpo, si aiuta-no a vicenda, aiuta-non per prendere un bel voto, considerato a torto il fine, ma per impara-re dal confronto costruttivo e cimpara-resceimpara-re intellettualmente.

Quante volte ci siamo sentiti ripetere «quando si studia non si gioca» oppure «prima il dovere e poi il piacere» e ci siamo rassegnati ad abbandonare l'insegnante presente in noi stessi? Questo atteggiamento, che rappresenta una delle cause determinanti il cosiddetto abbandono scolastico, portando all'esclusione, nel processo di formazione della nostra persona, di una componente fondamentale del nostro cervello.

Nel contesto della classe si diventa coprotagonisti entrando in rapporto con altre per-sone che hanno un obiettivo che in generale rispecchia il proprio. Instaurando un cli-ma di collaborazione, attraverso lo scambio di idee, aggiungiamo più inforcli-mazioni che ci portano poi a migliorare il nostro punto di vista, o a non commettere più degli errori, per esempio, linguistici. Se dobbiamo risolvere un problema o perseguire un obiettivo sarà più facile farlo in un gruppo in cui si uniscono tutte le competenze piut-tosto che sfruttando solo le nostre singole capacità, magari per sovrastare gli altri, se-guendo una logica competitiva.

Si considerano essere controproducenti quelle situazioni in cui prevale la competizio-ne, che è positiva solo se intesa come sfida con se stessi o in una situazione ludica, al-trimenti è contro natura, infatti nel nostro mondo ha sempre portato a guerre e distru-zioni».

«La comunicazione è obiettivo e strumento allo stesso tempo. Attraverso il dialogo con gli altri, ma anche con se stessi, si partoriscono le idee, si costruisce la conoscen-za e si fa filosofia, in poche parole si crea, o forse si ricorda il sapere.Ogni persona possiede queste potenzialità. Non si può delegare nessuno che curi i nostri interessi fondamentali, per questo dobbiamo essere noi in prima persona "autisti del nostro cervello" e non lasciare questo compito o la responsabilità esclusivamente all'inse-gnante.

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Ripensa allora alla statua incompiuta all’inizio della stanza, come una madre che inte-ragisce in modo verbale e non verbale con il figlio, cercando di trasmettergli dei mes-saggi comprensibili, anche l’insegnante dovrebbe essere considerato un supporto all'acquisizione della lingua.

Non per questo è da considerarsi un’enciclopedia ambulante, anzi dovrebbe consenti-re agli studenti lo sforzo di esprimeconsenti-re determinati significati anche attraverso giri di parole che possano aiutare a sopperire a determinate mancanze lessicali.

Ognuno di noi per esempio può ritrovarsi ad essere insegnante della propria lingua entrando in contatto con uno straniero e in modo naturale personificare quel ruolo, parlando in una maniera comprensibile e correggendo talvolta gli errori.

La «didattica naturale» si manifesta come un proto-comportamento dell'uomo, tutti siamo naturalmente insegnanti».

Ci ritrovammo così davanti ad una porta dalla quale fuoriusciva in forma di bassori-lievo quello che sembrava essere il suo guardiano. Aveva un’aria severa, ma allo stesso tempo accogliente. Ad un tratto iniziò a parlare:

Attività 3. Vero o falso? Ricorda che per aprire la porta dovrai essere in grado di esporre la motivazione della tua scelta.

1. L’olismo è un tipo di approccio che si preoccupa di cogliere e analizzare i particolari, permettendo una visione più analitica.

2. Imparare ad imparare equivale al possedere la competenza matetica.

3. I bambini avvalorano la tesi secondo cui si impara esclusivamente per senso di dovere.

4. L’impostazione didattica tradizionale si basa sull’utilizzo dell’emisfero sinistro, il quale consente di sfruttare il pensiero logico e razionale.

5. In questo contesto acquisizione e apprendimento sono da considerarsi sinonimi.

6. Per imparare è necessario sentirsi rilassati, provare piacere per quello che si studia, che dev’essere facilmente assimilabile, percepito come

“nuovo” e considerato utile.

7. La direzionalità è il principio che spiega il percorso delle informazioni grazie a cui vengono memorizzate dal nostro cervello.

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8. Per imparare basta leggere più volte determinate informazioni e saper utilizzare bene il dizionario.

9. La logica competitiva è alla base dell’acquisizione.

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Audio 9. Non appena conclusi la prova mi ritrovai improvvisamente oltre la porta in