di edilizia abitativa, l’articolo 11 del Decreto Legge 112/2008 con il suo DPCM attuati-vo del 16/7/2009 e per il Piano di rilancio dell’attività edilizia l’Accordo Stato Regioni del 1° aprile 2009 e a seguire le leggi regio-nali di recepimento) si possono raccogliere alcune considerazioni.
Ma andiamo per ordine.
Il Piano nazionale di housing sociale si inse-risce in una più ampia azione di intervento per la città essendo finalizzato a risolvere la situazione dell’emergenza abitativa e ad attivare processi di rigenerazione e rinnova-mento dell’assetto urbano.
Per le imprese significa imparare a confron-tarsi in maniera diversa rispetto al passa-to non solo con una nuova edilizia socia-le ma soprattutto con soggetti che fino a ieri hanno ricoperto altri ruoli e che invece potrebbero diventare anche possibili con-correnti: banche, fondi immobiliari, società immobiliari. A fronte dell’esigenza diffusa-mente emersa negli ultimi anni di riavviare una politica organica e ordinaria di housing sociale il Piano nazionale di edilizia abitativa inizia a dare una prima importante risposta soprattutto a quella fascia di domanda che si definisce come solvibile poiché in grado comunque di corrispondere un canone di un certo livello a fronte dell’assegnazione di un alloggio.
Il Piano ha una capienza di risorse pari a poco più di 700 milioni di euro.
Di queste 140 milioni di euro sono stati di-rottati sul sistema integrato dei fondi, 197 milioni di euro sono stati destinati alla realiz-zazione di interventi immediatamente can-tierabili di edilizia pubblica sovvenzionata mentre la restante somma è stata ripartita anch’essa tra le Regioni e servirà a finan-ziare le altre linee di intervento del Piano di edilizia abitativa e in particolare: programmi integrati di edilizia sociale, incremento
del patrimonio di edilizia residenziale pub-blica, promozione da parte di privati di in-terventi in pro" ect financing, agevolazioni a cooperative edilizie.
Gli effetti che la manovra porterà sul settore delle costruzioni e sulle politiche abitative in genere è ancora prematuro prevederli in quanto non siamo ancora entrati nel pieno della fase operativa. Sta peraltro per sca-dere il termine per la presentazione al Mi-nistero delle Infrastrutture delle proposte di programma provenienti da Regioni ed enti locali, nonché dagli operatori. Oltre al rispetto delle scadenze, è auspicabile che sia definito un quadro di regole che consen-tano di attivare proposte capaci di avviare un’azione di riqualificazione urbana che ha come centralità l’abitare sostenibile, coin-volgendo soprattutto l’imprenditoria privata. Se il Piano Casa per l’housing sociale, data la sua articolazione, che incide sulla tem-pistica, rappresenta più che altro una ma-novra post crisi, il Piano casa per gli am-pliamenti e demolizioni doveva costituire, invece, un’opportunità immediata per su-perare la crisi.
Le stime fatte prevedevano investimenti
at-tivabili intorno ai 50 miliardi di euro ma è evi-dente che qualcosa non ha funzionato e la causa è soprattutto ascrivibile alla comples-sità normativa con cui le Regioni hanno rite-nuto di recepire i contenuti dell’Accordo del 1° aprile con lo Stato, cui si sono aggiunte le ulteriori limitazioni poste da molti Comuni che fanno assomigliare l’Italia ad una ma-schera di Arlecchino. Peraltro, il rinnovo dei governi locali fa si che alcune Regioni (prime tra tutte il Lazio) stiano studiando dei corret-tivi al fine di “aprire” ad ulteriori fattispecie la realizzabilità degli interventi. Ma al di là delle effettive ricadute in termini economici ed occupazionali bisognerebbe cogliere le opportunità offerte dal Piano Casa in una prospettiva più ampia che passi anche at-traverso di rilancio anche qualitativo del settore delle costruzioni verso segmenti di mercato improntati al rinnovamento urbano in chiave sostenibile. Disposizioni di questo genere non dovrebbero allora essere lega-te ad un periodo di lega-tempo predelega-terminato quanto piuttosto operare “a regime” per concorrere così alle politiche urbane e l’oc-casione deve quindi collocarsi in un’ottica di sperimentazione urbanistica.
ERRATA CORRIGE IN CONCRETO 96
ARTICOLO: La realizzazione delle strutture in
calce-struzzo per la Città dello Sport nell’area di Tor vergata
AUTORI: Valeria Biamonte
Si segnala una correzione all’articolo comparso sul numero 96 della rivista IN CONCRETO, dal titolo “La realizzazione delle strutture in calcestruzzo per la Città dello Sport nell’area di Tor vergata”.
In particolare si riportano di seguito i corretti ringrazia-menti alle persone che hanno collaborato alla realiz-zazione dell’opera in oggetto.
Si ringrazia per la collaborazione:
! irezione tecnica! Ing. A. Pelagatti ! irezione di cantiere! Ing. G. Polini ! irezione lavori! Ing. ! . Morlando
! eom. M. Sansivero - ! eom. M. Tropeano
! m! resa esecutrice! Gruppo ! eppieri Costruzioni srl ! es! ! di commessa geom. M. Toti
! ocietO ! ornitrici (citate nel presente articolo): Ma! ei ! !! !! ! Geom. A. Soffi - Geom. A. Rossetti
Ing. C. Villa Presutti
! ica! eton ! !! !! ! - Responsabili di commessa: Sig.
B. Gianfriglia - Sig. Alessandri - Resp. Laboratorio: Geom. A. Piccari
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CONCRETO97
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