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4-144

McKenna (Verts/ALE). - (EN) Signor Presidente, è dall'ultima votazione che cerco di avere la sua attenzione;

sono stata costretta a venire nella parte anteriore dell'Emiciclo, e ciò è ridicolo. Volevo metterlo a verbale perché solitamente, se faccio un errore nel corso di una votazione, lo rettifico per iscritto. Ho commesso un errore; con il mio voto ho registrato la mia approvazione della risoluzione sulla Conferenza intergovernativa. Invece ero contraria. Vorrei metterlo a verbale subito, invece di aspettare domani, perché lo ritengo di fondamentale importanza venendo da un paese neutrale.

Mi è difficile ottenere l'attenzione della Presidenza. Lei è là, e sembra che guardi soltanto davanti a sé o verso il centro. E' molto difficile avere la sua attenzione, e devo dire che lo trovo piuttosto frustrante.

4-145

Presidente. – Grazie, onorevole McKenna. Procederemo in maniera conforme, accogliendo la sua richiesta.

4-146

***

DICHIARAZIONI DI VOTO

- Relazione Napolitano (A5-0006/1999)

4-147

Rothley (PSE). - (DE) Signor Presidente, questo risultato si è venuto a creare in seguito a tutta una serie di infrazioni. Le norme del Regolamento sono state ripetutamente violate da parte dei servizi e della maggioranza del Parlamento. Oltre a tutto, tale risultato rappresenta un giorno nero per la nostra Assemblea poiché, in virtù di quanto deciso dalla maggioranza, l'Emiciclo è diventato un ufficio e i deputati sono diventati dei burocrati. Non permetterò tuttavia che il Parlamento faccia di me un impiegato. Quando penso che, ai sensi di questo testo, i deputati sono tenuti a collaborare all'adempimento delle competenze dell'OLAF e pertanto incombe loro l'obbligo di denuncia, non posso fare a meno di ritenere che tale disposizione colpisce il libero mandato dritto nel cuore.

Tenevo semplicemente ad annunciare che una tale decisione, volta a distruggere lo spirito parlamentare, non può ovviamente essere accettata, e che noi, non io da solo ma anche molti altri, dobbiamo adire la Corte di giustizia europea.

4-148

Bordes, Cauquil e Laguiller (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) Non abbiamo intenzione di appoggiare l’Ufficio europeo per la lotta antifrode. Benché l’OLAF sia stato istituito con il pretesto di operare un controllo sui funzionari e gli eletti delle Istituzioni europee, né il modo di designazione di tale Ufficio, né la mancanza di indicazioni sulle modalità in base a cui sarebbe a sua volta controllato ispirano la benché minima fiducia.

Siamo fautori non soltanto della trasparenza totale sul funzionamento di tutte le Istituzioni europee, ma anche dell’elezione e della revocabilità in qualsiasi momento non solo di tutti coloro che sono oggi eletti ma anche di tutti coloro che detengono una responsabilità a qualsivoglia livello della scala gerarchica, Commissione di Bruxelles compresa. Dato il carattere non democratico degli organismi decisionali dell’Unione europea, la creazione dell’OLAF pare una misura irrisoria destinata a fornire l’impressione che vi sia una sorveglianza laddove non esiste alcun controllo reale e democratico.

4-149

Eriksson, Frahm, Herman Schmid, Seppänen e Sjöstedt (GUE/NGL), per iscritto. – (SV) Se avessimo avuto la possibilità di decidere autonomamente sul regolamento e sull'accordo interistituzionale, avremmo tentato di dar vita a un'amministrazione trasparente e semplificata, perché si tratta della soluzione migliore per mettere a nudo irregolarità e frodi.

Desideriamo inoltre evidenziare che la libertà di comunicare con gli organi di informazione riconosciuta in Svezia ai funzionari della pubblica amministrazione rappresenta pure un ottimo sistema per impedire che certi comportamenti al di fuori della legalità siano tenuti nascosti.

Vista la situazione venutasi a creare, abbiamo scelto di votare a favore della relazione nel suo insieme, perché un voto contrario si sarebbe potuto interpretare come la mancata volontà di disciplinare la lotta alle frodi.

4-150

Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) I deputati del Front national al Parlamento europeo condannano con vigore la corruzione, che si tratti di quella degli eletti, dei funzionari o ancora dei membri dei governi. Essi esprimono altresì la propria condanna nei confronti delle frodi o delle sottrazioni di fondi pubblici - denaro che viene rubato ai contribuenti europei. In qualità di cittadini francesi essi ne sanno qualcosa, poiché vengono ogni giorno a conoscenza di nuovi sviluppi sull’affare MNEF, su quello del Comune di Parigi, della Elf o ancora della Gifco.

La lista, purtroppo, è lungi dall’essere esaustiva.

Essi, tuttavia, voteranno contro la relazione Napolitano perché sono stanchi dell’autoflagellazione del Parlamento europeo, che esso alterna ad una sicumera e a lezioni di morale altrettanto difficili da sopportare.

Essi ritengono inoltre che con l’OLAF ci si appresti a reclutare un ennesimo gruppo di funzionari, il cui costo sarà superiore all’importo delle frodi.

Essi reputano, soprattutto, che esiste già una struttura in grado di assumere il ruolo che si vuole far svolgere all’OLAF. La soluzione, lapalissiana, sta nell’assegnare alla Corte dei conti poteri giurisdizionali nonché le risorse umane e materiali necessarie per assumerli. Analoghe Corti dei conti a livello nazionale esistono non solo in Francia bensì anche in altri Stati membri.

E’ vero che nell’attuale Parlamento la Corte dei conti non gode di eccessive simpatie poiché la Presidenza le ha negato una sala stampa, sala che viene peraltro concessa volentieri alle associazioni più fantasiose, alle personalità dalla rappresentatività più dubbia o a qualsiasi paladino del pensiero unico, purché faccia sentire la propria voce. In tale occasione, così come in molte altre ancora, il Parlamento europeo si è coperto di ridicolo.

4-151

Hager (NI), per iscritto. - (DE) Che la lotta antifrode debba essere presa sul serio è fuori discussione. Basti pensare agli eventi più recenti. E’ evidente che gli interessi lesi dei cittadini colpiti dal fenomeno vanno tutelati meglio. Per tale motivo, bisogna che l'OLAF possa finalmente iniziare a lavorare. Per quanto ci stia molto a cuore che l'OLAF conduca inchieste, comprese quelle sulla nostra Istituzione, non possiamo invece identificarci affatto con le disposizioni concernenti l'obbligo di denuncia proposte negli accordi interistituzionali tra Commissione, Consiglio e Parlamento, le quali, tra l'altro, interferiscono con il libero mandato dei singoli deputati. L'articolo 2 dice che "ciascun funzionario, o impiegato, il quale sia a conoscenza di possibili casi che lascino presumere azioni illecite e che potrebbero eventualmente costituire una violazione, ha l'obbligo di segnalazione". In sostanza, ciò comporta l'obbligo di denuncia.

Le modalità previste per le inchieste dell'OLAF possono anche essere soltanto una misura transitoria. La nostra approvazione, richiesta unicamente per far finalmente partire le inchieste necessarie, non implica affatto che noi diamo il nostro assenso ai metodi criticati. Ma come sempre avviene quando si concludono compromessi, anche in questo caso, per non pregiudicare lo scopo finale, vanno fatte delle concessioni.

4-152

Martinez (NI), per iscritto. – (FR) La corruzione esiste, sia da parte della sinistra al potere che della destra al governo. E’ sufficiente citare qualche nome: Agusta in Belgio, Urba in Francia, Palermo in Italia, impieghi fittizi in seno al partito RPR a Parigi, Mutuelle nationale des étudiants de France oppure Dominique Strauss-Kahn.

Tuttavia, proprio perché il Front National non è soggetto all’angoscia che colpisce i potenziali imputati degli altri partiti, esso si oppone all’estensione dei poteri polizieschi conferiti all’appendice della Commissione di Bruxelles che risponde al nome di OLAF.

Innanzi tutto perché l’OLAF viola la separazione dei poteri, fondamento della democrazia occidentale, affidando a funzionari privi di legittimità il controllo sui rappresentanti sovrani.

Inoltre perché con l’OLAF si viene a creare una situazione in cui è il ladro a sorvegliare la guardia poiché la Commissione europea, al centro dei sospetti di corruzione, vigilerà, di fatto, tramite l’OLAF sul Parlamento, che dovrebbe essere il controllore anziché il controllato.

Infine, l’OLAF non affronta le cause della corruzione che risiedono nella soppressione delle frontiere nazionali, la quale, a sua volta, consente la libera circolazione del denaro della droga, delle frodi e della criminalità finanziaria.

Se si vogliono veramente combattere i sintomi della corruzione, nel rispetto dei fondamenti delle società di diritto, esistono solo due strade: la via tecnica, trasformando cioè la Corte dei conti europea in una giurisdizione ed in una Corte di disciplina di bilancio, oppure la via democratica, ossia creando all’interno del Parlamento europeo, sull’esempio della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, l’equivalente del National Accounting Office britannico (NAO) o del General Accounting Office americano (GAO).

Si tratta di due potenti organi di controllo autonomi, sebbene in seno al Parlamento, e dispongono fino a 5.000 collaboratori. Si creerebbe in tal modo un organo competente, che avrebbe, tuttavia, un legame con i rappresentanti del popolo, che è poi l’unico soggetto ad avere il diritto di chiedere conto dell’utilizzo del denaro proveniente dalle imposte che versa.

4-153

- Relazione Schwaiger (A5-0062/1999)

4-154

Berthu (UEN). – (FR) Non giudichiamo molto soddisfacenti dal punto di vista procedurale i preparativi per il prossimo ciclo di negoziati commerciali internazionali per almeno tre ordini di motivi.

Si assiste innanzi tutto, prima ancora dell’avvio dei negoziati ed in base ad un noto copione, ad un indebolimento dell’Unione europea causato da discussioni interne. A titolo esemplificativo, il mandato finale dato dal Consiglio il 22 ottobre scorso non accenna alla difesa del principio della preferenza comunitaria che, pur tuttavia, era stato preso in considerazione dal Consiglio “agricoltura” del 27 settembre, anche se in misura solo parzialmente soddisfacente in quanto era stato trascurato il principio dell’indipendenza alimentare dell’Europa. Ad ogni passo in avanti ne corrispondono due indietro. Si potrebbero citare moltissimi altri esempi.

Si pensi al sistema privilegiato di importazione delle banane d’oltremare, in merito a cui la Commissione ha appena presentato alcune proposte che soddisfano le rivendicazioni americane prima ancora dell’apertura di Seattle. Si direbbe che, in tutti campi, le concessioni interne per giungere ad una posizione europea unificata, dichiarata a priori auspicabile, inducano l’Unione europea a ridurre le proprie pretese prima ancora di iniziare le discussioni con i suoi concorrenti.

In secondo luogo, è stato dato alla Commissione un mandato di negoziazione globale su tutta una serie di questioni, alcune delle quali sono di competenza comunitaria laddove altre, quali i servizi o gli investimenti, rientrano chiaramente nelle competenze nazionali. E’ vero che si tratta di un mandato sull’impostazione del negoziato e non sul seguito del negoziato stesso. Cionondimeno, il Consiglio ha avviato, senza dirlo chiaramente, un processo irreversibile che può condurlo, se non viene fermato, ad assegnare alla Commissione un mandato negoziale completo ed a privare in tal modo, ai sensi del nuovo articolo 133.5 del Trattato di Amsterdam, i Parlamenti nazionali del loro potere di ratifica ultima - sempre senza dirlo a chiare lettere, è evidente. Stiamo brancolando nel buio senza sapere esattamente quando supereremo il punto di non ritorno. Poi diranno che è troppo tardi. Tali metodi sono del tutto deprecabili.

In terzo luogo, constatiamo che, malgrado le nostre richieste, il negoziato di Seattle inizierà senza che sia stato redatto un bilancio chiaro, preciso e reso in contraddittorio, delle conseguenze dell’Uruguay Round. Anche a tal proposito avanzeremo alla cieca. E’ vero che la Commissione ha ceduto su un punto poiché farà effettuare - cito - una “valutazione dell’impatto in termini di sostenibilità”, vale a dire sulle conseguenze ambientali della liberalizzazione. L’iniziativa è positiva, tuttavia analoghi studi andavano effettuati su numerosi altri punti, quali le conseguenze della liberalizzazione, nella sua forma attuale, sulla salvaguardia dei modelli culturali e sociali.

Per le ragioni su elencate, non possiamo approvare l’apertura dei negoziati di Seattle in tali condizioni.

4-155

Auroi (Verts/ALE). – (FR) Signor Presidente, il gruppo Verts/Alleanza libera europea si è astenuto su una relazione che ha giudicato un po’ debole.

A nostro parere, l’obiettivo della relazione era di affidare al Commissario Lamy un mandato di negoziazione preciso per il ciclo che si apre a Seattle. Non si è sostenuto abbastanza tale preciso mandato. Avremmo quindi

preferito che il Parlamento proponesse alla Commissione un disciplinare molto politico, anziché una relazione più diplomatica che deplora, sottolinea, ritiene ma che non conferisce un mandato. L’impostazione del testo è rimasta pertanto troppo liberista perché possiamo riconoscerci, tanto più che nessuno dei nostri emendamenti è stato approvato.

La relazione, così com’è stata modificata, presenta molti punti deboli riguardo al TRIPs. Non vi è nulla che ci convenga sui diritti alla proprietà intellettuale legata al commercio. Trattandosi dell’AMI, che era stato respinto dall’OCSE e che viene ora riproposto, occorre elaborare un codice di condotta rafforzato per gli investimenti e stabilire regole severe in tale campo, e lo stesso vale anche per la composizione delle controversie.

Tuttavia, tale relazione riprende principi fondamentali che reputiamo essenziali, quali il principio di precauzione, le norme sui metodi ed i processi produttivi. Essa pone, in particolare, l’accento sull’etichettatura degli alimenti per garantire la realizzazione della sicurezza alimentare e sulla necessità di adottare una posizione più favorevole ai paesi in via di sviluppo.

Il gruppo Verts/ALE seguirà ad ogni modo con grande attenzione il modo in cui la Commissione negozia e, benché giudichi la relazione emendata ancora troppo liberista nel suo approccio, si ergerà a strenuo difensore del testo qualora il Commissario Lamy dovesse scendere al di sotto del livello minimo delle raccomandazioni ivi riportate.

4-156

Andersson, Färm, Hedkvist Petersen, Hulthén, Schori e Theorin (PSE), per iscritto. – (SV) Il libero scambio a livello mondiale è necessario per incrementare la crescita globale e per contribuire alla diminuzione del divario fra ricchi e poveri. Vasti settori della popolazione indigente dei paesi in via di sviluppo non hanno ancora tratto tuttavia alcun beneficio dal libero scambio a livello mondiale. Condividiamo la tesi del considerando B, secondo la quale, nell'ambito di un più ampio sistema di liberi commerci a livello internazionale, gli interessi e i problemi dei paesi in via di sviluppo devono avere la priorità. Un sistema basato sul libero scambio è indispensabile per ridurre il grado di povertà e per dar vita a un mondo più giusto. Riteniamo pertanto che le strategie e gli obiettivi globali indicati dalla relazione per la prossima tornata di negoziati alla OMC rappresentino un passo nella giusta direzione, rispetto alla comunicazione della Commissione.

Affinché tuttavia quegli obiettivi si traducano in realtà, teniamo in particolare a sottolineare il significato del considerando I, ove è affermato che l'agricoltura deve rappresentare uno dei settori in cui il negoziato multilaterale di Seattle comporterà un'apertura. Riteniamo che questo punto vada letto in congiunzione con i paragrafi 5, 6 e 7. Non è possibile respingere a priori le richieste di altri paesi per un cambiamento della nostra politica agricola in occasione del Millennium Round, se si vuole sinceramente che questo accordo favorisca realmente lo sviluppo e contribuisca a diminuire il divario fra paesi ricchi e paesi poveri.

A tale scopo, occorre inoltre ridurre le barriere tariffarie in frontiera ed abolire i sussidi alle esportazioni.

L'obiettivo generale del paragrafo 37 dovrebbe pertanto coincidere con il totale smantellamento dei dazi su tutti i prodotti non agricoli. Una simile evoluzione recherebbe ai paesi in via di sviluppo maggiore giovamento rispetto alle preferenze riconosciute loro oggi, di secondaria importanza.

La OMC deve prestare il suo appoggio all'impegno mondiale sul fronte dell'ecologia, per esempio con l'introduzione di principi fondamentali per una politica ambientale quali il principio precauzionale. E' pertanto essenziale che il paragrafo 10 abbia un certo peso nell'ambito dei negoziati.

4-157

Bordes, Cauquil e Laguiller (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) La delegazione europea ai negoziati dell’OMC si atteggia a difensore degli interessi dell’Europa laddove essa è soltanto la rappresentante degli industriali e dei gruppi finanziari più potenti dell’Unione europea, rivali dei trust americani o giapponesi nel saccheggio sistematico del pianeta, con l’unico pensiero di accrescere i propri profitti a scapito dei lavoratori dei loro stessi paesi e dei popoli dei paesi poveri.

Menzionando i "diritti fondamentali dei lavoratori" e la loro "tutela", più precisamente nei paesi poveri, la relazione Schwaiger aggiunge una dose di cinismo a tutto il resto. Tuttavia, dov’è la difesa dei lavoratori, in particolare dal dramma della disoccupazione, anche nei paesi più ricchi dell’Unione europea, ossia proprio in quelli che avrebbero tutti i mezzi per sradicarla se i loro governi non avessero come principale preoccupazione il profitto delle grandi imprese e l’arricchimento dei loro proprietari e azionisti?

Quanto alla pretesa di interessarsi delle condizioni lavorative e salariali inumane nei paesi sottosviluppati, essa è pura ipocrisia. Numerose multinazionali che occupano, in Africa o in Asia, una manodopera pressoché non remunerata e che non gode di alcuna protezione sociale hanno la propria sede in Francia, Germania o Inghilterra.

Anziché obbligare tali aziende a rispettare un minimo di leggi sociali, ci si limiterà ad invitare qualche funzionario dell’OIL in qualità di osservatori ai negoziati dell’OMC.

Non voteremo né proporremo emendamenti in merito alla relazione presentata poiché, in sostanza, è l’organizzazione capitalista stessa dell’economia, con o senza OMC, a non poter essere emendata.

4-158

Caullery (UEN), per iscritto. – (FR) Il ciclo del Millennium Round, che si aprirà prossimamente in seno all’Organizzazione mondiale del commercio, l’OMC, deve fornire all’Europa, che è obbligata a parlare con una sola voce, l’opportunità non soltanto di mostrarsi unita per tutta la durata dei negoziati, ma anche di dar prova di grandissima fermezza in merito ai risultati, segnatamente per quanto concerne l’agricoltura e la diversità culturale.

Ciononostante, se i Quindici, nella prospettiva del nuovo ciclo, hanno da poco adottato una politica negoziale comune, che si definisce ambiziosa, si deve ammettere che tale base, che pare il minimo denominatore comune degli Stati membri, si sgretolerà inevitabilmente nel corso dei negoziati.

Non sussiste alcun dubbio sul fatto che, durante i negoziati, tale testo di compromesso, frutto di grosse sofferenze, sarà oggetto di molteplici pressioni americane, laddove l’Unione presenta solo un’omogeneità di facciata e non dispone di alcun arsenale giuridico paragonabile a quello degli Stati Uniti per potere, all’occorrenza, dissuadere la parte americana.

Se si vuole incoraggiare e rafforzare l’organizzazione di un commercio mondiale libero e più equo nel quadro di un sistema commerciale multilaterale, l’Unione deve anche fare in modo di assicurare a tutte le nazioni, ricche e povere – e mi riferisco in particolare ai paesi africani –, la possibilità di godere i vantaggi che si presume deriveranno da tale ciclo di negoziati.

Pertanto, benché si debba aspettare la fine del ciclo di negoziati prima di poter esprimere un giudizio di merito sui risultati ottenuti, ciò non toglie che, per quanto concerne il quadro, il risultato globale non potrà essere considerato del tutto negativo se la nazioni europee riusciranno ad ottenere una regolamentazione più vincolante delle norme internazionali in materia di concorrenza. L’adozione di norme comuni minime, universalmente accettate, volte a contrastare i comportamenti contrari alla concorrenza, costituirebbe già un progresso significativo.

La posizione negoziale di partenza dell’Unione europea, dagli obiettivi ambiziosi, è destinata a non uscire rafforzata da un ciclo di negoziati che rischia di protrarsi a lungo nel tempo e di impantanarsi a causa, in particolare, della prevedibile posizione degli Stati Uniti, che continueranno a cercare di minare il mandato che è stato affidato al Commissario Lamy e che rappresenta soltanto un’unità di facciata che mal nasconde i divergenti interessi dei Quindici. Inoltre, il contenuto della risoluzione finale approvata oggi dal Parlamento europeo comprende numerosi punti inaccettabili per la Francia.

4-159

Désir (PSE), per iscritto. – (FR) Le discussioni che si sono svolte in seno al Parlamento sull’OMC, in seguito alla relazione Schwaiger, hanno chiaramente mostrato che, per l’Europa, il negoziato che sta per aprirsi concerne tanto il futuro del suo modello sociale quanto quello del suo commercio. Lo stesso vale per i paesi del terzo mondo: si tratta di sapere se essi potranno ancora sfuggire all’influenza delle mega-multinazionali generate da mega-fusioni e essere padroni del proprio sviluppo.

Il problema non sta infatti nel sapere se occorrono regole per il commercio mondiale. Tutti converranno su tale punto. Si tratta piuttosto di capire se quelle che sono state promosse dall’OMC dalla sua creazione consentono uno sviluppo equo e duraturo per tutte le regioni del mondo.

Il problema non sta infatti nel sapere se occorrono regole per il commercio mondiale. Tutti converranno su tale punto. Si tratta piuttosto di capire se quelle che sono state promosse dall’OMC dalla sua creazione consentono uno sviluppo equo e duraturo per tutte le regioni del mondo.

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