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Prezioso su questi temi il contributo di Simone

SPAZIO E CORPO

45. Prezioso su questi temi il contributo di Simone

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dell'osservazione scientifica del condannato (magari per reati oggettivamente gravi e delicati: omicidi, violenze sessuali, violenze contro minori) si basa in gran parte la scelta sulla possibilità di concedere o meno la misura alternativa del Tribunale di Sorveglianza, queste attività si svolgono perlopiù nell’anonimato di spazi che sviliscono sia l’attività di osservazione che la partecipazione consapevole dell’osservato.  Appare evidente come per l'applicazione delle misure alternative il modello non possa e non debba essere quello carcerario, bisogna pensare ad una tipologia abitativa che privilegi il senso di comunità e di condivisione di spazi e di cose.

Appare, dunque, fondamentale la distinzione tra istituti destinati

all'esecuzione penale e alla custodia cautelare, tra istituti destinati alla residenza di chi gode di semilibertà immaginando forme abitative diverse; così come la creazione di nuovi spazi per le camere detentive, i soggiorni, le mense, le cucine autogestite, gli spazi per il lavoro, lo studio e le attività sportive. Bisogna creare anche fisicamente un ponte tra dentro e fuori, tra l'intra moenia, la famiglia ed il mondo esterno.

Queste riflessioni sono strettamente legate al tema della localizzazione, tutti i ragionamenti portano a dire che gli istituti in generale, e specialmente quelli destinati a ospitare forme alternative di detenzione devono essere in città, a contatto con la vita quotidiana delle persone libere, a contatto con il mondo del lavoro, dell'istruzione, con tutti quegli ambiti attraverso i quali il detenuto possa sentirsi ancora parte di una comunità civile.

Il lavoro del Tavolo, raccolto nella relazione finale, avanza alcune proposte operative, che qui si prova a sintetizzare. La gran parte del patrimonio carcerario italiano è in pessime condizioni, non solo le strutture più antiche, ma anche quelle recenti realizzate a partire dagli anni Ottanta, perlopiù con il sistema della prefabbricazione, non essendo mai state manutenute versano oggi in condizioni critiche. La soluzione è quella di intervenire caso per caso, ma con l'obiettivo comune di una riconversione che punti ad un nuovo utilizzo degli spazi per il lavoro e la formazione, ad un recupero degli spazi aperti al fine di creare attrezzature per lo sport, per il tempo libero, ma anche – laddove ci siano spazi e condizioni – aree per lavori all'aperto. È necessario che oggi l'Italia avvii un processo di modernizzazione delle strutture esistenti, esaltandone le particolari condizioni di vantaggio, e ci sono edifici davvero molto interessanti, creando relazioni fisiche e percettive diverse attraverso il progetto di architettura.

Le proposte operative muovono dalle nuove indicazioni relative

all'istituzione della “custodia aperta e dinamica” che richiede forme di controllo particolari sia attive che passive, con una ridefinizione dei percorsi, dei locali, e degli spazi in generale “in linea con i criteri distributivi e funzionali del

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nuovo modello detentivo”. Gli spazi sui quali operare sono, innanzitutto, quelli cosiddetti residenziali, a partire dalle stanze preferibilmente singole, che devo essere luoghi di privacy da usare solo per la notte; dalle sezioni detentive che vanno ripensate per disegnare spazi della collettività, in alcuni edifici attualmente del tutto assenti, che possono essere ricavati ad esempio attraverso un nuovo allestimento del connettivo, come i vasti e lunghissimi corridoi che possono essere trasformati in luoghi della socialità e del tempo libero; dalle diverse stanze da adibire ad usi comuni per lo studio o il lavoro; dagli spazi aperti che vanno attrezzati per lo sport e le attività libere in comune. Ci sono poi le aree colloqui, luoghi di incontro con l'esterno, con le famiglie, per i quali bisogna prevedere varie tipologie di spazi, da quelli per giocare con i figli, a dei piccoli monolocali dove trascorrere un tempo più lungo con i familiari, potendo ad esempio cucinare e mangiare insieme, fino alle stanze dell'affettività riservate a incontri intimi con i partners.

Un altra proposta, da tutti ritenuta di grande rilievo, è quella relativa al tema della progettazione partecipata alla riqualificazione architettonica dei luoghi, con il coinvolgimento dei detenuti e con tutti gli operatori,la polizia penitenziaria, i visitatori, gli operatori penitenziari, i volontari; questo tipo di lavoro sul progetto innesca una fattiva collaborazione tra tutti coloro che vivono questi luoghi. Secondo la normativa sulla Pubblica Amministrazione i cittadini devono partecipare al procedimento amministrativo, dunque i detenuti, cittadini come tutti gli altri, devono assumere un ruolo nelle decisioni, avviando così un processo di responsabilizzazione che vada nel verso dell'abbandono di un modello detentivo “malato” quale è stato quello italiano fino ad oggi; questo va condiviso con tutti coloro i quali a diverso titolo lavorano all'interno dell'amministrazione penitenziaria. È molto importante innescare circoli virtuosi ad esempio attraverso l'istituzione di una task force composta da diversi soggetti in grado di promuovere attività di partecipazione; attraverso accordi con Università – in particolar modo con i Dipartimenti di Architettura e Ingegneria – , Fondazioni e Associazioni che operano sul territorio, attraverso la promozione di concorsi e “circoli di qualità” affinché si possano avviare azioni dinamiche di relazione con l'esterno, con il lavoro, con la società, mettendo concretamente in pratica il processo di reinserimento nella vita civile.

Un elemento più volte ribadito riguarda la necessità di coinvolgere nei lavori di recupero e ammodernamento degli istituti i detenuti stessi, promuovendo attività di formazione e lavoro che vadano dalla progettazione alla manutenzione ordinaria.

“Dalla cella alla comunità responsabile” è forse lo slogan più chiaro scelto per illustrare l'obiettivo primario di queste riflessioni di carattere progettuale e

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non solo, «un obiettivo destinato ad accompagnare un'evoluzione epocale degli istituti Penitenziari da contenitori di celle di reclusione a organismi residenziali complessi, all'interno dei quali ai detenuti vengono garantiti tutti i diritti», tutto questo consentirà finalmente «il processo di trasformazione di una sommatoria di detenuti isolati in una comunità responsabile, che come tale si fa carico anche

del processo di trasformazione e manutenzione del proprio luogo di residenza»46.

L'esperienza europea47 In Europa molti Paesi stanno sperimentando nuove forme e tipologie per l'architettura del carcere, i progetti sono spesso affidati ad architetti che si dedicano alla ricerca attraverso la sperimentazione progettuale, provando ad individuare le potenzialità dello spazio, diversi ruoli degli spazi comuni ed anche di quelli aperti, inedite forme di relazione con l'intorno urbano.

I casi europei scelti sono stati individuati a partire da un approccio tematico, che consente così di comprendere le scelte e le soluzioni architettoniche adottate e, al contempo, funzionamento e proiezioni nell'ambito rieducativo. Alcuni sono stati visitati direttamente nell'ambito dei lavori degli Stati generali, questa è stata un opportunità molto importante, non solo per poter valutare direttamente le condizioni generali e l'architettura di questi luoghi, ma anche per il contatto diretto con le autorità penitenziarie, con gli operatori e con i detenuti.

Le tre grandi questioni rispetto alle quali sono stati letti i casi ritenuti emblematici sono le condizioni e i principi generali che hanno informato i progetti, in relazione al tipo di detenuti da ospitare, agli ordinamenti, alle opportunità complessive; l'impianto che appare quale elemento centrale nella maggior parte delle nuove realizzazioni e quale matrice progettuale, in considerazione delle relazioni con l'intorno, sia esso urbano o rurale, centrale o periferico, e delle relazioni tra gli elementi architettonici all'interno del muro perimetrale; l'architettura come chiave di lettura e campo di sperimentazione di nuove istanze. Gli spazi interni sono letti attraverso la struttura degli spazi collettivi, che comprendono gli spazi aperti e il connettivo – sia esso interno o esterno – e le celle/stanze intese come spazi più propriamente privati.

Appare evidente l'importanza della progettazione architettonica dei complessi detentivi, del ruolo che questa può e deve avere particolarmente in considerazione della necessità di ridurre il più possibile la carcerazione come “punizione”. L'architettura, arte e scienza dell'abitare, consente di articolare gli spazi interni ed esterni e i pesi dei pieni e dei vuoti nella composizione di questi