Capitolo 1 Il concetto di rischio 1
2.1 L’evoluzione nella gestione dei rischi 23
2.1.1 Dalle prime forme assicurative fino alla nascita della gestione dei rischi 23
La tendenza delle imprese alla mitigazione dei rischi ha subito notevoli cambiamenti nel corso del tempo. Si è passati da semplici forme di mutualità a contratti di assicurazione e, infine, all’introduzione di modelli per la gestione attiva dei rischi aziendali. E’ proprio all’interno di queste tecniche di gestione dei rischi che collochiamo il Risk Management e la forma più evoluta ed attuale, cioè l’Enterprise Risk Management (ERM). E’ evidente come l’evoluzione del concetto di rischio ha comportato un diverso atteggiamento nella sua gestione e nel modo di rapportarsi ad esso. Com’è stato enunciato nel Capitolo 1, il concetto di rischio ha subito un’evoluzione nel corso del tempo, passando da una visione del rischio quale mero pericolo da cui proteggersi (down-‐side risk), alla considerazione dello stesso anche come un’opportunità di creazione di valore per l’impresa (up-‐side risk). Come si diceva prima, in concomitanza all’evoluzione del concetto di rischio, si è assistito al passaggio da modelli di gestione del rischio preventivi e mitigativi (Insurance
Le prime forme di copertura dal rischio possono essere ricondotte al VIII secolo a. C. quando i Fenici elaborarono un primo modello di copertura dal rischio chiamato “prêt à la
grosse”. Tale modello prevedeva che l’assicurato, ossia il debitore, restituisse l’importo
preso a prestito comprensivo dei relativi interessi all’assicuratore, ossia il creditore, solo se la merce oggetto dell’accordo tra le parti avesse raggiunto intatta il porto di destinazione. Questa prima forma di copertura venne utilizzata per molto tempo negli scambi marittimi nel Mar Mediterraneo fino al XIII secolo d. C.. Fu però abolita da Papa Gregorio IX che nel 1234 fece pubblicare il Liber Extra25 dove vennero abolite tutte le
forme di prestito e di usura, che erano molto frequenti all’epoca. L’abolizione del “prêt à la
grosse” fu uno stimolo per la nascita delle prime convenzioni assicurative. Queste prime
convenzioni prevedevano che l’assicurato cedesse la merce prima che fosse trasportata, assumendosi l’impegno di ricomprarla ad un prezzo maggiore nel momento in cui fosse stata consegnata pagando, quindi, un premio per il rischio dato dal viaggio.
L’attenzione per il rischio nacque quindi dall’esigenza di tutelarsi nell’ambito dei trasporti marittimi. Su questo impulso videro la luce le prime vere polizze assicurative: infatti, durante il XIV secolo, periodo delle grandi repubbliche marinare di Genova e Venezia, sorse l’obbligo di stipulare gli accordi assicurativi davanti ad un notaio, esplicitando le somme assicurate in modo da tutelare sia l’assicurato sia l’assicuratore. Sempre negli stessi anni nacque la figura dell’intermediario assicurativo e si ebbe la prima pubblicazione sul tema della gestione dei rischi derivanti dai trasporti marittimi. Fu proprio in Italia che si ebbe il primo impulso verso una maggiore definizione del mondo assicurativo; fu proprio a Genova nel 1424 che nacque Tam mari quam terra, la prima società di assicurazioni.
Fu dopo il grande incendio di Londra del 1666 che ci fu l’allargamento del mondo assicurativo anche ad aspetti che non riguardavano solo i trasporti di merci e la navigazione. Durante quel periodo si iniziarono ad assicurare numerose attività, nacquero numerose società assicurative per proteggersi dai danni procurati da catasftofi naturali e/o da danni collettivi. Inoltre, proprio durante il XVII secolo, grazie all’evoluzione nelle analisi statistiche e ai numerosi risutati ottenuti nell’elaborazione dei principi sul calcolo delle probabilità, si cominciarono ad intravedere le prime assicurazioni sulla vita.
Il XVIII secolo è il secolo in cui ci fu la definitiva diffusione delle assicurazioni; in Europa e in America nacquero numerose compagnie assicurative. In quel periodo anche i
25 Il Liber Extra, detto anche Decretates Gregorii IX, è una raccolta di decreti suddivisa in cinque libri nella quale
personaggi politici iniziarono a promuovere le polizze assicurative; Benjamin Franklin è stato certamente uno dei più grandi promotori della pratica asscurativa negli Stati Uniti, contribuendo in maniera determinante alla sua diffusione.
Nel 1916 Henry Fayol, famoso studioso europeo, scrisse un’importante opera, intitolata
Administration industrielle et générale, che rappresentò una delle prime teorizzazioni
sull’organizzazione del lavoro in azienda. Egli suddivise l’attività aziendale in sei funzioni aziendali: produzione, vendite, finanza, organizzazione, contabilità e sicurezza. Il fatto di individuare una funzione aziendale come la sicurezza rappresentò una novità importante. Egli individuò l’esigenza di predisporre un organo aziendale che si dedicasse costantemente alla gestione delle polizze assicurative e dei relativi rischi. Su quella spinta, durante quegli anni, molte aziende organizzarono la propria struttura aziendale predisponendo organi di staff preposti alla gestione delle polizze assicurative in modo da ridurre i rischi ai quali l’attività aziendale era esposta.
Fino al secondo dopoguerra, come abbiamo avuto modo di capire, non possiamo parlare propriamente di metodi di gestione del rischio; fu proprio durante gli anni cinquanta del secolo scorso che si ebbe il passaggio dall’Insurance Management al Risk
Management nell’approcciarsi ai rischi aziendali. La nascita del Risk Management, nella sua
accezione moderna sul piano professionale e accademico, fu negli Stati Uniti tra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’50 del secolo scorso, quando iniziarono le prime pubblicazioni di taglio accademico sul tema. Un importante tassello in questo panorama fu l’articolo Risk Management: A New phase of Cost Control, pubblicato da Russel Gallagher nel 1956 nella rivista Harvard Business Review. In quegli anni si formò negli Stati Uniti una corrente di pensiero che pensava al Risk Management come ad un insieme di strumenti, tra cui la limitazione e ritenzione dei rischi nonché costruzioni di captives26, volti ad eliminare
gradualmente il tradizionale rapporto assicurativo per abbracciare una logica di gestione del rischio. L’obiettivo iniziale di quegli studi era quello di promuovere la pratica di gestire internamente i rischi in alternativa alla consuetudine di rivolgersi alle compagnie assicurative in modo da ridurre le quote di premi assicurativi.
26 Le compagnie di asscurazione captives sono compagnie di assicurazione o riassicurazione di proprietà di
un’impresa o di un gruppo di imprese appartenti ad una capogruppo fondata con lo scopo di assicurare i rischio della capogruppo e delle imprese appartenenti alla società madre. La compagnia captive si caraterrizza per il fatto che in senso stretto è un’impresa il cui capitale è detenuto totalmente o in prevalenza dalla scoietà madre che l’ha fondata. Imprese o gruppi di imprese di grandi dimensioni usano fondare una società captive in modo da costituire una società che si occupa specificatamente dell’assicurazione e riassicurazione delle sue/loro attività.
Negli anni ’60 del secolo scorso, il Risk Management si diffuse anche in Europa. Durante quegli anni la sua diffusione rimase solo a livello accademico. E’ solo durante gli anni ’70 che tale modello di approccio ai rischi venne adottato dalle imprese ed uscì definitivamente dal solo ambito accademico. Quindi, anche se possiamo individuare la nascita di questo nuovo approccio al rischio negli anni ’50, solamente negli anni ’70 si ebbero i primi tentavi volti a realizzare in maniera operativa una gestione appropriata dei rischi. Si diffuse nel mondo aziendale l’idea che l’assicurazione non fosse l’unico modo che permettesse di far fronte agli eventi rischiosi e si iniziarono ad abbracciare anche nelle aziende i modelli di gestione dei rischi.
Nei decenni successivi ci fu una notevole evoluzione e diffusione di differenti approcci al rischio in azienda. Dirigenti d’azienda e numerosi esperti cercarono di elaborare metodi di gestione del rischio sempre più efficaci ed efficienti. Si era ormai capito che un’attenta attività di gestione del rischio poteva consentire all’impresa non solo di risparmiare dei costi, ma anche di sfruttare delle opportunità e dedicarsi alle attività caratterizzanti il core
business aziendale con maggiore serenità.