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Le prime opere e la casa studio per Mastroiann

Nel documento Contaminazioni tra arte e architettura (pagine 174-180)

Dopo un periodo di collaborazione e di apprendistato presso alcuni studi di ingegneria, nel1940 Enzo Venturelli apre un proprio studio in Torino, progetta e realizza nel 1945 il cinema teatro Principe.

Analogo rigore si riscontra nell'allestimento realizzato nel 1946 del negozio Alcedo in Via Santa Teresa angolo Via dei Mercanti, anch'esso demolito, uno dei primi e pochi lavori di architettura degli interni che Enzo Venturelli risolve con attenti studi sulle luci artificiali interne e sulla composizione degli spazi espositivi.

Su di un impianto spaziale contenuto, l'architetto imposta i volumi in modo integrato evitando frapposizioni per meglio valorizzare gli ambienti arredati con sobrietà.

La villa Ramello del 1950 a Pieve Ligure è un altro esempio di architettura misurata, anche se quest'opera sono presenti i primi germi dei nuovi elementi formali che lo discosteranno dal filone razionalista. Dopo questo periodo Venturelli predispone progetti che abbandonano il filone compositivo razionalista per sviluppare connotazioni diverse tese ad una forma di architettura che poi chiamerà "dell'era nucleare"

173 una protesta "contro l'immobilismo sordamente e rigidamente

funzionale e razionale limitato alla sola speculazione privo nella maggioranza dei casi di ogni immaginazione e sentimento dell'arte architettonica"14.

Molto scalpore suscitò appunto la casa per l'amico scultore Umberto Mastroianni costruita tra il 1953 e il 1954, definita da Roberto Gabetti

"tipicamente eclettica in senso stilistico"15 che farà discutere il mondo

culturale torinese e innescherà una lunga polemica tra l'autore e Bruno Zevi, risoltasi poi nel tempo con dichiarazioni epistolari di reciproca stima e simpatia per la coerenza del proprio lavoro16.

Diversa accoglienza avrà assieme ad altri progetti quando verrà presentata a Parigi nel 1958.

L'edificio chiarisce in concreto le tesi di Enzo Venturelli sull' "urbanistica

spaziale", anticipate nel manifesto dell'architettura dell' "era nucleare". Il

progetto suscitò avversità nell'ambiente professionale dell'epoca, ma fu approvato dalla commissione edilizia i cui esponenti avevano quanto meno larghe vedute. Quando venne ultimato suscitò molte discussioni, ancora oggi non cessate. Tant’è che non viene nemmeno menzionato nelle successive pubblicazioni riguardanti le realizzazioni architettoniche torinesi17, a differenza dell'acquario rettilario costruito

nel 196218 che ebbe maggior fortuna nella sua divulgazione.

Per problemi soprattutto economici, il committente non accettò che la

Enzo Venturelli, Villa Ramello a Pietra Ligure, 1950. (Fonte: “E. Venturelli architetto”, ed. dell’Orso, Torino, 1999, pag. 54)

14Enzo Venturelli "Note biografiche", Torino, 1988, op. cit in “Enzo Venturelli architetto”, ed. Dell’Orso, Torino, 1999. 15Roberto Gabetti, “Eclettismo a Torino”, in “Un’avventura internazionale Torino e le arti”, Ed. Charta, Milano, !993. 16Si veda epistolario Bruno Zevi conservato presso l'Archivio di Stato di Torino.

17A. Magnaghi, M. Monge, L. Re, op. cit.

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pianta rispecchiasse l’aspetto asimmetrico e movimentato dell’esterno che Venturelli propose in prima istanza. Nel progetto finale, quindi, la pianta non riserva nessuna sorpresa formale e si presenta cioè alquanto contenuto nella sua elaborazione compositiva, a differenza del pensiero dell’architetto, secondo il quale un’architettura deve essere coerentemente rappresentata in tutte le sue parti.

L'esplosione dei volumi vuol essere la rappresentazione del caos che poi però sarà regolamentato con nuove formule dall'uomo in nuovo modo di intendere la composizione volumetrica dell'architettura coerente con il tempo e le ultime novità tecnologiche. I blocchi non sono più assemblati per esigenze distributive, ma sono volumi che stabiliscono un nuovo rapporto tra la possibilità d'uso dello spazio, fuori dai "significati esclusivamente decorativi come lo erano per il

passato"19. Un insieme di volumi, quindi, che intersecandosi tra di loro

rappresentano un nuovo dinamismo compositivo cancellando "le

pedestri masse a cassoni"20. Tali dinamiche volumetriche sono poi

anche riprese con la decorazione delle parti piane delle facciate con disegni che riproducono le asperità delle pareti stesse.

Questa convinzione è appunto fondata "su una visione artistico-

idealista dell'architettura: a ogni tempo corrisponde uno Zeitgeist, e dunque un tipo di architettura". Così Venturelli proclama la fine del

periodo moderno e la nascita dell'era nucleare, e presenta la sua "espressione d'arte conseguente". La sua lettura storica dell'attualità era certamente incardinata al tardo idealismo di Benedetto Croce, con il quale Venturelli ha a lungo corrisposto.

Enzo Venturelli, casa –studio dello scultore Mastroianni, 1953-54. Schizzo dell’interno (Fonte: “E. Venturelli architetto”, ed. dell’Orso, Torino, 1999, pag. 60)

Enzo Venturelli, casa –studio dello scultore Mastroianni, 1953-54. Sezioni e prospetto laterale (Fonte: “E. Venturelli architetto”, ed. dell’Orso, Torino, 1999, pag. 59)

19ibidem

175 Alle radici della sua poetica, profonda, istintiva, sta certo la sua

amicizia con Mastroianni, con Spazzapan: Venturelli del resto amava considerarsi un artista, accanto ad altri. Se i suoi primi lavori passano abbastanza inosservati, così non può dirsi per la casa Mastroianni, che suscita un fortissimo interesse su giornali e riviste di tutto il mondo ("The Architectural Forum", "Newsweek", "lnformes de la Construccion", ecc.): Mastroianni, che aveva collaborato con Mollino al monumento per la Resistenza al cimitero di Torino, si era rivolto, per avere una casa "sua", anche e proprio nel gusto d'arte, a Enzo Venturelli, suo coetaneo.

Ma se la critica di Zevi poteva valere in Italia quasi come una scomunica, la vivace fama di Venturelli continuava ad alimentarsi in Francia: la mostra a Parigi, il richiamo di Ragon, nel suo "Les cités de l'avenir" del 1964, al volume "Urbanistica spaziale", il progetto per il teatro di movimento totale, esposto in una mostra collettiva a Parigi e a Coen poi ripreso in alcuni articoli francesi, e infine la partecipazione a un'ultima mostra collettiva, a Parigi di "Sculptures architecturales"21.

In una relazione all'edificio, Venturelli così scrive:

"Nel1953 quando fu progettata la casa studio per lo scultore Mastroianni, dilagava nel mondo un intenso sviluppo edilizio, architettonicamente scheletrico e freddo con l'attenuante del funzionale e razionale, ma che in effetti voleva soprattutto raggiungere un risultato speculativo dimenticando che l'architettura non è solo una funzione di esigenza di vita materiale, ma anche una funzione spirituale.

La casa studio dello scultore Mastroianni, fu da me studiata e realizzata

Enzo Venturelli, casa –studio dello scultore Mastroianni, 1953-54. Particolare del terrazzo coperto (Fonte: “E. Venturelli architetto”, ed. dell’Orso, Torino, 1999, pag. 64)

21Benedetto Camerana, note a margine dell'articolo di Roberto Gabetti e Aimaro Isola in "Echi fuori d'Italia: architetture a Torino", in “Un’avventura internazionale Torino e le arti”, op.cit.

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in opposizione a questo comodo sistema edilizio dalle abusate forme scatolate lineari e piatte per dimostrare che si potevano raggiungere opere più conseguenti all'architettura del nostro tempo.

La disposizione dei locali ha dovuto seguire le esigenze di vita e di lavoro dello scultore in un limitato spazio (il regolamento municipale collinare di Torino non permetteva di costruire più del sesto dell'area del terreno a disposizione) e quindi non si è avuta la possibilità di una disposizione più articolata e funzionale dell'edificio.

La costruzione è situata in una zona collinare della Regione Cavoretto di Torino, si accede a mezzo di una scalea pubblica a strada privata carreggiabile. Dalla scalea si raggiunge un piazzalino anteriore alla costruzione a quota del piano terreno. La strada privata porta al piano dello studio dello scultore per l'accesso e l'uscita del materiale statuario. La strada prosegue poi internamente la proprietà con una rampa che porta all'autorimessa ricavata retrostante alla costruzione e alla quota del piano terreno.

La costruzione ha due piani: il primo piano terreno e seminterrato nel quale sono disposti i locali di servizio ed una sala di esposizione per lo scultore, al piano primo vi sono i locali di abitazione e lo studio dello scultore stesso. Parte del primo piano è ricavata a sbalzo con un aggetto di mt 4,50, ed è estremamente movimentata da piani variamente inclinati tagliati orizzontalmente dalle finestre rivoltanti al soffitto dello sbalzo mediante un complesso ordinato a masse uniformi. Per equilibrare i movimenti dovuti alla struttura a sbalzo le mensole proseguono come travi attraverso tutta la manica e sono ancorate al muro posteriore. Le travi dello sbalzo del solaio di copertura sono rovesce, pertanto si ha la copertura piana con i risalti delle travi.

Enzo Venturelli, casa –studio dello scultore Mastroianni, 1953-54. Particolare del piano superiore (Fonte: “E. Venturelli architetto”, ed. dell’Orso, Torino, 1999, pag. 65)

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L’estremità delle mensole dei due solai a sbalzo sono collegate da pilastrini verticali e quindi i due ordini di mensole lavorano solidamente. L’intendimento era di avere una struttura costituita anziché da due solai a sbalzo tradizionali da due solai a vari piani inclinati a sezione mistilinea formanti uno sbalzo monolitico e collegati anteriormente e verticalmente pure da pareti monolitiche sempre formate da vari elementi a piani inclinati in cemento armato. Al disarmo la forma di questi elementi ai piani variamente inclinati di pareti e soffitti si sarebbe così ripetuta all'interno formando così una nuova ed anche suggestiva ambientazione.

Per ragioni economiche (tutto l'arredamento avrebbe dovuto essere conseguente) il committente rifiutò tale soluzione e si dovette recedere da questa articolata intenzione strutturale architettonica, eseguendo i due sbalzi indipendenti a struttura tradizionale con l'irrigidimento dei bordi esterni a mezzo di pilastrini"22.

Questo progetto sollevò diversi commenti critici a Torino e in tutta Italia, soprattutto per il nuovo modo di concepire lo spazio e il suo impatto sul territorio, ma di diverso contenuto: alcuni non ammetteno che venissero stravolte le più elementari leggi della composizione architettonica, altri non accettavano una visione utopistica dell'architettura non supportata da validi presupposti quanto meno giustificati. Venturelli diventò comunque un architetto di spicco, grazie all’apprezzamento da parte delle correnti moderniste, che considerarono positivamente il progetto.

Quarant'anni dopo la sua costruzione, Bruno Zevi ne rivalutò il giudizio

Enzo Venturelli, casa –studio dello scultore Mastroianni, 1953-54. Vista laterale del piano superiore (Fonte: “E. Venturelli architetto”, ed. dell’Orso, Torino, 1999, pag. 63)

Enzo Venturelli, casa –studio dello scultore Mastroianni, 1953-54. Particolare del piano superiore (Fonte: “E. Venturelli architetto”, ed. dell’Orso, Torino, 1999, pag. 60)

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con una considerazione assai lusinghiera: "... lei può esultare per il fatto

che la casa Mastroianni resta come opera stravagante, nel senso positivo del termine, di rottura linguistica che cresce con il tempo"23.

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