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Le prime ville di svago: Villa I Porton

III. 4.5 “L’animo grande a la romana”: il primo nucleo di Villa Fidelia e il

III.4.6. Le prime ville di svago: Villa I Porton

Si è appena visto come tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento numerosi studiosi di storia e cultori dell’antichità cominciarono, in Umbria, a raccogliere testimonianze del passato della loro terra. Tra questi, Fabio Pontano pubblica nel 1618 il suo Discorso sopra l’antichità della città di Foligno, un’opera finalizzata ad illustrare le antiche origini della città. Il lavoro di ricerca è basato soprattutto sulle testimonianze letterarie antiche e sui documenti epigrafici, come si deduce sin dall’apertura del saggio, in cui l’autore dichiara che “In quanto a i primi fondatori della città di Foligno, ed al tempo nel quale sia stata fondata, io non ho potuto fin’hora ritrovare testimonio veruno d’antichi scrittori, o vero d’inscrittioni, e medaglie antiche”427. Pontano raccoglie con grande attenzione non solo tutte le fonti letterarie dei classici che nelle loro opere avevano fatto menzione di Fulginia, da Cicerone, a Marziale a Silio Italico, ma anche la documentazione epigrafica, che tenta di interpretare nei dati in essa offerti. Tale documentazione viene presentata con molta libertà, al fine di sostenere quanto l’autore vuole dimostrare per la ricostruzione dell’età antica, ma l’analisi è frutto di una lunga

426 L. SENSI 1989a,pp.634-635. 427 PONTANO 1618,p. 9.

ricerca, come è documentato da un’annotazione del 1616 nelle Riformanze di Foligno in cui si legge: “Ad procurandas recolligere lapides et alia in quibus apparire posset

antichitatem seu vetustatem civitatis nostrae, ad effectum illas immittendi in cortoli palatii nostri unacum domino Fabio Pontano magistri [sic] ludilitterario, pro splendore civitatis”428. Tra le varie epigrafi trascritte, una in particolare sembrerebbe fare riferimento ad un tempio di Ercole e si trova “nella villa del sig. Valerio Vitelleschi lontana da questa Città un miglio incirca, ch’è questa: SEX. CARC. / ONIUS C. F. / C [...] C. F. / HERC. DDD. Il senso di queste parole, è questo per mio giuditio; cioè che Sesto

Gargonio figliuolo di Gaio, et un altro il cui nome non si legge per l’antichità, figliuolo di Gaio, dedicarono allo Dio Ercole un tempio, overo un altare, o simulacro in quel luogo, per decreto de i Decurioni”429. La villa ricordata è probabilmente la Villa I Portoni, sul versante orientale della Valle Umbra. L’accesso è costituito da un viale di cipressi perpendicolare alla facciata principale, sulla quale si aprono un portico a quattro arcate sovrastato da una loggia con quattro aperture, tamponate nell’Ottocento ed oggi riaperte430, e quattro archi laterali chiusi alle estremità laterali, con il solo profilo delle

mostre (figg. 4.25-27). L’edificio, a due piani, presenta una pianta complessa, con un piccolo cortile eccentrico porticato, delimitato per due lati dalla parte servile non intonacata, verosimilmente un giardino segreto (figg. 4.28-29). Al piano terreno si trova un salone con soffitto a vele e camino cinqucentesco, che reca sull’architrave l’iscrizione FLAMESCAT IGNE CHARITAS (fig. 4.30). Affiancate al salone sono tre stanze comunicanti tra loro, che si affacciano sul cortile interno, con decorazioni seicentesche rappresentanti scene campestri. Sulle pareti, poco al di sotto del soffitto, corrono fregi in cotto di vario soggetto, come animali apocalittici, foglie d’acanto, santi e angeli, e di varie epoche, con inserito lo stemma dei Vitelleschi (figg. 4.31-34). Al piano terreno si trova anche la cappella, con ingresso sul porticato. Il salone centrale del primo piano è molto alto e prende luce dalle finestre che si aprono al di sopra di un ballatoio, visibili dall’esterno sulla struttura centrale rialzata. L’edificio attuale sembrerebbe risalire alla fine del Cinquecento, ma costruito su di una preesistenza quattrocentesca di cui si sono rinvenute tracce nella parte servile e nel piano terra della zona padronale, mentre la riapertura degli archi superiori ha consentito di ritrovare nelle tamponature un notevole

428 Cfr. L.SENSI 2008a, pp. 82-84. 429 PONTANO 1618,pp. 51-52.

430 Il recupero della facciata ed il restauro degli interni è stato affidato dal proprietario, il critico Italo

Tomassoni, entrato in possesso della villa nel 1988, all’architetto Alberto Zanmatti tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90; nel salone centrale del primo piano, molto alto e provvisto di un ballatoio che corre tutt’intorno, è stata allestita la galleria privata di arte contemporanea, ed alcune opere sono disposte anche nelle sale del piano terreno, accostate alle decorazioni seicentesche; vedi RALLI 1991.

numero di frammenti laterizi operati, che provano la distruzione di parti originarie dell’edificio431. La villa, con un cospicuo terreno annesso, è rimasta di proprietà della famiglia Vitelleschi fino alla fine dell’Ottocento432. Nel 1618, come si è visto, Fabio Pontano la definisce come “la villa del sig. Valerio Vitelleschi”, quasi certamente il Valerio morto nel 1622 e figlio di Girolamo, nipote di Caterino, detto anche Catelina, famoso dottore in legge. Questa familgia, tra le più antiche e nobili della città, possedeva nel Cinquecento un gran umero di proprietà immobiliari cittadine, che comprendevano i fabbricati allineati su entrambi i lati di via della Salara e molti altri ubicati in diversi rioni della città, oltre a edifici minori, terreni, mulini da olio e da grano e opifici433. La struttura di Villa I Portoni, con i grandi saloni al piano terra e al primo piano, la loggia aperta e la presenza del piccolo giardino segreto nel cortile interno, mostra i caratteri della vera e propria villa di svago.

Si è visto come le altre ville e dimore extaurbane incontrate nel territorio folignate avessero funzioni diverse: dai palazzi fortificati di Leggiana e del Castrum Paduli di Spello, alle residenze intrinsecamente connesse con le attività produttive, agricole nei casi di Casevecchie, Volperino e Villa Fidelia, manifatturiere in quello di Palazzo degli Unti. La fattoria di Vescia di Federico Flavio svolgeva per il suo proprietario un ruolo non solo produttivo, ma anche profondamente e dichiaratamente ricreativo, una riproposizione dei topoi letterari della classicità, che vedevano nella campagna un rifugio dai rischi cittadini ed una fuga dalle fatiche sociali della vita urbana, luogo della meditazione, degli incontri conviviali e dell’armonica partecipazione ai ritmi della natura, anche se tutto questo si poteva comunque ricreare negli orti immediatamente sotto le mura della città dello stesso Flavio o dell’eremita Carigi. Villa I Portoni sembra invece inaugurare, sul finire del secolo, la fase di grande sviluppo dell’edilizia di ville con funzione fondamentalmente di svago sul territorio tra Sei e Settecento. Nel 1646 Ludovico Jacobilli potrà descrivere così le campagne folignati e le abitudini dei suoi concittadini nel Discorso della città di Foligno: “Gli Habitatori di questa città sono temperati, conforme al clima, di aspetto grato, humani, hospitalieri, riverenti a forestieri, industriosi e dediti alla mercantia; sono caritativi et inclini alla pietà et alla devotione. Si dilettano delle caccie et uccellagioni, particolarmente de’ tordi, che ne prendono

431 Cfr. MELELLI BETTONI MEDORI 1991,pp. 78-80 e RALLI 1991,p. 75.

432 Nella Matrice del Catasto Gregoriano (Foligno, int. 1796, mappa S, Sebastiano, part. 225) è

classificata come “casa di proprio uso” ed intestata ai coniugi Marchesa Rita Vitelleschi e Cavaliere Ugo Degli Azzi; nel 1891 venne acquistata dalla famiglia Clerici, originaria dello spoletino, e permolti anni è stata concessa in affitto: MELELLI –BETTONI –MEDORI 1991,p. 80.

nell’Autunno numero quasi incredibile; e delle reti e della pescagione. S’occupano ancora in altre honeste ricreationi dentro, e fuori della città; ritirandosi gran parte de’ Nobili nell’Estate ad habitare nelle loro case, ch’hanno nelle vicine colline, e ne’ castelli e villaggi del Territorio, fra le quali sono Palazzi et edifici molto magnifici”434.

Questa fase è però evidentemente il frutto di una precedente intensa atività edilizia extraurbana, che caratterizza il territorio folignate come una delle aree da questo punto di vista più precoci e ricche dell’intera regione umbra.

4.1. Leggiana, Il Palazzo, veduta della facciata

4.3. Leggiana, Il Palazzo, deviazione della facciata

4.5. Leggiana, Il Palazzo, portone d’ingresso

4.7. Spello, Castrum Paduli, pianta catastale 1816-1826

4.9. Belfiore, Palazzo degli Unti, il loggiato e l’ingresso prima del restauro

4.11. Belfiore, Palazzo degli Unti, il loggiato durante il restauro

4.13. Belfiore, Palazzo degli Unti, il loggiato dopo il restauro

4.15. Belfiore, Palazzo degli Unti, decorazioni del loggiato dopo la pulitura

4.17. Belfiore, Palazzo degli Unti, iscrizione sulla porta d’ingresso

4.19. Spello, Villa Fidelia, veduta aerea zenitale del complesso

4.20. Spello, Villa Fidelia, distribuzione dell’area sacra (da MARRONI 2005)

4.21. Foligno, casa di Federico Flavio, ritratto del Flavio

4.22. Foligno, casa dell’eremita Carigi, ricostruzione (da RADI 2001-2002)

4. 23. Foligno, casa dell’eremita Carigi, moduli costruttivi (da RADI 2001-2002)

4.25. Villa I Portoni, veduta laterale

4.27. Villa I Portoni, il portico

4.29. Villa I Portoni, il cortile interno

4.31. Villa I Portoni, stucchi

4.33-34. Villa I Portoni, decorazioni seicentesche degli interni

III.5. Trevi