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I francescani e il cattolicesimo in Bulgaria fino al secolo XIX

1. I primi contatti. La politica dell’unione (secolo XIII)

A prescindere dai rapporti con la Chiesa Romana antecedenti allo scisma del 1054, il primo contatto documentato della Bulgaria medievale – appena risorta come Stato (1185-87) – con il cattolicesimo avvenne tra dicembre 1199 e gennaio 1200, quando allo zar bulgaro Kalojan (1197-1207) giunse una lettera del papa Innocenzo III (1198-1216): lo stesso che dieci anni più tardi darà al Poverello d’Assisi l’approvazione orale per la fondazione dell’Ordine dei frati minori. Ne seguì un intenso scambio di lettere 2 e di ambasciatori che portò al riconoscimento, da parte della Santa Sede, della dignità reale di Kalojan e alla nomina dell’arcivescovo di

1 Sul tema esistono due importanti studi ai quali parzialmente m’appoggio qui e nei quali si possono trovare ulteriori indicazioni bibliografiche: quello più specifico di Ivan Dujčev (1965; prima pubblicazione: 1934) e quello più generale di Vasil Gjuzelev (2009).

2 Si veda Dujčev 1942 ripreso in IBI XII, LIBI II: 307-373 (con traduzione bulgara a fron-te); traduzione italiana delle lettere di Innocenzo III concernenti i Balcani: Dall’Aglio 2003.

Tărnovo primas in regno Bulgarorum et Blachorum nel febbraio dell’anno 1204 3. Le rispettive cerimonie, però, si svolsero solo il 7 e l’8 novembre dello stesso anno poiché il legato papale incaricato di celebrarle, il cardinale Leone, venne trattenuto a lungo in Ungheria dal re Emerico (Imre) che aveva alcune pretese territoriali nei confronti del regno bulgaro e non voleva che venisse legittimato il potere di Kalojan

4. Lo stesso Emerico negli anni precedenti aveva appoggiato le pretese del gran zupano di Zeta (Dioclea) Vukan Nemanjić – cattolico, sposato con una parente di Innocenzo III – per il trono della Serbia. Vukan, da parte sua, aveva accusato il bano Kulin, che tra il 1180 e il 1204 governò la Bosnia, di tollerare gli eretici nel suo paese e aveva pregato il papa di suggerire “al re d’Ungheria di sradicarli dal suo regno, come la zizzania dal grano” 5. Da una lettera di Innocenzo III del 1202 si apprende che il pontefice aveva colto il suggerimento e aveva diretto contro i presunti eretici “il nostro carissimo figlio in Cristo Enrico, illustre re degli ungheresi” (Dall’Aglio 2003: 50). A questo punto il bano Kulin convocò nel 1203 un consiglio che s’affrettò a dichiarare fedeltà alla Chiesa romana 6. Così nell’anno in cui i partecipanti alla Quarta Crociata presero Costantinopoli (aprile 1204) che per più di mezzo secolo smise di essere il centro dell’ortodossia orientale, le Chiese della Bulgaria e della Bosnia si trovarono a riconoscere l’autorità suprema della Sede Romana.

Mi soffermo su questi fatti, avvenuti alla vigilia della fondazione dell’ordine dei frati minori, perché solo interpretandoli nella loro interconnessione si riesce a comprendere il successivo sviluppo dei rapporti della Bulgaria con il cattolicesimo e in particolar modo con il francescanesimo: rapporti che passeranno quasi sempre attraverso la Bosnia e l’Ungheria, più tardi attraverso l’Austria e successivamente l’Impero asburgico.

Le mosse di Kalojan e del bano Kulin furono di carattere diplomatico e le rispettive unioni con Roma non durarono a lungo, mentre i rapporti pacifici con l’Impero latino di Costantinopoli e con il Regno ungherese, ai quali queste unioni miravano, s’interruppero quasi subito. Il successore (non del tutto legittimo) di Kalojan, zar Boril (1207-1218), convocò nel 1211 a Tărnovo un concilio contro i bogomili negli atti del quale non vengono nominati né il papa, né il primate della Bulgaria da lui nominato, anzi: per decisione del consiglio fu tradotto il Synodikon

dell’ortodossia bizantino, completato con le decisioni del concilio di Tărnovo nelle

3 V. documenti nn. 13 e 14 in IBI XII, LIBI II: 323-327 e 327-329 del 25 febbraio 1204; trad. it.: Dall’Aglio 2003: 93-98 (n. 32) e 98-100 (n. 33).

4 Cfr. IBI XII, LIBI II: 351-361, lettere nn. 29, 30, 32 e 33; trad. it.: Dall’Aglio 2003: 123-136 (nn. 44-47).

5 Cf. Dall’Aglio 2003: 25-27. “Dal suo regno” perché in quel momento Kulin era (o almeno era ritenuto) vassallo di Emerico. Sul complesso problema se davvero si trat-tasse di eretici e, in caso, di quali, si veda la dettagliata relazione della collega Barbara Lomagistro nel presente volume.

6 Cf. il documento del 30 aprile 1203, allegato alla lettera del rappresentante del papa, Gio-vanni da Casamari, con la quale egli informava Innocenzo III dell’esito del consiglio: trad. e bibliogr. Dall’Aglio 2003: 70-72.

quali non vi è nessuna traccia di legame con Roma 7. Nel 1218 sul trono di Tărnovo salì l’erede legittimo, Ivan (Joann) Asen II (1218-1241), che nei primi anni ’30 ripristinò ufficialmente la comunione della Chiesa bulgara con le chiese d’Oriente rinunciando definitivamente all’unione con Roma: un atto che la Santa Sede interpretò come deviazione verso l’eresia 8. D’eresia fu di nuovo accusata anche la Bosnia il cui nuovo bano, Matej Ninoslav (1232-1250), per sottrarre il trono al figlio del bano Kulin, si era appoggiato alle comunità ritenute, a torto o a ragione, dualistiche. A questo punto papa Gregorio IX (1227-1241) non esitò a suggerire una nuova crociata contro gli eretici affidata, naturalmente, al re d’Ungheria. Tra il 1235 e il 1238 le truppe ungheresi attaccarono la Bosnia e nel 1238 si preparavano a invadere la Bulgaria. In quell’occasione il pontefice, che aveva auspicato quest’intervento già nel 1235 9, in una bolla del 9 agosto 1238 elogiò il re Bela IV (1235-1270) per la sua prontezza a guerreggiare “contra gentem apostatricem, populum blasphemantem, haereticos videlicet et schismaticos terrae Assani, ipsumaue Assanum Dei et Ecclesiae inimicum” 10. Nella progettata guerra contro la Bulgaria un ruolo di rilievo venne assegnato ai francescani e ai domenicani:

Il papa concepisce la guerra contro Giovanni II Asen come una crociata, e annunzia d’avere ingiunto al priore dell’Ordine dei Predicatori e al ministro dei Frati Minori della Provincia di Gran (Strigonien) di predicare verbum crucis contro quegli “eretici e scismatici”, concedendo a coloro che vi parteciperanno la stessa indulgenza largita ai crociati di Terra Santa. Nello stesso tempo il papa concede al Re d’Ungheria di scegliersi alcuni minoriti e domenicani […] 11.

La crociata contro la Bulgaria non si svolse 12 e di conseguenza non si realizzò neanche l’ingresso dei missionari francescani nelle terre bulgare, ma l’episodio è molto indicativo sia per gli scopi della penetrazione cattolica in Bulgaria che per i metodi con i quali la s’intendeva condurre. Dopo poco più di un secolo i frati

7 Ed. Popruženko 1928; Božilov, Totomanova, Biljarski 2010.

8 Rimando di nuovo alla relazione di Barbara Lomagistro nel presente volume per una serie di dettagli che chiariscono il concetto di ‘eresia’ ed ‘eretici’ nell’ideologia cattolica del XIII secolo che comprendeva anche gli ‘scismatici’, cioè gli ortodossi orientali.

9 Si veda la lettera di Gregorio IX al re Bela IV del 16 dicembre 1235 in IBI XXV, LIBI IV: 50-51.

10 Dujčev 1965: 396; v. l’intera lettera in IBI XXV, LIBI IV: 74-76, cfr. anche le lettere successive, pp. 76-79.

11 Ibid. Cf. IBI XXV, LIBI IV: 78-79.

12 Sull’argomento si veda Dujčev 1972: 310-313 il quale, invece, ritiene la crociata svol-tasi, ma per opera dell’imperatore latino di Costantinopoli Baldovino II. In realtà, il papa suggeriva una crociata congiunta contro l’imperatore bizantino (di Nicea) Giovanni III Du-kas Vatatze e contro Ivan Asen II con lo scopo di aiutare l’indebolito Impero latino di Co-stantinopoli. Alla fine, però, si fece guerra solo all’imperatore bizantino e non con le forze ungheresi, ma con l’aiuto del re di Francia

minori entreranno comunque in Bulgaria e sempre a fianco delle truppe ungheresi, ma per il momento i loro contatti con il Secondo impero bulgaro dovettero limitarsi alla partecipazione a qualche ambasciata. Nel 1245, per esempio, il nuovo papa Innocenzo IV (1243-1254) inviò presso l’erede di Ivan Asen II, suo figlio Koloman I Asen (1241-1246), alcuni monaci francescani che avrebbero dovuto convincerlo a ritornare all’unione con la Chiesa cattolica (“ad unitatem ecclesie catholice revertaris”

13) e di inviare rappresentanti della Chiesa bulgara al Primo concilio di Lione (1245). Nello stesso anno il pontefice confermò i privilegi concessi già nel 1239 da Gregorio IX ai missionari francescani “in terras Sarracenorum Paganorum, et Graecorum, Bulgarorum” (Dujčev 1965: 399); nel 1258 il suo successore, Alessandro IV (1254-1261), ribadirà e allargherà tali privilegi con una bolla indirizzata “dilectis filiis fratribus de Ordine Minorum in terris Saracenorum, Paganorum, Graecorum, Bulgarorum, Cumanorum …, aliarumque infidelium nationum Orientis” (Dujčev 1965: 399). Non disponiamo, però, di nessuna documentazione che possa confermare l’eventuale effettiva presenza di francescani nei territori bulgari in quel periodo. Fa impressione, tuttavia, che nei documenti pontifici praticamente non si faccia più differenza tra eterodossi, eretici, rappresentanti di altre religioni e pagani: tutti sono infedeli, quindi oggetto di conversione al cattolicesimo.

Una bolla di contenuto simile a quello delle sopraccitate fu firmata il 13 agosto del 1291 dal papa Niccolò IV (1288-1292) (Dujčev 1965: 399-400): il primo papa francescano, ex Ministro provinciale della Sclavonia e poi Ministro generale dell’ordine (1274-1279), cardinale (dal 1278, con il titolo di Patriarca latino di Costantinopoli) e vescovo di Palestrina (1281-1288). Nel 1272 il futuro papa condusse la missione (composta da quattro francescani) presso l’imperatore bizantino Michele VIII Paleologo che ebbe come risultato finale l’unione di Lione del 1274. La Bulgaria, com’è noto, non aderì a quest’unione perciò nel 1291 Niccolò IV inviò “Magnifico Principi Georgio Imperatori Bulgarorum illustri” (lo zar Giorgio I Terter, 1280-1292) e all’arcivescovo di Tărnovo (il patriarca Gioacchino III) lettere con le quali li esortava ad entrare in comunione con la “sacrosanta Romana Ecclesia” che “sola super omnes ecclesias summum et precipuum obtinet principatum” 14. Alla lettera indirizzata allo zar era allegato anche un formulario contenente l’esposizione della fede cattolica sul modello di quello accettato nel 1274 dall’imperatore bizantino. Ma le mosse diplomatiche di Niccolò IV non diedero i risultati sperati, il sovrano bulgaro e il patriarca non accettarono la proposta del pontefice la quale, stando ai documenti pervenutici, rappresenta l’ultimo tentativo di legare la Bulgaria alla Chiesa Romana per mezzo di una unione che non imponesse il rifiuto dei riti e delle tradizioni del cristianesimo orientale. Nel secolo successivo, che per il papato è quello della Cattività avignonese (1309-1377), prenderà il sopravento l’altra linea

13 IBI XXV, LIBI IV: 91 (l’intera lettera, datata 21 marzo 1245: pp. 89-92). Cf. Dujčev 1965: 396-397 e Gjuzelev 2009: 152.

14 Dujčev 1965: 402, sull’argomento pp. 401-404; cf. Gjuzelev 2009: 156, 210-211. I. Dujčev a ragione annota che nelle lettere non si parla di ritorno alla comunione con la Chie-sa romana, come se il papa non Chie-sapesse dell’unione dello zar Kalojan.

nella politica verso la Bulgaria (e non solo), che si era già profilata nei tempi di Gregorio IX: imporre il cattolicesimo a questa gente “apostata, blasfema, eretica e scismatica” con forza, (ri)battezzandola perché ritenuta infedele, non cristiana. E a servire questa politica saranno richiamati di nuovo i frati minori che nel frattempo si affacciarono sui territori bulgari dalle periferie.