diversità e uguaglianze per un progetto in comune.
6.2 I principali risultati dell’indagine
Questo lavoro di ricerca, basandosi su di un approccio qualitativo, non intende essere una panoramica dettagliata sull’intero universo delle associazioni dei figli degli immigrati. Tuttavia alcuni dati possono fornire uno spunto interessante di riflessione, nella direzione teorica, da cui il lavoro stesso parte.
Riepilogando brevemente si possono riscontrare alcuni spunti di riflessione.
Il fatto che queste associazioni si basino sul volontariato, mette in primo piano l’elemento temporale, ovvero, il tempo che questi ragazzi dedicano alle attività associative è comunque limitato. Il coinvolgimento dei ragazzi, sia per quelli più presenti sia per quelli saltuari, non è a trecentosessanta gradi, ma è moderato e frammisto con altri interessi.
Molti di loro hanno già altre esperienze in altre forme associative, che li hanno portati ad avere un minimo di competenze e un piccolo bagaglio relazionale, che trasferiscono nella nuova associazione. Spesso, a dire il vero, continuano a far parte di entrambe le associazioni, questo comporta, da una parte, una confusione a livello di rappresentanza in alcune occasioni e, dall’altra, si rischia di trovare gli stessi personaggi in più contesti, togliendo la possibilità ad altri di essere protagonisti.
Il radicamento culturale e quello relazionale s’incrociano e si rafforzano vicendevolmente. I contesti formativi di questo tipo si dimostrano essere non solo culturalmente influenti, ma ottimi luoghi dove poter socializzare, dove si incontrano amici, che condividono gli stessi interessi e gli stessi percorsi di vita. Proprio per questo motivo cresce in loro una sorta di predisposizione verso determinate forme di solidarietà. Queste si possono riscontrare sia nel ruolo di intermediari, che svolgono con i loro genitori, o con le persone immigrate, che hanno difficoltà a comunicare negli uffici. Inoltre si riscontra una forte solidarietà tra di loro, infatti, anche se, come associazione, non è contemplato svolgere servizi di burocrazia per altri, spesso lo si fa in maniera informale, come favore personale ad un amico, o comunque un ragazzo che si trova ad affrontare il problema dei permessi perché maggiorenne.
Per quanto riguarda gli aspetti delle relazioni interpersonali e della condivisione si possono riscontrare principalmente nelle azioni che cercano di coinvolgere la comunità locale nel suo insieme. Un grande lavoro è proprio quello di coinvolgere i cittadini in
una campagna di sensibilizzazione al tema e di smascheramento dei pregiudizi, ricercando un coinvolgimento empatico e un dialogo biunivoco per conoscersi.
Per quanto, però, intraprendenti e pieni di voglia di fare, si coglie l’esigenza di non andare da soli allo sbaraglio e improvvisare, ma di avere una guida, un punto di riferimento. Spesso, questa, viene trovata negli adulti che lavorano per altre associazioni e che sono stati presenti e vicini nel percorso di nascita della nuova. Altre volte sono proprio le associazioni di prima generazione che danno delle linee guida. Tuttavia sebbene si appoggino a loro, i ragazzi di queste associazioni sono ben attenti a non farsi coinvolgere troppo, per evitare di perdere la loro identità e caratteristica. Anche per quanto riguarda le relazioni con la parte istituzionale il comportamento è lo stesso, se da una parte si accolgono ben volentieri consigli e direttive dall’altra si cerca di portare avanti un proprio pensiero, si cerca di non farsi strumentalizzare dagli altri o identificarsi con partiti politici o altri gruppi.
Il far parte di queste associazioni, a seconda del percorso di vita del singolo ragazzo, assume dei significati e delle valenze diverse. Per alcuni è una fase principalmente esplorativa, di approccio all’impegno sociale, un modo per capire che cosa significa cittadinanza attiva, confrontarsi con i propri simili su problemi comuni.
Per altri risponde, invece, ad un semplice bisogno di socializzazione, partecipare alle attività ludiche, conoscere propri simili, condividere momenti. Alcuni partecipano sporadicamente anche ad eventi più impegnativi e a volte danno una mano nell’organizzazione, ma si tirano fuori da impegni un po’ più formali, come iscriversi all’associazione o svolgere un ruolo ben preciso o comunque presentarsi costantemente alle riunioni.
La dimensione del gruppo risulta essere di fondamentale importanza e gli amici sono il primo motore che li spinge ad entrare e a rimanere in un’associazione. Lo dimostra anche il fatto stesso, che il passaparola è ancora il mezzo principale di “pubblicità” delle associazioni.
In altri ragazzi c’è, invece, una maggiore consapevolezza dei benefici che il far parte di un’associazione di questo tipo può portare, non solo a livello di crescita personale, ma anche di esperienza lavorativa, come possibile canale relazionale per eventuali sbocchi e come possibilità di sperimentare se stessi in diversi ambiti. Hanno, in questo contesto, l’opportunità di conoscere diversi campi di azione, da quello politico a quello sociale,
dal culturale all’organizzazione di eventi e progettazione. Possono testare se stessi nei diversi ruoli e capire quali sono le loro attitudini maggiori.
Proprio questa “consapevolezza” diviene il punto focale dell’agire all’interno di un’associazione. Per i più piccoli è il luogo dove la si comincia a scoprire e si possono vedere praticamente situazioni critiche e confrontarsi con queste. Per i più grandi diviene un modo per poter dire la loro, poter agire nel concreto senza delegare ad altri il miglioramento della società nella quale vivono.
I loro collegamenti con le istituzioni, con le altre associazioni e con il mondo scolastico, rende questa esperienza di partecipazione associativa un’esperienza di partecipazione alla vita attiva della società. Un modo, quindi, per farsi conoscere, per poter prendere voce e per poter dimostrare che loro sono una parte concreta, reale e attiva del tessuto cittadino.
Tornando, invece, al capitale sociale, quello che si riscontra è non solo uno sviluppo di capitale sociale su tre diversi livelli, individuale, associativo e societario, ma si nota un’alternarsi delle diverse forme di capitale, aperto e chiuso, a seconda del momento e del contesto in cui le si osserva.
La natura e la forza dei rapporti che queste associazioni riescono a creare, si delinea di volta in volta a seconda dell’interlocutore. Se, da una parte, c’è un grande sforzo di unire tra di loro i figli dell’immigrazione, che si trovano nella medesima condizione legale, dall’altra, si cerca di non restare isolati, ma si chiede il sostegno di quei ragazzi “italiani”, che si dimostrano sensibili al tema, e che si sentono uniti dalla stessa età e dallo stesso percorso formativo. In questo caso si crea “il gruppo”, in quanto giovani e in quanto abitanti di una determinata cittadina. In tal caso il punto finale è un rafforzamento del gruppo, si viene così a creare un tipo di capitale bonding, di in-gruop, dove la fiducia e il sostegno reciproco ne sono la base. La categoria macro è sicuramente il mondo giovanile, e l’ambito che li accomuna è l’associazione.
Una volta, però, compattato il gruppo, nasce e si rafforza il capitale sociale di tipo bridging. Ogni membro si farà portavoce per un tipo di collegamento con l’esterno, che riporterà poi all’interno del gruppo. C’è chi per esempio s’interfaccerà maggiormente con la parte politica, chi, invece, con altre associazioni culturali e chi provvederà a mantenere i contatti con associazioni sociali e si adopererà sui lavori socialmente utili, altri si direzioneranno verso le scuole. Anche in questo ambito il capitale sociale, che si
andrà a costituire, sarà duplice. Se da una parte, si cercherà una complicità con i ragazzi di tipo inclusivo, e di solidarietà di gruppo, dall’altra, si cercherà un dialogo con i docenti e la parte amministrativa, per un collegamento al di là del gruppo.
Il modo alternativo in cui le giovani generazioni interpretano le loro esperienze e investono nella loro identità e nei loro contatti, non solo è un chiaro esempio di come il concetto della “diversità” sia complesso e difficile da chiarire, ma pone il problema delle categorie quando vengono usate in maniera troppo rigida. La separazione stessa tra bonding e bridging, per quanto interessante e utile è comunque da delineare di volta in volta a seconda del contesto105.
Va nuovamente sottolineato che il capitale sociale si sviluppa in contesti dove esso è già presente. In questo caso, infatti, il capitale sociale di cui la Regione Emilia Romagna dispone, non è da sottovalutare. Queste associazioni diventano quindi un tramite per la creazione di nuovo capitale sociale.
Questi ragazzi stanno dimostrando non solo di essere già integrati nel territorio, ma di essere capaci di agire in favore del luogo stesso dove abitano, creando possibilità e forza sociale utile per tutta la comunità.
Si può obiettare a questo che sicuramente i rapporti tra associazioni e parte istituzionale come tra le diverse associazioni tra di loro non sempre sono idilliaci, ma spesso danno vita a forme di chiusura sociale, verso chi non appartiene a questi gruppi. La forte rete relazionale che stanno creando, può diventare una fonte di esclusione per coloro che ne sono estranei. Questo pericolo è sicuramente un rischio per il capitale sociale stesso creato, che verrebbe eroso anziché accresciuto. Il fatto, però, che ci sia un costante ricambio di forza giovanile e di attori che ne fanno parte, può contribuire ad evitare tale problema.
Un’altra obiezione che si può rivolgere a questi ragazzi è che, se è vero che, da una parte, sono attivi e pieni di entusiasmo, è pur vero che essi rappresentano solo una piccola fetta dei figli dell’immigrazione e anche privilegiata, perché ha avuto la fortuna di poter proseguire gli studi, anche se spesso accanto ad un’attività lavorativa, e di trovarsi in un clima favorevole che è riuscito a coinvolgerli.
105
Cfr. Weller S. Young people’s social capital: complex identities, dynamic networks, in Ethnic and Racial Studies Vol.33 No. 5 May 2010 pp. 872-888.
Questa obiezione, se da una parte realistica, è però messa in discussione dal costante lavoro dei ragazzi che, proprio perché consapevoli di essere “privilegiati” , cercano di coinvolgere il maggior numero di loro coetanei e amici, ricercandoli nella rete amicale, nell’ambito scolastico e quando possono anche in quello lavorativo.
Uno sforzo teso al coinvolgimento dei giovani e all’instaurazione di un rapporto biunivoco con la comunità tutta, che li vede protagonisti del loro futuro.
Per quanto giovani e con poca esperienza, queste associazioni diventano una modalità attraverso la quale i ragazzi possono cercare delle strade che siano in grado di rispondere alle sfide che la società attuale impone, prima di tutto all’incertezza, che rappresenta la base dei tempi odierni, un’incertezza che si moltiplica se si considerano le loro precarie situazioni burocratiche.
Questa esperienza permette di unire il livello micro, individuale, con quello macro, globale, mettendoli praticamente sul campo ad agire per se stessi e per la comunità.
7. BIBLOGRAFIA
- A.A.V.V, Volti di un’Italia multietnica. Spazi abitativi, stili di abbigliamento e giovani generazioni di origine immigrata, Premio “Luciana Passatelli”, a cura dell’Osservatorio Provinciale delle Immigrazioni Comune, Provincia e Prefettura – UTG di Bologna, l’Hrmattan, Torino 2008.
- Aime M., Eccessi di culture, Einaudi, Torino 2004.
- Aime M., Gli specchi di Gulliver. In difesa del relativismo, Bollati Boringhieri, Torino 2006.
- Ambrosini M., Queirolo Palmas L. (a cura di), I latinos alla scoperta dell’Europa. Nuove migrazioni e spazi della cittadinanza, Franco Angeli, Milano 2005.
- Ambrosini M., Scelte solidali. L’impegno per gli altri in tempi di soggettivismo, il Mulino, Bologna 2006.
- Ambrosini M., Seconde generazioni. Un’introduzione al futuro dell’immigrazione in Italia, Edizioni Fondazione Giovanni Agnelli, Torino 2004.
- Ambrosini M., Sociologia delle migrazioni, il Mulino, Bologna 2005.
- Ambrosini M., Torre A. T., Palmas L. Q. (a cura di), Terzo rapporto sull’immigrazione a Genova, Fratelli Frilli Editori, Genova 2006.
- Ambrosino M., Un’altra globalizzazione. La sfide delle migrazioni transnazionali, il Mulino, Bologna 2008.
- Antiseri D., Introduzione alla metodologia di ricerca, Rubbettino, Soveria Mannelli 2005.
- Antiseri. D., Relativismo, multiculturalismo, individualismo, Rubettino, Savaria Mannelli 2005.
- Appadurai A., Modernità in polvere, Maltemi, Roma 2001.
- Appadurai A., The social life of things. Commodities in cultural perspective, Cambridge Universty press, Cambridge 2006.
- Augé M., Non luoghi. Introduzione ad una antropologia della submodernità, Eleuthra, 1993.
- Barbaglia, Primo rapporto sull’immigrazione in Italia,
http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/15/0673_Rapporto_ immigrazione_BARBAGLI.pdf 2007.
- Bauman Z., L’Europa è un’avventura, Laterza, Roma-Bari 2006. - Bauman Z., La società sotto assedio, Laterza, Roma Bari2003. - Bauman Z., Modernità liquida, Laterza, Roma-Bari 2002.
- Bauman, Z., Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone, Laterza, Roma-Bari 1999.
- Benhabib S., I diritti degli altri. Stranieri residenti cittadini. Raffaello Cortina Editore, Milano 2006.
- Berti F. (a cura di), Identità e multiculturalismo, Università egli studi di Siena, Siena 1998.
- Bichi R. (a cura di), Separated children. I minori stranieri non accompagnati, Franco Angeli, Milano 2008.
- Bichi R., L’intervista biografica. Una proposta metodologica, Vita e Pensiero, 2002.
- Bichi R., La società raccontata. Metodi biografici e vite complesse, Franco Angeli, Milano 2000.
- Bichri Hamid, I soldi della miseria, Extra edizioni, Bologna 1995.
- Boschetti A., La rivoluzione simbolica di Pierre Bourdieu, Marsilio, Venezia 2003.
- Bourdieu P., Proposta politica. Andare a sinistra oggi, Castelvecchi, Roma 2005. - Bourdieu P., Il mondo sociale mi riesce sopportabile perché posso ancora arrabbiarmi, Nottetempo, Roma 2004.
- Bourdieu P., Questa non è un’autobiografia. Elementi per un’autoanalisi, Feltrinelli, Milano 2005.
- Bourdieu P., Ragioni pratiche, il Mulino, Bologna 2009.
- Cannarella M., Lagomarsino F., Palmas L. Q., Hermanitos. Vita politica della strada tra i giovani latinos in Italia, Ombre corte, Verona 2007.