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UN PROBLEMA CATALOGRAFICO APERTO

[La formulazione di edizione] rimane uno dei più difficili e ultimi problemi risolti nella catalogazione descrittiva.

Michael Gorman

Premessa

Il concetto di edizione è riconducibile a tre significati: 1. la pubblicazione dell’opera;

2. la pubblicazione di un testo modificato (rivisto, ampliato, corretto, comple- tamente rifatto...) o successivo (seconda edizione, terza ristampa) emesso dalla medesima agenzia nella medesima collana, la pubblicazione di un in- sieme che presenta varianti legate a interventi di modifica del testo rispetto a un insieme pubblicato in precedenza dalla medesima casa editrice; 3. la pubblicazione di un’opera con caratteristiche tecniche particolari (edizio-

ne rilegata in un certo modo o stampata su una carta particolare, edizione per i bibliofili, air-mail edition).

Definizioni catalografiche

Il concetto soffre di una carenza teoretica in ambito catalografico.1RICA, nel

bro. Anche l’insieme delle copie di un libro, stampate con la stessa composi- zione tipografica». AACR2 dà una definizione per i libri, gli opuscoli, le di- spense, i fogli singoli: «Tutte le copie prodotte (sia per contatto diretto sia fo- tograficamente o con altri metodi) a partire da una base sostanzialmente iden- tica, emesse da una medesima agenzia» e una per gli altri materiali: «Tutte le copie prodotte sostanzialmente dalla stessa matrice e pubblicate dalla medesi- ma entità. Un cambiamento di identità del distributore non comporta un cam- biamento di edizione». La Guide pratique du catalogueur riconduce il concetto alla “successione cronologica” di un insieme di prodotti editoriali: «L’area del- l’edizione è utilizzata per segnalare le nuove edizioni di un’opera pubblicata ge- neralmente presso uno stesso editore. Serve dunque unicamente a trascrivere le formulazioni di edizione che implicano una successione cronologica».

La necessità della definizione del concetto si acuisce e si pone in termini di maggiore consapevolezza con l’adozione del formato ISBD, poiché lo standard obbliga a interpretare ogni elemento per ciò che rappresenta e, quindi, ad as- segnargli una collocazione precisa nella cadenza delle aree. Ciò che poteva ri-

manere ambiguo in un formato poco formalizzato esplode con l’uso di ISBD.2

Lo standard non offre alcuna definizione esaustiva, carenza spiegabile dal con- testo eminentemente pratico in cui è nata la normalizzazione internazionale della descrizione. Michael Gorman, in Bibliographical data in national biblio-

graphy entries del 1968 (punto 2.A, The edition), testimonia il taglio empirico

descrizione catalografica. – Milano : Editrice bibliografica, 1988, p. 50-56]; Il problema cata- lografico della edizione / Teresa Grimaldi. – p. 103-112. – In: Il bibliotecario. – N. 13 (1987); Introduzione critica alla descrizione catalografica / Diego Maltese. – Milano : Editrice bi-

bliografica, 1988, p. 50-56. Encyclopedia of library and information science omette la voce

Edition.

2La necessità di compiere un’analisi precisa interessa anche altri elementi, ma quelli legati

al concetto di edizione sono forse i più rilevanti; cfr.: Il parente povero della catalogazione :

la descrizione bibliografica dal Rapporto Henkle all’Incontro di Copenaghen / Rossella Dini.

– Milano : Editrice bibliografica, 1985, p. 62-64. I vari manuali di applicazione di AACR2 e di ISBD(M) non offrono una casistica particolareggiata; cfr.: AACR2: an introduction to

the second edition of AngloAmerican Cataloguing Rules / Eric J. Hunter. – London : Bingley;

Hamden, Conn. : Linnet Books, 1979; Examples illustrating AACR2 : Anglo-American ca-

taloguing rules, second edition / by Eric J. Hunter and Nicholas J. Fox. – London: The Li-

brary Association, 1980; Handbook for AACR2: explaining and illustrating Anglo-American

cataloguing rules second edition / by Margaret F. Maxwell. – Chicago : American Library As-

sociation, c1980; La pratique du catalogage : recuil d’exercices / choisis et présentés par une réunion de professeurs sous la responsabilité de Jacques Breton. – 2èmeéd. entierément rev.

et corr. – Paris [etc.]: Saur, 1981; Manual of annotated ISBD(M) examples / compiled by C.P. Ravilious. – London: IFLA Internazional Office for UBC, 1981.

che assumerà ISBD quando afferma che non vi è altra soluzione «che descri- vere una edizione nei termini usati» dalla pubblicazione, considerando “im-

praticabile” ogni altra via.3ISBD(M) del 1974 definisce l’edizione come l’«in-

sieme delle copie di una pubblicazione tirate da una stessa composizione tipo- grafica, o prodotte da una sola matrice, e pubblicate da un editore o gruppo di editori. (Un’edizione può comprendere più ristampe o tirature che possono presentare leggere varianti». ISBD(M) del 1978 omette Edition dal glossario e mantiene Edition statement («parola o frase o gruppo di caratteri che indica che una pubblicazione appartiene a un’edizione»), mentre ISBD(M) del 1987 la definisce negli stessi termini di AACR2.

Edizione: ambito di applicazione e valutazione critica

C.P. Ravilious, in un contributo pubblicato in appendice agli atti del Seminar

on AACR2, tenutosi a Nottingham nell’aprile 1979, interpreta AACR2 in sen-

so estensivo,4e presenta la norma 2.2B3 come novità rispetto a AACR: «L’ef-

fetto di questa regola5– scrive – è di allargare significativamente l’ambito di ap-

plicazione [dell’edizione]. In primo luogo è stato completamente chiarito che il concetto di edizione non ha legame necessariamente con l’idea di successio- ne nel tempo. [...] ‘Formulazioni di edizione’, per citare dal capitolo dedicato ai libri, opuscoli e fogli a stampa (2.2B1), sono diventate espressioni relative a un’edizione di un’opera che contiene differenze da altre edizioni – non sola- mente edizioni precedenti – di quell’opera». Egli si sofferma sulla descrizione dei seriali, che presentano una molteplicità di indicazioni: edizione locale, d’in-

3Il testo, diffuso originariamente in un numero limitato di copie e in forma ‘povera’, è ri-

portato in: Il parente povero della catalogazione : la descrizione bibliografica dal Rapporto

Henkle all’lncontro di Copenaghen cit., p. 113-139; le citazioni sono a p. 124.

4Ravilious critica la norma AACR2 1.2D perché restringe l’ambito del termine edizione:

«L’esplicito riconoscimento che edizione non è un concetto univoco e che una pubblica- zione può appartenere a un’edizione all’interno di un’edizione o rappresentare una ripub- blicazione di un’edizione precedente è benvenuta. Comunque la nuova regola è applicabi- le soltanto a ‘ristampe che contengono cambiamenti rispetto a un’edizione particolare’, il che sembra necessariamente restrittivo in vista dell’ampliamento dell’ambito del termine ‘edizione’ che abbiamo già notato» (Evaluation of AACR2, Part. 1 cit., p. 76-84. La citazio- ne è a p. 82).

5L’autore si riferisce a AACR2 2.2B3: «Aggiunta facoltativa. Se nel documento non c’è una

formulazione di edizione, ma è noto che esso contiene cambiamenti di rilievo rispetto ad al- tre edizioni, si supplisce una formulazione breve e idonea nella lingua e scrittura del titolo proprio, racchiudendola tra parentesi quadre».

teresse, di destinazione o di formato speciale. Ravilious ritiene che i cataloga- tori abbiano con questa regola una «indicazione più chiara» che consente loro di identificare un’edizione al di là della presenza di una indicazione formale di

edizione.6L’autore dichiara che termini quali revised version ed equivalenti de-

vono essere assunti come «parole chiave rappresentative» di edizione. Esem- plifica: The Magus / a revised version / with a foreword by the author. «Revised version» è una formulazione di edizione e, per estensione, «with a foreword by the author», una formulazione di responsabilità relativa all’edizione, da regi- strare nella seconda area del formato ISBD. Il chiarimento – ritiene il bibliote- cario britannico – evita «perdite di tempo».

La posizione di Ravilious può essere pratica, ma sono necessarie due preci- sazioni. Se un principio di base di ISBD è che ciascuna area contiene una sola e determinata categoria di informazioni, ne consegue che informazioni appar- tenenti a categorie concettuali diverse non dovrebbero trovarsi nella medesima area. L’area dell’edizione, pertanto, dovrebbe contenere informazioni relative alla medesima accezione del termine. Nella prima area si trovano le informa- zioni che individuano il documento come prodotto intellettuale identificato con un titolo e con una responsabilità, nella seconda informazioni che si di- stinguono fra di loro per varianti concettuali, editoriali e temporali. La presen- za di termini quali edizione e simili non può, quindi, essere assunta acritica-

mente come indicatore di una formulazione di edizione.7«In sede di descrizio-

ne – scrive Maltese – è necessario capire bene il significato (anche storico) del- le varie formule che possono presentarsi, se le si vuole trattare correttamente. Una formulazione in cui è prevalente il significato di indicazione di responsa- bilità intellettuale a mio avviso dovrebbe essere trattata come tale (per esempio:

Edizione critica di..., ma anche Iterum recognovit...). Sono, invece, sicuramente

da trattare come indicazioni di edizione quelle formule che chiaramente si rife- riscono all’edizione come insieme di tutti gli esemplari prodotti in una volta,

comunque caratterizzato rispetto ad altri insiemi dello stesso genere».8Edizio-

ne, insomma, è una parola priva di significato particolare che va interpretata

per ciò che di volta in volta caratterizza; Edizione nazionale delle opere di... è una informazione relativa alla responsabilità complessiva dell’opera, pertanto

6Se il catalogatore sa che l’edizione che sta descrivendo è successiva o diversa da una pre-

cedente e ciò non traspare dal documento, registrerà questa notizia, integrandola con una punteggiatura convenzionale (nel formato ISBD, entro parentesi quadre).

7Recita AACR2 1.2B3: «Nel dubbio che una certa formulazione sia una formulazione di

edizione, si assume la presenza di parole come edizione o simili (o i loro equivalenti nelle varie lingue) come prova che la formulazione è di edizione, e si trascrive come tale».

va trascritta nella prima area del formato ISBD, terza edizione accresciuta è una informazione che caratterizza una variante della medesima opera, pertanto va trascritta nella seconda area del formato ISBD.

In catalogazione, la formulazione di edizione ha una «funzione contrasti-

va»,9discrimina un insieme da un altro ed è una informazione importante per

il tipo di notizie che fornisce, piuttosto che per la forma con cui appare in se- de convenuta (sul frontespizio o sul retro del frontespizio), tant’è che l’espres- sione può essere semplificata, abbreviata e normalizzata.

Possono essere contrastive, distintive, anche formulazioni di edizione che sembrano avere esclusivamente un valore formale: «prima edizione» può iden- tificare un insieme preceduto da un’edizione provvisoria o comunque prece-

dente. NUC trascrive nella seconda area formulazioni come «1stAmerican ed.»

e formulazioni di storia editoriale come «1. ed. nell’Universale economica» op-

pure «1aed. PBE»,10 perché queste informazioni caratterizzano edizioni parti-

colari di un testo presentato ora come un insieme appartenente ad una serie editoriale diversa. Così formulazioni quali «edizione in brochure», «edizione in Braille», «World Cup edition», pur essendo informazioni di storia bibliografi- ca (da registrarsi normalmente nell’area delle note), possono distinguere insie- mi particolari, e formulazioni quali «edizione per la casa», «edizione per l’uffi- cio», «Student’s edition», «edizione integrale», «edizione minore», «edizione ridotta» possono denotare una differenziazione di contenuto o tecnica.

Fonti di informazione

Lo standard ha modificato più volte le fonti di informazione prescritte per l’a- rea dell’edizione. ISBD e i codici dovrebbero ampliarle fino a comprendere l’intera pubblicazione. Non è infatti irrilevante desumere una formulazione di edizione dal documento o da fonti esterne. Le disposizioni attuali impediscono di distinguere graficamente questa importante diversità, perché prescrivono di registrare la formulazione di edizione entro parentesi quadre quando compaia sul documento in una fonte non prescritta. ISBD(M) del 1978 presenta, in que- sto senso, un passo indietro rispetto alla edizione precedente, ma soprattutto rispetto all’SBN del 1969 che prevede l’integrazione entro parentesi quadre so- lo dell’informazione ricavata da fonti esterne alla pubblicazione.

9Cfr. ISBD(M) : introduzione ed esercizi / Luigi Crocetti, Rossella Dini. – 3. ed. – Milano :

Editrice bibliografica, 1995, p. 45-49.

Edizione critica

Una formulazione di responsabilità relativa alla produzione e alla preparazione del testo che riguarda l’insieme delle edizioni è registrata nella prima area, una formulazione di responsabilità relativa a una particolare edizione si registra nel- la seconda area. Una formulazione di responsabilità relativa a un intervento particolare sul testo, come la cura dell’edizione critica, dovrebbe, quindi, regi- strarsi nella prima area.

L’operazione dell’edizione critica passa attraverso le varie fasi dell’analisi dell’opera, della ricerca del testo originale, mediante un confronto accurato tra i manoscritti (talora anche tra le edizioni a stampa) con l’intento di ricondurlo

alla sua forma genuina;11caratterizza il tipo di cura rivolto al testo da parte di

un critico, di un filologo, non distingue insiemi diversi di prodotto-libro. Se il frontespizio presentasse un’espressione concettualmente identica a edizione cri-

tica formulata in altri termini (p.e., A miglior lezione ridotta12), non vi sarebbe- ro perplessità nel considerare la formulazione una notizia da trascrivere nella prima area. L’edizione italiana di ISBD(M) 1978 propone questa interpretazio- ne e si distacca dall’edizione originale e dalle traduzioni in altre lingue: il pun- to 2.3.4 prevede la trascrizione nella prima area di ciò che nell’edizione inglese è trascritto nella seconda, perché – commenta l’edizione italiana – «l’edizione critica è una forma di responsabilità intellettuale».

BNB ha avuto in passato un atteggiamento disomogeneo, ma ultimamente tratta l’edizione critica come caratterizzante la pubblicazione (p.e., Ester : edi-

tion critique / Pierre du Ryer [B83-24493]; Candide, ou L’optimisme / édition

critique par René Pomeau [B83-15285]). NUC adotta, in generale, un com- portamento utilitaristico per convenienze gestionali e per necessità di semplifi- cazione, ma registra in prima area notizie riconducibili a edizione critica (p.e.,

La divina commedia / Dande [sic in NUC] Alighieri ; testo critico della Società dantesca italiana, riveduto, col commento scartazziniano, rifatto da Giuseppe Vandelli, aggiuntovi il Rimaro perfezionato di L. Polacco e indice de’ nomi pro- prii e di cose notabili [NUC 1982, n. 4, p. 551]).

Se l’aspetto più importante della descrizione è permettere l’individuazione di una pubblicazione, occorre prima di tutto comprendere la natura dell’infor-

11Introduzione agli studi di filologia italiana / Alfredo Stussi. – [3. ed.]. – Bologna : Il mu-

lino, 1994. Si veda anche L’edizione critica dei testi volgari / Franca Brambilla Ageno. – Pa- dova : Antenore, 1975.

12Ad esempio: Cronica / di Giuseppe Villani ; a miglior lezione ridotta, coll’aiuto de’ testi a

mazione espressa dal termine edizione per presentarla nel modo più appro- priato alle caratteristiche del sistema informativo utilizzato. È indispensabile ri- flettere caso per caso, seppure non sempre sia possibile farlo per urgenza di de- scrizione o per mancanza di strumenti di controllo.

L’oggetto di questa discussione, in realtà, non è la definizione del concetto

di edizione bensì quello ben più ampio della trasmissione del testo;13da questa

comprensione consegue il trattamento catalografico adeguato dell’edizione.14

13Cfr. Storia della tradizione e critica del testo / Giorgio Pasquali. – [l. ed. Oscar Mondado-

ri]. – Milano : Mondadori, 1974. – 1. ed.: Firenze : Le Monnier, 1934.

14Nel 1998 l’IFLA pubblica Functional requirements for bibliographic records, risultato di

uno studio triennale che, fra le altre cose, analizza il concetto di edizione. Functional requi-

rements sdoppia il concetto di edizione con l’introduzione dei concetti di espressione e di manifestazione (cfr. Catalogare in rete). L’espressione è la realizzazione intellettuale o artisti-

ca dell’opera, in una qualsiasi forma, la manifestazione è la concretizzazione fisica di un’e-

spressione dell’opera. L’ambiguità del concetto di edizione viene risolta a due livelli: l’e-

spressione costituisce una variante dell’opera, la manifestazione successiva alla prima costi- tuisce una variante dell’espressione. Il concetto di edizione è, dunque, da scandagliare a fondo, in seguito a queste importanti ricognizioni.

VII

IL CONTROLLO DELLA FORMA DELL’ACCESSO