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Capitolo 1 – Pneumatici a fine utilizzo (PFU)

1.5 Il problema dei rifiuti

1.5.1 Problematica dei PFU

Fino all’emanazione della direttiva europea 99/31/CE ed al suo recepimento in Italia con il d.lgs. 36/03, la modalità prevalente di smaltimento controllato degli pneumatici fuori uso (PFU) nella nostra nazione è stata certamente la discarica. Peraltro, come ben evidenziato da un rapporto dell’Agenzia di Protezione dell’Ambiente degli U.S.A. (EPA-Environmental Protection Agency) datato 1991, i pneumatici fuori uso costituiscono una tipologia di rifiuti che non si presta ad uno smaltimento negli scarichi controllati a causa di un’intrinseca resistenza della gomma all’azione di compattazione, spesso all’origine di problemi estetici (i pneumatici tendono a fuoriuscire dal terreno di copertura) nonché funzionali, in termini di locali alterazioni delle proprietà geotecniche del corpo rifiuti. Anche per tali ragioni, in passato, si è registrato negli U.S.A., così come in Europa, un proliferare di attività di stoccaggio permanente in depositi non autorizzati. Solo per dare un’idea dell’entità e della complessità del fenomeno, nel 1991 si stimava che nel territorio degli Stati Uniti risultassero accatastati tra i 2 e 3 miliardi di PFU, grossomodo equivalenti a 320÷480 milioni di tonnellate. Con l’entrata in vigore del citato d.lgs. 36/03, coerentemente con gli indirizzi generali di gestione dei rifiuti che spingono verso la riduzione dei quantitativi prodotti, incentivando il recupero ed il riciclaggio, la destinazione obbligatoria per tali categorie di residui è stata individuata proprio negli impianti di recupero di materia e/o energia. Peraltro, in conseguenza di una ancora troppo diffusa inosservanza delle norme ambientali, il fenomeno dell’abbandono sul terreno o dello stoccaggio non autorizzato dei PFU risulta ancora molto frequente sia a livello nazionale che regionale, come segnalato dagli operatori del settore e riscontrabile agli occhi di un osservatore attento. In Italia la percentuale dei PFU avviata verso destinazioni non censite (frequentemente ascrivibili a depositi/stoccaggi irregolari) è, infatti, piuttosto elevata (48% circa). Si stima che ogni anno, solo nel nostro Paese Italia, ben 350.000t di pneumatici arrivano a fine vita e, di questi, circa la metà è destinato al recupero energetico, solo il 20% diventa materia prima seconda impiegata in numerosi utilizzi urbani e industriali, mentre della rimanente parte se ne perde completamente ogni traccia. Sicuramente la situazione è tutt'altro che rosea, ma, seppur lentamente, qualcosa sta cambiando, frutto di una nuova sensibilità in seno a produttori e importatori del settore e di nuovi decreti che

stanno per essere varati dal Ministero dell'Ambiente. Un'occasione importante per l'Italia, che da fanalino di coda, grazie ad un sistema nazionale intergrato per il monitoraggio, la raccolta, il trattamento e il rimpiego di pneumatici fuori uso, potrebbe scoprire una nuova linfa vitale, affron-tando così una stimolante sfida per la salvaguardia dell'ambiente. Ad annunciare quella che ha tutta l'aria di essere una svolta è Ecopneus, società creata dai principali marchi nazionali del mercato di pneumatici che, in occasione dell'Ecomondo di Rimini, ha promosso un convegno spiccatamente dedicato a questo tema. All'invito hanno risposto sia gran parte degli attori presenti oggi sul mercato, sia rappresentanti istituzionali del Ministero dell'Ambiente. L'obiettivo più generale è anche quello di valorizzare un

materiale che si dimostra ancora prezioso, versatile e dalle eccellenti potenzialità di riutilizzo, oggi ancora poco conosciute e utilizzate, visto che purtroppo è ancora largamente disperso nell’ambiente ed esposto al rischio di incendi. È un dato di

fatto: il pneumatico, inventato da John Boyd Dunlop nel 1888, non ha solo una vita, bensì due, Grazie alle sue caratteristiche costitutive, infatti, può continuare a percorrere altre strade, quelle del riciclo. Nella sua prima vita, composto principalmente da elastomeri, nerofumo, rinforzi metallici, rinforzi tessili, ossido di zinco e zolfo, è l'elemento che viene montato sulle ruote, ovvero l'unico contatto tra il veicolo e la strada, ed è quindi particolarmente soggetto a usura. Dalla nascita è stato studiato e perfezionato con l'obiettivo di migliorarne durata e prestazioni. Terminato il suo ciclo di vita, per molti anni è stato abbandonato, fino a quando si è iniziato a scoprire la sua vera anima, la possibilità di rinascere e trasformarsi, sia sottoforma di recupero materiale che energetico. Da un lato, infatti, sotto forma di granulo, si presta a varie applicazioni (ad esempio, nella produzione di bitumi modificati, prodotti e materiali per l'isolamento di rumore, vibrazione e umidità e per garantire protezione antinfortunistica, può es-sere utilizzato nelle costruzioni civili, nell'arredo urbano, nelle acciaierie e fonderie, nell'industria calzaturiera e nei bacini di raccolta acque); dall'altro lato ha un potere calorifico simile a quello del carbone. Può essere, quindi, considerato a pieno titolo una vera e propria fonte energetica. A questi si aggiungono altri possibili riutilizzi: dal co-incenerimento alla produzione di energia elettrica e va- pore, fino alla pirolisi, un processo di decomposizione termochimica attraverso il quale si scindono i legami chimici del materiale sottoposto al trattamento. L'olio di pirolisi e i gas possono essere in questo modo utilizzati come combustibili, mentre il residuo carbonioso può essere trasformato in carbone attivo. Tra le caratteristiche dei materiali impiegati si nota soprattutto la resistenza ad agenti atmosferici e batteri, solventi e agenti chimici e allo stress meccanico, la stabilità nel tempo e al contempo l'elasticità e flessibilità, oltre a una buona capacità di drenaggio. Si contano 12 grandi produttori di pneumatici in Europa, 90 impianti in cui si producono ogni anno 355 milioni di pneumatici, il 24% della produzione mondiale. Il tasso di raccolta testimonia un trend molto positivo con un aumento costante negli ultimi 15 anni del recupero, in particolare del materiale. Il sistema integrato per una gestione e per il recupero dei pneumatici fuori uso deve basarsi prima di tutto su un principio cardine imprescindibile: la responsabilità del produttore; le aziende che producono o importano e distribuiscono pneumatici de- vono occuparsi di tutto il suo arco di vita. Un approccio che non deve essere dato per scontato e che in Europa ha già portato i suoi primi frutti, con una maggiore consapevolezza e un aumento costante del materiale recuperato. Secondo questo principio, i produttori e importatori saranno tenuti ogni anno a gestire (assicurando raccolta, trasporto, recupero e smaltimento) una quantità di

pneumatici fuori uso equivalenti a quanto immesso nel mercato del ricambio nell'anno precedente. E per dare concretezza a questa richiesta ci si è dati delle scadenze importanti, o meglio delle tappe intermedie di un percorso che deve por- tare alla massima ottimizzazione e al massimo recupero del materiale. Entro il 31 dicembre 2010 dovrà essere controllato dal sistema almeno il 35% dei pneumatici fuori uso immessi nel mercato ed entro il 31 dicembre 2011 dovrà essere raggiunto l'ambito traguardo: un controllo e un recupero al 100%. Nella creazione di questo sistema di gestione e nella richiesta di maggiore responsabilità da parte dei produttori e importatori è implicito il ruolo fondamentale di Ecopneus e il compito cui è stato chiamato. Anzitutto, l'obiettivo deve essere combattere l'illegalità, raccogliendo alla fonte, controllando le destinazioni e monitorando ogni passaggio del sistema; quindi, incrementare il recupero di materiale, sviluppando nuove applicazioni; complessivamente, dunque, riequilibrare il tutto attivando controlli efficaci. Gioco di squadra Fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi è la sinergia tra il mondo imprenditoriale e istituzionale. Una prima convergenza si vede in questa fase di partenza: il sistema, infatti, sarà finanziato attraverso un contributo ambientale (comma 2, articolo 228 del d.lgs. 152/06) che, come avviene già oggi, sarà pagato al momento dell'acquisto dei nuovi pneumatici. L'importo sarà indicato in modo trasparente e chiaro sulla fattura di acquisto. Si tratterà di un sistema senza fini di lucro che punta a una progressiva ottimizzazione di tutti i costi di sistema. Eventuali risorse disponibili saranno destinate ad attività negli anni successivi e, per il 30%, potranno essere utilizzate dal Ministero dell'Ambiente per la bonifica e il recupero di siti dove esistono stock storici abbandonati, una realtà presente un po' in tutta Italia14.