3.2 Analisi dei risultati
3.2.6 Problemi e criticità del comparto
Il settore della mitilicoltura si è caratterizzato negli ultimi anni per un progressivo aumento dei costi di produzione, dovuto a nuove tecniche di allevamento, all’osservanza di norme igienico-sanitarie e relativi controlli e monitoraggi, alle problematiche legate alla salubrità del prodotto destinato al consumo umano, ecc. Parallelamente la produzione è rimasta pressoché invariata e il prezzo di vendita è rimasto relativamente costante se non addirittura diminuito nel corso del tempo.
La conseguenza di tutto questo è una riduzione del profitto dei produttori e delle imprese e un aumento del rischio d’impresa.
Questo è quanto si rileva nell’ultima parte del questionario, la quale tratta appunto gli aspetti problematici e le criticità che gli operatori del settore di mitilicoltura off-shore fanno emergere nelle risposte date.
Grafico 3.5: Problemi e criticità della mitilicoltura off-shore in Veneto 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% ROVIGO VENEZIA
Fonte: elaborazione dati questionario
La totalità delle imprese lamenta il prezzo troppo basso del prodotto, il quale è rimasto quasi costante (lieve diminuzione) negli ultimi anni, a fronte di un aumento dei costi di produzione.
Il prezzo medio di vendita dei mitili (produttore-CSM) si aggira intorno ai 59-60 centesimi al Kg, e manifesta un eccessivo gap rispetto al prezzo spuntato al dettaglio che si attesta tra i 2,50 e i 3,50 euro al Kg.
Questo gap è andato aumentando nel corso del tempo, causando una riduzione progressiva della remunerazione del produttore. Secondo gli operatori del settore se il prezzo riuscisse a raggiungere un prezzo alla produzione di almeno 1 euro al Kg, riuscirebbe a garantire un discreto recupero dei costi di produzione e a garantire un’adeguata remunerazione all’attività delle imprese di tutto il comparto.
Un altro problema molto sentito quasi all’unanimità è l’elevato costo del gasolio e dei costi energetici in generale, che erode ulteriormente il guadagno delle imprese.
Al caro gasolio si aggiunge una criticità profonda che investe l’intero settore della mitilicoltura e riguarda la scarsa valorizzazione del prodotto. Questa condizione ha origine da aspetti di varia natura, che si possono riassumere in breve con il fatto che il mercato è saturo e la produzione è in eccesso, i piccoli produttori non hanno potere di mercato e non hanno né la forza né la volontà di unirsi a formare un’organizzazione di produttori (O.P.) né di costituire un
marchio che possa valorizzare il prodotto finito in termini di sicurezza e tipicità. Questi temi saranno affrontati in modo più approfondito nel corso del presente lavoro, per ora vengono solo nominati in quanto rilevati dagli operatori come forti limiti per la crescita e lo sviluppo del comparto produttivo.
Anche la concorrenza estera è un problema molto sentito da più di due terzi delle imprese (rilevato più nell’area veneziana che nel rodigino). Il prodotto proveniente da paesi come la Grecia o la Spagna, è un prodotto di qualità inferiore rispetto a quello prodotto localmente, ma soprattutto a prezzo inferiore sul mercato, dovuto a realtà produttive diverse da quella italiana, molto più grandi e con costi di produzione inferiori. Il prodotto importato fa molta concorrenza a quello locale e di conseguenza quest’ultimo ne esce svalutato e deprezzato. Anche su questo tema si tornerà in modo più dettagliato nel corso del lavoro.
In successione si trova il numero di concessioni rilasciate, che a parere di gran parte degli operatori sta diventando eccessivo; continuando a rilasciare concessioni di conseguenza nuove imprese entrerebbero in un mercato già saturo e causerebbero un ulteriore aumento di produzione facendo cosi collassare il prezzo in modo definitivo. Anche in questo caso il problema è sentito più nella provincia di Venezia che a Rovigo.
Altre criticità rilevate da più del 50% delle imprese sono in ordine i problemi sanitari, tra i quali rientrano anche le condizioni ambientali legate alla qualità dell’acqua (mucillagini, biotossine e altre sostanze presenti in mare a causa delle quali gli operatori lamentano morie del prodotto e interventi sanitari e numerosi controlli). Poi ancora problemi di tipo tecnico quali l’eccesso di burocrazia per il rilascio di concessioni e autorizzazioni e la relativa dilatazione dei tempi necessari ad ottenerle.
Un problema serio, anche se non richiamato tra i primi in ordine di importanza, sono i danni causati dalla pesca professionale. Più di qualche impresa infatti denuncia negli ultimi due anni, gravi danni derivanti dal passaggio di navi da pesca, le quali passando sopra l’impianto hanno provocato la distruzione delle strutture e dei filari, e la conseguente perdita di prodotto non più recuperabile. Quando accadono queste situazioni, per l’impresa è una grave perdita, in quanto il ciclo produttivo dei mitili è annuale, per cui una volta perso il prodotto, l’impresa non può più recuperarlo fino al ciclo successivo, e non avrà nessuna remunerazione per il lavoro svolto durante le fasi di allevamento.
Infine si segnalano i danni provocati dalla pesca sportiva, i problemi derivanti dall’ampliamento o riduzione delle concessioni attuali e gli eventuali conflitti di settore con
le altre attività che si svolgono lungo la fascia costiera (categorie di operatori della pesca con interessi contrapposti).
Inaspettatamente agli ultimi posti per importanza si trova il costo del personale, sentito solo dal 25% delle imprese e quasi tutte nel veneziano.
Dal punto di vista economico l’elevato costo del personale incide in maniera notevole e negativa sul bilancio aziendale. Il fatto che gli venga data meno importanza rispetto agli altri problemi rilevati può essere dovuto al fatto che la maggior parte delle imprese del settore sono piccole cooperative formate quasi ed esclusivamente da tutti i soci, i quali svolgono tutte le funzioni all’interno, oppure si tratta di piccole imprese a conduzione familiare dove tutti i parenti hanno una quota dell’impresa e svolgono tutte le mansioni.
Alcune delle imprese intervistate hanno risposto alla voce “altro” e hanno indicato alcuni problemi ulteriori rispetto alla lista proposta nel questionario. Dalle risposte è emerso un ulteriore criticità tipica del settore: danni causati da eventi atmosferici avversi e tempi eccessivi di risposta degli esami biologici sul prodotto.
Per quanto riguarda i danni causati da eventi atmosferici avversi, si fanno rientrare le mareggiate, i cambiamenti di temperatura improvvisi, il cambiamento nella qualità dell’acqua, variazioni di salinità o di composizione microbiologica, eccessivo inquinamento delle acque, ecc., che possono causare prodotto di scarsa qualità, o nei casi più gravi perdita di prodotto.
Gli operatori in questo caso lamentano il fatto che non ci sia un regime di tutela o di aiuti a loro favore per questa tipologia di danni subiti.
Per quanto riguarda invece gli eccessivi tempi di risposta degli esami biologici e delle analisi sulla salubrità del prodotto prima che possa essere commercializzato, si lamentano tempi troppo lunghi, e il prodotto essendo fresco e facilmente deperibile non è in grado di adeguarsi. Anche in questo caso si rischia la perdita del prodotto e di conseguenza del rispettivo guadagno, e le eventuali spese da sostenere per ritirare il prodotto dal mercato nel caso in cui fosse già stato commercializzato. In definitiva risulta esserci sempre una perdita in capo al produttore.
Alla fine del questionario è stata proposta una domanda aperta per lasciare libertà agli operatori di esprimere il proprio pensiero riguardo una questione molto sentita e molto discussa attualmente e cioè se si è favorevoli o contrari al rilascio di nuove concessioni per l’allevamento di mitili in mare. Ovviamente vista la situazione già un po’ critica in cui si trova in generale il settore della pesca e dell’acquacoltura attualmente, le risposte sono state abbastanza prevedibili.
Infatti il 71,4% delle imprese ha confermato di essere fortemente contrario al rilascio di nuove concessione, principalmente per le seguenti motivazioni:
− Aumento spropositato della produzione e conseguente riduzione del prezzo − Problema di sfogo del prodotto in eccesso
− Mercato saturo, offerta molto superiore alla domanda − Troppe concessioni rilasciate generano troppa concorrenza
− Bisogna porre dei limiti al rilascio di concessioni perché il settore sta collassando − Sovrapproduzione, svalutazione del prodotto
− Difficoltà di commercializzare il prodotto quando ce n’è troppo.
Inaspettatamente il 23,8% delle imprese ha dichiarato invece si essere favorevole al rilascio di nuove concessioni, spinto da motivazioni principalmente di crescita e di sviluppo sensato del comparto:
− Ampliare impianti di produzione
− Rilascio concessioni con sistema di quote di produzione regionali imposte dallo Stato e creazione di un progetto di marketing per la valorizzazione del prodotto Made in Italy per i molluschi
− Possibilità di creare nuova occupazione
− Solo se la domanda di mercato cresce a tal punto da superare l’offerta
− Solo con un’adeguata valorizzazione della qualità del prodotto finito e un’adeguata remunerazione per il lavoro svolto.
Solo un’azienda si è dimostrata indifferente alla questione.
3.3 Uno sguardo alla mitilicoltura lagunare
La costa italiana dell’Alto Adriatico è caratterizzata dalla presenza di numerose lagune costiere di diverse dimensioni, le quali si estendono da Grado a Ravenna. Queste aree includono anche il Delta del Po e gli estuari di corsi d’acqua importanti, come il Tagliamento, il Piave ed altri.
Le lagune di possono definire come specchi d’acqua costieri separati dal mare da aree sabbiose o da lidi (barriera di isole), parallele alla costa. La comunicazione con il mare è