4.1 Analisi SWOT
4.1.2 Punti di debolezza
I punti di debolezza emersi sono:
− Mancanza di infrastrutture adatte: questo è un problema molto sentito tra gli operatori del settore, soprattutto nell’area veneziana, a Chioggia in particolare, che da origine a notevoli svantaggi per lo svolgimento dell’attività logistica. Nel dettaglio mancano degli spazi adeguati, delle banchine di sbarco dove poter scaricare il prodotto e poterlo vendere anche al consumatore finale ad esempio. L’area di Punta Poli a Chioggia potrebbe essere un ipotetico punto di sbarco, è
un’area accessibile alle imbarcazioni, le quali potrebbero arrivare anche tutte insieme per lo scarico del prodotto, ma tale area non è attrezzata in termini di macchinari, attrezzature specializzate, infrastrutture adeguate all’attività. In questo modo i produttori sono costretti a vendere unicamente ai centri di spedizione locali perdendo notevoli margini sulla vendita. Manca completamente la possibilità di accedere al cliente finale in modo diretto.
− Mancanza di potere contrattuale: i piccoli produttori hanno un potere contrattuale bassissimo nel mercato e questo aspetto è un forte limite alla crescita e allo sviluppo del comparto. Questa situazione è dovuta principalmente alla mancanza di unione tra gli allevatori che non hanno ancora maturato la capacità di instaurare tra loro delle relazioni stabili di collaborazione per svariati motivi tra i quali la visione tradizionale dell’attività d’impresa volta alla produzione intensiva per la vendita e il guadagno che ne deriva, l’esistenza di diverse strategie di produzione, il timore di perdere il cliente a cui vendere, ecc.. Anche la presenza di molti intermediari nella filiera produttiva sicuramente influisce sulla perdita di potere e di margini che hanno i piccoli produttori, i quali si scontrano con i buyer della Grande Distribuzione, con centri di spedizione e all’ingrosso di portata nazionale e anche internazionale, i quali nella trattativa scelgono il prodotto con strategie di prezzo al ribasso e quindi coloro che non accettano vengono tagliati fuori. Infine un altro fattore che incide negativamente sul potere contrattuale dei produttori è l’elevata deperibilità del prodotto. I mitili sono un prodotto fresco, devono essere commercializzati vivi (come tutti i molluschi bivalvi) e hanno una self-life limitata e difficoltà a conservarli per tempi lunghi senza pericolo di deterioramento. Questo porta spesso i produttori ad accettare le condizioni di vendita “svendendo” il prodotto per il timore di non riuscire a vendere prima del deperimento.
− Elevati costi di produzione e gestione dell’impianto: frenano l’attività e riducono i margini di guadagno e negli ultimi anni sono in costante crescita secondo quanto rilevano gli operatori. Come già segnalato in precedenza i principali costi derivano dal carburante, dal costo per la manodopera e per la manutenzione degli impianti (materiale delle reste, boe, ecc.) e delle imbarcazioni. Secondo gli operatori non è quasi più assicurata la copertura dei costi con gli attuali guadagni.
− Difficoltà di introdurre nuove tecniche produttive e diversificare la produzione: come accennato in precedenza diversificare la produzione sarebbe utile e proficuo, ma c’è un problema da tenere in considerazione, cioè il fatto che in mare dove sono collocati gli impianti non si può allevare altra specie oltre ai mitili. In passato sono stati effettuati vari esperimenti, da studiosi e anche da alcuni operatori, sono state fatte delle prove di allevamento con altre specie ma senza risultati. Le cozze sono l’unica specie che dà garanzie di sopravvivenza alle imprevedibili condizioni ambientali, alle variazione di temperatura e salinità, ecc.. Per quanto riguarda invece l’inserimento di nuove tecniche produttive, ci si scontra sia con l’ottica tradizionale degli operatori, i quali producono in modo artigianale con conoscenze e strumenti tramandati nel tempo, sia con le risorse limitate a disposizione delle piccole cooperative, le quali non sono in grado di effettuare grandi investimenti per innovarsi. Inoltre un freno è dato anche dal fatto che l’attività richiede un elevato apporto manuale nel processo di produzione, quindi la manodopera fisica degli operatori è indispensabile e non potrebbe essere sostituita con macchinari.
− Stretta relazione con le condizioni meteorologiche: le condizioni climatiche possono essere sia favorevoli che sfavorevoli e da questo dipende l’intero ciclo produttivo. Le mareggiate, i venti forti e le gelate possono compromettere tutta la produzione dell’intero anno, essendo il prodotto soggetto a forte stagionalità con ciclo produttivo molto lungo. Questa stretta dipendenza dalle condizioni naturali fanno si che l’attività sia sottoposta anche ad un elevato rischio d’impresa.
− Tempi burocratici lunghi per gli esiti degli esami sanitari: i controlli sanitari hanno tempi troppo lunghi e costringono i produttori a vendere la merce senza ricevere pagamento fino all’esito degli esami, il quale se rileva soglie di tolleranza non conformi, obbliga il produttore a ritirare la merce dal mercato a spese proprie. Ci sono dei sistemi di analisi e monitoraggio più veloci e accurati nei risultati, ma sono molto costosi e le spese di utilizzo sarebbero a carico degli operatori.
− Eccessiva burocrazia e tempi lunghi per i rinnovi delle concessioni: l’iter per il rinnovo della concessione è molto lungo, ci vogliono a volte anni dalla domanda
di richiesta rinnovo, nel frattempo si continua a utilizzare la concessione senza un’autorizzazione effettiva.
− Morfologia della costa: questo punto che appare anche tra i punti di forza perché favorisce la presenza di questo tipo di allevamenti, ha anche degli svantaggi, tra cui il fatto che la costa veneta sia caratterizzata da fondali bassi, costringe gli operatori a posizionare gli impianti in mare aperto lontano dalla costa (rispetto a realtà che ci sono in altre regioni). Questo causa sia un aumento dei costi di trasporto per recarsi giornalmente agli impianti e sia una minore possibilità di monitoraggio degli stessi.
− Ridotta sorveglianza degli impianti: dovuta sia alla distanza dalla costa, sia al fatto che essendo posizionati in mare aperto è praticamente impossibile effettuare un controllo e una sorveglianza continua. Non è neanche possibile installare strumenti di monitoraggio costante come allarmi o telecamere vista la particolare posizione. Per lo stesso motivo non è possibile recintare la concessione per mettere in sicurezza gli impianti. Le conseguenze sono spesso gravi e dannose per gli operatori, che subiscono sempre più di frequente atti vandalici da parte delle imbarcazioni, le quali con il passaggio sulle concessioni distruggono gli impianti, causando la perdita di intere reste e di produzione. − Condivisione dell’area costiera con altre attività: questo genera conflitti tra
diverse attività che si trovano a condividere lo stesso spazio (ormai ridotto) della fascia costiera, come la pesca, le attività di trasporto marittimo, ecc., alle quali è già stato molto spazio con le concessioni degli impianti off-shore. Ci sono conflitti tra attività di pesca e allevatori di mitili off-shore, perché le imbarcazioni da pesca spesso provocano danni agli impianti e non rispettano le aree di concessione delimitate dalle boe.
− Saturazione del mercato, problema della sovrapproduzione: la produzione negli ultimi anni è quasi raddoppiata, questo causa una riduzione del prezzo e una svalorizzazione del prodotto sul mercato. In minima parte questo fattore è dovuto al fatto la produzione che prima era gestita in 7, 8 mesi, ora è gestita in 3,4 mesi, per far fronte alla concorrenza. Negli anni 90’ si riusciva a vendere da marzo fino a settembre, ora si vende da giugno a settembre, perché il Sud Italia e l’Emilia Romagna iniziano a vendere per primi e il Veneto è diventato il penultimo in termini di tempi a vendere, seguito dal Friuli Venezia Giulia.
L’unico periodo in cui il Veneto riesce ad avere l’esclusiva è il mese di agosto dove si potrebbe chiedere anche un prezzo più alto. Ma si aggiunge il problema della concorrenza estera, che a livello di produzione garantisce il prodotto tutto l’anno con costi minori (ma di qualità minore).