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Procedimenti in materia di responsabilità penale amministrativa di impresa

5. CONTENZIOSO

5.3. Procedimenti in materia di responsabilità penale amministrativa di impresa

Algeria.

In ordine a procedimenti penali in Italia e all’estero su presunti pagamenti illeciti relativi a contratti aggiudicati dall’ex controllata Saipem in Algeria, sono stati rinviati a giudizio nel 2015 Eni, Saipem e otto persone fisiche (tra cui l’ex CEO e l’ex CFO di Eni, l’ex Chief Upstream Officer di Eni, all’epoca dei fatti oggetto di indagine responsabile di Eni E&P per il Nord

Africa) per ipotesi di corruzione internazionale ai sensi del d. lgs. n. 231 del 2001, aventi ad oggetto la stipula da parte di Saipem di contratti di intermediazione per attività Saipem in Algeria. Con sentenza del settembre 2018, il Tribunale di Milano ha emesso sentenza di assoluzione per Eni, per l’ex AD e per l’ex Chief Upstream Officer della Società relativamente a tutti i capi di imputazione. Anche l’ex CFO di Eni è stato assolto dalle accuse mosse a suo carico in tale ruolo presso Eni. In data 15 gennaio 2020 la Corte d’Appello di Milano ha confermato la sentenza di assoluzione di primo grado nei confronti degli ex manager Eni, dichiarando l’appello proposto dal Pubblico ministero inammissibile nei confronti della Società. In data 12 giugno 2020 la Procura Generale ha presentato ricorso per Cassazione per la sola parte della vicenda relativa a Saipem.

In relazione all’indagine in Italia già alla fine del 2012 e di una informativa volontaria di Eni le competenti Autorità americane (Securities and Exchange Commission - SEC e Dipartimento di giustizia - DoJ) avevano avviato indagini sul tema.

Il DoJ ha concluso le proprie indagini, ai sensi della normativa anticorruzione USA (FCPA), disponendo la chiusura del procedimento, come comunicato al mercato in data 1° ottobre 2019. Successivamente, Eni, avendo informato nell’aprile 2020 la SEC dell’assoluzione in appello, ha comunque concluso (il 15 gennaio 2020) una transazione con la SEC, che non comporta ammissione di responsabilità, sui profili contabili delle attività algerine della ex controllata di minoranza Eni, Saipem SpA.

L’accordo ha previsto il pagamento di 19,75 milioni di dollari, che rappresenta la parte di competenza Eni, dei benefici fiscali ottenuti da Saipem in relazione ai costi sostenuti dalla stessa Società risultati indeducibili, oltre una somma a titolo di interessi risarcitori pari a 4,75 milioni di dollari .

OPL 245 Nigeria.

È pendente presso il Tribunale di Milano un procedimento penale avente ad oggetto un’ipotesi di corruzione internazionale per l’acquisizione nel 2011 del blocco esplorativo OPL 245 in Nigeria. Il procedimento verte su presunte condotte corruttive che si sarebbero verificate “in correlazione con la stipula del Resolution Agreement del 29 aprile 2011 relativo alla cd. “Oil Prospecting Licence” del giacimento offshore individuato nel blocco 245 in Nigeria”. Eni ha consegnato la documentazione richiesta e ha preso contatto con le

Il Dipartimento di Giustizia americano ha portato a termine le indagini ai sensi della normativa anticorruzione USA (FCPA), disponendo la chiusura del procedimento.

Nel dicembre 2017, sono stati rinviati a giudizio, tra gli altri, l’attuale CEO, l’allora Chief Development, Operation & Technology Officer, un altro top manager di Eni e l’ex CEO di Eni, oltre che la stessa Eni ai sensi del decreto legislativo n. 231 del 2001.

A seguito di varie richieste di costituzione di parte civile, il Tribunale ha ammesso quale parte civile solo la Repubblica Federale della Nigeria.

Il giudizio di primo grado è in corso.

Per quanto riguarda il separato procedimento penale, svoltosi con il rito abbreviato nei confronti di due imputati, terzi rispetto alla società (che secondo l’impostazione accusatoria sarebbero due mediatori), nel settembre 2018 è stata emessa sentenza di condanna alla pena di anni 4 e alla confisca del prezzo del reato pari a 100 milioni di dollari, sentenza appellata dagli imputati.

Il 15 aprile 2019 le consociate nigeriane NAE, NAOC ed AENR hanno ricevuto notifica dell’avvio di un procedimento civile presso le Corti inglesi, per ottenere il risarcimento del danno derivante dalla transazione con la quale la licenza OPL 245 fu assegnata alle medesime società; analoga notifica è stata ricevuta da Eni SpA il 16 maggio 2019. Negli atti introduttivi del giudizio la domanda è quantificata in dollari 1.092 milioni o altro valore che sarà stabilito nel corso del procedimento. La Repubblica Federale della Nigeria pone alla base della propria valutazione una stima di valore dell’asset pari a 3,5 miliardi di dollari. La quota di interessenza di Eni è pari al 50 per cento.

In data 22 maggio 2020, il Giudice, accogliendo l’eccezione di Eni, ha declinato la propria giurisdizione sul caso, avendo riscontrato la litispendenza con il procedimento in corso a Milano, secondo i criteri previsti dal Regolamento (EU) n. 1215/2012.

Il 20 gennaio 2020, alla consociata NAE è stato notificato l’avvio di un procedimento penale avanti la Federal High Court di Abuja. Il procedimento, prevalentemente incentrato sulle accuse a persone fisiche nigeriane (tra le quali il Ministro della giustizia in carica nel 2011, all’epoca dei fatti contestati), coinvolge NAE e SNEPCO in quanto contitolari della licenza OPL 245, alla cui attribuzione nel 2011, nell’ipotesi accusatoria, sarebbero stati associati atti illeciti, anche di natura corruttiva, compiuti da dette persone fisiche, che NAE e SNEPCO avrebbero illecitamente favorito, agevolando lo schema criminoso. L’inizio del processo,

previsto per fine marzo 2020, è slittato per la chiusura degli uffici giudiziari in Nigeria a causa dell’emergenza COVID-19.

Indagine Congo.

Nel marzo 2017 la Guardia di finanza ha notificato a Eni una richiesta di consegna di documenti ex art 248 c.p.p., relativa, in particolare, agli accordi sottoscritti da Eni Congo negli anni 2013/2014/2015 con il Ministero degli idrocarburi, volti ad attività di esplorazione, sviluppo e produzione su alcuni permessi e alle modalità con cui erano state individuate le imprese con cui Eni è entrata in partnership. Nel luglio 2017 è stata notificata ad Eni una nuova richiesta di documentazione ex art. 248 c.p.p. e un’informazione di garanzia ai sensi del decreto legislativo n. 231 del 2001, con riferimento al reato di corruzione internazionale. La Società ha consegnato la documentazione oggetto della richiesta e ha preso contatto con le competenti Autorità americane per avviare un’informativa volontaria sul tema. A seguito di proroghe delle indagini preliminari, nell’aprile 2018 la Procura di Milano ha notificato ad Eni un’ulteriore richiesta di documentazione e all’allora Chief Development, Operation & Technology Officer un decreto di perquisizione dal quale lo stesso, insieme ad un altro dipendente Eni, risulta fra gli indagati. Nell’ottobre 2018 l’Autorità giudiziaria ha eseguito il sequestro dell'account di posta elettronica di un dirigente Eni, già direttore generale di Eni Congo nel periodo 2010-2013. Nel dicembre 2018 e nel maggio e settembre 2019 sono stati notificati a Eni ulteriori provvedimenti di richiesta di documenti ex art. 248 c.p.p. La vicenda è stata portata a conoscenza dell’Autorità giudiziaria e delle competenti autorità americane (SEC e DoJ). Nel settembre 2019 la Società è stata informata della notifica al CEO di Eni di un decreto di perquisizione, con contestuale informazione di garanzia, per una ipotesi di omessa comunicazione di conflitto di interessi ex art. 2629 bis c.c., in relazione alla fornitura di servizi logistici e di trasporto ad alcune società controllate operanti in Africa, fra le quali, in particolare, ad Eni Congo SA, da parte di alcune società facenti capo alla Petroserve Holding BV nel periodo 2007-2018. La contestazione del reato si fonda sull’asserita riconducibilità al coniuge del CEO di Eni di una quota della proprietà di tale fornitore per una parte del periodo predetto. Al riguardo, la Società ha osservato che nessuna delle forniture oggetto di indagine è stata oggetto di delibera da parte del Consiglio di amministrazione di Eni SpA. In merito a tale vicenda, il Collegio sindacale, il Comitato

controllo e rischi e l’Organismo di vigilanza hanno richiesto a consulenti, già incaricati nel 2018, approfondimenti ulteriori.

Le indagini preliminari, a seguito di varie proroghe, sono tutt’ora in corso.