3. Metodologia di ricerca
3.5 Processo di ricerca
Il processo di ricerca si è svolto nell’arco di tre anni, durante i quali la collaborazione con i casi di studio si è concretizzata attraverso la realizzazione di una serie di workshops ed è stata supportata da altri momenti di interazione attori/ricercatore, come la partecipazione ad eventi o assemblee e interviste; l’intenzione dietro la realizzazione dei workshops era quella di stabilire, in collaborazione con la rete studiata, un meccanismo progressivo e riflessivo per il mantenimento e la valorizzazione dell’efficacia delle reti stesse (Moschitz e Home 2014).
Per lo svolgimento delle attività, in prima istanza è stato stabilito un accordo la collaborazione per muovere i primi passi per la costruzione di un rapporto di fiducia reciproca; successivamente è stata negoziata, insieme ai membri delle reti, una direzione condivisa della ricerca inclusi i metodi da utilizzare per l’analisi.
I momenti di incontro fra gruppo di ricerca e attori delle reti, insieme ad attività di ricerca classica hanno consentito di studiarne le caratteristiche, di comprenderne il funzionamento e di individuare possibili strategie di supporto all’azione, in aggiunta a quelle in atto o già utilizzate.
Come anticipato nel capitolo precedente, le fonti dei dati sono state multiple, per la raccolta dei quali è stato impiegato un mix di metodi qualitativi (Starr 2012) unito a diversi momenti di partecipazione ad alcune attività e iniziative attività delle reti stesse, nello specifico:
- workshop partecipati;
- interviste strutturate e semi-strutturate con i membri di entrambe le reti, in particolare con i fondatori e con i responsabili dei diversi ambiti di attività dei due gruppi;
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- Analisi di testi, documenti, materiale di stampa relativo alle attività delle reti.
Di seguito una breve descrizione dei metodi usati.
3.5.1 Workshops
L’organizzazione e lo svolgimento di workshop partecipati ha rappresentato la principale forma di collaborazione realizzata fra la ricercatrice e i casi di studio. I workshops sono stati organizzati in accordo con i membri delle reti, sia per quanto riguarda gli argomenti e le tematiche da affrontare sia l’organizzazione e la localizzazione degli incontri. Per quanto possibile, la disponibilità ad andare incontro alle esigenze degli attori è stata massima: gli incontri si svolgevano in luoghi scelti dai partecipanti e quasi sempre era previsto lo spostamento della ricercatrice. Ogni workshop è stato oggetto di registrazione audio-visiva.
Dopo ogni incontro è stata realizzata un’analisi dei principali risultati emersi e, successivamente, un rapporto di sintesi veniva inviato ai partecipanti per avere da loro un feed-back sui contenuti del documento; contemporaneamente al rapporto di sintesi, è stato inviato anche un questionario contenente domande riguardanti le impressioni dei partecipanti e una richiesta di eventuali proposte di miglioramento della collaborazione. Come maggiormente dettagliato nel capitolo “riflessioni”, questo ultimo aspetto ha rappresentato un elemento di criticità nell’applicazione della metodologia, poiché le risposte sono state molto parziali e sono state ricevute da massimo tre partecipanti ai diversi workshops.
I workshop realizzati sono stati 5: nella tabella che segue si riportano i temi affrontati nei diversi workshop e i metodi utilizzati per organizzare la discussione.
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Tabella 1- Workshops realizzati e temi affrontati
Workshop Temi affrontati Metodi (Bolliger e
Zellweger, 2007)
1 Presentazione della
ricerca, accordi di
collaborazione e
condivisione del piano di ricerca
Presentazione Power Point e discussione plenaria
2 Idea di innovazione e
analisi della rete al momento attuale
Mind map e analisi condivisa della rete
3 Organizzazione interna
della rete
Metodo della “tesi” e discussione plenaria
4 Collaborazione
all’organizzazione di un evento
Discussione plenaria
5 Restituzione del lavoro di
ricerca: analisi condivisa della storia ed evoluzione della rete e prospettive future.
Presentazione Power Point, “timeline” e brainstorming
3.5.2 Interviste
Le interviste sono state un fondamentale strumento di supporto alla raccolta dati, oltre che ulteriori momenti di relazione con i casi di studio. Sono state realizzate 30 interviste complessive, per entrambi i casi di studio. Gli intervistati sono stati attori delle reti con diversi ruoli e responsabilità: referenti delle reti, agricoltori biologici e allevatori membri, rappresentanti dei consumatori, ricercatori.
Le interviste sono state realizzate con diverse modalità: si è trattato talvolta di colloqui informali realizzati di persona o via skype, mentre per la maggior parte si è trattato di interviste formali e semi-strutturate per le quali è stata predisposta una lista di domande guida (Patton 1990; Starr 2012).
Le domande guida, per entrambi i casi di studio, sono state prevalentemente indirizzate a comprendere: i) la storia e l’organizzazione della rete dal punto di vista del singolo attore; ii) la storia dell’azienda e la percezione
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dell’innovazione; iii) il collegamento con le strutture del sistema della conoscenza e con le istituzioni; iv) il tempo che ciascun singolo membro ha dedicato allo sviluppo della rete; v) cosa è cambiato rispetto alla situazione antecedente l’attività collettiva; vi) quali strategie si sono rivelate vincenti per la realizzazione dei propri obiettivi.
L’utilità di avere una guida generale per le interviste è stata che lo stesso argomento poteva essere affrontato con più intervistati, seppure il dettaglio sui contenuti e la lunghezza dell’intervista dipendessero fortemente dall’attitudine dell’intervistato a comunicare; questo metodo ha anche fornito una certa autonomia nell’affrontare alcune tematiche emerse durante il colloquio anche se non incluse nella liste di domande guida.
Si è scelto di non inviare le domande guida in forma di questionario via web: questo perché si è ritenuto che le interviste realizzate di persona consentissero di spiegarne meglio gli obiettivi e i contenuti e che incoraggiassero la collaborazione e la riflessione dell’intervistato.
3.5.3 Documenti
L’analisi documentale è stato un importante metodo di raccolta dati per questa tesi, soprattutto per monitorare sia le relazioni interne ma soprattutto le interazione con il contesto di azione.
I documenti analizzati per i due casi di studio sono stati di diverso tipo: pubblicazioni riguardanti le attività dei due casi, articoli di stampa locale e nazionale, atti di convegni o seminari, documenti interni alle reti (verbali delle assemblee) e siti web; nel caso di Crisoperla è stato possibile analizzare anche il flusso di comunicazione attraverso l’inclusione nel gruppo google dell’associazione.
3.5.4 Osservazione
Il principale scopo dell’osservazione è, per il ricercatore, provare a sentirsi parte di un processo in atto (Patton 1990). L’osservazione ha contribuito a
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comprendere le dinamiche dell’interazione nelle due reti, come gli attori si organizzano e negoziano per realizzare le attività e come si relazionano in un contesto pubblico (ad esempio, come gestiscono le relazioni con le istituzioni locali). L’osservazione può essere partecipata o non partecipata: in questo studio, in alcuni casi la ricercatrice è stata coinvolta, ad esempio, come relatrice a convegni oppure come partecipante attivo alle riunione dei consigli direttivi; in altri l’osservazione è stata non partecipata poiché la ricercatrice non è stata coinvolta direttamente nell’organizzazione o nello svolgimento dell’evento.
3.6 Riflessioni
Sperimentare la ricerca trans-disciplinare e la ricerca azione nel corso dei tre anni di dottorato ha rappresentato un’esperienza formativa di notevole impatto. Il principio secondo il quale il ricercatore diviene parte attiva di un processo di cambiamento ha rappresentato uno stimolo a cercare di stabilire un rapporto di fiducia duraturo con gli attori delle reti.
Lo svolgimento della ricerca ha messo in evidenza alcuni aspetti di criticità di questa metodologia. Tali criticità sono si sono rilevate nell’ambito della collaborazione con questi due casi di studio e nello svolgimento di questa tesi di dottorato; pertanto, l’intento di queste righe di riflessione non è di criticare la metodologia in sé ma di evidenziarne alcune difficoltà di applicazione che la ricercatrice ha riscontrato “in campo”, anche se queste criticità sono registrate anche nella letteratura sulla ricerca trans-disciplinare applicata nelle scienze per la sostenibilità (Lang et al. 2012).
Una prima nota riguarda l’organizzazione dei momenti di interazione fra la ricercatrice e i casi di studio.
I momenti talvolta sono stati caratterizzati da scarsa partecipazione rispetto agli attori invitati, nonostante gli stessi avessero assicurato la presenza; il programma pensato per il workshop si è rivelato pertanto difficile da rispettare, pur venendo concordato con i potenziali partecipanti di volta in volta. La difficoltà nell’ottenere la partecipazione agli eventi è connessa a diversi aspetti,
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riguardanti soprattutto le disponibilità degli attori non scientifici; nel caso della ricerca svolta, ad esempio, il lavoro quotidiano degli attori, la difficoltà di spostamento e di trovare un orario che possa essere adeguato alle esigenze di tutti sono risultati essere fra i principali elementi di criticità.
Il rischio principale, quindi, è che le difficoltà di natura organizzativa possano inficiare la continuità del processo di collaborazione; certamente la ricerca azione prevede una certa flessibilità da parte del ricercatore ma talvolta è risultato difficile essere flessibili, incontrare le esigenze del gruppo pur rispettando gli obiettivi della ricerca; la flessibilità non è stata soltanto di natura organizzativa ma ha anche riguardato l’adattamento del linguaggio scientifico e disciplinare ad un linguaggio pienamente comprensibile da attori non appartenenti all’ambiente scientifico.
Da queste considerazioni sono sorte alcune domande in merito all’applicazione della metodologia: fino a quando la flessibilità, l’andare incontro alle esigenze del caso di studio consente di portare avanti la ricerca? Dall’altra parte, quando il mancato impegno da parte degli attori deve essere interpretato come disinteresse al processo?.
La collaborazione fra ricercatore e i casi di studio, il ricercatore come parte del processo di cambiamento sono elementi chiave della ricerca azione e trans- disciplinare; oltre la gestione dei momenti di partecipazione, un’altra criticità rilevata riguarda il monitoraggio e la valutazione del lavoro effettuato.
Per garantire una continua riflessione fra il ricercatore e i casi di studio, erano stati strutturati dei questionari da somministrare dopo ogni workshop; poiché i feed-back sono sempre stati limitati, si è provato a modificare la modalità di riflessione, ma sempre con scarsa partecipazione da parte degli attori. Anche in questo caso, ci si è posti il problema dell’impegno quotidiano degli attori, della mancanza di tempo da dedicare a tale attività e si è ipotizzato che la collaborazione e la riflessione non devono, a prescindere, occupare troppo spazio nella vita quotidiana degli attori dei casi di studio.
La questione della valutazione della qualità del lavoro di ricerca-azione rimane comunque un aspetto che secondo la scrivente deve essere ulteriormente approfondito.
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4. Risultati
In questo capitolo vengono presentati i risultati della ricerca. Per rispondere alle domande che si è posti prima di iniziare il percorso di ricerca-azione - domande condivise anche con gli attori delle reti studiate – è stata pensata una chiave analitica che consentisse di esporre quanto emerso dal processo di ricerca transdisciplinare e, contemporaneamente, di mettere in evidenza le diverse fasi della transizione e il ruolo dei boundary objects quali elementi che hanno favorito tale percorso.
A tal fine, l'illustrazione dei risultati è articolata in più sezioni.
Per entrambi i casi, prima di passare all’illustrazione della storia, dell’evoluzione e del tipo di innovazione che hanno realizzato, viene inquadrato il contesto socio-tecnico all’interno del quale le reti si trovano ad operare. Come illustrato nel capitolo relativo alla metodologia, le due reti hanno caratteristiche molto diverse, perseguono finalità diverse e operano in contesti territoriali e socio-tecnici molto differenti: pertanto si è scelto di descrivere i contesti secondo quelle caratteristiche che più si riconducono all’attività delle due reti. Per il CVR è stato identificata la DOP Parmigiano Reggiano, poiché il Consorzio ha operato in seno a quel sistema di regole; per Crisoperla, poiché agisce nella direzione di promuovere l’agricoltura biologica nel territorio nella Lunigiana, il contesto descritto è tale territorio, in modo particolare la struttura del settore agricolo.
Sia nel caso della rete dei produttori di Razza Reggiana sia nel caso di Crisoperla, da una situazione di novità e di nicchia inizialmente in opposizione al regime dominante si è giunti, seppur con percorsi diversi, alla progressiva integrazione con tale sistema: il percorso verrà analizzato nel dettaglio mettendo in evidenza quali boundary objects hanno avuto un ruolo nel favorire la creazione di nuova conoscenza e la costruzione di alleanze strategiche. I
boundary objects sono stati caratterizzati considerando: i) gli attori coinvolti;
ii) il tipo di conoscenza che mettono in gioco; iii) le priorità che ciascun gruppo ha in relazione all’oggetto; iv) gli elementi di conflittualità con il sistema; v) come i boundary objects hanno contribuito alla transizione.
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4.1 Il Caso del Consorzio Vacche Rosse e della rete di produttori di Razza