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PARTE III: MATERIALI E METODI

3. PROVE DI CAMPO

3.1. PRODUTTIVITA’ E QUANTITA’ DI AZOTO STOCCATO NEI CANNETI

I canneti entro il PDS sono stati esaminati per valutarne la produttività in sostanza secca (t/ha) e la quantità di azoto (N) asportabile mediante raccolta dei culmi (kg/ha). Il campionamento della biomassa epigea si è svolto in due sessioni, una a maggio (in pieno sviluppo vegetativo) e una a novembre (al termine della stagione vegetativa), allo scopo di verificare l’impatto delle classi informali sulla produttività e l’uptake di N dei canneti. Si è cercato quindi di identificare i fattori gestionali più importanti ai fini della produzione di biomassa. Inoltre, con il primo prelievo (maggio) si sono prelevati dei campioni di terreno da

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ciascuna a.d.s., al fine di valutare l’impatto degli indicatori sulla qualità del suolo e l’influenza di quest’ultima sui parametri ricercati per la biomassa.

Infine si è cercato di interpretare i risultati mediante appositi indici riassuntivi.

3.1.1. CAMPIONAMENTI DI TERRENO E BIOMASSA

La scelta dei punti di prelievo di biomassa e terreno è stata effettuata con pareri di operatori e agricoltori locali e criteri soggettivi, basati su impressioni personali; a seguito dei rilievi esplorativi nei canneti in esame, sono stati identificati dei siti di campionamento ritenuti omogenei al loro interno, nei quali poter localizzare le a.d.s. rappresentative dei siti stessi. Affinchè i siti di prelievo potessero essere a loro volta rappresentativi di aree omogenee di una certa estensione, essi sono stati selezionati distanti l’uno dall’altro, cercando di coprire, nei limiti del possibile, l’intero territorio. Individuato un sito di prelevamento, quindi, i prelievi sono stati eseguiti in a.d.s. di 4 m2 (quadrato 2 m * 2 m, fig. 32), considerate appunto rappresentative del sito stesso.

Figura 32 – Prelievo dall’a.d.s 14

Pertanto, la selezione ha escluso le zone in cui il canneto si mostrava più fitto o più rado, e quelle di confine, dove ci poteva essere un effetto di bordo con minor competizione e maggiore crescita. Tra i siti di prelievo è stata selezionata anche una zona “modello” (a.d.s. 14 e 15, fig.33), al fine di stimare la produttività dei canneti vallivi in condizioni di gestione ottimale.

Figura 33 – Prelievo di biomassa dal canneto “modello”

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Tutti i prelievi sono stati realizzati con l’ausilio di mezzi e strumenti idonei messi a disposizione dalla Provincia di Mantova – settore Ambiente e dal Parco del Mincio (fig.34).

a) b)

c) d)

Per ogni a.d.s. è stata tagliata tutta la biomassa (materiale vivo e necrotico) e la quantità raccolta è stata pesata in-situ con l’ausilio di una stadera da campo (sensibilità 0.1 kg). Poi, dalla biomassa raccolta in ogni a.d.s., si è prelevato un campione di materiale vegetale (circa 0.5 kg) cercando di riprodurre le proporzioni trovate in campo tra biomassa fresca e secca, da sottoporre alle successive analisi di sostanza secca (DW) e N totale.

Inoltre, con l’ausilio di una trivella, si è prelevato anche un campione di terreno per ciascuna a.d.s., fino alla profondità di 50 cm. In assenza di evidenti differenze stratigrafiche, è stato quindi composto un campione medio di 200-300 g, da destinare poi all’analisi di carbonio e azoto totali.

Figura 34 – Alcuni dei mezzi e degli strumenti utilizzati per i campionamenti: a) barca; b) decespugliatore; c) trivella; d) stadera da campo

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Le operazioni di raccolta di biomassa e terreno sono state eseguite nelle giornate 4 e 5 maggio 2012, in 14 a.d.s.; i campioni raccolti sono stati consegnati presso il campus di Agripolis dell’Università di Padova, sito a Legnaro (Pd), per le determinazioni di laboratorio.

Il 5 novembre sono stati ripetuti i prelievi di biomassa nei medesimi siti di campionamento, ma da a.d.s. non sovrapposte a quelle determinate con il precedente rilievo a causa della rigogliosità della vegetazione; si precisa, inoltre, che per alcune a.d.s. non è stato possibile effettuare i campionamenti, sempre a causa dell’ingente sviluppo estivo della vegetazione. Alla luce di ciò, si è provveduto al prelievo di biomassa da sole 10 a.d.s., di cui una non selezionata nel mese di maggio e definita all’interno del canneto “modello” (a.d.s. 15).

3.1.2. METODICHE DI ANALISI

Le analisi sono state eseguite interamente presso i laboratori dell’Azienda Agraria Sperimentale “Lucio Toniolo” (facoltà di Agraria - Università di Padova).

3.1.2.1. CARBONIO E AZOTO TOTALI IN CAMPIONI DI TERRENO

I campioni di terreni presentavano elevata umidità e dunque sono stati essiccati all’aria aperta, previo opportuno riparo dalle condizioni meteorologiche, per circa un mese. Le successive analisi per la misura di C e di N totale sono state eseguite con l’ausilio dell’analizzatore elementare “vario MACRO”, uno strumento automatico che consente una rapida analisi quantitativa di C,H,N,S a partire da materiali di varia natura (solidi o liquidi).

Il principio di funzionamento prevede una completa ed istantanea ossidazione (flash combustion) del campione, con conversione di tutte le sostanza organiche ed inorganiche in prodotti gassosi (metodo Dumas, 1831). Il campione iniziale, dunque, è stato omogeneizzato e pesato in apposite capsule di stagno assieme ad un’agente ossidante (ossido di tungsteno). Queste, una volta chiuse, sono state poi introdotte nello strumento dopo l’eliminazione dell’aria.

All’interno dell’analizzatore si realizzano reazioni in serie:

- combustione (primo tubo di reazione): il campione viene incenerito a 1150 °C in presenza di O2, dando origine a CO, CO2, H2O, NOx, SO2 e SO3. Tali composti vengono trasportati da una gas carrier (He) fino al detector, previo passaggio in altri 2 tubi di reazione;

- riduzione (secondo tubo di reazione contenente Cu allo stato ridotto): gli NOx e SO3 sono quantitativamente ridotti a N2 e SO2, l’eccesso di ossigeno

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viene legato dalla lana d’argento presente all’interno del tubo, mentre l’umidità presente nel flusso viene allontanata;

- post-combustione (terzo tubo di reazione contenente CuO e Pt come catalizzatori): si ha una completa ossidazione a CO2 dei composti di carbonio non completamente ossidati (CO).

Successivamente viene operata la separazione di N2, CO2, SO2, resa necessaria dall’utilizzo di un detector a conducibilità termica non selettivo. CO2 e SO2 sono bloccate temporaneamente per adsorbimento a livello di specifiche colonne riscaldabili, mentre N2

arriva direttamente al detector. La colonna di adsorbimento della CO2 si riscalda, poi, fino a 230°C, liberando il composto per il trasporto al detector. Infine, per effetto del riscaldamento della colonna di SO2, gli ossidi di zolfo sono rilasciati e rilevati allo stesso modo.

La quantificazione dei vari elementi è effettuata grazie alla creazione di una apposita retta di calibrazione generata dall’impiego di uno standard (Sulfanilammide) contenente concentrazioni note degli elementi d’interesse (N=16,25%; C=41,81%; S=18,62%; H=4,65%) (Concheri and Stellin).

3.1.2.2. AZOTO TOTALE E SOSTANZA SECCA IN CAMPIONI DI BIOMASSA

Per ciò che riguarda i campioni di biomassa raccolti da ciascuna a.d.s. (circa 500 g cadauno), essi sono stati disidratati per 24 ore con l’ausilio di un essiccatoio tarato alla temperatura di 65°C; in questo modo si è preservata la sostanza organica e si è permessa la determinazione del tenore di N presente nella pianta. Con il secondo passaggio il campione (circa 10 g) è stato posto in apposite stufe (PRO BENTER) a 130°C per tre ore, in modo da completare le analisi con la determinazione dell’umidità relativa, valore richiesto per il calcolo dell’umidità totale della biomassa. In un secondo momento sono state fatte le analisi di laboratorio sui campioni essiccati in stufa a 65°C, al fine di determinare la percentuale di N presente attraverso il metodo Kjeldahl.