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Il profilo delle associazioni e la loro presenza sul territorio

Grafico 2.1 Alunni stranieri Cni in Lombardia per aree di provenienza

7. Gli immigrati e le loro associazioni in Lombardia Un aggiornamento del monitoraggio

7.1 Il profilo delle associazioni e la loro presenza sul territorio

Come segnalato poco sopra, a tutto dicembre 2014 risultano mappate dall’attività di monitoraggio promossa dall’Orim 443 associazioni di immigrati. Si tratta di un numero leggermente superiore a quello regi- strato dodici mesi prima, quando le realtà censite erano 424. Comples- sivamente si conferma il trend di incremento progressivo registrato dall’avvio dell’attività di monitoraggio, e che ha visto un arresto sol- tanto nello scorso anno. Il numero delle associazioni mappate, come detto pari a 443 nel 2014 e a 424 nel 2013, era pari a 428 nel 2012, 368 nel 2011, 304 nel 2010 e 240 nel 2009. Peraltro, come segnalato nell’edizione precedente del Rapporto, il lieve calo registrato nel 2013 è stato principalmente dovuto a uno sforzo particolare, effettuato lo scorso anno, di pulizia del database dalle associazioni non più in atti- vità. Come più volte sottolineato in passato, questi dati tuttavia non sono ancora così completi da permetterci una soddisfacente analisi di trend rispetto alla realtà indagata. Più precisamente, l’aumento nel

numero delle associazioni censite è dovuto più alla sempre migliore copertura dell’universo indagato da parte dei ricercatori che non all’effettivo incremento nel numero delle associazioni presenti sul ter- ritorio regionale. Ciò non toglie, ovviamente, come già richiamato nel paragrafo introduttivo, che numerose nuove associazioni abbiano visto la luce negli ultimi anni.

Passando all’analisi delle caratteristiche di queste 443 associazioni, possiamo prendere in considerazione innanzitutto la loro distribuzio- ne territoriale. A questo proposito, si segnala innanzitutto come oltre un terzo di queste (35,2%) si concentri nella sola provincia di Milano, il che non sorprende se si pensa che in questo territorio, come testimo- niato dai dati Orim pubblicati nel presente Rapporto, risiede legalmen- te o illegalmente il 38,7% della popolazione straniera presente nella re- gione. Tuttavia, le stesse cifre relative alla presenza straniera sul terri- torio non sono sufficienti per giustificare il numero così elevato di as- sociazioni registrate specificamente nella città capoluogo, ove ha sede oltre un quarto di tutte le realtà presenti in Lombardia (28,4%)1. Dato

che invece è spiegabile, da un lato, per il fatto che un’associazione di respiro provinciale o regionale trovi per molti aspetti opportuno fissa- re la propria base operativa nel capoluogo e, dall’altro, per la maggiore esperienza di ricerca, in questo specifico ambito di indagine, maturata sul territorio della città di Milano, che ha qui consentito una migliore copertura dell’universo indagato. Similmente, non sorprende neppure che un numero significativo di associazioni sia stato registrato anche nelle province di Brescia (14,7%) e di Bergamo (14,0%), essendo questi i territori che, dopo Milano, contano il maggior numero di presenze straniere. Per il dettaglio della ripartizione territoriale delle associazioni censite si veda comunque la tabella 7.1.

Per quanto riguarda le caratteristiche di queste realtà così distribui- te sul territorio regionale, come negli anni precedenti emerge quale tratto maggiormente distintivo delle associazioni di immigrati la loro marcata connotazione etnico nazionale. Come mostrato dalla tabella 7.2, quasi quattro quinti (79,9%) di esse risulta infatti essere costituita da membri riconducibili esclusivamente (53,2%) o prevalentemente (26,7%) ad un’unica nazionalità.

1 I cittadini stranieri, regolari e irregolari, che vivono nella città di Milano sono infatti il

Tabella 7.1 - Ripartizione per provincia delle associazioni di immigrati cen- site. Valori assoluti e percentuali

Province V.a. % Varese 24 5,4 Como 13 2,9 Sondrio 2 0,4 Milano 156 35,2 Milano città (126) (28,4) Altri comuni MI (30) (6,8) Monza e Brianza 18 4,1 Bergamo 62 14,0 Brescia 65 14,7 Pavia 20 4,5 Cremona 14 3,2 Mantova 27 6,1 Lecco 22 5,0 Lodi 20 4,5 Totale 443 100,0

Fonte: elaborazioni Orim, 2014

Tabella 7.2 - Nazionalità degli aderenti alle associazioni. Valori assoluti e percentuali

V.a. %

Tutti o quasi della stessa nazionalità 235 53,2

Una nazionalità prevalente 118 26,7

Nessuna nazionalità prevalente 89 20,1

Totale 442 100,0

Fonte: elaborazioni Orim, 2014

Seppure minoritarie dal punto di vista quantitativo, risultano di parti- colare interesse quel 20,1% di associazioni composte da soggetti appar- tenenti a gruppi nazionali differenti, in quanto costituiscono un impor- tante laboratorio di collaborazione fra persone che, caratterizzate da background culturali anche molto differenti, condividono tuttavia la comune esperienza della migrazione. Peraltro, occorre rimarcare come, a maggior ragione in una regione come la Lombardia che vede una consistente presenza sul territorio di cittadini di origine straniera, l’integrazione sia un processo che non riguarda solo i rapporti tra im- migrati e autoctoni ma anche tra gruppi diversi di immigrati. In questa prospettiva, merita senz’altro segnalare l’esistenza, oltre che di queste realtà di natura multietnica, di vari coordinamenti che raggruppano più associazioni riconducibili ciascuna a gruppi nazionali differenti; coordinamenti che hanno la possibilità di diventare interlocutori privi- legiati delle istituzioni locali.

Tabella 7.3 - Nazionalità degli aderenti alle associazioni a connotazione na- zionale: area territoriale di provenienza. Valori assoluti e percentuali

V.a. %

Est Europa 35 10,3

Asia 37 10,8

America Latina 72 21,1

Nord Africa e Medio Oriente 61 17,9

Altri Africa 136 39,9

Totale 341 100,0

Fonte: elaborazioni Orim, 2014

Focalizzando però ora l’attenzione su quelle realtà – appunto maggio- ritarie – che presentano una marcata connotazione etnico nazionale, si può segnalare come particolarmente diffuse siano le associazioni ri- conducibili ai paesi dell’Africa subsahariana (39,9%, pari al 30,7% delle associazioni di migranti complessivamente presenti in Lombardia). Abbastanza consistente è anche il numero di realtà promosse da citta- dini dell’America Latina (21,1%), in particolare, come si avrà modo di sottolineare poco oltre, da immigrati di nazionalità peruviana. Le real- tà espressione di cittadini provenienti da Nord Africa e Medio Oriente sono il 17,9%, mentre ancora meno numerose sono quelle riferibili ai paesi dell’Asia (10,8%) e dell’Europa orientale (10,3%): a questo propo- sito si veda la tabella 7.3.

Scendendo più nel dettaglio e prendendo in considerazione le sin- gole nazionalità presenti nell’universo oggetto di studio, la tabella 7.4 mostra come particolarmente numerose siano le associazioni promosse da cittadini del Senegal (47 associazioni), seguite da quelle riconducibi- li a migranti provenienti da Marocco (41), Perù (38), Costa d’Avorio (15), Ghana (13), Albania, Camerun ed Ecuador (11 ciascuno). Tali real- tà non si distribuiscono sul territorio in maniera omogenea, bensì ri- specchiando tendenzialmente quella che è la presenza delle diverse nazionalità all’interno della Lombardia: le associazioni di peruviani sono concentrate quasi esclusivamente in provincia di Milano, quelle di marocchini si trovano soprattutto a Bergamo, quelle di senegalesi a Bergamo e a Brescia.

Tabella 7.4 - Nazionalità degli aderenti alle associazioni: principali paesi di provenienza. Valori assoluti

Senegal 47 Marocco 41 Perù 38 Costa d’Avorio 15 Ghana 13 Albania 11 Camerun 11 Ecuador 11 Bangladesh 8 Burkina Faso 8 Filippine 8

Fonte: elaborazioni Orim, 2014

Alla luce dei dati riportati nella tabella 7.4, è interessante notare come le nazionalità che esprimono il maggior numero di associazioni non siano necessariamente quelle più presenti sul territorio regionale. Per esempio, i cittadini senegalesi, che come appena segnalato danno vita al maggior numero di associazioni, sono soltanto, secondo le stime presentate in questo stesso Rapporto, il dodicesimo gruppo nazionale in Lombardia per numero di presenze; allo stesso modo i peruviani, che si collocano al terzo posto per numero di associazioni, sono soltan- to il nono gruppo nazionale quanto a presenze in Lombardia. Vicever- sa i rumeni, che costituiscono il gruppo nazionale più diffuso nella re- gione, contano appena 5 associazioni fra quelle censite nel corso del progetto.

Le dinamiche associative variano dunque, e in misura significativa, a seconda dei gruppi nazionali considerati. Non bisogna tuttavia commettere, come già segnalato nelle edizioni precedenti di questo stesso Rapporto, l’errore di ritenere che un maggior numero di asso- ciazioni corrisponda necessariamente a un maggiore e migliore livello di partecipazione associativa: il moltiplicarsi delle associazioni potreb- be infatti anche essere il sintomo di una spiccata frammentazione e dell’incapacità di dar vita a realtà in grado di catalizzare una parteci- pazione e un consenso sufficientemente larghi all’interno di una de- terminata comunità immigrata.

Il dato relativo alla marcata connotazione etnico nazionale resta ac- centuato ma si stempera leggermente se si considera che quasi tre quarti delle associazioni (73,0%) accolgono fra le proprie fila anche cit- tadini italiani così come il fatto che, quando invece degli appartenenti

si prendono in considerazione i destinatari delle iniziative promosse dalle associazioni, il grado di apertura rispetto ad altri gruppi naziona- li risulta maggiore. Le realtà le cui attività sono rivolte esclusivamente o quasi a migranti di una medesima nazionalità sono, infatti, soltanto poco meno di un quarto di quelle monitorate (il 22,2%), a cui però va aggiunto un altro quarto (il 25,9%) costituito da quelle associazioni per le quali tale orientamento, pur non esclusivo, risulta prevalente. I re- sponsabili della maggior parte delle associazioni (87,7%) affermano co- munque che le proprie iniziative sono rivolte anche a cittadini italiani.

Complessivamente, incrociando i dati relativi alla composizione del- le associazioni, ai destinatari delle loro attività e all’eventuale partecipa- zione di cittadini italiani a queste ultime è stato possibile individuare soltanto 26 associazioni (pari al 5,9% del totale) contraddistinte da una totale chiusura entro i confini del proprio gruppo nazionale di riferi- mento: realtà cioè costituite esclusivamente dai migranti di una mede- sima nazionalità e che propongono iniziative rivolte unicamente a questi ultimi. Come già segnalato nelle precedenti annualità del Rap- porto, è comunque ragionevole ipotizzare che tale dato risulti signifi- cativamente sottostimato, dal momento che queste realtà chiuse verso l’esterno sono realisticamente meno propense ad acquisire visibilità nell’ambito di un progetto di ricerca quale quello di cui si dà conto in queste pagine, risultando così più difficili da intercettare nell’ambito dell’attività di monitoraggio. Ad ogni modo, si segnala come, di queste 26 associazioni, 19 siano espressione di cittadini di paesi dell’Africa subsahariana (tra cui 8 senegalesi e 5 ivoriane), 5 dell’Asia e una per ciascuna per Europa dell’Est da un lato e Nord Africa e Medio Oriente dall’altro. Nessuna associazione chiusa all’interno del proprio gruppo nazionale è stata invece individuata fra quelle dell’America Latina.

Passando ora all’analisi di altre caratteristiche delle associazioni monitorate, si può segnalare come, delle 443 realtà a cui è stato som- ministrato il questionario, soltanto 31 (il 7,0%) siano gruppi di natura informale. Nella grande maggioranza dei casi (395, pari all’89,4%) si tratta invece di associazioni formalmente costituite. Si contano inoltre 5 cooperative sociali, 4 fondazioni e 4 coordinamenti; in quattro casi il dato è invece mancante o riconducibile ad altre configurazioni. Oltre un quarto delle associazioni (124, pari al 28,0%) dichiara di possedere la qualifica di onlus; dato peraltro da trattare con un certo grado di prudenza, non essendo escluso che alcuni dei soggetti intervistati pos-

sano non aver pienamente compreso il significato del termine “onlus”. Vale la pena notare che, se i gruppi di natura informale sono, come detto, una ristretta minoranza rispetto all’insieme delle associazioni mappate, quella dell’informalità è una fase che ha riguardato comun- que un numero molto maggiore di realtà. Sono infatti circa uno su quattro (107, pari al 24,2% dei casi) i gruppi per i quali la costituzione formale dell’associazione è avvenuta successivamente alla effettiva formazione della stessa: un intervallo di tempo che, per 56 fra le realtà studiate, è stato superiore ai due anni.