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Progetto video: “Soul Rock”

Cristallizzare un momento Rendere eterno quello che ci appare sfuggente Assistere allo spettacolo

IV.VII Progetto video: “Soul Rock”

Ragionare sull’architettura degli interni oggi, non può prescindere da uno sguardo allargato alla dimensione urbana. La città è la condizione in cui più del 50 percento della popolazione mondiale si trova ad abitare. Nella città contemporanea si consuma la Terza Rivoluzione Industriale: la rivoluzione tecnologica, dei mezzi di comunicazione di massa, che ha ricaduta sulla nostra quotidianità. La tecnologia comunicante con cui vengono progettati gli oggetti d’uso quotidiano, sta cambiando la nostra percezione del tempo e dello spazio. La trasformazione degli spazi in cui abitiamo dipende dal cambiamento del nostro modo di pensare e quindi del nostro comportamento.

La tecnologia si è addentrata sempre di più nel quotidiano delle persone, per rappresentare la realtà della vita. Essendo la danza un’arte che si nutre di tutto ciò che è reale e autentico, è stata uno dei soggetti preferiti della macchina da presa fino dagli esordi di questo strumento. Cinema e danza hanno una naturale affinità e il mondo della danza ha escogitato molti modi per utilizzare la tecnica video. Il coreografo e il regista collaborano più o meno alla pari e qualche volta sono addirittura una sola persona. Qualche volta si gira in un particolare luogo reale per aumentare la suggestione, oppure si può creare l’ambientazione di un luogo immaginario.

IV.VII.I Introduzione

Una pioniera di questo uso della videocamera è stata Maya Deren. Dopo il 1980, invenzioni come la telecamera portatile, hanno facilitato ed esteso l’uso di questa tecnologia a un maggior numero di artisti. Si allarga così anche la definizione di danzatore che acquisisce popolarità.

La Deren ha affermato: “ Nel film posso far ballare ilmondo”. Ed è esattamente quello che ha fatto.

La preoccupazione tematica di Deren per il corpo umano, il suo movimento e il processo cinematografico, inizia a prendere forma nel suo secondo film, che trae parte del suo potere dai salti e dalla giustapposizione degli spazi. Girato in riva al mare ad Amagansett, a Long Island, presenta la stessa Deren, mentre una donna si lavava sulla riva. Si arrampica su un albero morto, poi improvvisamente striscia su un tavolo da pranzo, inosservato agli ospiti della festa. Deren taglia dalla spiaggia alla cena e torna di nuovo in riva al mare. At Land è uno studio inimitabile dei rituali sociali e del posto del corpo umano nella natura.

Dopo i suoi primi due film, Deren ha realizzato appieno la sua visione del corpo umano in movimento e la sua relazione con il mezzo del film con i modelli di montaggio in A Study in Choreography for Camera. Il ballerino Talley Beatty si sposta liberamente da un soggiorno alla foresta in uno spazio museale, con movimenti coreografici accurati, mentre la telecamera di Deren completa la sua performance superando i confini dello spazio.

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Nel mio progetto video, Soul Rock, avevo la volontà di rappresentare e rendere l’idea dell’improvvisazione. Improvvisare con l’accezione dell’arte dei Situazionisti, che prediligevano il caos e le circostanze fortuite, per ristabilire poi una sorta di ordine o quantomeno una visione della realtà ottimizzata e compiuta.

Ma improvvisare anche nel suo senso danzante, come l’arte della libertà del corpo. Cedere e assecondare gli impulsi interni per divincolarsi dai preconcetti che opprimono i movimenti. Volgersi all’ascolto di noi stessi, in relazione con tutto ciò che ci circonda, favorendo un sistema di movimento funzionale e generatore di benessere.

Le due visioni sono per certi versi concatenate e si influenzano a vicenda. La scelta delle locations infatti, è ricaduta su ambienti che, pur avendo accezioni formali, d’uso e di natura differenti, mettono in connessione il corpo con l’ambiente vissuto e più ampiamente con la città.

Gli “ostacoli” verticali che si presentano nelle inquadrature, sono metafora delle barriere urbane che rendono così imprevedibili e funzionali le Dèrive, ma anche dei freni che si palesano nella nostra mente e che ci impediscono di agire in maniera del tutto autentica. La performer, in questo caso, ha il compito di aggirare lo Scoglio dell’Anima, e lasciare che i flussi scorrano e attraversino il corpo per ricongiungerlo con il mondo. In questo stadio metafisico, il tracciato che disegna il suo corpo cambia ad ogni ripetizione, dimostrando che ci sono infiniti modi per eludere le barriere.

IV.VII.II Scelta delle locations

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Durante le riprese sono state utilizzate diverse inquadrature che rendessero l’idea del percorso totale fino ad arrivare ai dettagli di alcune parti del corpo ritenute maggiormente espressive.

In riferimento all’ambiente è stato usato un campo CL, utilizzato nei casi in cui il soggetto non è l’unico punto di interesse dell’inquadratura; e un campo C, nel quale il risalto maggiore è dato ai personaggi.

In riferimento alla performer si è preferito utilizzare un Piano Americano (PA) dalla testa alle ginocchia, un Piano Medio (PM) dalla testa alla vita, e un Primo Piano (PP) mezzobusto.

Durante le medesime scene sono stati utilizzati due Punto Macchina fissa mediante cavalletto e una Macchina Mobile attraverso l’utilizzo di una steadycam.

Nel dettaglio ho utilizzato una fotocamera Panasonic Lumix DMC-FZ300 e una fotocamera Canon EOS 1300D. Da supporto alle due camere, il cavalletto Sachtler ACE M MS System e il Benro Treppiede A-550F.

Per le inquadrature mobili e dei dettagli invece, lo spallaccio Eimo DSLR Rig dr-2 Spider.

IV.VII.III Attrezzature e tecniche utilizzate

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Note Capitolo IV

1 Frey Faust, La rivoluzione del movimento. The Axis Syllabus, a cura di Maria Borgese,

Castelvecchi, Roma, 2014, pg.7

2 Susan Au, Balletto e Danza Moderna, Rizzoli, Milano, 2003, pg.234

6 F. Cogoni, Ugo La Pietra. Progetto Disequilibrante, < https://www.darsmagazine.it/

ugo-pietra-progetto-disequilibrante/> (2014)

5 S. Carminati, L. Dondi, M. Parati, Oggetti Spazi Azioni, Maggioli, Rimini, 2012, pg.125 3 A.V.V., I Situazionisti nella città, Ass. Eterotopia, Milano, 2012, pg.7/9

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