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4. Altre direzioni: Ruiz Aguilera prologa Campoamor

2.1. Il prologo di Rodríguez Correa

Il testo di Correa è esteso e ordinato e segue l’andamento canonico dei prologhi postumi: introduzione, biografia del poeta scomparso, presentazione della sua produzione, analisi delle opere, inclusa una digressione intorno alla storia della poesia soggettiva in Spagna. È possibile anche individuare i toni tipici della tipologia prefativa, ossia il dolore per la perdita, il rammarico per ciò che il poeta avrebbe potuto scrivere268, l’idealizzazione della persona. Nonostante ciò, si tratta di un prologo assai diverso sotto molti aspetti, primo fra tutti la consapevolezza critica dell’autore che espone con visibile determinazione una tesi precisa: l’originalità rivoluzionaria di Bécquer, fondata su elementi individuati ed espressi con chiarezza, e la decisa negazione di imitazione dei poeti tedeschi. La lettura del prologo di Correa introduce concretamente alla poesia di Bécquer, a differenza della maggior parte delle prefazioni fin qui analizzate che sovente si perdono in discorsi generali o non colgono le peculiarità dei testi che pretendono presentare. Come ho anticipato, dopo un’introduzione in cui Correa presenta i curatori dell’opera e ringrazia i sottoscrittori, si delinea la biografia del poeta che enfatizza alcuni tratti caratteriali del personaggio269 e proietta la figura di Bécquer in una dimensione quasi eroica, soprattutto per le difficoltà che dovette affrontare, benché non manchino alcuni aneddoti di vita quotidiana270. Correa passa in seguito a presentare la produzione del suo amico, sottolineando soprattutto ciò

268 “[...]los que le conocíamos admirábamos a Gustavo, más por lo que esperábamos de él, que por lo que había hecho.” Si confronti con il prologo di Castelar a Martínez Monroy: “Pero a Monroy no se le puede juzgar por lo que ha dejado, sino por lo que se ha llevado consigo. La muerte se ha tragado un poeta, y tal vez el poema del siglo XIX.”

269 “Gustavo era un ángel. Hay dos escritores a quienes en la vida he oído hablar mal de nadie. El uno era Bécquer [...]; La fecundidad e inventiva de Gustavo eran prodigiosas [...].”

270“Al prologar en 1871 las Obras de Bécquer, Rodríguez Correa forzó los términos del desvalimiento de su amigo para justificar las ayudas recibidas y para facilitar la difusión del libro. Pero en esa mitología de la pobreza hay mucho más que unas simples anécdotas manipuladas, porque la imagen del poeta participa de la leyenda del artista moderno, del ser marginado por una sociedad materialista e insensible”. (GARCÍA MONTERO, L. “Bécquer y la Leyenda Bohemia de Madrid”, Barcarola, n.63 -64, julio 2004 (pp.287-291)

che aveva intenzione di scrivere, progetti abbozzati che confermavano la sua inesauribile creatività. A tale proposito, inoltre, introduce una considerazione sul processo creativo stesso di Bécquer:

Su manera de concebir no era embrionaria, sino clara, metódica y precisa, tanto, que a sus imaginaciones sólo faltaba un taquígrafo; pero encariñado con ellas y no queriéndolas escribir con la precipitación del oficio, sino con el reposo del artista, íbalas dejando para cuando pudiera conseguirlo271.

Prima di esaminare “el conjunto de obras que nos lega”, Correa afferma che la lettura delle Rimas lo aveva sconvolto, poiché Bécquer, nonostante la sua trsite vita, si mostrava sempre entusiasta ed allegro. Invece, “la única vez que exhalaba quejas lo hacía en verso” e, oltre tutto “en aquella naturaleza artística, hasta el grito del dolor había de escucharse sin vulgaridad”; infatti, “él no dejaba ver su lacerado espíritu, sino envuelto entre las elegantes formas de plasticismo sevillano, pura y rígida escuela a que sólo ha faltado ser más subjetiva y franca para ser perfecta.” Precedentemente, aveva commentato che il cuore di artista di Gustavo era stato “amamantado en la insigne escuela literaria de Sevilla”. Lo stesso Bécquer ricorda gli inizi della sua esperienza letteraria nel seno della tradizione Sivigliana nelle cartas, quindi non stupisce l’accenno del suo amico, che più avanti precisa che “Gustavo, cuando escribía en reposo, jamás olvidaba que su cuna literaria se había mecido en la patria de Herrera, Rioja, Mármol y Lista”, ma, poiché era “un escritor eminentemente subjetivo”, non è possibile scindere “en el análisis para su crítica la forma y la idea, dueña casi sempre ésta de aquélla,

271 Si percepisce una certa vicinanza con le affermazioni dello stesso Bécquer sulla necessità di un periodo di quiete tra sensazione ed espressione. In realtà, in un primo passo, Correa aveva scritto una dichiarazione che potrebbe sembrare contraddittoria con quanto affermato in seguito: “Puede decirse que todo lo que concibió está escrito al volar de la pluma, sin recogimiento previo de las facultades intelectuales, y entre la algazara de redacciones de periódicos o bajo el influjo de premiosos instantes.” Leonardo Romero Tobar, nell’introduzione che premette all’edizione delle opere di Bécquer, interpreta il passo di Correa in senso letterale, giudicandolo uno dei tasselli che contribuirono alla creazione della “leyenda de Bécquer”, ma non aggiunge il secondo passaggio in cui Correa ricostruisce un diverso, e più realistico, processo creativo (p. XI).

la una dictando, obedeciendo la otra.” Inizia così l’analisi critico delle poesie di Bécquer, condotto con estrema consapevolezza e serietà. Non solo l’idea sottomette la forma, ma “en el fondo de sus escritos hay lo que podría llamarse realismo ideal272, único realismo posible en artes, si no han de ser mera imitación de la naturaleza o anacronismo literario.” Date queste premesse, Correa vuole subito precisare che la somiglianza con la poesia germanica è una semplice coincidenza273:

Sorprende a veces su semejanza con ciertos autores alemanes, a quienes no había leído hasta hace muy poco, y a los que se parece, porque sus producciones están pensadas y escritas con la razón y la imaginación, que son en aquellos inseparables y como dos buenas hermanas entre las que no hay secretos, ni odios, reinando siempre armonía inalterable, producto del largo uso de la libertad de conciencia.

Si potrebbe dubitare della veridicità dell’affermazione, considerando che non è probabile che Bécquer avesse letto “da poco” un autore come Heine che circolava attraverso Sanz da più di dieci anni. Correa prosegue, precisando la relazione tra “idea” e “forma” nell’opera dell’amico, in cui “Vése [...] dominar siempre la idea a la forma, por más que ésta sea brillante y riquísima274 y oculte en apariencia a aquélla primorosamente”. Soprattutto, però,

272 Si veda l’analisi di Urrutia, che consente di creare un collegamento tra la poesia di Bécquer e la poesia realista, in cui spicca Campoamor: “El arte, según los poetas del realismo, puede ser de tres tipos: idealista, cuando las imágenes se aplican a las ideas; realista, cuando se aplican a cosas; y naturalista, cuando se aplican las ideas a cosas que repugnan a los sentidos. El arte de mayor categoría para los realistas [...] es el idealista.” Cita, infatti, Campoamor: “La gran dificultad del arte consiste en hacer perceptible un orden de ideas abstractas bajo símbolos tangibles y animados”. Lo studioso, quindi, prosegue, “Por ello el arte supremo debe contar con la metafísica, ya que la metafísica proporciona las ideas que la poesía convierte en imágenes. (URRUTIA, “Reconsideración sobre la poesía…”, pp.108-109).

273 Stranamente, altri autori di prologhi segnalavano l’influenza germanica nell’opera presentata come una nota di pregio della stessa.

274

I due aggettivi sembrano eccessivi, anche confrontati con la descrizione che in seguito lo stesso Correa effettua della forma di Bécquer. Rispondono, probabilmente, ad un’esigenza affettiva, alla volontà di non sminuire in alcun momento il valore dell’amico.

Es Gustavo revolucionario, es decir, innovador y creador, amante de la verdad. En sus escritos tiende más a conmover que a enseñar; porque el tiempo y la razón [...] han demostrado, que despertar los sentimientos que duermen en el fondo del alma es dar a los hombres la mejor enseñanza, llevándolos por el camino de lo bello [...] a cuyo término está la única moral, la moral subjetiva por decirlo así [...] la moral que a mi juicio es la vida de la idea, la vida del cuerpo y del alma que viven en paz y armonía.

Sí: Gustavo es revolucionario; porque como los pocos que en las letras se distinguen por su originalidad y verdadero mérito, antes que escritor es artista, y por eso siente lo que dice mucho más de lo que expresa, sabiendo hacerlo sentir a los demás.

Correa sottolinea l’aspetto rivoluzionario di Bécquer e la sua originalità che risiede nella capacità di suscitare nei lettori della sua poesia le sensazioni che ha sperimentato e che l’hanno ispirato per comporla, sensazioni, quindi, reali e veritiere, benché trasfigurate in una dimensione ideale275. Per spiegare in modo più convincente in cosa consista l’innovazione Bécqueriana, però, non può far a meno di citare nuovamente gli autori tedeschi, rimarcando ancora una volta che non c’è stata imitazione:

Es revolucionario como los alemanes, pero no por imitación, sino dentro de la espontaneidad y del arte, cuyos límites, por muy dilatados que sean, no se pueden traspasar impunemente, aúnque sí ensancharlos, siempre que la imaginación y la razón, la idea y la forma vayan unidas sin separarse un ápice una de otra. He aquí porque se parece a los alemanes; porque llega a estos límites y sabe y tiene el poder para agrandarlos, lo qual consiguen muy pocos.

Le Leyendas, prosegue, possono competere con i racconti di Hoffman e con le ballate di Ruckert e Uhland, poiché, per fantastiche che possano sembrare, contengono sempre un fondo di verità, “contienen una realidad que, para grabarse más profundamente en el corazón, hiere primero la fantasía [...] De la

275 Più avanti Correa ribadisce che la particolarità più essenziale che rivela il genio del poeta è che “personalmente siente y manifiesta sus particulares sensaciones” e poi è in grado di risvegliarle negli altri, poiché “revela la manera de percibirlas bajo una forma poética, a fin de despertar esos mismos sentimientos en los demás.” Inoltre, le sue passioni, tutti i suoi sentimenti, sono “espontáneos e ingenuos”, “no finge nunca”: “atento siempre a la verdad dentro del arte, habla según siente[…]”

verdad ha de brotar la filosofía, y no de ésta ha de resultar aquélla.” Se, poi, si analizza lo stile, “la propiedad, el profundo conocimiento de épocas lejanas y de costumbres ya idas” non si potrà non ammirare il “consorcio tan sorprendente entre la espontaneidad y el estudio.”

A questo punto, Correa introduce una lunga digressione per rispondere ad una domanda: “¿Por qué esta poesía subjetiva ha brillado tan poco en España, y cuando tal ha sucedido se ha verificado dentro de una excepción del sentimiento humano?” I motivi sono ricercati nell’arco della storia letteraria spagnola, mettendo in luce il potere inibitore dell’Inquisizione che impediva l’analisi dell’animo umano e i diversi modi in cui i poeti più illustri reagirono. La situazione sembrò cambiare solo con gli albori del movimento romantico, periodo in cui “las artes resucitaron, el teatro volvió a levantarse, y la poesía lírica, tan perfecta en la forma como en otros días, tuvo por sacerdotes de su culto hombres libres”. É grazie ad Espronceda che “esa poesía subjetiva, producto de la libertad del pensamiento, toma carácter de naturaleza entre nosotros”.

In conclusione, Correa si augura di aver dimostrato che

Lejos de ser la poesía esencialmente subjetiva imitación de extranjeros líricos, es resultado natural de la moderna civilización, por lo cual comienza hoy a nacer en España, más atrasada en todo que otros países.

Il rinnovato accenno ai poeti stranieri offre a Correa la possibilità di ribadire, precisando ulteriormente, l’originalità di Bécquer, poiché “aúnque hay un gran poeta alemán, Enrique Heine, a quien puede creerse ha imitado Gustavo, esto no es cierto, si bien entre ambos existe mucha semejanza.”276 Prosegue Correa:

276 Si veda l’opinione di Emilia Pardo Bazán:“que fuese por deliberado propósito, o lo que más probable por afinidad intelectual y asimilación involuntaria, Bécquer llegó a beber el aliento a Heine tan cerca que intercaladas muchas poesías de Bécquer en una perfecta traducción castellana de Heine, no se notaría diferencia entre ambos autores.”(La Revista de España, Giugno 1886, 110, pp.481-496).

Heine, más independiente, es, sin embargo, menos artista que Gustavo, y el deseo de ser original lo arrastra a veces más allá de lo verdadero, siendo excéntrico y escéptico, no porque él realmente lo sea, sino porque cree singularizarse en este modo, sin notar que, abandonando la verdad, huye del arte, que es la unidad, de la que nadie se separa impunemente.

Nonostante la professione di originalità, Correa imposta l’opera di Bécquer proprio sul modello di quella di Heine, poiché afferma che le Rimas formano “como el Intermezzo de Heine, un poema, más ancho y completo que aquél, en que se encierra la vida de un poeta”.

Per completare la presentazione dei componimenti dell’amico, ne descrive le caratteristiche principali, non prima di aver ribadito il valore “inapreciable” che hanno nella letteratura spagnola: nelle Rimas, l’autore “a propósito parece huir de la ilusión del consonante y del metro, para no herir el ánimo del lector más que con la importancia de la idea”; inoltre, “generalmente las poesías son cortas, no por método o por imitación, sino porque para expresar cualquier pasión o una de sus fases, no se necesitan muchas palabras”. Infatti:

una reflexión, un dolor, una alegría, pueden concebirse y sentirse lentamente; pero se han de expresar con rapidez, si se quiere herir en los demás la fibra que responde al mismo afecto277. De aquí la

explicación de estas composiciones cortas, que han nacido modernamente en Alemania, donde todos los grandes poetas las han cultivado. Goethe, Schiller, Heine y otros han escrito multitud de Lieder, que constituyen la actual poesía lírica alemana.

Alla fine, dunque, sembra che la brevità tipica delle composizioni di Bécquer provenga da un’influenza tedesca, ma Correa si affretta ad aggiungere che in Spagna “aúnque inculto, existe hace tiempo ese género, como lo prueban la infinidad de nuestros cantares populares” che sono caratterizzati dalla “concisión

277 Si confronti con l’espressione usata da Ferrán nella rassegna a Ruiz Aguilera, per sottolineare l’importanza dell’idea “si en el fondo no oculta un pensamento que hiera pronto la imaginación, no pasará nunca de ser mediana”. D’altra parte, anche le considerazioni sul cantar e sulla brevità e naturalezza dello stile sono vicine alle idee espresse da Ferrán in quello stesso testo.

y naturalidad del estilo”. L’autore del prologo, in definitiva, sancisce autorevolmente l’origine delle rimas, perfetto connubio di un’influenza germanica e della tradizione popolare spagnola, unione che durante il ventennio precedente molti poeti avevano cercato di realizzare senza riuscire a trovare il giusto equilibrio.

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