CAPITOLO 3. I DOLCIFICANTI: DESCRIZIONE E RELAZIONI STRUTTURA-ATTIVITA’
3.8 Prospettive future: gli enhancer
Agonisti, antagonisti e modulatori del recettore T1R2/T1R3
Agonisti. Sono stati fatti molti progressi nella comprensione dei meccanismi
responsabili della percezione del gusto dolce, tuttavia alcuni aspetti non sono ancora stati del tutto chiariti:
- Sono stati osservati due diversi tipi di risposta per i dolcificanti intensivi da una parte e per i carboidrati e polioli dall’altra (iperbolica e lineare, rispettivamente): questo suggerisce che gli intensivi possano essere agonisti parziali, gli altri agonisti puri.
- Alcuni dolcificanti, oltre alla sensazione di dolcezza, hanno un retrogusto amaro o sono accompagnati da altri sapori (es: metallico). In qualche caso, come nella saccarina, questo è spiegato con il fatto che questa molecola attiva sia i recettori per il dolce che quelli per l’amaro.
- Quasi sempre i dolcificanti intensivi hanno un ritardo nell’indurre la sensazione di dolcezza ed un retrogusto persistente (es. acqua assume sapore dolce).
- Un certo tipo di adattamento rende più dolce il primo sorso di una soluzione contenente un dolcificante rispetto ai sorsi successivi: questo perché i recettori accoppiati a proteine G in presenza di agonisti vengono internalizzati.
Li e collaboratori hanno quindi condotto studi su recettori chimerici T1R2/T1R3 umani e di roditori per provare la questione fondamentale delle regioni di legame per i dolcificanti e, nei loro primi esperimenti, hanno verificato il legame di aspartame e neotame al dominio VFT di T1R2, e quello del ciclamato con un sito nel dominio transmembrana; altri studi sono stati condotti su proteine dolcificanti: la brazzeina si lega con il dominio ricco di cisteina su T1R3, la monellina con il dominio N-terminale su T1R2. Inoltre, la taumatina si lega al dominio ricco di cisteina su T1R3, la neoesperidina diidrocalcone al dominio transmembrana su T1R3, mentre saccarosio, fruttosio, sucralosio si legano al VFT di T1R2. Munger e collaboratori hanno condotto studi di binding dimostrando che il saccarosio è capace di legarsi al dominio VFT di T1R3 ma anche di T1R2. Da tutti gli studi condotti si desume che il recettore T1R2/T1R3 abbia almeno 6 siti di legame per gli agonisti:
- due siti nel VFT di T1R2 - un sito nel VFT di T1R3
- un sito nella regione ricca di cisteina nel T1R3 - un sito nel TMD di T1R2
- un sito nel TMD di T1R3.
Antagonisti. Negli anni ‘80 sono stati individuati alcuni inibitori del gusto
dolce, come il lactisolo (enantiomero S), capace di inibire il riconoscimento del gusto di tutti i dolcificanti. Un altro inibitore, già noto in letteratura, è l’acido gimnemico, un glicoside triterpenoide di origine naturale che si lega al dominio transmembrana di T1R3. Apparentemente molto simili, il lactisolo e l’acido gimnemico sono in realtà molto diversi: il primo è attivo solo se miscelato a molecole dotate di sapore dolce, il secondo è attivo solo se l’epitelio sensoriale della lingua è stato pretrattato con esso. Anche i sali di zinco possono inibire la dolcezza legandosi al dominio VFT di T1R2, ma non esercitano alcuna azione su quella dovuta all’assunzione di ciclamato.
Siti di legame degli antagonisti sul recettore T1R2/T2R3
Modulatori. Poiché i dolcificanti non calorici, dopo anni di ricerche, si sono
troppo spesso dimostrati incapaci di mimare completamente il profilo organolettico del saccarosio, si è provveduto a studiare i modulatori (enhancer) degli agonisti al recettore T1R2/T1R3. Non avendo potere dolcificante in sé, il loro effetto di potenziamento della dolcezza di molecole già in possesso di questa qualità permette di ottenere profili scevri da qualsiasi retrogusto sgradevole. La prima molecola scoperta che fosse dotata di attività di potenziamento dei dolcificanti è stata l’acido 2,4- diidrossibenzoico. I composti di questo tipo sono stati considerati modulatori allosterici positivi (PAM).
DuBois riporta i risultati di un’importante collaborazione con Coca-Cola, iniziata nel 2002, che ha approfondito la ricerca sui modulatori allosterici, prendendo come riferimento non il saccarosio, bensì il sucralosio. Sono stati identificati pertanto un enhancer per il sucralosio (noto come SucralGEM®), ma anche uno per il saccarosio (SucroGEM®) e uno per saccarosio e fruttosio (Sweetmix®); essi si legano al dominio VFT di T1R2, e ad oggi sono aggiunti in cibi e bevande negli USA.
Sito di legame dei PAM sul recettore T1R2/T2R3
Altri autori, mediante costruzione di appositi modelli, riportano approfondimenti sull’interazione che si instaura tra il dominio VFT di T1R2 e
i PAM visti prima, utilizzando SucralGEM e un analogo degli altri due, SE-3, molecola composta dai soli anelli condensati senza le catene laterali.
Da “Protein Data Bank”, utilizzando strutture cristallizzate di mGLUR1, mGLUR3, mGLUR7 sono stati progettati quindi modelli del dominio VFT di T1R2 nelle sue forme aperta e chiusa: il lobo superiore di T1R2 ha un’ampia cavità che può spiegare l’esistenza di molte molecole dolcificanti di grandi dimensioni che interagiscono con questo dominio. Saccarosio e sucralosio interagiscono con i gruppi nitro dei residui I167 e S144 e con l’ossidrile del residuo S144, tutti molto vicini alla regione cerniera del dominio VFT. Tutti i gruppi ossidrile di saccarosio e sucralosio generano legami a idrogeno con residui idrofobici adiacenti come D142 e E302, mentre i sostituenti Cl del sucralosio instaurano legami idrofobici con i residui Y103 e P277. SucralGEM e SE-3 si legano in prossimità dei loro agonisti con possibili interazioni di Van der Waals e legami a idrogeno tra dolcificante ed
enhancer. Ad esempio, nel caso sucralosio/ SucralGEM i due cloruri in C4 e
in C6’ sono necessari per l’attività di potenziamento, ma non sono in diretto contatto con l’enhancer, instaurano bensì interazioni idrofobiche che possono orientare i due anelli del sucralosio verso una più intensa interazione con SucralGEM.
Si ipotizza che l’attivazione del dominio VFT sul recettore T1R2 segua un meccanismo a 2 step come proposto per i recettori del glutammato: attaccamento di ligandi sul lobo superiore (docking) seguito da chiusura dei lobi (locking). I due processi avvengono in scale temporali diverse: microsecondi per il docking e millisecondi per il locking. L’apertura dei lobi persiste per un lasso di tempo relativamente lungo, rendendo possibile l’instaurarsi del legame ligando/modulatore al lobo superiore. Molti dolcificanti di grandi dimensioni, come stevioside e superaspartame, interagiscono con il dominio VFT del recettore T1R2 con un’affinità molto più alta di quella del saccarosio: gli enhancer condividono con queste molecole lo stesso sito di legame. Il complesso saccarosio/enhancer si sovrappone spazialmente allo stevioside e si colloca nella stessa cavità nel lobo superiore del recettore: la singola porzione molecolare del glucosio
presente nella molecola dello stevioside occupa lo stesso spazio del saccarosio/sucralosio, mentre la restante parte del glicoside steviolico si sovrappone alla molecola dell’enhancer. La doppia porzione di glucosio dello stevioside si estende al di fuori del dominio VFT. L’effetto combinato sucralosio/enhancer oppure saccarosio/enhancer mima la modalità di binding dello stevioside.
Il modello suggerisce che D278, un cosiddetto “residuo a tenaglia”, sia necessario per stabilizzare la conformazione chiusa del dominio VFT del recettore T1R2 grazie alle interazioni elettrostatiche col residuo K65, situato sul lobo opposto. Per confermare questa ipotesi, sono stati effettuati studi di mutagenesi: il residuo mutante D278A rende non rilevabile il legame del sucralosio e del saccarosio, che viene però percepito in presenza di SucralGEM e SE-3 rispettivamente. Questi enhancer, ad alte concentrazioni, si comportano sul D278A mutante da agonisti anche in assenza del dolcificante, ma ciò non accade con il recettore nello stato nativo.
In conclusione, i risultati degli studi di molecular modeling e mutagenesi indicano che gli enhancer del gusto dolce seguono un meccanismo simile a quello degli esaltatori del gusto umami IMP e GMP. I dolcificanti si legano vicino alla regione nascosta e inducono la chiusura iniziale del dominio VFT, mentre gli enhancer si legano vicino all’apertura della tasca e stabilizzano ulteriormente la conformazione chiusa rinforzando le interazioni idrofobiche tra i due lobi. Questo gruppo di modulatori allosterici positivi per il recettore TR1 rispecchia quindi un meccanismo unico della modulazione dei GPCR di classe C. (Zhang et. al. 2010)
Nella collaborazione tra DuBois e Coca-Cola è stata oggetto di approfondimenti anche la monatina, un dolcificante intensivo indolico, e si è osservato che l’acido indolacetico, non dotato di potere edulcorante, mostrava la particolarità di conferire all’acqua un retrogusto dolciastro. Un effetto simile è stato osservato nella 6-t-butilsaccarina ed altri derivati. Il fenomeno del retrogusto dolce dell’acqua non è nuovo: è possibile osservarlo infatti nel carciofo, ed in questo caso è probabilmente dovuto alla presenza nel vegetale di acido clorogenico. Si potrebbe affermare che tutte le molecole capaci di
evocare questo effetto siano inibitori della dolcezza, senza neanche testarle: il meccanismo che sta alla base di questo effetto non è chiaro, ma si possono avanzare alcune ipotesi. In assenza di agonisti/antagonisti, i recettori di trovano in stadi conformazionali multipli; nel 1965 è stato proposto un modello in cui il recettore è in equilibrio tra uno stato inattivo e stabilizzato da un inibitore, ed un altro stato attivato e stabilizzato da un agonista. Alcuni recettori si definiscono “costitutivamente attivi” e gli inibitori che agiscono stabilizzando il recettore nella forma attiva sono agonisti inversi. Sulla base di questo si ritiene che il recettore per il gusto dolce sia costitutivamente attivo e gli inibitori come il lactisolo siano agonisti inversi. Se esposto ad un inibitore per il gusto dolce, il recettore si sposta completamente verso lo stato inattivo e il dolcificante non può convertire T1R2/T1R3 nello stato attivo. Se però interviene l’acqua, la sua azione detergente spiazza l’inibitore dal recettore e questo può tornare nel suo stato di equilibrio: ne consegue una normalizzazione dei livelli di Ca2+ in qualità di secondo messaggero, evento che genera un picco di segnalazione della cellula che è percepito come un retrogusto dolce nell’acqua.
I dolcificanti intensivi hanno funzioni C/R di tipo iperbolico; il saccarosio e analoghi hanno funzioni C/R lineari, ed hanno pertanto riposte massimali più intense dei precedenti. E questo, probabilmente, non solo perché i dolcificanti intensivi sono agonisti parziali e il saccarosio e analoghi sono agonisti puri, ma perché questi ultimi possono attivare pathways multipli.
L’ambiente extracellulare di T1R2/T1R3 differisce molto da quello proprio degli altri GCPR, essendo esposto a oscillazioni di pH da 2 a 8, concentrazioni di soluti da 0 a 500 mOsM e da un’ampia gamma di specie ioniche. Considerando T1R2/T1R3 costitutivamente attivo in vivo, è plausibile ritenere che tutte le componenti extracellulari stabilizzino il recettore nella sua forma attiva.
Conclusioni
In questa tesi ho focalizzato l’attenzione sul recettore del gusto dolce e sulle molecole che interagiscono con esso, partendo dal saccarosio e dai suoi effetti legati ad un consumo eccessivo, fino ad arrivare a menzionare i più recenti approcci sui modulatori allosterici positivi. Ho cercato di evidenziare l’importanza di ciò che sta dietro alla percezione gustativa della dolcezza, della sua imprescindibilità per l’organismo umano e la conseguente ricerca scientifica atta a proporre alternative al saccarosio per un industria alimentare sempre più attenta alle esigenze dei consumatori.
Concludendo questa tesi quindi ho potuto comprendere che una possibile soluzione al problema dell’eccessivo consumo di zuccheri è da ricercarsi non tanto in ambito chimico, ma su un terreno culturale che educhi le persone ad assumere stili alimentari più sani; a mio modo di vedere dovremmo imparare a trattare il cibo come trattiamo un farmaco, a dargli cioè un connotato più terapeutico e consapevole.
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