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3.2 Le prospettive dei gruppi bancari sulla raccolta ravvisabili dai documenti ufficial

In merito all’andamento futuro della raccolta diretta dei cinque gruppi bancari presi in considerazione, una dinamica osservata in modo generalizzato nell’ultimo biennio in tutti i gruppi che è destinata a protrarsi almeno nel prossimo triennio è la riduzione della componente obbligazionaria tra le passività bancarie.

Il calo consistente dei titoli obbligazionari bancari sottoscritti dalla clientela al dettaglio avvenuto negli ultimi tre anni e che avverrà nei prossimi anni, come prospettato dei vari piani industriali dei gruppi bancari considerati, trova una spiegazione sia dal venir meno del vantaggio connesso al trattamento fiscale dei titoli obbligazionari rispetto ai depositi tempo a seguito dell’armonizzazione del trattamento fiscale avvenuta nel 2012; sia nel ribasso considerevole del livello dei tassi di mercato che è stato provocato dalle misure espansive di politica monetaria da parte della BCE e si è trasmesso anche ai rendimenti dei titoli obbligazionari bancari, riducendo così l’appetibilità che tali strumenti avevano avuto in passato per le famiglie italiane.

Intesa Sanpaolo nella Relazione Annuale Consolidata sulla Gestione del 2015 delineando quelle che potrebbero essere le prospettive future sulla raccolta del gruppo sottolinea come il calo atteso della raccolta obbligazionaria possa essere spiegato, oltre che dalla ricerca da parte della clientela bancaria di una combinazione rischio-rendimento più interessante rispetto a quella offerta da tale strumento finanziario, anche dal ridotto fabbisogno di risorse finanziarie da parte del gruppo dovuto sia all’abbondante e conveniente liquidità offerta dalla BCE che dall’incerta e lenta ripresa del credito prospettata nei prossimi anni.

Il Banco Popolare all’interno del Piano Strategico 2016-2019 giustifica la riduzione futura della raccolta obbligazionaria sia nella componente al dettaglio che in quella all’ingrosso anche per l’orientamento del “Asset & Liability Management” del gruppo verso la minimizzazione del costo della raccolta.

Dello stesso orientamento è anche il gruppo Monte dei Paschi Siena che nell’ultimo piano industriale per il periodo 2015-2018 ipotizza una riduzione consistente dei titoli obbligazionari all’interno delle proprie passività.

Al contrario di quanto ipotizzato riguardo all’andamento futuro delle obbligazioni, la raccolta diretta a breve termine costituita dai conti correnti e dalle varie forme di deposito

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dovrebbe continuare il trend al rialzo sperimentato già nel triennio 2013-2015 da parte dei gruppi bancari esaminati, sebbene con un’intensità differenziata.

Una considerazione necessaria da compiere sui depostiti ed i conti correnti è che i gruppi bancari, nel periodo preso in considerazione, hanno sempre cercato di adattarli alle molteplici e differenti esigenze della clientela bancaria.

Un aspetto che sicuramente ha indotto i gruppi bancari a ricercare in modo continuativo soluzioni volte a rendere maggiormente appetibili i conti correnti e le varie forme di depositi alla clientela è stata sicuramente la crescente competizione su questi strumenti, aumentata anche a causa delle tensioni sperimentate sul fronte della raccolta all’ingrosso dovute, in un primo momento, alla crisi dei mutui subprime e, in un secondo momento, alla crisi del debito sovrano che dal 2011 ha interessato maggiormente i gruppi bancari italiani visto il legame stretto tra il sistema bancario e lo Stato italiano.

Il gruppo UBI banca, sebbene nel piano della raccolta all’interno del suo business plan per il 2019-2020 preveda una diminuzione della raccolta diretta complessiva dalla clientela ordinaria dai 72,5 miliardi di € al 31/12/2015 a 65,3 miliardi di € nel 2019, ribadisce l’importanza di acquisire e fidelizzare la clientela anche attraverso la predisposizione di conti correnti e depositi ad-hoc per determinate classi di clientela. La predisposizione da parte del gruppo negli anni analizzati di appositi conti correnti e depositi per i giovani e per gli stranieri è una riprova dell’importanza presente e futura che le forme di raccolta a breve termine hanno all’interno delle strategie di approvvigionamento future.

Il gruppo Banco Popolare nel piano strategico per il 2016-2019 prevede una riduzione del costo complessivo della raccolta attraverso la ricomposizione delle fonti di approvvigionamento dirette verso i prodotti a breve termine come i depositi ed i certificati (certificates) per i quali viene ipotizzato un aumento dell’incidenza sull’insieme delle fonti di approvvigionamento dal 50% al 58% nel 2019.

Tra le categorie delle clientela su cui il Banco Popolare intende focalizzarsi nelle predisposizione di conti correnti e depositi ad-hoc vi è quella dei giovani a cui il gruppo già negli anni passati, come UBI banca, ha posto particolare interesse visto il notevole margine di acquisizione e la crescente pressione competitiva su questa categoria di clientela.

Il gruppo Monte dei Paschi Siena nel piano industriale per il 2015-2018 prevede, come i gruppi suddetti, un aumento della componente a vista e a breve termine della raccolta diretta attraverso la predisposizione di prodotti semplici ma allo stesso tempo in grado di

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essere personalizzati a seconda delle esigenze della clientela, come ad esempio è stata la realizzazione nel 2015 del conto corrente con un alto livello di flessibilità denominato “MPSOn”, in modo tale da crearsi una posizione di vantaggio competitivo rispetto agli altri intermediari.

Il ripiego del gruppo suddetto verso le forme di raccolta a vista ed a breve termine a scapito della raccolta costituita da obbligazioni, soprattutto nella componente collocata all’ingrosso, è stato indotto anche dall’esito dell’indagine compiuta dalla stessa Monte dei Paschi Siena (2014) inerente l’evoluzione del risparmio gestito dal 1997 al 2013 in cui tra le principali anomalie della composizione del risparmio delle famiglie italiane rispetto alla media europea, oltre l’elevata consistenza dei titoli di debito detenuti direttamente nel portafoglio, emerge una quota inferiore delle attività liquide; aspetto che sicuramente è stato tenuto di conto dai gruppi bancari nella definizione delle linee guida relative alle politiche di approvvigionamento per gli anni a venire.

Una materia su cui i gruppi bancari esaminati stanno sempre più concentrando i loro sforzi e li concentreranno in futuro è l’integrazione multicanale, in cui è data sempre più enfasi all’online banking.

Il canale online è diventato un canale fondamentale nel corso degli ultimi anni per i gruppi bancari considerati e, più in generale, per l’intero sistema bancario italiano sia per la riduzione dei costi operativi che consente; sia per consentire alle banche di acquisire nuove fasce di clientela sia sul fronte degli impieghi che su quello della raccolta.

La competizione che i gruppi bancari hanno affrontato e dovranno affrontare sempre di più in futuro sia dal lato delle attività che in quello delle passività è dimostrata anche dalla crescente enfasi attribuita alle iniziative di marketing bancario all’interno dei loro piani industriali, evidenziata in modo particolare da Intesa Sanpaolo e Monte dei Paschi Siena. Marketing che, oltre alla sua funzione primaria di risaltare le caratteristiche dei prodotti bancari, è volto a promuovere l’immagine della solidità dei gruppi bancari stessi; elemento ritenuto fondamentale a detta del gruppo UBI banca per aumentare l’approvvigionamento dalla clientela.

Il gruppo UBI banca giustifica gli sforzi compiuti e da compiere per promuovere la solidità del gruppo poiché prevede in futuro uno spostamento del risparmio finanziario delle famiglie verso gli strumenti a breve della raccolta bancaria delle istituzioni più solide, ovverosia una sorta di “flight to quality”, per bilanciare il portafoglio finanziario visto l’incremento delle sottoscrizioni dei prodotti del risparmio gestito registrato nell’ultimo triennio ed ipotizzato perdurare negli anni futuri.

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Il Banco Popolare evidenzia espressamente questa necessità nel suo piano industriale per il 2014-2018, ritenendo lo sviluppo di un nuovo piano di marketing un passo rilevante per accrescere la raccolta soprattutto quella indiretta proveniente dai segmenti ad alto valore come quello private.

Tutti e cinque i gruppi considerati ed in modo particolare UBI banca, il Banco Popolare e Monte dei Paschi Siena prevedono un rialzo del margine interesse reso possibile anche dall’attesa diminuzione complessiva del costo della raccolta diretta dovuta principalmente al persistere, almeno per il prossimo triennio, di un livello estremamente basso dei tassi di mercato e di una riduzione, da parte di questi ultimi, della raccolta obbligazionaria in favore di quella costituita dai depositi ed i conti correnti indubbiamente meno onerosa.

La crescente enfasi posta all’unità di Asset & Liability Management all’interno delle relazioni annuali sulla gestione e nei piani industriali dimostra come la raccolta sia diventata un elemento fondamentale al pari degli impieghi nella pianificazione strategica dei gruppi bancari, diventando così un elemento a cui i gruppi non possono prescindere per garantirsi un certo margine di stabilità e redditività in futuro.

Se la raccolta diretta ha accresciuto la propria rilevanza all’interno della pianificazione strategica dei gruppi bancari; quella indiretta è stata la materia, insieme alla gestione degli impieghi, su cui i cinque gruppi bancari si sono soffermati di più nei loro recenti piani industriali.

L’attenzione dei gruppi bancari a questa componente della raccolta è stata indotta sia dal livello estremamente basso dei tassi di mercato che ha orientato le famiglie, in modo crescente dal 2013, a ricercare dei prodotti con rendimenti più interessanti in cui investire il proprio risparmio finanziario rispetto a quelli offerti dai titoli di Stato o dalle obbligazioni bancarie; sia dalle stesse banche che hanno visto negli strumenti della raccolta indiretta un mezzo con cui poter sostenere la redditività operativa in netta difficoltà negli ultimi anni a seguito delle notevoli perdite riscontrate nell’attività di intermediazione creditizia e che le previsioni incerte sulla ripresa dell’attività economica sembrano confermare almeno nel prossimo triennio, sebbene con intensità inferiore rispetto a quanto sperimentato nell’ultimo quinquennio.

Il gruppo UBI banca nel suo piano industriale per il 2019/2020 prevede un aumento consistente della raccolta indiretta dalla clientela costituita da privati, in modo particolare dai clienti Affluent e Private in cui ipotizza un aumento dal 63% al 73% dell’incidenza della raccolta indiretta sulla raccolta complessiva proveniente da tale fascia di clientela.

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Nel complesso il gruppo suddetto prevede un aumento dalla raccolta indiretta dalla clientela ordinaria dai 79,5 miliardi di fine 2015 a 100,4 miliardi attesi a fine 2019, trainati dalla crescita considerevole delle forme connesse al risparmio gestito che compenserà il piccolo calo del risparmio amministrato, dovuto principalmente al passaggio dei titoli in custodia ed amministrati alle gestioni patrimoniali ed alle altre forme del risparmio gestito.

Anche il Banco Popolare, come il gruppo UBI banca, nel suoi piano industriale per il 2016-2019 vede nelle fasce di clientela Affluent e Private un elevato potenziale stimando un aumento delle masse gestite da 40,7 miliardi di € di fine 2015 a 53,5 miliardi di € attesi a fine 2019 a scapito di una diminuzione dell’incidenza dei titoli in custodia ed amministrati per lo stesso motivo ipotizzato dal gruppo UBI.

La politica di prodotto del Banco Popolare sempre più orientata ai prodotti del risparmio gestito, come reso palese dalla stesso gruppo nella relazione consolidata sulla gestione per il 2015, è una riprova dell’impegno di incrementare negli anni futuri la raccolta indiretta attraverso l’ampliamento e la predisposizione più accurata della gamma dei prodotti di investimento per le varie categorie di clientela.

Il gruppo Intesa Sanpaolo che nel piano industriale 2014-2017 prevedeva un aumento delle attività in gestione da 221 miliardi di € di fine 2013 a 295 miliardi di € a fine 2017, già nel primo trimestre del 2016 ha raggiunto gli obiettivi del piano di impresa per quanto concerne l’incidenza del risparmio gestito sulla raccolta indiretta complessiva che si attesta già al 67%.

Questo aspetto dimostra come il gruppo nell’ultimo biennio abbia compiuto notevoli sforzi per migliorare ed incrementare i prodotti connessi alla raccolta indiretta; la rivisitazione delle linee di gestioni patrimoniali fornisce un esempio tangibile dell’indirizzo del gruppo.

Unicredit nel delineare l’evoluzione prevedibile della gestione all’interno della relazione annuale consolidata per il 2015, tra le leve ritenute fondamentali per incrementare la redditività complessiva, ribadisce l’importanza di incrementare i ricavi connessi al risparmio gestito mostrando l’importanza fondamentale che le attività connesse con la raccolta indiretta avranno nel futuro prossimo per far conseguire al gruppo un livello adeguato di redditività.

Lo stesso gruppo ravvisa nelle attività connesse alla raccolta indiretta, tra cui le gestioni patrimoniali, un’opportunità notevole per l’abbattimento dei costi operativi visto il poco capitale da impiegarvi; aspetto che insieme all’incremento della redditività ed al

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miglioramento della qualità degli impieghi costituisce una leva fondamentale per migliorare non solo il risultato economico ma bensì la stabilità stessa del gruppo.

Dai piani industriali e dalle previsioni future sulla gestione presenti nelle relazioni annuali dei gruppi bancari emerge che nei prossimi anni lo sviluppo di un’adeguata attività di consulenza alla clientela sarà un tassello fondamentale non solo per tutelare la clientela dagli investimenti in prodotti complessi e rendere il portafoglio della clientela più equilibrato, come sostenuto da UBI banca; ma anche per rendere maggiormente allettante per i privati l’indirizzo di una parte cospicua del loro risparmio finanziario verso i prodotti della raccolta indiretta in modo da crearsi un cuscinetto maggiormente stabile sul fronte della raccolta complessiva.

I gruppi UBI banca, Banco Popolare ed Intesa Sanpaolo hanno già compiuto degli sforzi in questa direzione visto che già nel 2015 hanno cambiato il proprio modello di consulenza e prevedono miglioramenti nei prossimi anni.

Il gruppo Monte dei Paschi di Siena ribadisce all’interno del piano industriale per il periodo 2015-2018 l’importanza della consulenza come strumento per la valorizzazione della raccolta indiretta se effettuato in modo strutturale e con l’obiettivo di rendere maggiormente equilibrato e performante il portafoglio finanziario della clientela in modo tale da aumentare sempre di più la propensione delle famiglie verso questa forma di investimento.

Il crescente orientamento delle banche verso l’innovazione dei prodotti della raccolta indiretta e l’importanza della consulenza come strumento da affiancare ai prodotti della raccolta indiretta sono due elementi che sicuramente spingeranno nei prossimi anni i gruppi bancari a ricercare una maggiore specializzazione del personale per essere in grado di rispondere al meglio alle esigenze della clientela ed innovare i prodotti offerti, con il fine ultimo non solo di acquisire nuova clientela ma anche di fidelizzare quella già esistente, aspetto estremamente importante al fine di garantire una certa stabilità della raccolta indiretta anche nei periodi contrassegnati da maggiori tensioni sui mercati finanziari.

La raccolta all’ingrosso, componente della raccolta non considerata nei capitoli precedenti, si preannuncia con un andamento maggiormente eterogeneo nei prossimi anni rispetto a quanto prospettato per le altre componenti della raccolta bancaria sopra esaminate.

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Sicuramente il fabbisogno di finanziamento dei gruppi bancari è diminuito nel corso degli ultimi anni e non sarà certo sostenuto nei prossimi visto che la ripresa degli impieghi è attesa molto lenta, almeno nel prossimo triennio.

D’altro canto il ricorso a tale forma di raccolta potrebbe essere giustificato dalle possibili sinergie di costo con le altre forme di raccolta, come sostenuto dal gruppo UBI banca che nel piano sulla raccolta per il periodo 2016-2019 prevede una crescita considerevole della raccolta all’ingrosso da 12,9 miliardi di € a 23,2 miliardi di € che, assieme al ricorso alla seconda TLTRO, è ritenuta in grado di far aumentare di 23 miliardi di € il margine di interesse del gruppo a fine 2020.

Unicredit nella presentazione dei risultati per il 2015 mostra come l’aumento pianificato di 8,1 miliardi della raccolta a medio lungo termine per il 2016 sia caratterizzato da una notevole varietà di fonti in cui la componente al dettaglio svolge un ruolo marginale rispetto a quella all’ingrosso dove, fra l’altro, viene esclusa la raccolta proveniente dalla partecipazione alle TLTRO.

Il Banco Popolare, al contrario dei due gruppi suddetti, nel suo piano industriale per il periodo 2016-2019 ipotizza un calo della raccolta proveniente dalle emissioni obbligazionarie all’ingrosso per un ammontare di 4/5 miliardi di €, fatto che attesta l’eterogeneità dell’andamento della raccolta che avrà la raccolta all’ingrosso nei cinque gruppi esaminati.

Le recenti difficoltà a livello giudiziario e sul fronte degli impieghi sperimentate dal Monte dei Paschi Siena hanno danneggiato notevolmente l’immagine e la credibilità del gruppo stesso che si è tradotta in notevoli difficoltà sia sul fronte della raccolta proveniente dalla clientela al dettaglio che, in modo particolare, su quella proveniente dai mercati all’ingrosso in cui l’immagine e la solidità del gruppo ha sempre svolto un ruolo di fondamentale importanza.

Per questo motivo il gruppo suddetto avrà notevoli difficoltà ad accedere, almeno nel prossimo triennio, al rifinanziamento tramite i mercati all’ingrosso a condizioni favorevoli in termini di volumi e di costi, aspetto che comporterà per il gruppo una posizione di svantaggio competitivo sul fronte della raccolta rispetto agli altri gruppi considerati.

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Conclusioni

Dall’osservazione dell’andamento della raccolta delle banche italiane un tratto distintivo che sicuramente emerge è la centralità della raccolta diretta, soprattutto quella proveniente dalla clientela retail.

Anche i primi cinque gruppi bancari che nel periodo precedente al fallimento della Lehman Brothers’ facevano maggiormente affidamento sulla raccolta all’ingrosso proveniente dall’interbancario, in seguito allo sviluppo della crisi finanziaria globale hanno orientato maggiormente le strategie di approvvigionamento verso la raccolta tradizionale costituita essenzialmente dai depositi, i conti correnti ed i titoli obbligazionari collocati alla clientela al dettaglio.

Sicuramente l’introduzione dei requisiti sulla liquidità da parte del Comitato di Basilea è stato un ulteriore elemento che ha indotto le banche di grandi dimensioni a valorizzare maggiormente tale forma di approvvigionamento vista la disparità di trattamento rilevante rispetto alla raccolta all’ingrosso che, a detta di un filone considerevole della letteratura economica, è stata ritenuta eccessiva.

Le banche regionali italiane, e più in generale quelle di minori dimensioni, sono state influenzate in misura minore dai due requisiti sulla liquidità nei loro business models visto che hanno sempre focalizzato le strategie di approvvigionamento sui conti correnti ed i depositi provenienti dalle famiglie e dalle imprese.

Le misure straordinarie adottate dalla BCE a partire dall’8 ottobre del 2008 sono state di vitale importanza nell’attenuare le difficoltà sul fronte della liquidità sperimentate dalle banche europee in seguito ad un calo consistente della raccolta all’ingrosso, soprattutto a breve termine, provocato in un primo momento dalla crisi dei muti subprime ed in seguito da quella del debito sovrano che hanno compromesso il corretto funzionamento del mercato interbancario.

Le banche italiane, in modo particolare quelle di grandi dimensioni, hanno usufruito delle misure straordinarie della BCE soprattutto dal 2011 quando la situazione delle finanze pubbliche italiane è diventata particolarmente problematica ed ha compromesso notevolmente il ricorso di quest’ultime ai mercati internazionali.

L’abbondante liquidità messa a disposizione tramite le LTRO e le misure straordinarie adottate negli anni successivi non hanno soltanto avuto il pregio di migliorare la posizione di liquidità delle banche italiane ma hanno anche consentito una ripresa dei loro corsi

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azionari ed un abbassamento dei loro CDS, elementi ritenuti di fondamentale importanza per riprendere le emissioni sui mercati internazionali.

Anche la raccolta indiretta, sebbene abbia avuto un andamento maggiormente altalenante nel periodo considerato rispetto a quanto registrato dai depositi ed dai conti correnti, ha accresciuto la propria rilevanza all’interno delle strategie di approvvigionamento bancarie.

L’aumento generalizzato di questa componente verificatosi a partire dal 2012 sia a livello di intero sistema bancario italiano, sia per i primi cinque gruppi bancari che si è protratto fino alla fine del periodo preso in considerazione costituisce sicuramente una conferma di quanto sopra asserito.

Il persistere di un livello estremamente basso dei tassi di mercato, il parziale allentamento delle tensioni sui mercati finanziari ed i crescenti sforzi compiuti dalle banche per innovare sul fronte dei prodotti di investimento offerti sono stati degli aspetti che hanno spinto le famiglie in questi ultimi anni ad orientarsi maggiormente sui prodotti del risparmio gestito, come ad esempio le gestioni patrimoniali, a scapito dell’investimento nei titoli di Stato ed in quelli obbligazionari.

Quello che complessivamente è emerso dall’analisi compiuta è che le banche debbano