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La protezione dell’ambiente come relazione sociale

APPENDICE II – NOTE METODOLOGICHE

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO

1. LA PROTEZIONE DELL’AMBIENTE E LA SOCIETÀ

1.3 La protezione dell’ambiente come relazione sociale

Ho visto nel paragrafo precedente che l’attrazione verso la natura può essere spiegata ricorrendo alle teorie della sociologia classica. In questo paragrafo cercherò di specificare maggiormente il mio campo di analisi provando a definire la protezione dell’ambiente come fenomeno sociale. Per fare ciò, mi servirò della prospettiva individuata in seno alla teoria relazionale della società elaborata da Pier Paolo Donati [1998], secondo cui, ogni fenomeno sociale è descrivibile e

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comprensibile come relazione sociale: «le realtà sociali possono essere concepite attraverso le relazioni sociali che li costituiscono» [ibidem: 13].

Come suggerisce Donati, l’individuazione delle relazioni sociali, che pre-esistono ad ogni fenomeno sociale, può avvenire utilizzando lo schema Agil33; nell’ambito della teoria relazionale, questo viene inteso come la «bussola della teoria e dell’analisi sociologica» [ibidem: 177]. Quindi, in questo contesto, la funzione di Agil è quella di aiutarci a comprendere la natura relazionale del fenomeno oggetto di questo studio. Procederemo, quindi, nel seguente modo:

i) definiremo il concetto di protezione dell’ambiente in termini relazionali con riferimento alla realtà empirica; ii) individueremo in quale dimensione di Agil il concetto si

colloca, ovvero in quale dimensione il concetto «emerge» in riferimento ad un preciso contesto storico e culturale;

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Agil è l’acronimo delle lettere iniziali delle parole inglesi che indicano le quattro funzioni (Adaptation, Goal – Attainment, Integration, Latency) che secondo la teoria struttural –funzionalista, caratterizzano qualsiasi fenomeno sociale.

iii) infine, analizzeremo come il concetto si sviluppa nelle altre dimensioni, nel senso di specificarsi come relazione multidimensionale, in base ai rapporti che la relazione originaria (di partenza) viene ad avere con le altre dimensioni dello schema [ivi].

Quando si parla di protezione dell’ambiente si intendono una serie di comportamenti messi in atto da diversi soggetti: gli individui, gli enti pubblici e privati e, come si è visto, i movimenti ecologisti; comportamenti mirati alla salvaguardia, alla conservazione e all’utilizzo responsabile del patrimonio naturale. La protezione dell’ambiente non può prescindere dal coinvolgimento attivo delle diverse componenti della società: la politica, l’economia, i cittadini, la cultura, il sistema giuridico e normativo. Il diritto a un ambiente sano e pulito non può essere considerato soltanto un bene pubblico come lo sono tanti altri (le strade, i trasporti, la televisione pubblica, ecc.), senza il rischio di cadere in una stretta visione utilitaristica dell’ambiente. La protezione dell’ambiente, così intesa, diventerebbe un compito di

esclusiva competenza degli apparati amministrativi; e come l’esperienza ci mostra, essa scarsamente potrebbe ottenere buoni risultati. È vero, invece, che la protezione dell’ambiente si deve realizzare dall’impresa congiunta di diversi soggetti, l’ambiente non è soltanto un bene pubblico, esso è un fondamentalmente un bene relazionale [ivi], cioè un bene che «dipende dalle relazioni messe in atto dai soggetti l’uno verso l’altro e [che] può essere fruito solo se essi si orientano di conseguenza» [ibidem: 157]. La protezione dell’ambiente intesa in questo senso coinvolge la vita quotidiana degli individui insieme all’attività delle istituzioni societarie.

Vediamo ora come si struttura e si orienta la relazionalità del fenomeno in esame. Prima di passare a questo punto dell’analisi, introduciamo qualcosa sullo schema Agil. Come ho già detto in questa sede, esso verrà utilizzato come una bussola, nel senso di aiuto e orientamento per la mia analisi. Com’è noto

lo schema Agil, elaborato da T. Parsons34 agli inizi degli anni cinquanta, e utilizzato, interpretato e raffinato da diversi sociologi successivi al sociologo americano, individua, secondo la sociologia parsonsiana, le quattro componenti interne dell’azione (dello unit act): mezzi, mete, norme e valori. Questo schema viene generalizzato fino a comprendere l’intera realtà sociale: ad ogni elemento dell’azione corrisponde un determinato sotto-sistema funzionale e un rispettivo prerequisito funzionale. In questo modo si individuano quattro quadranti o celle dello schema: il quadrante A (Adaptation) il cui prerequisito funzionale è l’adattamento mentre il sotto-sistema funzionale è l’economia; il quadrante G (Goal-attainment) con la realizzazione delle mete e il sistema politico come prerequisito funzionale e sotto-sistema funzionale rispettivamente; il quadrante I (Integration) il cui prerequisito funzionale è l’integrazione mentre il sotto-sistema funzionale è il sistema societario; infine il quadrante L (Latency pattern maintenance)

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Lo schema, comunque, vide la sua prima formulazione nel 1937 con la pubblicazione del libro The Structure of Social Action. [tr. it. Parsons T.

con il mantenimento del modello come prerequisito funzionale e il sistema culturale come sotto-sistema funzionale. Lo schema è rappresentato nella tabella 1.1.

Tabella 1.1 – Schema Agil

Elementi dello unit act Prerequisito funzionale Sotto-sistema funzionale

Mezzi/risorse A = Adaptation (adattamento)

Sistema economico Mete G = Goal-attainment

(realizzazione delle mete)

Sistema politico Norme I = Integration

(integrazione)

Sistema societario Valori L = Latent pattern

maintenance

(mantenimento del modello)

Sistema culturale

Fonte: mio adattamento da Donati [1998: 189].

Ma nella sociologia relazionale, l’utilizzo di Agil non si conclude con l’individuazione delle quattro componenti interne dell’azione: «quello che c’è dentro ogni casella dello schema Agil (il tipo categoriale) è meno importante della distinzione/legame, cioè della relazione, che lo evidenzia e lo produce» [ibidem: 264]. In altre parole, l’applicazione di Agil

come modello d’analisi è utile in funzione della sua logica relazionale. Secondo questa logica lo schema si costruisce a partire da due assi: l’asse strutturale A – I, degli standard di coordinamento, ovvero «re-ligo» e l’asse referenziale L – G, degli orientamenti di valore, ovvero «re-fero» [ibidem: 264-265]. Di conseguenza la relazione sociale si concretizza nella combinazione tra i due assi: «infatti, l’asse dell’orientamento, che rappresenta il senso soggettivamente intenzionato dell’azione, crea norme. La normatività culturale dell’azione, che consiste nell’attribuire significati intenzionali, si col-lega alla normatività strutturale» [ibidem].

Seguendo questo schema e questa logica la protezione dell’ambiente richiede un orientamento valoriale (quadrante L), un’organizzazione che deve realizzarla (quadrante G), delle norme in cui si concretizza (quadrante I) e infine, una conseguente allocazione delle risorse (quadrante A) [ibidem: 269].

Per individuare in quale quadrante dello schema Agil è possibile collocare il fenomeno della protezione dell’ambiente è utile indagare in quale contesto storico e culturale il fenomeno stesso emerge. È possibile identificare nella rivoluzione copernicana tale contesto. Infatti, in questo contesto, si afferma una nuova visione del mondo: alla visione tolemaica, che pone l’uomo al centro dell’universo e considera l’ambiente soltanto un insieme di risorse da sfruttare, si aggiunge la visione copernicana che considera, invece, l’uomo non più al centro dell’universo ma bensì una sua parte, la centralità spetta all’ecosistema nella sua interezza. L’uomo tolemaico concepisce l’ambiente esclusivamente come fattore di produzione, un mezzo a sua completa disposizione. L’uomo copernicano, invece, concepisce l’ambiente non solo come risorsa, ma anche come «sistema vivo e vivente del quale egli è e vuole farne parte» [Gallino 1997: 350]. Ci troviamo di fronte, quindi, ad un cambiamento valoriale e culturale di grande portata35. Questo discorso non implica il

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fatto che la visione tolemaica sia stata spazzata via da quella copernicana, anzi le due visioni continuano a coesistere: l’uomo è cosciente di far parte di un vasto sistema, ma continua a comportarsi come se ne fosse l’esclusivo padrone. Quello che invece, mi interessa sottolineare in questa sede è che, grazie a questo cambiamento culturale, l’ambiente non è stato più visto soltanto come qualcosa da sfruttare in modo completamente arbitrario e illimitato.

La protezione dell’ambiente, quindi, è un concetto che emerge da una rivoluzione culturale, da una diversa visione del mondo e può essere, dunque, collocata inizialmente nel quadrante L dello schema. Proteggere l’ambiente necessita, quindi, di un orientamento valoriale opportuno. Restando fermi a quel particolare contesto storico, cioè l’epoca moderna, osservo come la protezione dell’ambiente si sviluppa negli altri quadranti dello schema. In questi le cose sono completamente diverse. L’allocazione delle risorse non era finalizzata a tutelare la natura

(quadrante A), non vi erano organizzazioni che si occupavano della protezione dell’ambiente (quadrante G), così come non vi erano norme che regolavano l’utilizzo delle risorse ambientali. In questi quadranti la protezione dell’ambiente deve ancora svilupparsi. Comunque, è doveroso osservare, che in quel tempo, azioni volte alla protezione dell’ambiente non avevano nessun motivo di esistere, solo con il progresso tecnologico e con l’utilizzo intensivo delle risorse queste diventeranno un’esigenza (oltre che un dovere) per l’umanità. Quello che si registra è soltanto la nascita di un nuovo valore: quello che considera l’ambiente da un punto di vista meno antropocentrico.

Sposto ora la mia analisi ai nostri giorni. Già nel secondo paragrafo di questo capitolo ho visto come il rapporto uomo-ambiente si è evoluto; alla luce di quelle riflessioni riconsidero la protezione della natura da un punto di vista relazionale. Applicando lo schema Agil si avrà la seguente situazione:

Tabella 1.2 – La protezione dell’ambiente come relazione sociale

G= goal-attainment

La protezione dell’ambiente è realizzata e promossa da apposite istituzioni. Politiche ambientali. (Ministero dell’ambiente, agenzie, enti parco, ecc).

A= adaptation

Proteggere l’ambiente è un’azione

finalizzata alla migliore

allocazione delle risorse

(sfruttabilità economica della

“risorsa” ambiente, sviluppo

sostenibile).

I= integration

La protezione dell’ambiente è un’azione normativizzata dalla società; la società produce delle

norme sulla protezione

dell’ambiente (incentivi, sanzioni, divieti, ecc).

L= latency

La protezione dell’ambiente è un valore emergente e preponderante

delle società post-moderne

(riscoprire la natura, ritorno al genuino, ecc).

Fonte: mio adattamento da Donati [1998: 265]

Qui il fenomeno della protezione dell’ambiente «esplode» in tutta la sua natura intimamente relazionale: il concetto si sviluppa, dunque, attraverso la differenziazione dei sub-sistemi. Analizzo ogni singolo quadrante:

Quadrante A (Adaptation); la protezione dell’ambiente ha come finalità una migliore allocazione delle risorse e un loro

uso più responsabile; qui avviene l’incontro tra teoria economica ed ecologia da cui nasce il concetto di sviluppo sostenibile: «un diverso tipo di sviluppo che, pur venendo incontro alle esigenze umane attuali, non danneggi il delicato equilibrio degli ecosistemi che rendono possibile la vita sulla terra e non comprometta la possibilità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze»36; Quadrante G (Goal-attainment); la protezione dell’ambiente

è lo scopo delle politiche ambientali; tali politiche sono promosse da diversi enti ed organizzazioni: da organismi internazionali, dallo stato, da altri enti pubblici e dai partiti; insieme alla tutela della natura, lo scopo di queste politiche è quello di coniugare obiettivi di tutela ad obiettivi di sviluppo sociale ed economico; un buon esempio di tale politica è rappresentato dal progetto Agenda 21 promosso dall’Agenzia per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU, che si

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Concetto definito nel Rapporto della Commissione Bruntdland, pubblicato nel 1987 con il titolo Il nostro futuro comune e recepito dall'ONU nel 1989 con la risoluzione 228 dell'Assemblea generale.

articola in un piano di azioni da realizzare nel ventunesimo secolo per lo sviluppo sostenibile; in particolare l’attuazione di Agenda 21 a livello locale presuppone la partecipazione attiva e responsabile dei vari attori politici e non delle comunità locali;

Quadrante I (Integration); la protezione dell’ambiente è regolata dalle norme societarie: esiste un sistema di incentivi, di vincoli e di divieti in merito alla protezione dell’ambiente; la normativa ambientale caratterizza sempre più ogni settore della nostra società, le norme che riguardano l’ambiente interessano la vita dei singoli cittadini, delle imprese e degli enti pubblici;

Quadrante L (Latency); la protezione dell’ambiente ha un orientamento valoriale fondato sulla concezione culturale che si ha del rapporto uomo-ambiente: la cultura influenza il modo con cui guardare all’ambiente. In precedenza, abbiamo osservato, attraverso la storia dei movimenti ecologisti l’evoluzione della questione ambientale, quindi si

è notato come essa sia stata sempre accompagnata dai cambiamenti valoriali della società. Nella società attuale proteggere l’ambiente è un valore dalla forte connotazione positiva e largamente diffuso nella popolazione: proviamo orrore per gli animali morti in causa di un disastro ecologico, ci ribelliamo quando vogliono aprire un inceneritore accanto alla nostra casa, protestiamo per i cavi dell’alta tensione che passano sopra l’asilo dei nostri figli, ecc.

Concepire la protezione dell’ambiente in questo modo comporta notevole vantaggi anche e soprattutto in termini pragmatici: la protezione dell’ambiente non è di esclusiva competenza di un determinato sistema della società, essa è una relazione che coinvolge tutti i sistemi. Ad esempio, un’efficace politica di tutela ambientale non può prescindere dall’assicurare nuove opportunità di sviluppo economico, come non può prescindere dallo specificare una serie di norme chiare e precise e come, infine, non può realizzarsi senza un forte orientamento

valoriale che la supporti. In sintesi, a proteggere l’ambiente sono chiamati in causa tutte le componenti della società, e solo in questo modo è possibile raggiungere buoni risultati.

2. LE AREE PROTETTE: NATURA,