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La compilazione delle check list nei canili scelti per le prove sul campo si è svolta in piena collaborazione con i gestori delle strutture che ringraziamo. Innanzi tutto vogliamo sottolineare che in tutti i canili abbiamo potuto riscontrare una corretta tenuta della documentazione cartacea, fatto che ha permesso di ridurre al massimo i tempi di raccolta delle informazioni.

Nonostante queste premesse, il numero di domande e la valutazione individuale delle singole strutture rende abbastanza impegnativa, in termini di tempo, la raccolta dei dati e la compilazione delle schede tanto che in media abbiamo impiegato circa 3 ore e mezzo per la compilazione di ogni singola check list, con un minimo di 2 ore e mezzo per il Canile che ospita solo 20 cani fino ad un massimo di 5 ore nel Canile più grande. Al tempo impiegato per la compilazione della check-list bisogna aggiungere anche un’ora necessaria per l’elaborazione dei dati e la stesura del giudizio finale.

In conclusione, riteniamo che per esaminare correttamente una struttura, occorra impiegare come minimo 3 ore e mezzo – 4 ore perché solo in questo modo si ha la possibilità di descrivere un quadro abbastanza completo e preciso delle singole strutture da valutare.

La complessità e il numero elevato di domande che compongono la check list è giustificato dalla constatazione che la valutazione dei diversi parametri singolarmente può essere fuorviante: i parametri devono essere considerati e valutati nella loro globalità. Esempio di questa affermazione lo troviamo nella valutazione del numero di adozioni in rapporto ai cani entrati in Canile. Infatti, dai dati estrapolabili dalle nostre schede, risulta

che il Canile con il rapporto migliore tra cani entrati e cani adottati è il Canile 4, ma tale valore non può essere preso come reale in quanto in tale struttura sono stati limitati gli ingressi per più di 6 mesi poiché al controllo era stato evidenziato uno stato di sovraffollamento.

Non potendo prevedere, in un sistema di valutazione, tutte le possibili variabili per rendere totalmente oggettivo il giudizio su una struttura, appare ovvia la necessità di ripetere i controlli con una cadenza temporale stabilita. In tale modo questo strumento potrà essere usato, non solo come mezzo di valutazione, ma anche per effettuare una reale vigilanza sui canili. Tale cadenza, come accennato in precedenza, deve essere come minimo biennale, ma naturalmente i controlli potranno essere più frequenti in base ai risultati ottenuti nel corso delle varie ispezioni.

Nella check list ci sono domande riguardanti requisiti stabiliti in maniera molto precisa dalla normativa vigente che non possono essere derogati. In caso di risposta non positiva a tali quesiti siamo obbligati a dare delle prescrizioni come, nell'esempio sopra citato del caso del Canile 4, quella di limitare nuovi ingressi. In tali circostanze appare ovvio dovere rivalutare la struttura prima dei due anni anche per verificare l’adempimento delle suddette prescrizioni.

Dopo aver svolto le prove sul campo si è deciso di evidenziare, e nelle schede abbiamo usato il grassetto, le domande inerenti i requisiti fondamentali e, come potevamo aspettarci, la scheda che tratta le caratteristiche strutturali dei rifugi è quella che presenta il maggior numero di domande evidenziate. In base a queste considerazioni, abbiamo ritenuto opportuno che se per il Canile in fase di esame sono presenti nelle schede di valutazione risposte negative alle domande evidenziate o nella valutazione finale il punteggio complessivo ottenuto è inferiore ai 70 punti su 100, sia ripetuta la visita di controllo dopo un anno per verificare che siano stati effettuate le modifiche suggerite.

La scelta di evidenziare i punti critici agevola l’operato dei valutatori e permette di ottenere una maggiore standardizzazione dei controlli non solo

Dalle considerazioni fatte, esaminando le check list da noi compilate, il controllo dovrebbe essere fissato dopo due anni nei Canili 1 e 3 in quanto hanno ottenuto entrambi un punteggio superiore ai 70 punti su 100 e hanno risposte positive a tutte le domande ritenute caratterizzanti e più importanti. Al contrario, i Canili 2 e 4 dovranno essere sottoposti a verifica dopo un anno per queste motivazioni:

- il Canile 2, sebbene abbia raggiunto nella valutazione globale un punteggio di poco superiore a 70, dovrà ricevere delle prescrizioni per la realizzazione di almeno un’area di sgambamento opportunamente recintata in modo da assicurare il contenimento e la sicurezza degli animali.

- il Canile 4 pur avendo totalizzato un buon punteggio (85/100), riteniamo debba essere sottoposto a controllo ravvicinato in quanto è da segnalare l’aumento della densità massima di cani ospitati in alcuni box e una recinzione non idonea al contenimento dei cani nell’area di sgambamento (in alcuni punti l’altezza della rete è inferiore ai 170 centimetri). Pertanto crediamo opportuno dover limitare gli ingressi fino a quando non verrà rispettato il numero massimo di cani ospitabili in ogni box in base alle caratteristiche della struttura. Sottolineiamo anche che quest’ultimo dato deve essere riportato nella domanda di autorizzazione. In questo Canile dovrà essere prescritto inoltre di provvedere a migliorare la recinzione dell’area di sgambamento per evitare il rischio di fuga degli animali durante tale attività.

In tutte le strutture visionate abbiamo potuto osservare un’età media dei soggetti ospitati abbastanza elevata: come è facilmente intuibile si rileva infatti una maggior facilità a far adottare i soggetti più giovani! Comunque è stato notato che tutti i cani visitati sono stati trovati in linea di massima in buono stato di salute.

Sottolineiamo che in tutti i canili è stato possibile identificare un responsabile sanitario e che sono presenti dei locali ad uso ambulatorio ove poter visitare e prestare le prime cure agli animali ospitati. Pertanto possiamo affermare che l’assistenza sanitaria nelle strutture esaminate è pienamente soddisfacente.

Se si esclude la struttura Comunale, Canile 3, ove per altro sono ospitati pochi cani, bisogna sottolineare che il numero di addetti in rapporto ai cani presenti è sempre abbastanza limitato. Nella maggior parte dei casi il personale è appena sufficiente per la operazioni di pulizia e per il governo dei soggetti, anche se spesso è agevolato dall’utilizzo di abbeveratoi e mangiatoie automatiche. Per questo motivo risultano carenti i percorsi di socializzazione in quanto sono abbastanza limitate le interazione uomo-animale. I gestori delle strutture private, quando è stata loro evidenziata tale problematica, si sono giustificati con ragioni di natura economica in quanto la retta giornaliera per singolo soggetto non permetterebbe loro di assumere un maggior numero di persone. I problemi economici sono per altro aggravati da frequenti ritardi nel pagamento delle fatture da parte dei Comuni interessati.

Nelle strutture prese in esame le Associazione di volontariato non suppliscono efficacemente alla carenza di percorsi di socializzazione. Viene infatti riferita una buona attività delle Associazioni nel cercare di favorire l’adozione dei cani ospitati, ma una non sufficiente attenzione nell’intraprendere azioni atte a favorire un incremento dell’indice di adottabilità, quali condotte al guinzaglio o percorsi rieducativi.

In nessuna delle strutture esaminate sono state eseguite delle visite comportamentali da Medici Veterinari specialisti in medicina comportamentale e ciò era abbastanza prevedibile non potendo garantire i successivi percorsi terapeutici. Bisogna d’altronde sottolineare che non ci sono stati evidenziati molti casi di cani con gravi patologie comportamentali e i pochi presenti sono sempre stati gestiti isolando i soggetti i box singoli. Una conferma di questa affermazione si evince dall’aver osservato che in tutte le strutture prese in considerazione, la scheda di socializzazione ed incentivazione all’adozione è quella che ha ottenuto costantemente il punteggio inferiore. Se tale constatazione si dovesse ripetere negli altri canili della zona dovrà essere compito dei Medici Veterinari, sicuramente i professionisti più adatti a ricoprire il ruolo di garanti del benessere animale,

Il ruolo del Medico Veterinario nel controllo dei Canili è centrale, non solo perché espressamente sancito dalla normativa vigente che affida tale attività ai Servizi Veterinari delle ASL competenti per territorio, ma soprattutto perché è l'unica figura professionale che possiede tutte le competenze. Un Medico Veterinario possiede le idonee conoscenze cliniche e comportamentali del cane tali da renderlo garante del benessere animale e deve adoperarsi, in ottemperanza al nostro Codice Deontologico, alla promozione del rispetto degli animali e del loro benessere in quanto esseri senzienti.

Tuttavia capita sovente che altre figure, più o meno qualificate, tendano ad affiancare e talvolta addirittura a prevaricare il Medico Veterinario nell’attività di vigilanza sulle strutture di ricovero per cani. Ed il riferimento è in particolare al Nucleo del Corpo Forestale dello Stato o dei Carabinieri, alle Guardie Ecozoofile ed alle Associazioni di Volontariato. Bisogna d’altronde annotare che negli ultimi tempi hanno avuto gli onori della cronaca a livello mediatico, all’interno dei canili, alcune situazioni di conclamato maltrattamento animale proprio grazie all’attività di alcune di queste altre figure. In molti di questi episodi l’immagine della nostra categoria, e in particolare dei Medici Veterinari responsabili della vigilanza in tali canili, risulta svilita di fronte all’opinione pubblica proprio perché non si è riusciti a tutelare la salute ed il benessere dei cani, fallendo quindi

Per evitare che si possano ripetere episodi del genere bisogna intensificare e standardizzare la vigilanza mediante un sistema di valutazione oggettivo che allo stesso e tempo possa lasciare un’evidenza del nostro operato.

Il sistema mediante check list proposto in questo lavoro può permettere di raggiungere tali obiettivi in quanto un supporto cartaceo in cui la maggior parte delle domande è di tipo di tipo dicotomico facilita la compilazione e il lavoro degli operatori, rende più standardizzata la verifica e permette di creare in archivio con i controlli effettuati. Inoltre il lavoro ribadisce che il Medico Veterinario è il professionista imprescindibile per la vigilanza nelle strutture che ospitano i cani in quanto non prende in considerazione esclusivamente i requisiti strutturali ed organizzativi fissati dalla normativa vigente, ma impone controlli clinici su un campione rappresentativo di animali che possono essere effettuati correttamente solo da un laureato in Medicina Veterinaria.

I requisiti normativi sono ben rappresentati occupando la maggior parte delle domande delle prime quattro schede, ma sono affiancati dalla valutazione individuale dei singoli animali di cui mi pare opportuno sottolineare nuovamente l'importanza. Infatti mentre la rispondenza dei rifugi ai dettami legislativi può essere effettuata anche dalle sopraccitate figure professionali, il Medico Veterinario potrà visitare i cani e valutare direttamente su questi alterazioni cliniche o comportamentali indotte dall'ambiente. In questo modo potranno essere le risposte individuali all'ambiente in cui sono confinati, spesso per lungodegenza, gli animali a indicarci fattori di rischio potenzialmente in grado di compromette il benessere degli animali e proporre i necessari rimedi.

Le prove sul campo, seppure limitate nel numero, hanno dimostrato l’applicabilità pratica del metodo in quanto è stato agevole la compilazione delle schede e la successiva elaborazione delle stesse in tutte le strutture prese in considerazione e il risultato finale ci permette di stabilire una scala di merito delle strutture esaminate e l’evidenziazione dei punti critici. Sarebbe opportuno allargare lo studio anche in altri canili possibilmente in diverse aree della Regione per valutare le diverse realtà locali. Sarebbe

altresì importante far effettuare la valutazione delle stesse strutture da diversi operatori per verificare l’oggettività e l’attendibilità del metodo.

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