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Punta Argentina rappresenta una delle località di maggior importanza per la difesa costiera della città di Bosa, sia in epoca medievale che all’inizio di quella moderna, nel periodo di dominazione spagnola.

Il Fara74 e il Camos75 danno informazioni importanti e dettagliate su questo piccolo

promontorio che si affaccia sul mare, considerandolo uno dei punti strategici di maggior importanza per la difesa e salvaguardia della città.

Su Punta Argentina si trova una torre posizionata a 33 metri s.l.m.. E’ anteriore al 1578 e aveva il compito di avvistare e segnalare l’arrivo del nemico. E’ costituita da un solo piano con volta a fungo e vi si accedeva tramite un ingresso collocato a tre metri dal suolo. Era presidiata da un alcade e due soldati e dotata di tre fucili ed un piccolo cannone; è inoltre in collegamento visivo con la torre di Bosa, più a sud, e di Colombargia.

FIGURA 15:PUNTA ARGENTINA E RELATIVA TORRE.

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Ioannis Francisci Farae Opera…, vol. I, p. 94.

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M. A. CAMOS, Relaciòn de todas las costas maritimas de lo Reyno de Cerdèña...,, in “Nuovo Bollettino

Cinzio Cubeddu: Bosa, Planargia e Montiferru: storia e istituzioni, geografia e toponomastica. Tesi di Dottorato in Scienze Umanistiche e Sociali - Università degli Studi di Sassari

Il Territorio del Montiferru.

Il Montiferru, sub regione della Sardegna centro-occidentale, prende il nome dal massiccio di origine vulcanica omonimo. Confina a nord con la Planargia, ad est col Marghine e a sud col Campidano di Oristano. Comprende i comuni di Bonàrcado, Cuglieri, Narbolia, Santu Lussurgiu, Scano di Montiferro, Seneghe, Sennariolo.

Il paesaggio.

Il complesso vulcanico, spento da più di un milione di anni, era caratterizzato da eruzioni la cui lava nell'incedere finì per creare nuove terre sia a Est, con il vasto altopiano di Abbasanta, caratterizzato da terreni basaltici, sia a Ovest fino alla fascia costiera.

Un'ulteriore testimonianza visibile di questa attività vulcanica eruttiva è data dalle scogliere di basalto del litorale dell'area. Il massiccio del Montiferru ha un'estensione di circa 700 km² ed è tra i più importanti edifici vulcanici dell'isola. Il territorio del massiccio non presenta più i tipici fenomeni di vulcanesimo secondario, ma l'area è

Figura 16 - Le curatorie in Sardegna con la Planargia in evidenza

ricca di acque sorgive che vanno ad alimentare gli affluenti del rio Mannu. La costa del Montiferru è quasi completamente alta e frastagliata, con pochi approdi e abitati.

Secondo osservazioni basate sull'area di territorio di origine basaltica intorno al massiccio, il vulcano doveva raggiungere un'altezza di circa 1600-1700 metri s.l.m.. La successiva erosione degli agenti atmosferici ha ulteriormente contribuito a trasportare le rocce a fondovalle in un raggio di circa 15 km.

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La presenza dell'uomo, seppur limitata come la bassa densità abitante/km², è evidente e si percepisce come egli abbia sempre avuto rapporti molto stretti con la montagna, in un paesaggio che nasce da complesse vicende geologiche. Il nome "Montiferru" deriva proprio dalla presenza di una miniera di ferro nel territorio del massiccio, segno dell'operosità nella ricerca delle risorse, che però non sempre sono state utilizzate oculatamente.

Pur essendo un vulcano, o forse proprio per questo, il Montiferru è caratterizzato dalla presenza dell’acqua: ottima e abbondante, sia superficiale che sotterranea.

I motivi di tale abbondanza sono legati alla posizione del massiccio e alla sua conformazione geologica.

Situato lungo la costa centro-occidentale della Sardegna, il Montiferru viene infatti colpito dai venti umidi provenienti dal mare, che quindi determinano nella zona forti precipitazioni, direttamente legate all’altezza. Così nel pianoro sommitale attorno a Monte Urtigu, a quote attorno a mille metri, la piovosità media supera i 1100 mm annui, ponendo la stazione di Santu Lussurgiu tra le dieci più piovose dell’Isola.

Cuglieri supera gli 800 mm, e così pure Seneghe. Inferiori, ma sempre attorno ai 700 mm, le precipitazioni nelle stazioni di Tresnuraghes e di Tega, più vicine alla costa. Frequenti anche le nevicate. Raramente, però, con l’eccezione delle zone più elevate, il manto nevoso si mantiene oltre qualche giorno.

Inoltre, nel Montiferru, sono abbondanti anche le cosiddette “precipitazioni occulte”, legate a fenomeni di condensazione notturna, che aumentano notevolmente la quantità di acqua disponibile.

L’abbondanza delle sorgenti, e quindi il mantenimento dell’acqua anche nella stagione più secca, è invece direttamente legata alla costituzione geologica della montagna. Essa è costituita per la maggior parte da rocce vulcaniche, più o meno permeabili, a seconda della presenza di fessurazioni e della loro ampiezza e direzione. All’interno di queste una divisione può essere operata tra i basalti, più permeabili, e le fonoliti e il basamento oligo-miocenico, che lo sono in misura minore. Il basalto ha ricoperto la preesistente morfologia raggiungendo spessori diversi e di conseguenza varia anche l’ampiezza del bacino sotterraneo, che è comunque di solito piuttosto grande. A questo sistema appartengono le sorgenti maggiori.

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Tra le varie colate basaltiche si hanno poi dei livelli scorrevoli impermeabili che individuano bacini di minore ampiezza, che danno origine alle sorgenti soprattutto nel settore meridionale.

Le sorgenti del Montiferru sono alimentate esclusivamente dalle precipitazioni, e la loro portata dipende dall’andamento di queste ultime.

Fare un elenco di tutte le sorgenti sarebbe troppo lungo: a parte le maggiori, e più conosciute, in tutta la montagna se ne contano a centinaia, che svolgono una essenziale funzione per l’economia agro-pastorale.

Nel territorio di Santu Lussurgiu si hanno alcune tra le più grosse sorgenti della montagna: le più famose sono senz’altro quelle di San Leonardo, le Siete Fuentes, acque oligominerali, parti delle quali viene imbottigliata. Al centro di un ampio parco, con le vicine sorgenti di S’Olostrighe, danno vita al rio di San Leonardo.

Poco prima, lungo la provinciale per Santu Lussurgiu, si trovano le ricche sorgenti di Pedra Lada, meta di un incessante via vai di persone che si riforniscono con taniche e bottiglie. Nelle colate basaltiche tra la montagna e l’altopiano di Abbasanta si hanno invece le grosse sorgenti di S’Ena Arrubia, di Funtana Bobolica, di Santu Miali e soprattutto di Bau Pirastu, che alimentano gli acquedotti di mezza Sardegna, da Dualchi sino a Mogoro.

Più piccole, ma sempre cospicue, Abbacirca e Banzos, con resti di terme romane.

Nella vallata di Bau ‘e Mela spicca la splendida sorgente di Matteu Cumullu, sotto le rocce di Punta Cravedu, che alimenta il rio Sos Molinos, oltre all’acquedotto di Santu Lussurgiu.

Il territorio di Bonarcado troviamo la sorgente di Pranos, piccola ma con acque di eccezionale purezza, quindi quelle di Mura Lizzos, recentemente ripristinate, nelle quali è possibile, nelle quali è possibile osservare, caso piuttosto raro nelle sorgenti captate per usi civili, le fratture della roccia dalle quali fuoriesce l’acqua che alimenta Bonàrcado.

Conosciutissime anche le acque del Monte di Seneghe, pure queste piuttosto frequentate, tra le quali si possono ricordare Acchetores, Pabassiu e Birdambulis, oltre a quelle di Scala e di Zrugudula che alimentano l’acquedotto.

Ricchissimo di acque, sempre oligominerali, il versante meridionale del vulcano di Seneghe, tra Milis e Narbolìa, con le sorgenti di Barigadu, Santu Lussurgeddu e Mandrainas, sempre utilizzate per alimentare gli acquedotti.

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Il versante occidentale del Montiferru, da Narbolia sino a Cuglieri, pur essendo sempre ricco di sorgenti, non raggiunge l’abbondanza di altre zone, a causa della presenza più evidente del substrato oligo-miocenico, meno permeabile dei basalti.

Nella zona di Santa Caterina sono notevoli le sorgenti di Badderios e di S’Abba

Cheghente, che alimentano la marina e la zona di Sessa, mentre un caso particolare è

rappresentato da Funtana‘è Mare, ubicata a destra dell’arenile, a pochi metri dal mare76. La sua portata è recentemente aumentata in maniera notevolissima, contemporaneamente allo sprofondamento del rio di Santa Caterina in regione Appara. È comunque la zona montuosa di Cuglieri la più ricca di acque, con le bellissime fontane di Tiummemmere e, più in alto, cun su Cantaru ‘e s’Otzu.

Il versante settentrionale, quasi tutto compreso in territorio di Scano, annovera la sorgente di Sant’Antioco, la maggiore di tutto il Montiferru. Questa pur essendo captata per l’approvvigionamento idrico di Macomer e di altri centri, alimenta il rio Mannu, che riceve poi ulteriori apporti dalle sorgenti di Luzzanas, le quali forniscono invece l’acqua alla Planargia e a Bosa.

I fiumi

Il reticolo idrografico del Montiferru ha una tipica struttura raggiata, con la testata delle valli che si dipartono dalla zona più elevata.

I corsi d’acqua del Montiferru sono per la maggior parte continui, essendo alimentati dalle sorgenti, oltre che dalle precipitazioni.

Il corso d’acqua principale è il Mannu, appartenente al territorio di Cuglieri e Tresnuraghes e nasce nella vallata di Badde Urbara. Si dirige quindi a nord convogliando a sé numerose sorgenti, quali Mastros e Amenta, per poi deviare a ovest e unirsi a Ponte Luzzanas.

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LA STORIA