Intorno al 1147 Gonario II di Torres, di ritorno da un pellegrinaggio in Terra Santa, si accordava con San Bernardo, incontrato forse nelle Puglie, affinché un gruppo di benedettini del nuovo Ordine cistercense fondasse nel suo giudicato un monastero. A tale scopo cedeva, seguendo una consuetudine inaugurata quasi un secolo prima, nel 1063, dal suo antenato Barisone, la curtis di Cabuabbas, presso Sindia, dove i monaci francesi, giunti subito dopo la donazione, costruivano l’abbazia nota con il titolo di
Santa Maria di Corte172.
L’abbazia sorse a tre chilometri da Sindia affianco dell’attuale ferrovia complementare di Sindia-Macomer. Ovviamente la scelta dell’agro di Sindia come sede dell’Abbazia di
Cabuabbas, fu oculata e aderente alla creatività e intraprendenza agro-pastorale delle
unità aziendali o Grangie cistercensi173. Infatti nel Sindiese le precipitazioni si aggirano sugli 800-900 mm annui, media rilevante in confronto alla scarsità delle altre zone della Sardegna. ci sono e c’erano quindi le condizioni ideali per l’impianto di preti e pascoli
172
A. SARI, Chiese e monumenti, in “Planargia” a cura di Tonino Oppes, EdiSar editore, Cagliari 1994, p.
134.
173
Il termine grangia o grancia, deriva da un antico termine di origine francese, granche (granaio) e indicava originariamente una struttura edilizia utilizzata per la conservazione del grano o delle sementi. Più tardi il termine fu usato per define il complesso di edifici costituenti un’antica azienda agricola e solo in seguito assunse il valore di una vasta azienda produttiva, per lo più monastica. È infatti probabile che il termine venne introdotto dall’ordine francese cistercense.
Cinzio Cubeddu: Bosa, Planargia e Montiferru: storia e istituzioni, geografia e toponomastica. Tesi di Dottorato in Scienze Umanistiche e Sociali - Università degli Studi di Sassari
artificiali con conseguenti produzioni zootecniche ad alto reddito e specificamente di carne174.
Sindia quindi offrì il suo entroterra ideale per una promozione umana e spirituale gestita dalla prodigiosa attività di Bernardo di Clairvaux e dei suoi monaci.
La migliore comprensione delle dimensioni e dell’imponenza dell’Abbazia di Cabuabbas ci viene offerta soprattutto dall’esplorazione archeologica. I risultati di essa infatti costituiscono la migliore documentazione oggi esistente e confermano le preziose indicazioni provenienti dalle fonti letterarie. Fino al 1948 l’Abbazia era ignorata dalla Soprintendenza sarda.
Furono i festeggiamenti in occasione dell’incoronazione della Madonna di Corte, appunto del 1948, ad attirare l’interesse dell’Ente responsabile delle Antichità e a salvarne con appropriati interventi i resti di un prezioso bene culturale che nel passato ha tanto positivamente inciso nell’isola175.
La prima serie di scavi, condotti dalla Soprintendenza nel 1964, ha messo in luce le fondamenta della chiesa abbaziale, a tre navate, lunga 60 metri, l’Aula Capitolare con la tomba degli abbati, la sala di riunione dei monaci, la sala per scaldarsi d’inverno, l’intero chiostro e il lato di esso riservato alla lettura nel quale vi era una tomba con due scheletri. Attigui alla sala del Capitolo si notano i resti della scala che dai dormitori conduceva al Coro, nonché una porta, anche se murata, attraverso la quale nel silenzio della notte i monaci entravano in chiesa per cantare le lodi di Dio.
Inoltre gli scavi hanno messo in luce la fonte che serviva ai monaci per lavarsi le mani prima dell’ingresso al Refettorio, le cui fondazioni vanno fuori dell’attuale recinto della zona scavi, come anche restano fuori la cucina e il Refettorio dei conversi. A lato della biblioteca ed archivio, vicino al muro del transetto desto della chiesa, è stato scoperto un sarcofago romano, con lo scheletro di una persona anziana, forse del vescovo di Sorres Augerio, già cistercense, che nel 1201 lascia il ministero episcopale e ritorna alla pace e al silenzio del Chiostro176.
Altri scavi, condotti verso la cantoniera, avrebbero messo in luce le fondamenta del palazzo abbaziale, la foresteria con l’Hospitium, le chiese dei conversi e della foresteria
174
G. MASIA, L’Abbazia di Cabuabbas di Sindia..., p. 18.; S. VACCA, Aspetto fisico e prospettive
economiche della regione del Marghine , Ed. Fossataro, Cagliari 1964, p. 89.
175 G. M
ASIA, L’Abbazia di Cabuabbas di Sindia..., p. 19.
176 G. M
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che secondo lo Spano177, furono interdette dal vescovo di Bosa, Concas, nonché il cimitero e gli altri edifici del grande complesso monastico.
Non meno importanti sono i riferimenti di Cabuabbas deducibili dalle fonti letterarie. Tra tutte queste fonti un prezioso riferimento a Santa Maria di Corte lo si coglie da una bolla di Callisto III dell’8 luglio 1458 al vescovo di Bosa allora presente a Roma. Vi si parla di una supplica inviata al Papa dal canonico bosano Giovanni Campis che chiedeva al Pontefice i beni dei cadenti monastici di S. Maria di Cabuabbas e di S. Maria di Caravetta per far fronte alle spese di culto della cattedrale. La richiesta viene motivata dalla condizione di totale rovina delle chiese e monasteri di Cabuabbas e di Caravetta e dal fatto che da 60 anni, cifra forse esagerata per aver successo nella richiesta, Callisto III lasciò al vescovo la responsabilità della soluzione178-
Da queste fonti emergono i seguenti dati: Cabuabbas, come abbazia cistercense in Sardegna e nell’agro di Sindia, è stata fondata nel 1149 da Gonario II di Torres e Bernardo di Clairvaux, è ancora abitata nel 1297, benché in piena decadenza , anno in cui viene a conoscersi storicamente il suo Priore e Rettore nella persona di Giovanni Grifo di Rivoli, decade del tutto fino allo stato di assoluto abbandono nel 1458 e fin dalla fine del XV secolo, è inoltre la cinquantanovesima abbazia cistercense fondata durante la vita di Bernardo di Clairvaux.
Questo ci fa ipotizzare, più oltre, un probabile viaggio di San Bernardo in Sardegna e a Cabuabbas. Le fonti letterarie pertanto, non solo confermano la storicità dell’abbazia, ma completano la documentazione archeologica e gli attuali resti abbaziali precisandone la cronologia, i fondatori, l’importanza e il rapido declino.
FIGURA 27:ABBAZIA DI CABUABBAS A SINDIA.
177
G. SSPANO, Sindia e S. Maria di Corte, ossia di Cabuabbas, in “Bullettino Archeologico Sardo”, X,
p.43.
178
D. SCANO, Codice diplomatico delle relazioni fra la Santa Sede e la Sardegna, Parte II, da Gregorio
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