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Puntualizzazioni e nuove ipotesi sull’attività di Matteo Zaccolini a Napol

4.3 “I colori per le distanze” Dall’alto della volta di S Silvestro al Quirinale

5. Tra Roma e Napoli Viaggio di un eclettico pittore e studioso di prospettiva

5.1. Puntualizzazioni e nuove ipotesi sull’attività di Matteo Zaccolini a Napol

Le architetture dipinte da Matteo Zaccolini e le lezioni di prospettiva da lui tenute nel monastero di Monte Cavallo contribuirono a far conoscere il nome di questo fratello laico teatino oltre i confini di quella che era diventata la sua patria di adozione. Degli imprecisati viaggi nei “diversi paesi”676, il pittore dichiara di aver “dilungato” la sua residenza fino a Napoli, la città in

cui si trasferì tra il primo e il secondo decennio del Seicento per obbedire alle nuove richieste del suo committente. Come vedremo, durante i trasferimenti che segnarono la sua carriera di artista itinerante fra le sedi teatine e nonostante gli impegni quotidiani che era tenuto ad adempiere nell’umile stato di religioso laico, egli proseguì le ricerche sulla generazione del colore.

A partire dalla prima metà del secolo, la grande espansione dell’Ordine dei Chierici Regolari Teatini si concretizzò con la fondazione di nuove case tra Venezia, Roma, Napoli e Sicilia, le quattro province in cui era ripartita la Congregazione677. La carriera artistica di Matteo Zaccolini si

iscriverà nella storia della comunità teatina di Napoli, prossima a toccare l’apice del prestigio in quello che è stato considerato l’insediamento “più forte e più influente”678 della penisola. Come

sottolineava lo storico napoletano Franco Strazzullo, dagli anni Venti del Seicento gli istituti religiosi “si ampliarono e si moltiplicarono nella città”679, ostacolando peraltro il contemporaneo

sviluppo dell’edilizia civile680. Ed è proprio negli anni di massima fioritura dell’architettura

religiosa che il fratello laico Zaccolini diverrà fedele testimone dell’operosità artistica teatina, caso rappresentativo di pittore itinerante al servizio della propria Congregazione.

La sua solida preparazione nei diversi campi della matematica e della geometria era finalizzata alla pratica del costruire architetture in prospettiva, competenza che aveva dimostrato di aver acquisito progettando e dipingendo quei difficili sfondati architettonici su volte e superfici

676 BLF, ms. Ashb. 12121, M.ZACCOLINI, De Colori cit., c. 2v. 677 M.CAMPANELLI (a cura di), I Teatini cit., pp. 37-56.

678 F.ANDREU C.R., I teatini e la rivoluzione nel regno di Napoli (1647-1648), in «Regnum Dei», XXX, 1974, pp. 221-396. Sulla storia degli insediamenti teatini a Napoli si rimanda alla recente raccolta di studi curata da D.A.D’ALESSANDRO

(a cura di), Sant’Andrea Avellino e i teatini nella Napoli del Viceregno Spagnolo. Arte religione società, 2 voll., Napoli, M. D’Auria Editore, 2011.

679 F.STRAZZULLO, Edilizia e urbanistica a Napoli dal ΄500 al ΄700, Napoli, Arte Tipografica, 1995, p. 199. 680 C.DE SETA, Storia della città di Napoli dalle origini al Settecento, Roma, Edizioni Laterza, 1973, p. 250.

irregolari. Sulle orme del celebre padre e architetto teatino Francesco Grimaldi (1543-1613)681,

Matteo Zaccolini venne trasferito nelle sedi del Viceregno in qualità di consiliarius aedificorum682,

nonché decoratore e pittore di prospettiva.

Per continuare a rispondere alle domande che gli venivano poste dai colleghi, il pittore approfondì gli argomenti delle lezioni impartite nel convento di Monte Cavallo, ritrovando a Napoli un contesto naturale ricco di suggestioni per indagare quei “fatti della natura” che più sensibilmente alterano e interferiscono la percezione del colore. Da questo scenario il trattatista dimostrerà “con esperienza”683 come i principi della “Teorica del Colore” costituiscano il

fondamento scientifico della pittura prospettica, praticata con la consapevolezza che il ricorso alle scienze naturali servisse al pittore “per aprirgli l’occhio, e dargli luce e guida di saper conoscere la forza e verità della pittura della Natura”684. Un approccio che anticipa, in un certo senso,

l’atteggiamento intellettuale del teorico teatino della generazione successiva, il filosofo e matematico Guarino Guarini (1624-1683)685, architetto modenese coinvolto dagli anni Quaranta

del Seicento nella progettazione e nella supervisione delle fabbriche del suo ordine. Ed è proprio ritenendo l’arte come quel “mezzo di indagine della natura che ha la stessa dignità e validità della scienza, in quanto è essa stessa scienza”686 che padre Guarini sembra ricalcare il pensiero espresso

dal predecessore cesenate nei suoi quattro trattati sulla prospettiva.

681 Il 28 ottobre 1575 Francesco Grimaldi professò l’ordine Teatino nella Chiesa di Sant’Egidio di Capua. Per un profilo biografico e artistico dell’architetto teatino si veda G.CANTONE, ad vocem “Grimaldi Francesco”, in Dizionario Biografico degli italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2003, vol. LIX. Sulla formazione culturale e artistica

resta ancora valido il documentato saggio di A.QUATTRONE, P. D. Francesco Grimaldi C. R. architetto, in «Regnum Dei», V, 1949, pp. 25-88. Per un’analisi della sua produzione architettonica nel contesto napoletano si rinvia invece al fondamentale testo di A.BLUNT, Neapolitan Baroque and Rococo Architecture, London, Zwemmer, 1975, ed. italiana a cura di F.LENZO, Architettura barocca e rococò a Napoli, Milano, Electa, 2006, in particolare pp. 57-63 e pp. 277-280.

Oltre al libro di S.SAVARESE, Francesco Grimaldi e l’architettura della Controriforma a Napoli, Officina Edizioni, Roma,

1986 si segnala infine il contributo di P.M.SOLE, Il progetto di Francesco Grimaldi per San Paolo Maggiore. Architettura e memoria dell’antico tra Rinascimento e Barocco, in «Regnum Dei», XLV, 1989, pp. 1-104.

682 M.BASILE BONSANTE, La chiesa di San Gaetano a Bitonto: dinamiche, contenuti e modelli della committenza dei teatini in età

postridentina, in «Regnum dei», L, 1994, pp. 105-132, in particolare p. 110.

683 M.ZACCOLINI, De Colori cit., ms. Ashburnham 12121, c. 190v.

684 M.ZACCOLINI, Prospettiva del Colore cit., ms. Ashburnham 12122, c. 44r (BELL, p. 369).

685 Per un profilo biografico del trattatista teatino e per un’analisi dei progetti che consacrarono il suo nome tra i più originali architetti europei della seconda metà del Seicento si vedano S. E. KLAIBER, Guarino Guarini’s Theatine architecture, Ph.D Dissertation, Columbia University, Published on demand by University Microfilms International,

Ann Arbor, Michigan, 1993; EAD., Guarino Guarini, honestis parentibus, in M.BULGARELLI,C.CONFORTI,G.CURCIO (a

cura di), Modena 1598. L’invenzione di una capitale, Milano, Electa, 1999, pp. 219-235; G.DARDANELLO,S.E.KLAIBER,

H. A. MILLON (a cura di), Guarino Guarini, Torino, Allemandi, 2006. Per quanto riguarda l’approccio e gli orientamenti teorici della ricerca e degli studi di padre Guarino Guarini si rimanda al fondamentale contributo di P. M.SOLE, Pensiero matematico e Teoria dell’Architettura nei trattati di Guarino Guarini, in «Regnum Dei», L, 1994, pp. 189- 258.

686 Usando queste parole, Paola Di Paolo coglie e riassume insieme il significato che Guarino Guarini attribuisce all’arte nella sua Architettura Civile, trattato pubblicato postumo nel 1737 (G.GUARINI, Architettura civile del padre d. Guarino Guarini Cherico Regolare opera postuma dedicata a sua sacra reale maestà, In Torino, appresso Gianfrancesco

Dal riesame della fonti già note e dall’analisi dei documenti rintracciati nel corso della presente ricerca, proveremo a ricostruire e a seguire l’attività svolta dal fratello laico anche quando, lasciati i pressanti lavori nei cantieri teatini, cercherà il silenzio dello studio per trascrivere le osservazioni fatte sulla generazione dei colori in natura, il “gran libro” da cui il Zaccolini imparerà a riconoscere la loro trasmutazione apparente in base ai meccanismi della percezione visiva.

Come ricorda Cassiano dal Pozzo nella prima biografia dedicata al pittore trattatista, negli stessi anni in cui Zaccolini tentava di portare avanti le sue investigazioni, i prepositi locali continuarono ad affidargli nuove commissioni nei centri più influenti dell’apostolato teatino. In virtù dell’abilità pratica maturata a Roma, il prospettico venne infatti trasferito a Napoli dove,

S’applicò a operare per serv(iti)o di diverse Chiese cose attinenti ad Architettura, havendo in essa mostrato d’haver così buongusto come nella Pittura ord(inari)a e Prospettiva, et il med(esim)o in una succinta nota di più cose da esso fatte, fa racconto d’haver particolarm(ent)e in Napoli servito di disegni e modelli in più Chiese, come quella degli Agli [Angeli], per le Monache della Sapientia a Sorrento, et altri luoghi, havendo anco messo a stucchi, fontane e divers’altre gentilezze, ed ornamenti…687.

Dopo di lui, anche Giovanni Baglione tiene a ribadire l’importanza di tale trasferimento, aggiungendo che

con lavori di prospettive segnalò anche il suo nome nella gran città di Napoli entro il loro Convento de’ SS. Apostoli, ove per la Custodia e per la Chiesa formò esquisiti modelli di cera, e di rilievo; et altre opere per altre persone, e per altri luoghi688.

Seguendo le notizie riportate in queste due preziose testimonianze, Janis Bell orientò le prime indagini documentarie nel tentativo di gettare nuova luce sull’“impegnato intermezzo napoletano” di Matteo Zaccolini, fatto iniziare genericamente nel 1618689, anno in cui

sembravano poter risalire le prime opere a lui commissionate. Più sicura, invece, la data del suo ritorno a Roma, il 2 maggio del 1623, anno in cui venne registrato tra i fratelli laici della Casa di

architettonica del XVII secolo, in «Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa» (Classe di lettere e filosofia, serie III,

1972, vol. II, pp. 311-350.

687 Nota di Cassiano dal Pozzo contenuta nel ms. Montpellier H. 267 (già pubblicata in C.PEDRETTI, The Zaccolini

Manuscripts cit., p. 43).

688 G.BAGLIONE, Le vite de’ pittori cit., p. 317. 689 J.BELL, The life and works cit., pp. 249-251.

Sant’Andrea della Valle690. In questo caso si trattò di una permanenza molto breve, dato che,

dopo soli tre mesi, rientrò definitivamente nel convento di Monte Cavallo, dove morì nel 1630.691

Grazie ad alcuni riferimenti inediti rintracciati nei manoscritti teatini possiamo aggiungere qualche dettaglio in più circa il periodo di permanenza a Napoli del pittore teatino, definendo con maggior precisione i limiti temporali dei suoi trasferimenti. Per riprendere la pista aperta da Janis Bell nel 1985692 e da allora mai più battuta, ho deciso di iniziare dal riesame dei registri in cui sono

riportati, in modo sintetico ma piuttosto preciso, i nomi e gli estremi biografici dei padri e dei fratelli laici iscritti in ogni Casa693. Considerando che Matteo Zaccolini fu solamente un ospite del

monastero dei Santi Apostoli, conveniva verificare la presenza del suo nome nel prezioso

Annalium Liber del preposito D. Geronimo Pignatelli che, dal 1604, iniziò ad annotare le notizie

riguardanti i religiosi della sua comunità: si tratta di una fonte preziosa poiché vengono elencati in ordine cronologico anche gli ingressi e le uscite dei confratelli che, come il nostro pittore, erano presenti in questa sede in temporanea trasferta. Tra i nomi “De Sacerdotibus, clericis at Laicis, qui ex aliis Congregationis Domib(us) proficiscuntur et Santorum Apostolorum familia ascribunt(ur)”694 si ritrova anche quello di Matteo Zaccolini:

Mattheaeus Laicus Domus S(anc)ti Silvestri professus in hanc domum se contulit iussu ad. R(everen)di P(at)ri Ap(osto)lis ad nobiscum cohabitandum usq(ue) tum aliqua picture opera perficiat695.

Con questa annotazione il preposito padre don Pignatelli ci informa quindi che il fratello laico della casa di San Silvestro a Monte Cavallo venne trasferito nella sede dei Santi Apostoli fino al completamento delle sue opere di pittura. Nonostante non sia specificata alcuna data, si può comunque ipotizzare che il pittore giunse a Napoli tra il 1609 e il 1610, dal momento che la nota è registrata tra gli ingressi di coloro che giunsero in città in questo stretto arco temporale. Ciò fa pensare che le date inizialmente indicate da Janis Bell corrispondano in reatà ad un secondo

690 AGT, vol. 110, Erezione della Casa di Sant’Andrea, c. 43r: [anno 1623] “Die 2 Maij venit in hanc domum e domo S.S. Aposto(lorum) Mattheus Laicus a P(adri) Generali assignatus” (già pubblicato in J. Bell, The life and works cit., p. 252 nota 3).

691 AGT, vol. 110, Erezione della Casa di Sant’Andrea, c. 45r: [anno 1623] “Die 2 (?) Augusti Mattheus Zacolinus laicus ad S. Silvestri e(a)de(m) se contulit”.

692 La prima ricerca documentaria finalizzata alla ricostruzione della biografia dell’artista è stata avviata da Janis Bell nel 1983 in occasione della sua ricerca di dottorato. Nel successivo articolo del 1985, la studiosa è ritornata a precisare i dati relativi al soggiorno napoletano dell’artista, ma da allora non è stata più ripresa alcuna ricerca documentaria.

693 Per la consultazione dei manoscritti teatini confluiti nel Fondo San Martino della Biblioteca Nazionale Vittorio

Emanuele III rimane ancora fondamentale il catalogo di C.PADIGLIONE, La Biblioteca del Museo Nazionale nella Certosa di

S. Martino in Napoli ed i suoi manoscritti esposti e catalogati da Carlo Padiglione, Napoli, Stabilimento tipografico di F.

Giannini, 1876.

694 BNN, Fondo San Martino, ms. 517, Annalium liber nunc primum a R(everendo) P(adre) D(on) Hieronymo Pignatello Domus

Sanctorum Apostolorum Civitatis Neapoli Praeposito Confectae, (sec. XVII).

soggiorno nella sede dei Santi Apostoli, che va quindi dal 1617-1618 circa fino al 27 aprile del 1623696, anno in cui Zaccolini ripartì definitivamente per Roma.

Ora che i ritrovati documenti hanno permesso di puntualizzare alcuni dei “diversi viaggi” citati nel trattato, diventa più facile intersecare, tra primo e secondo decennio del Seicento, la vicenda artistica di Matteo Zaccolini con la storia costruttiva delle fabbriche menzionate dai biografi accanto al suo nome. Cassiano dal Pozzo rammenta in primis i lavori da lui condotti nella chiesa di Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone697, terza residenza della Congregazione dopo quella di San

Paolo Maggiore e quella dei Santi Apostoli. La chiesa, principiata nel 1600 su disegno di Francesco Grimaldi, venne inaugurata proprio nel 1610, ma si dovette attendere fino al 1615 per l’avvio delle prime decorazioni pittoriche, come attestano i pagamenti intestati in quell’anno a Belisario Corenzio per l’affrescatura del coro698. Tra gli imprecisati modelli, disegni, stucchi e

ornamenti commissionati a Zaccolini, si ricordano anche quelli realizzati per le Monache de La Sapienza della città di Sorrento699, monastero femminile nato, per usare le parole di Monsignor

Del Tufo, “da feconda e generosa radice”700 della spiritualità dei Chierici Regolari Teatini, “i quali

hanno dato loro tanto aiuto, e apportato tal giovamento che senza questo non avrebbero le Fondatrice recato ad effetto la fondazione, e lo stabilimento del Monastero”701. Anche in questo

caso, tra il primo ventennio del Seicento vennero portati a termine alcuni importanti interventi di

696 La data del trasferimento dalla casa dei Santi Apostoli a quella di Sant’Andrea della Valle è confermata dalla nota lasciata scritta da padre Francesco Bolvito nel suo Diarium Domus Neapolitanae SS. Apostolor(um). Nella lista “Recessus Patrum”, in corrispondenza all’anno 1623, si legge infatti: “Mattha(e)us Zucolinus Ca(e)senas, Romanam S(an)t’Andrea 27 Aprilis”: BNN, Fondo San Martino, ms. 520, F. BOLVITO, Diarium Domus Neapolitanae SS.

Apostolor(um) ab anno 1615 usque ad anno 1650. Primum a P(adre) D(on) Franc(esco) B(olvi)to, (sec. XVII), c. 111. Si veda

Appendice documentaria 15.

697 Per la storia della fondazione della chiesa di Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone e per la ricostruzione della vicenda costruttiva del complesso si veda F.STRAZZULLO, La fondazione di S. Maria degli Angeli a Pizzofalcone, in R.

PANE (a cura di), Seicento Napoletano. Arte, Costume e ambiente, Milano, Edizioni di Comunità, 1984, pp. 85-93 e pp. 524-

52. Sulla storia dell’insediamento dei Teatini a Pizzofalcone si veda in particolare S.SAVARESE, La presenza dei Teatini sulla collina di Pizzofalcone, in «Prospettiva», 57-60, 1989-1990, pp. 146-152. Segnaliamo, infine, il più recente

contributo di Renato Rutolo, il quale ha ripercorso la vicenda e la storia costruttiva della Chiesa di Santa Maria degli Angeli integrando le notizie già note con un’ampia appendice documentaria, cfr. R.RUOTOLO, Nuovi documenti sulla

chiesa di Santa Maria degli Angeli, in D.A.D’ALESSANDRO (a cura di), Sant’Andrea Avellino e i teatini cit., vol. II, pp. 517- 580.

698 Per la lettura dei pagamenti relativi alla decorazione della chiesa si veda E.NAPPI, Le chiese e case teatine a Napoli

durante il viceregno spagnolo attraverso i documenti dell’Archivio Storico dell’Istituto banco di Napoli-Fondazione, in D. A. D’ALESSANDRO (a cura di), Sant’Andrea Avellino e i teatini cit., vol. I, pp. 468-490.

699 Nel 1581 il Monastero delle Monache de La Sapienza venne affidato ai Padri Teatini, i quali accettarono di proporsi come guida spirituale. Sull’impegno degli stessi padri nel promuovere e sostenere gli istituti religiosi femminili si vedano G.BOCCADAMO, Teatini, istituzioni socio- assistenziali e monasteri femminili napoletani tra Cinque e

Seicento, inD.A.D’ALESSANDRO (a cura di), Sant’Andrea Avellino e i teatini cit., vol. I, 131-189, in particolare pp. 152- 160; A.LOCONTE, The convent of Santa Maria della Sapienza. Visual culture and women’s religious experience in early modern

Naples, in K.A.MCIVER (ed.), Wives, Widows, Mistresses, and Nuns in Early Modern Italy, Farnham, Ashgate, 2012, pp. 207-234.

700 G.B.DEL TUFO, Supplemento alla Historia della Religione de’ Padri Cherici Regolari. Raccolta e posta in luce da Monsignor D.

Gio. Battista del Tufo Vescovo dell’Acerra dell’istessa Religione, In Roma Appresso Iacomo Mascardi, MDCXVI, p. 78.

rifacimento del convento, il quale necessitava, per tanta magnificenza, di una nuova chiesa702:

mentre nel 1603 i lavori alla fabbrica del monastero erano ormai a buon punto, dal 1614 si procedette con l’acquisizione delle proprietà adiacenti703, area destinata all’edificazione della

nuova chiesa “assai più magnifica e spatiosa dell’antica, adornata d’artificiosissimi stucchi, e bellissime pitture”704.

Rispetto ai generici “altri luoghi” che, come riferisce Cassiano dal Pozzo riprendendo una nota autografa di Zaccolini, custodivano “cose attinenti ad Architettura […] e Pittura ord(inari)a e prospettiva”705, Giovanni Baglione aggiunge qualche notizia in più sulle opere realizzate per i

padri dei Santi Apostoli. Dal 1610 il cantiere della nuova fabbrica della chiesa venne sospeso finché un generoso finanziamento elargito nel 1617 da Donna Isabella Carafa, professa nel monastero di Santa Maria della Sapienza, non incoraggiò il proseguimento dei lavori706. Questa

data rappresenta quindi un momento importante nella vicenda costruttiva della chiesa, anno che, fra l’altro, risulta coincidere con un’altra inedita e preziosa notizia su Matteo Zaccolini: nel Capitolo del 18 agosto del 1617, presieduto da padre Don Marcellino d’Oda707, si decise

702 Anche se le fonti menzionano Francesco Grimaldi come il progettista della nuova chiesa di Santa Maria della Sapienza, l’attribuzione era stata fortemente messa in dubbio da Savarese (SAVARESE, Francesco Grimaldi cit., pp. 181- 191): le perplessità nascevano dal fatto che Francesco Grimaldi morì prima che le monache acquistassero l’area su cui poi sarebbe stata edificata la chiesa. La questione venne sciolta definitivamente da Eduardo Nappi, il quale rintracciò i documenti che attestano il ruolo di Giovan Giacomo Conforto nella direzione dei lavori alla nuova fabbrica della chiesa dal 1625 al 1628, cfr. E.NAPPI, Giovan Giacomo Conforto e la Chiesa di S. M. della Sapienza di Napoli, in «Ricerche

sul ΄600 napoletano», 1989, vol. VIII, pp. 113-127. Per un riesame della vicenda attributiva si veda la scheda pubblicata nell’ultima ed. italiana del testo di A.BLUNT, Architettura barocca e rococò cit., p. 280. Sulla storia costruttiva del monastero e della chiesa di Santa Maria della Sapienza non si possono non ricordare i contributi pubblicati nei primi anni del Novecento da A.COLOMBO, Il monastero e la chiesa di Santa Maria della Sapienza, in «Napoli Nobilissima», 1901, X, (I) pp. 145-148, (II) pp. 167-170, (III) pp. 183-188; ID.,Il monastero e la chiesa si Santa Maria della Sapienza, in

«Napoli Nobilissima», 1902, XI, (IV) pp. 59-63 e pp. 59-73. Per i dipinti della chiesa si ricorda il saggio di F. BONAZZI, Dei veri autori di alcuni dipinti della chiesa di S. Maria della Sapienza in Napoli, in «Archivio Storico delle

Province Napoletane», 1888, fasc. I, pp. 119-129. 703 E.NAPPI, Giovan Giacomo Conforto cit., p. 114.

704 C. DE LELLIS, Parte seconda, overo supplimento a “Napoli sacra” di don Cesare d’Engenio Caracciolo, Napoli 1654, a cura di L. Mocciola, E. Scirocco, in http://www.memofonte.it/home/files/pdf/guide_delellis.pdf, p. 53 [pubblicato: gennaio 2007, consultato il 10 maggio 2013].

705 Nota di Cassiano dal Pozzo contenuta nel ms. Montpellier H. 267 (già pubblicata in C.PEDRETTI, The Zaccolini

Manuscripts cit., p. 43).

706 Per una prima ricostruzione della vicenda costruttiva della nuova chiesa dei Santi Apostoli si rimanda al saggio di F.STRAZZULLO, La chiesa dei SS. Apostoli a Napoli, in «Regnum dei», XIII, 1957, pp. 97-154. Più recentemente R. Del

Gaudio ha ricostruito la storia del complesso conventuale analizzando gli interventi e le trasformazioni architettoniche tra XVI e XVIII secolo: R.DEL GAUDIO, I Santi Apostoli da Grimaldi a Sanfelice. Le trasformazioni del

complesso teatino tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Settecento, «Napoli nobilissima», LXVII, 2010 (maggio-

dicembre), fasc. 3, pp. 103-124.

707 Padre Don Marcellino d’Oda fu il Preposito Generale dell’ordine dal 1612 al 1615. Terminato l’incarico, il primo giugno del 1615, egli venne nominato preposito della Casa dei Santi Apostoli e rimase in carica fino al giorno 8 giugno del 1618, quando gli succedette Padre Don Giovan Battista Brancaccio, cfr. BNN, Fondo San Martino, ms. 475,

Conclusioni Capitolari della Casa dei SS. Apostoli fatti a tempo della Prepositura del R(everen)do P(ad)re Don Paolo Filomarino nell’anno 1610.

Che si supplichi il P(adre) G(enera)le che ci favorischi di mandarci il fra(te)llo Matteo laico di S(an) Silv(estr)o p(er) far q(ua)lche abbellim(en)to alla nuova Sacristia708.

La lettura di questa nota ci consente di conoscere il motivo per cui i padri richiesero un “nuovo” trasferimento a Napoli del prospettico, coinvolto nella decorazione di quella che, da lì a poco, sarebbe diventata la nuova sacrestia. A questo punto tornano utili le notizie raccolte intorno al 1630 da padre Francesco Bolvito709, il quale fornisce preziosi dettagli sulla vicenda costruttiva

della casa e della chiesa dei Santi Apostoli. Sappiamo infatti che già tra il 1581 e il 1583 Padre Felice Barrile “ampliò nel sito et nell’architettura”710 l’antica chiesa “oltre la detta tribuna, in

quattro archi grandi e dentro d’essi, dalla parte dell’evangelo due cappelle sfondate in due d’essi,